Leggendo in Internet “L’Altra Campagna” Zapatista: parte I - Guanajuato
I mezzi di comunicazione commerciali ignorano la storia mentre il Subcomandante Marcos mette sotto accusa il capitalismo
di Al Giordano - Otro Periodismo con L’Altra Campagna in Messico - 30 marzo 2006

Nelle settimane scorse, i lettori di tutto il mondo – di lingua inglese, portoghese, italiano, francese e tedesco – hanno subito un Blocco dell’Informazione da parte dei mezzi di comunicazione commerciali rispetto all’evento più importante ed informativo che si sta realizzando attualmente in Messico: il quotidiano percorso dell’Altra Campagna attraverso 5 dei 31 stati della Repubblica Messicana. I lettori di lingua spagnola hanno dovuto cercare questa copertura tra un piccolo gruppo di media alternativi e stazioni radio comunitarie che trasmettono in Internet e gli importanti reportage forniti dal giornalista autentico Hermann Bellinghausen del quotidiano La Jornada, quasi mai pubblicati in prima pagina ma sepolti nella sezione “Politica” tra la dispendiosa propaganda generata dalla campagna elettorale per le presidenziali che culminerà con le elezioni di luglio in Messico. La copertura di Narco News con Otro Periodismo nell’Altra Campagna si è mantenuta ai margini a causa alla mancanza di mezzi per i trasferimenti dei giornalisti volontari -un problema che speriamo di risolvere presto- nel frattempo, che cosa sta succedendo sulla rotta ribelle? Quello che segue è un riassunto, basato su reportage in spagnolo, dei nostri colleghi dei media alternativi.

Negli ultimi 18 giorni, la marcia di sei mesi per tutto il Messico intrapresa dallo zapatista Subcomandante Marcos ha percorso gli stati di Guanajuato (stato d’origine del presidente Vicente Fox e che ha governato), Aguascalientes, Jalisco (e la sua capitale, Guadalajara di otto milioni di abitanti) e Nayarit, la terra sulla costa del Pacifico dove negli anni ‘70, il Partito dei Comunisti del Messico (diverso dal noto Partito Comunista Messicano) nacque in ribellione ed ancora oggi si sente vivo - seppur ignorato dai media commerciali-. In molte delle tappe sul tragitto, l’uomo conosciuto come “Delegato Zero” si è riunito, ha ascoltato e parlato con membri di importanti comunità indigene, compreso il gruppo etnico Huichol, internazionalmente conosciuto per il suo millenario uso del peyote come pianta medicinale. Non è molto conosciuta -ancora una volta siamo sotto blocco informativo- la tradizione di lotta del popolo Huichol che ha mostrato il suo volto durante gli incontri dell’Altra Campagna in queste terre. In particolare in Jalisco, Marcos ha nuovamente incontrato lavoratori urbani dell’industria, come aveva già incontrato operai nelle sue precedenti tappe negli stati di Puebla e Querétaro, tra gli altri -come i ribelli costruttori di pneumatici dell’industria Euskadi che, a conclusione dello sciopero del 2001, sono diventati comproprietari dei loro posti di lavoro e dei mezzi di produzione- pronti ad unire le loro forze con i contadini dell’interno del paese che si trovano sul punto di un'insurrezione nazionale.

Quanto sta accadendo dal 1° gennaio è una specie di tribunale del popolo, in cui Marcos -donchisciottesco pubblico ministero contro un intero sistema economico che si proietta come invincibile- siede silenziosamente dietro il suo passamontagna nero per ore, ogni giorno e notte, ed ascolta le testimonianze di “persone semplici e umili che lottano” in ogni angolo della Repubblica Messicana, mentre prende nota e fa l’inventario del materiale umano che spera di forgiare in una “ribellione nazionale” che presto scoppierà in un paese che confina con gli Stati Uniti d’America. Egli fa tutto questo disarmato e relativamente libero, nel senso che lo Stato messicano di Vicente Fox ha adottato finora la strategia di ignorare, piuttosto che arrestare, il leader di ribelle che con l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) dichiarò guerra, “dalle montagne del Sudest messicano” del Chiapas, al governo federale nel 1994; un movimento di guerriglia che ha attirato un significativo appoggio nazionale ed internazionale.

Negli scorsi 18 giorni, il vostro corrispondente ed i suoi colleghi di Otro Periodismo sono stati nella stessa situazione di ogni altro lettore che tenta di seguire questa storia “on the road”: dipendente da una serie di riprese e registrazioni audio grezze, fotografie inviate a siti Internet spesso senza sottotitoli di spiegazione e scarse cronache scritte -tutto in lingua spagnola- per tentare di mettere insieme quello che sta avvenendo in questo laboratorio nomade di rivolta. Ecco un breve sommario delle informazioni che finora sono apparse on-line...

Guanajuato: “I ricchi vogliono di più

Marcos ha lasciato lo stato di Querétaro il 10 marzo, dove aveva ascoltato i contadini della Sierra Gorda (e formulato un chiarimento di come i “mediatori” in favore dei super-ricchi stanno cercando di portare via anche l’ultimo metroquadrato di terra a quelli che la lavorano), gli indigeni messicani già sfollati in città (dove ha ventilato la possibilità di questa ribellione-in-formazione che scavalchi il muro negli Stati Uniti), i lavoratori dell'industria urbani (dove ha proposto un incontro nazionale dei lavoratori a Città del Messico il 29 aprile e poi una manifestazione nella capitale il 1° Maggio) e dove l’EZLN si è unito alla guerra per l’acqua di El Batán dei coltivatori e degli allevatori che difendono il sangue della loro vita da Coca Cola, Kimberly Clark e dalle altre multinazionali che cercano di prosciugare la campagna per alimentare un parco industriale molte miglia lontano. Questi quattro reportage – più le telecronache video di queste lotte – forniscono il tipo di copertura che realizza Otro Periodismo, con le relative traduzioni, che questa equipe di strada avrebbe voluto fornire anche negli stati successivi dell’itinerario ma che non ha potuto fare per mancanza di benzina.

Da qui, il Delegato Zero è arrivato nello stato del Presidente Vicente Fox, Guanajuato: una delle regioni messicane in qui il Trattato di Libero Commercio del 1993 ha provocato un gigantesco esodo di operai e contadini verso gli Stati Uniti, come conseguenza della rovina economica causata nelle fabbriche e nell’agricoltura nazionali.

Nel suo primo servizio dall’Altro Guanajuato, Hermann Bellinghausen, de La Jornada, scrisse:

“…l’altra campagna entra oggi nelle terre otomí di Guanajuato, ed ore dopo nella Gran Chichimeca, territori e popoli che ufficialmente non esistono, perché in Guanajuato, come in Aguascalientes, e da poco Querétaro e Tlaxcala, i popoli indios sono ritenuti estinti. Ma non è vero. E non solo. Tutto indica che possiedono un concetto di identità ed appartenenza più forte della maggioranza meticcia di questa regione, decisamente trasnazionalizzata dai governi panisti e dall’emigrazione sistematica negli Stati Uniti”.

Qui, Marcos ha ascoltato dagli indigeni Otomí (il gruppo etnico al quale appartiene don Andrés Santiago de Vásquez, 96 anni d’età, veterano della Scuola di Giornalismo Autentico di Narco News ed uno dei membri anziani del Congresso Nazionale Indigeno del Messico) sulla battaglia per proteggere la loro collina sacra, Pinal de Zamorano (che loro lo chiamano “l’ombelico del mondo” come riporta Bellinghausen) dalla società telefonica messicana Telmex che cerca di installarci sopra delle antenne per le comunicazioni.

Marcos si è riferito al padrone di Telmex, il magnate Carlos Slim, che la rivista Forbes ha recentemente incluso nella sua lista come l’uomo più ricco d’America Latina e che ha ottenuto la compagnia telefonica nazionale da parte del governo messicano del presidente Carlos Salinas de Gortari, appena 15 anni fa. Ha detto:

“Si chiama Carlos Slim, è appena assurto alle cronache come il terzo uomo più ricco del mondo. Ovvero, si può comprare tutto il Messico. Ed uno pensa, possiede già tante cose, può accontentarsi, ma no, vuole di più. I ricchi sono tutti così. E ce lo hanno insegnato anche i nostri antenati che dovevamo stare attenti, perché i ricchi non si fermano mai. Non crediate che se (Slim) ha un milione di pesos sarà contento. No, ne vuole due, tre, 10, 100, 1.000. Ed anche se fosse padrone di tutto il mondo vorrebbe altri pianeti, perché i ricchi, i capitalisti, sono fatti così”.

Gentile lettore: Hai mai letto parole come queste sul New York Times o sulle pagine dell’Associated Press (AP)? Hai mai sentito qualcuno dire questo nei telegiornali in televisione? A questo proposito, quante volte leggi parole come queste da fonti di informazione “alternative”? Nella società di Internet di America Online o della società Prodigy, di Carlos Slim? Stando così le cose, chiediti, per favore, perché queste parole non sono riportate da nessun media? Sarà perché queste parole non sono vere? I magnati supermilionari come Carlos Slim ed il suo socio Bill Gates sono soddisfatti delle ricchezze che hanno già accumulato? O come Marcos dice, loro vogliono solo sempre di più? E se queste parole sono verità, perché non si fanno conoscere sui mezzi di comunicazione di massa? Per caso non fanno notizia? È per questo che un mezzo di comunicazione costruito dal basso è tanto urgente. Ad ogni modo, hai letto qui queste parole.

Ci sono qui altre parole con cui Marcos ha detto agli indigeni riuniti a Guanajuato, come il Presidente Vicente Fox ed altri non capiscono -né vogliono capire- nessuna delle 62 lingue indigene che attualmente si parlano in Messico:

“Ma parlategli in inglese a Fox e vedrete che capisce e non dice le stronzate che dice in spagnolo, perché non solo la sua lingua è l’inglese, ma nel suo cuore è straniero. Non importa il colore, ma dove uno guarda”.

Hmmmm. Mi viene in mente qualche cos'altro. Il presidente del Messico non saprà nemmeno quello che sta succedendo nel suo stesso paese se non lo trova riportato in inglese.

L’Altra Campagna contro il Partito di Azione Nazionale (PAN)

Quando l’Altra Campagna zapatista viene citata sulla stampa messicana, e in alcuni reportage liberali o di “sinistra” in altre lingue che non sia lo spagnolo, citano solitamente le critiche di Marcos ad Andrés Manuel López Obrador, candidato presidenziale del Partito della Rivoluzione Democratica (PRD) che molte cronache definiscono come un politico di “sinistra”.

Uno può leggere ed ascoltare queste critiche sia sui mezzi di comunicazione conservatori -che ci vedono una divisione della sinistra- così come tra simpatizzanti di López Obrador, arrabbiati perché il dirigente radicale più popolare del Messico, l’insurgente Zapatista Marcos, non appoggia il presunto candidato della sinistra.

Ma i media commerciali (e, tristemente, pure alcune fonti meno conservatrici) hanno mantenuto un blocco informativo sull’altro lato della storia: che Marcos e l’Altra Campagna criticano con uguale decisione gli altri partiti politici ed i loro candidati, in Messico. La critica zapatista al partito del presidente della Repubblica Vicente Fox (al PAN) è stata particolarmente dura in Guanajuato, come lo è stata in altri stati governati dal PAN, dallo Yucatan fino a Querétaro durante il giro dell’Altra Campagna.

Circa il PAN a Guanajuato e le sue basi conservatrici, cattoliche e “capitaliste di libero mercato”, Marcos ha detto:

“Dietro il partito adesso alla guida del paese, vediamo la doppia morale di chi si dice preoccupato per la famiglia e contemporaneamente promuove la crescita della pornografia e dei postriboli nei luoghi in cui governa. Ci hanno spiegato che nelle località dove governa Azione Nazionale, inspiegabilmente crescono il numero di postriboli, la pornografia ed il traffico di minori per commercio sessuale. La cosa paradossale è che è gente che si dice molto cattolica e che accorre regolarmente a messa, probabilmente per chiedere perdono per tutti i peccati che fa nel resto della settimana”.

Al giorno seguente nell’Altro Guanajuato, quando il governo panista dello stato proibì a Marcos di visitare i prigionieri politici del luogo, Marcos ha rafforzato i suoi attacchi al PAN invitando ad un boicottaggio nazionale ed internazionale contro il governo dello stato e contro tutta la propaganda elettorale del PAN. Dopo tutto, anche l’autoritario e repressivo regime del governo del PRI nello stato di Oaxaca aveva permesso al Delegato Zero di entrare -come si può vedere nei video informativi di Narco News- alla prigione di Tehuantepec ed Ixcotel, per parlare con i prigionieri politici ed attaccare lo stesso regime. Ugualmente, in gennaio, Marcos potè entrare nella prigione dello stato di Tabasco, anch’esso governato dal PRI, per visitare altri prigioneri politici.

Ma nel Guanajuato panista, dove i politici parlano di “libertà”, le porte della prigione sono rimaste chiuse. Marcos allora, fece un appello per realizzare "un boicottaggio e sabotaggio" contro tutti i materiali ed eventi di campagna elettorale del PAN.

“Una storia di repressione, inganni ed usurpazione…”

Durante la visita in Guanajuato (in soli tre giorni dei 170 durante i quali l’Altra Campagna sta attraversando il territorio messicano) il Delegato Zero ha ascoltato i cittadini che respingono i piani del governo di imporre discariche nelle terre dove si trovano le comunità indigene, trattate in modo simile alle “riserve” indiane negli Stati Uniti, ma neanche riconosciute come tali dal governo. Ha anche ascoltato molti dei 330 minatori del Collettivo Santa Fe che, secondo Bellinghausen, "hanno descritto una 'storia di repressione, inganno ed usurpazione ai limiti'" che hanno vissuto mentre il governo rubava la loro miniera per darla ad un’impresa canadese. Marcos ha ascoltato i giovani che affrontano la repressione poliziesca per il loro modo di vestire. A Salamanca, dove la gente vive all’ombra di un parco industriale, il Delegato Zero ha ascoltato la storia dell’inquinamento ambientale che compromette quotidianamente le loro vite, avvelenando i polmoni dei residenti. È qui dove la multinazionale Techem ha le sue fabbriche che producono prodotti chimici come l’insetticida Maliathon. E come un cittadino ha detto a Marcos:

“L’aria è pestilenziale, irrespirabile. Per non dire come si mette quando ci sono esplosioni nella fabbrica. Ma siccome non esistono regole… Mi guardi, da giorni ho male alla gola ed il dottore dice che non ho nessuna infezione… Vado avanti così”.

Bellinghausen ha scritto nella sua cronaca:

“Il cancro negli adulti e la leucemia nei bambini hanno un’incidenza scandalosa. Nell’incontro al quale partecipano non più di 200 abitanti, molti lamentano qualche malattia e molti hanno perso familiari a causa del cancro causato dall’inquinamento chimico di Techem”.

Queste “storie di dolore” come Marcos le definisce, sono state raccontate in tutti i 17 stati in cui il Subcomandante Zapatista ha viaggiato ed ascoltato.

Ma queste storie non vengono trasmesse dai mezzi di comunicazione commerciali. Forse un motivo del silenzio è che le stesse industrie dalle quali dipendono i media commerciali per gli spot pubblicitari, sono le responsabili di questo dolore. Come Marcos ha spiegato alcune settimane fa a Puebla, dopo aver ascoltato gli operai di una maquiladora di pantaloni, giubbotti ed altri prodotti da esportazione negli Stati Uniti ed in altri paesi:

“In questa merce, questi pantaloni o in questo giubbotto, è scritta una storia che è stata coperta nel momento in cui hanno tinto il pantalone di blu jeans, ed i residui della tintura sono statti gettati ed hanno inquinato l’acqua della Valle di Tehuacán. E mentre inquinano quest’acqua colpiscono la gente, le comunità che dipendono da queste sorgenti. Che poi, quando hanno perso l’acqua e la terra, devono emigrare negli Stati Uniti e cercare là un lavoro qualsiasi: da camerieri, da cuochi, da contadini. E camminando per una delle grandi città degli Stati Uniti vedono nelle vetrine quei pantaloni e quel giubbotto che sta lì con una marca nordamericana con un prezzo in dollari, ma loro sanno che è stato prodotto qui dai loro stessi familiari, qui a Tehuacán.

Però questa storia non si sa, compagni e compagne, non si conosce. In un solo paio di pantaloni, in un solo giubbotto, in un chilo di zucchero, non si vede la sofferenza dei lavoratori per fare in modo che quel prodotto stia lì. E, soprattutto, non si vede lo sfruttamento. Non si vede chi s'intasca la ricchezza che produce questa merce”.

(Per leggere un altro eccellente reportage sull’Altra Campagna in Puebla e la storia dei lavoratori della maquila, vedere il reportage di John Gibler su Z-Net).

Dove sta la notizia?

Una persona che capisce lo spagnolo può ascoltare direttamente l’informazione sull’Altra Campagna dagli archivi audio degli interventi di Marcos -ed in molti casi dei membri delle comunità che lottano e che rilasciano la loro testimonianza- in ognuno degli stati visitati fino ad ora, dalle pagine web o dalle stazioni radio libere KeHuelga e Radio Pacheco di Città del Messico. Ci sono anche molte fotografie, audio e video così come reportage dei corrispondenti di media alternativi che stanno viaggiando con la Carovana dell’Altra Campagna in Indymedia Chiapas.

La pagina web di Enlace Zapatista -lo stesso blog del Subcomandante- è una collezione ben organizzata di registrazioni audio e video, fotografie e, a volte, trascrizioni delle riunioni tenute da Marcos in tutto il paese.

Un elenco parziale di “media alternativi” che coprono l’Altra Campagna a diversi livelli, appare in questo link. Non elencati in quella pagina (forse perché la tendenza dominante fra i media alternativi che coprono l’Altra Campagna è vagamente anarco), forse ci sono alcuni fra i migliori reportage in spagnolo del percorso dell’Altra Campagna, che sono stati realizzati da membri dei citati Partito dei Comunisti del Messico. Anche il Partito Comunista del Messico ha la sua copertura dell’Altra Campagna. (Io, come giornalista di tendenza anarcosindacalista, apprezzo molto l’abilità e l’etica di lavoro dei nostri fratelli e delle nostre sorelle comuniste che scrivono servizi coerenti sulle notizie: cosa che molti membri della maggioranza delle correnti libertarie potrebbero e dovrebbero imparare).

Ed ovviamente, c’è Otro Periodismo con l’Altra Campagna, l’unico progetto che usa il giornalismo di parola per descrivere quello che facciamo, e che informa non solo in spagnolo, ma anche in inglese ed anche italiano, francese, tedesco e portoghese.

Ma, come già detto, siamo ai margini, per ora, aspettando il prossimo pieno di benzina… spettatori come ogni altro lettore.

Per il momento, nei prossimi giorni, tenteremo di offrire sintesi simili su quanto accaduto nell’Altra Campagna negli stati di Aguascalientes, Jalisco e Nayarit per mantenere i lettori aggiornati sullo sviluppo di questa Altra Campagna che -come è evidente per qualsiasi persona che cerca di rompere il blocco informativo imposto dai media commerciali- sta cambiando la storia del Messico e di tutta l’America.

Vi lasciamo, per adesso, con un altro appuntamento del Subcomandante Marcos nell’Altro Guanajuato e con, di nuovo, qualcosa che non potrete leggere sul Los Angeles Times o sul Washington Post:

“La nostra proposta è di abbattere il governo e i grandi industriali. Non sprechiamo più tempo in richieste o commissioni da mandare ad un governo che non solo non ci ascolta, ma ci disprezza profondamente. Un governo per il quale siamo di troppo. La gente che sta in basso, la gente umile e semplice, li disturba mentre cercano di impadronirsi del paese e di trasformare la bandiera in una prostituta”.

Come giornalisti, siamo anche lavoratori, abbiamo visto la nostra professione e le bandiere della “libertà di stampa” e della “libertà di espressione” trasformarsi in prostitute con i mezzi di comunicazione commerciali come suoi postriboli. Nel frattempo, noi, come lavoratori dei media autentici che non mentono per guadagnarci, ci siamo messi nello stesso luogo come il resto del pubblico: Costretti a cercare “percorsi alternativi” e macinare miglia di strada lungo “l’autostrada dell’informazione” per dedurre quello che sta succedendo dove si sta facendo la Storia.

Questo riassunto ha richiesto alcune ore negli internet point, a tuo beneficio, gentile lettore. Ma come lavoratori, veramente vorremmo riportare le notizie dal luogo in cui accadono i fatti. Presto, speriamo… molto presto.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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