LA JORNADA - MARTEDÌ 30 GENNAIO 2001

I membri del EZLN "meritano la pena di morte"

Ignacio Loyola Vera - NOTIMEX

Queretaro, Qro., 29 di gennaio - I componenti dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) sono "traditori della patria e meritano la pena di morte", ha detto oggi il governatore Ignacio Loyola Vera.

Nella trasmissione radiofonica settimanale Progresos, Loyola Vera ha dichiarato che in questo paese non esiste altro Esercito che quello Nazionale Messicano; se gli zapatisti si nominano così, significa che siamo in guerra e "loro sono gli invasori, di conseguenza i traditori della patria e (...) meritano la pena di morte".

Si devono porre gli "zapatisti "nella loro giusta dimensione. È un gruppo di scontenti che hanno sbagliato il cammino per farsi ascoltare, perché è chiaro che in questo paese oggi si può dire tutto senza essere né repressi né castigati".

Rispetto al transito degli zapatisti per Querétaro, ha sottolineato che il suo governo non garantirà il passo a persone armate, perché "qui la legge si rispetta e se qualcuno viene con delle armi, verrà arrestato".


Arrestare gli zapatisti quando escono dal Chiapas, esige Picard

I ribelli non sono "il diavolo", dice Roberto Zapata

Se uno di loro viene assassinato durante la carovana, i tassi d'interesse saliranno al 28%, secondo il leader di Canacintra

DAVID ZUÑIGA E SUSANA GONZALEZ G.

L'annunciata mobilitazione degli zapatisti al Distretto Federale ha generato posizioni diverse tra rappresentanti dell'iniziativa privata, che vanno dalla richiesta dell'arresto appena fuori dal Chiapas, fino a quella di dar loro il "benvenuto" se desiderano dialogare.

Il presidente della Camera Nazionale dell'Industria della Trasformazione (Canacintra), Raúl Picard del Prado, ha richiesto al governo di arrestare gli zapatisti appena fuori dal Chiapas; ha assicurato che questa mobilitazione violerà lo stato di diritto, fermerà gli investimenti stranieri e potrebbe aprire la porta a che contingenti armati dell'Esercito Popolare Rivoluzionario (EPR) e dell'Esercito Rivoluzionario del Pueblo Insurgente (ERPI) decidano pure loro di viaggiare verso la capitale del paese.

In una conferenza stampa, l'industriale ha detto che l'unico a cui non interessa la pace è il subcomandante Marcos, dato che se questa arriva "perde tutto ciò che ha".

Con la sua mobilitazione, ha aggiunto, l'EZLN tenta di recuperare la forza perduta e perciò cercherà di capitalizzare il dissenso dei settori poveri e di certi segmenti della classe media "che non hanno visto la bontà del sistema. L'unica cosa che riusciranno a fare è ingrossare le fila dello zapatismo, e poi voglio vedere come lo controlleranno".

Sebbene i ribelli non programmino di arrivare al DF con le armi, "è un fattore di rischio che vengano con i cappucci e le cartucciere; tutto ciò è un messaggio, una mancanza di rispetto per l'Esercito Messicano, che ha cambiato le sue armi in vanghe e pale, ha aiutato la popolazione ed è stato aggredito il primo gennaio del 1994. Mi sembra che ci siamo dimenticati di tutto questo".

La marcia, ha continuato, si assommerebbe alla serie di incidenti che di recente hanno creato un ambiente di incertezza in Messico, come l'attentato contro il governatore di Chihuahua, Patricio Martínez, e la fuga del narcotrafficante Joaquín El Chapo Guzmán Loera.

"Se uno qualsiasi sparasse un colpo in questa marcia e ammazzasse alcuni zapatisti, generebbe un conflitto nazionale molto forte e tutti noi messicani pagheremmo con tassi d'interesse che arriverebbero al 28 per cento. Non è neanche il caso di pensare a che potrebbe succedere.

"Perché dobbiamo allora metterci così a rischio con una marcia per cercare la pace, quando tutti la vogliamo? Sarebbe meglio se avesse invitato tutti i messicani a fare una marcia verso il Chiapas per cercare la pace con Marcos, così sarebbe più facile".

Invece, la Confederación Patronal de la Republica Mexicana (Coparmex) e la Camera di Commercio, Servizi e Turismo della Città di Messico hanno assunto posizioni più conciliative. La prima organizzazione, presieduta da Alberto Fernández Garza, ha affermato che se la carovana indigena ha come obiettivo il dialogo, "è la benvenuta".

Insomma la Coparmex, che aveva definito il conflitto chiapaneco il "problema di una diocesi", cambia ora posizione e rifiuta di avere timore per l'arrivo dei ribelli.

Roberto Zapata, presidente della Camera di Commercio, Servizi e Turismo di Città del Messico, ha chiesto che l'EZLN non sia visto "come se fosse il diavolo", dato che la sua marcia sarà legale.

"Con le assicurazioni che ci hanno dato le autorità, l'arrivo degli zapatisti non ci preoccupa, perché siamo sicuri che sarà nel quadro della legalità e in uno schema d'ordine, d'organizzazione e di rispetto".

Benché l'EZLN sia un gruppo importante, "non rappresenta poi altro, che il settore indigeno del paese" e ha scartato che possano viaggiare armati e che possano essere arrestati.

Il governo federale, ha sottolineato, è stato "enfatico" nel cercare il dialogo con l'EZLN. E la carovana dei ribelli, ha aggiunto, s'iscrive nell'esercizio del diritto della libertà di espressione, per cui "possono venire loro" alla sede del Parlamento "come qualsiasi altro gruppo".

La visita dei ribelli, ha aggiunto, potrebbe essere "perfino generatrice di turismo nella capitale", però ha puntualizzato che il punto fondamentale è la riuscita del dialogo tra le parti per risolvere il conflitto in Chiapas.


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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