La Jornada - Martedì 14 marzo 2006
Impediscono agli zapatisti di entrare nella prigione di Guanajuato per visitare i "prigionieri politici"
Marcos invita al boicottaggio internazionale contro governi e candidati di AN
La morte dei minatori in Coahuila è stato un crimine premeditato per il subcomandante
HERMANN BELLINGHAUSEN - INVIATO

Puentecillas, Gto. 13 marzo - Alle porte del Centro di Reinserimento Sociale (Cereso) di Guanajuato, dove per ordine del governo statale si è negata l'entrata del subcomandante Marcos per visitare i presunti prigionieri politici Miguel ed Adolfo Andrade Ibarra, il delegato zapatista ha condannato il Partito Azione Nazionale ed i governi emanati dalle sue file, bollandoli di autoritari e dalle tendenze fasciste. Ha accusato in particolare il governatore Juan Carlos Romero Hicks e Ramón Muñoz, "vicepresidente della Repubblica in funzione e dirigente del gruppo clandestino armato El Yunque" di promuovere l'ultradestra in Messico.

Il subcomandante ha invitato ad un boicottaggio internazionale, con azioni civili e pacifiche, contro il governo di Guanajuato e contro i consolati del governo del Messico nei cinque continenti, dove c'è gente che appoggia l'EZLN e che segue da vicino l'altra campagna. Ha invitato pure a boicottare la propaganda elettorale panista.

Più tardi, Marcos ha ascoltato i coperativisti di Minera Santa Fe, ai quali il governo panista sta tentando di togliere la miniera di oro ed argento La Valenciana per venderla ad un'impresa straniera e nel suo primo riferimento diretto alla tragedia di Pasta de Conchos del mese scorso, il sub ha definito "criminali e ladri" i padroni di Minera México ed i leader sindacali minatori, e "criminali, ladri, oltre che stupidi" i membri del governo federale che non sono neanche riusciti ad accompagnare le famiglie dei lavoratori nel loro dolore.

"È stato un assassinio" - ha assicurato, annunciando che prossimamente l'altra campagna arriverà a Coahuila per appoggiare i minatori e le loro famiglie.

Davanti a circa 200 persone, in maggioranza membri del Movimento di Sinistra Rivoluzionaria (MIR), il delegato Zero è salito sul tetto di una camionetta per dire che è arrivato qua invitato "dai compagni dell'altro Guanajuato, per visitare due compagni, Adolfo e Miguel Andrade Ibarra, prigionieri politici repressi dal governo dello stato. Ieri avevamo ricevuto la conferma dal direttore del Cereso che saremmo potuti entrare, ma una volta arrivati qui ce l'hanno impedito, condizionandolo con che ci togliessimo il cappuccio".

Ha ricordato che "durante l'altra campagna siamo entrati nelle prigioni di Tehuantepec e di Ixcotel, ad Oaxaca, e ci hanno ricevuto così come siamo e come stiamo. Abbiamo parlato con i detenuti e siamo usciti senza nessun problema". Anche nella prigione di Tacotalpa, Tabasco, "con alcuni compagni siamo entrati senza problemi".

Ed ora qui, in Guanajuato, le autorità, cambiando parere in poche ore, hanno condizionato la sua entrata alla prigione a che si togliesse il passamontagna, "come se dopo tutto questo tempo un imbecille come colui che dirige questa prigione potesse ottenere ciò che ha mai ottunuto colui che dirige questo stato: che mi togliessi il cappuccio".

Marcos ha rivelato che, "secondo informazioni che ci sono giunte, durante la notte c'è stata comunicazione diretta tra il direttore del Cereso, il governatore Romero Hicks, il segretario di governo Carlos Abascal e Ramón Muñoz, leader di El Yunque in tutto il paese. Dall'amministrazione federale e dal governo statale panista è arrivato l'ordine di proibirci l'entrata, senza nessun motivo valido. Ora qui, in uno stato governato dal PAN, con un segretario di Governo come Abascal e col vicepresidente in funzione Ramón Muñoz" che hanno fatto del Messico "un paese retto da El Yunque, ci negano l'entrata perché là dentro di sicuro stanno occultando qualcosa. È chiaro per noi che i compagni Adolfo e Miguel sono prigionieri politici ed a partire da questo momento li consideriamo dalle autorità di Guanajuato".

Accompagnato da Martha Leticia, moglie di Adolfo Andrade, il delegato Zero ha lanciato "un appello speciale a tutti i comitati di solidarietà con la lotta zapatista nel mondo, ai compagni ed alle compagne che hanno sottoscritto la Sesta internazionale nei cinque continenti. Lanciamo anche un appello speciale a tutti i compagni ed a tutte le compagne dell'altra campagna in Guanajuato, dell'altra campagna in tutto il paese, per un boicottaggio internazionale contro il governo dello stato di Guanajuato e contro quello di Vicente Fox in tutto il paese, con azioni civili e pacifiche e contro le sue rappresentanze in tutto il mondo".

Ha pure convocato ad "un boicottaggio nazionale contro il PAN e contro la sua propaganda elettorale per le elezioni presidenziali del 2 luglio.

Chiediamo rispettosamente ai compagni di tutto il mondo, ai compagni nei cinque continenti ed a tutta l'altra campagna nel paese che questo boicottaggio e sabotaggio non si fermi fino a che Adolfo e Miguel Andrade Ibarra, prigionieri politici in questa carcere, escano liberi".

Ha aggiunto che oggi si è visto "quanto succederà in tutto il paese se Azione Nazionale rimane alla Presidenza della Repubblica. Stiamo quindi invitando a partire da ora a non sottoscrivere in nessun modo nessun progetto di Azione Nazionale, a meno che non vogliamo che le prigioni si riempiano di attivisti sociali e che si violino i diritti umani, che si neghino le visite alle quali ha diritto qualsiasi detenuto e che qualunque cittadino messicano può fare. Noi sappiamo bene che è questo cappuccio è noto e che questo nome è ben noto. È assurdo e ridicolo ciò che pretendono il governo di Guanajuato e la Segreteria di Governo".

E poi, "in queste prigioni ci stanno pure molti contadini, operai, cittadini, gente umile e semplice, incarcerati ingiustamente, mentre i grandi ladri del paese, come Romero Hicks, Vicente Fox, Marta Sahagún ed i loro figli, come quelli che stanno governando sono liberi, mentre la gente che lotta per i suoi diritti, come questi fratelli del MIR, stanno in carcere".

Segnalando verso i cancelli del Cereso, dove si ammucchiavano decine di guardie carcerarie e di poliziotti molto nervosi, e che più tardi si sono spintonati con famigliari dei fratelli Andrade ed alcuni giornalisti indipendenti, Marcos ha dichiarato: "Veniamo a dir loro, e speriamo che lo possano ascoltare in un modo o nell'altro, o che qualcuno glielo racconti, che li tireremo fuori... e che tireremo fuori tutti i detenuti poveri che stanno lì ingiustamente e che al loro posto metteremo primo fra tutti il direttore di questo Cereso e poi il segretario di Governo (Ricardo Torres Origel, altro tipo yunquista) e poi il governatore dello stato e tutta la banda di ladri che sta alla Presidenza della Repubblica".

Marcos ha affermato che in Guanajuato si governa, come in tutto il paese, da "una simulazione, da una doppia morale", dove "tutto quello che si presenta su scala internazionale a difesa dei diritti umani e rispettoso delle libertà democratiche non esiste in casa propria e neanche nello stato che l'ha visto nascere".

Con particolare severità, Marcos ha denunciato che il PAN qui dimostra la "sua vera vocazione fascista e che è controllato da El Yunque, che è quello che davvero sta governando. Compagni, per terminare il mio intervento, torniamo a rivendicare la lotta per la libertà dei prigionieri politici in tutto il paese e per la cancellazione di tutti i mandati di cattura". Ha ribadito pure l'appello dell'altra campagna su scala nazionale "affinché questi due giorni, il 14 ed il 15 marzo, ci organizziamo e manifestiamo contro la brutalità poliziesca e per la libertà di tutti i prigionieri politici".

Il nido di topi di El Yunque

Dopo la non riuscita visita alla prigione di Puentecillas, il delegato Zero ha attraversato la città di Guanajuato fino alla strada per le miniere di Cata e La Valenciana ed ha detto ai minatori cooperativisti: "È molto importante che questa lotta continui e cresca. A partire da questo momento non siete più soli". E si è riferito "all'assassinio dei minatori in Coahuila. È difficile negare che si sia trattato di un crimine premeditato da lassù in alto, dove si decide pure la distruzione del paese".

Le miniere "e non solo le miniere, tutto quello che si fa per produrre in questo paese deve essere proprietà dei lavoratori. La vostra lotta è importante perché significa la possibilità di dimostrare che i padroni non sono necessari. Sono un disturbo. E non solo sono di troppo, ma si arricchiscono pure sulle nostre spalle, col nostro sangue e la nostra miseria. Qualsiasi movimento che si alzi contro di loro viene ingannato dalle leggi che fanno loro stessi lassù. E possono usare qualsiasi mezzo contro di voi, ma a partire da ora non siete più soli. Nel momento in cui tocchino uno qualunque di voi, avvisateci ed in tutto il paese ci alzeremo per difendervi tutti insieme".

Marcos ha detto che Guanajuato non è addormentato, c'è gente che resiste e la scenografia offerta ai turisti non durerà più molto. Ha raccontato che nella Alhóndiga de Granaditas c'è una leggenda, secondo la quale "ci sono ancora molti mercati di cereali da incendiare. Così sarà. La gente umile e semplice di questo paese, caricando lo striscione dell'altra campagna e proteggendosi sotto di quello, incendierà la porta del mercato dei cereali del capitale ed allora incomincerà su queste terre la lotta per la seconda e definitiva indipendenza del Messico.

Lo veniamo a dire qui, dove c'è il nido di topi di El Yunque e del PAN, ma dove c'è anche l'altro Guanajuato che, insieme agli zapatisti ed a tutte le organizzazioni che danno vita all'altra campagna, faremo questa insurrezione civile e pacifica in tutto il paese per farla finita una volta per tutte con questa banda di ladri. Guanajuato è lo stato che meglio riflette la lega tra il gran capitale e gli impresari con i settori più oscurantisti e fascisti come El Yunque, coi governanti corrotti ed i leader sindacali ed i dirigenti corrotti".

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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