CORRISPONDENZA PER RADIO ONDA D'URTO, 29/03/01

Città del Messico

Oggi, 29 marzo, è probabile che i comandanti dell'EZLN e i delegati del Congresso Nazionale Indigeno torneranno nelle loro comunità e lasceranno, dopo 20 giorni di permanenza, Città del Messico.

Lasciano questa città vittoriosi, avendo raggiunto l'obiettivo che li ha fatti viaggiare per oltre 3.000 chilometri: avere accesso ed ascolto nella sede del potere legislativo messicano: "il Congresso dell'Unione" per promuovere l'approvazione della legge riguardante il riconoscimento dei diritti e della cultura indigeni. Il diritto all'autonomia e all'autodeterminazione dei popoli indios è stata sottoscritta dal Messico a livello internazionale con la firma del Trattato 169 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro, ma non ha mai avuto accesso nelle leggi messicane, neppure dopo la firma degli Accordi di San Andrés del 1996 .

Ieri, ad accompagnare l'autobus su cui viaggiavano i comandanti indigeni e i delegati fino a San Lázaro, sede del congresso messicano, c'erano migliaia di persone, le quali hanno pazientemente aspettato all'esterno per oltre sei ore l'uscita dei delegati indigeni e, dall'esterno del palazzo hanno potuto seguire, tramite altoparlanti, gli interventi dell'EZLN, del CNI e dei deputati dei diversi schieramenti. Alla sessione del Congresso erano invitati tutti i legislatori ma il partito di governo, il PAN, aveva fatto sapere che i suoi membri non si sarebbero presentati, tranne quelli delle commissioni specifiche, annuncio questo che era stato preceduto da una serie infinita di polemiche e demagogia sul fatto che Marcos si sarebbe "impossessato" del Congresso, ecc.

Ieri, invece, il subcomandante Marcos non è entrato nel Parlamento, a nome dell'EZLN è intervenuta la Comandante Esther, la quale, senza alcuna soggezione per il fatto di essere donna, indigena e povera, ha esposto il pensiero e la parola zapatisti. Ha detto che l'EZLN entra nel Congresso con rispetto, che viene per farsi ascoltare e per ascoltare, che coloro che hanno reso possibile l'apertura delle porte del legislativo hanno vinto, mentre coloro che le volevano chiudere hanno perso. Il fatto che non sia stato Marcos, come molti pensavano, a esporre l'intervento centrale dell'EZLN è stato spiegato per il fatto che lui è un subcomandante e che i comandanti indigeni sono i comandanti, che comandano obbedendo alle loro comunità. A Marcos è stata data la missione di portarli lì, e ciò è stato reso possibile dalla mobilitazione che c'è stata in Messico e nel mondo, e chi non a voluto esserci, non ha voluto ascoltare e farsi ascoltare da una donna india.

"Questa tribuna è un simbolo, per questo qualcuno non voleva che noi fossimo qui" - ha detto la Comandante Esther - "ed è anche un simbolo che sia io, una donna povera, indigena e zapatista a prendere per prima la parola e che sia il mio l'intervento centrale della parola zapatista". Ha poi dichiarato che i sette posti vuoti tra gli invitati dell'EZLN corrispondevano a sette indigeni che non potevano essere presenti: uno è morto nei primi giorni che hanno seguito il primo gennaio del '94, due sono in carcere per essersi opposti al taglio indiscriminato degli alberi, altri due sono in carcere per aver difeso la pesca come mezzo di vita, gli altri due per le stesse cause.

Esther ha fatto risaltare la discriminazione, l'esclusione, il razzismo, cui sono soggetti gli indigeni, soprattutto quelli che lottano a cui spetta solo la morte, il carcere e la persecuzione; gli zapatisti non fanno questo a chi è diverso, nel Messico che vogliono gli zapatisti c'è rispetto per tutti.

Una grande lezione di dignità e di politica è stato l'intervento della Comandante Esther che ha comunicato dei messaggi importanti: che l'EZLN riconosce la volontà del governo nell'accogliere i segnali che consentiranno la ripresa del dialogo (in questi ultimi giorni sono stati quasi completamente disoccupati dalle forze armate anche gli ultimi accampamenti militari come Rio Euseba e Guadalupe Tepeyac). L'EZLN, quindi, ordina alle sue truppe di non rioccupare questi territori, conferma inoltre l'architetto Fernando Yáñez come messaggero e contatto dell'EZLN nei confronti del governo, quest'ultimo, insieme ai legislatori della Cocopa viaggerà in Chiapas per accertarsi dell'effettiva smobilitazione delle sette postazioni militari. Yáñez si sarebbe incontrato presto con l'incaricato del governo, Luis H. Alvarez per stabilire le future modalità di contatto.

Dalla tribuna del Congresso si sono poi susseguiti gli interventi dei comandanti zapatisti David, Zebedeo e Tacho e dei quattro delegati del CNI, seguiti poi da quelli dei deputati di tutti gli schieramenti politici per chiedere ai rappresentanti indigeni di rispondere ad alcune domande riguardanti, soprattutto, l'autonomia e la questione della donna. La risposta a queste domande è stata data dai delegati del Congresso Nazionale Indigeno.

Verso le ore 17 i comandanti zapatisti e i delegati sono usciti dal palazzo ed hanno incontrato, accompagnati dal subcomandante Marcos, la moltitudine della società civile, tra canti di lotta, musica e festeggiamenti. Dal palco allestito dalla società civile, i comandanti hanno quindi preso la parola per spiegare cos'era successo all'interno del palazzo ed hanno espresso le loro prime impressioni: "Questo non è un punto d'arrivo, mancano ancora molte cose per raggiungere la pace". L'intervento del subcomandante Marcos è stato di ringraziamento alla società civile nazionale ed internazionale, ai villaggi in resistenza, ai popoli indios e a "quell'insurgenta che ha architettato questa mobilitazione", per aver reso possibile che questo avvenimento storico si compiesse.

In seguito ha annunciato che sarebbero ripartiti per il Chiapas, dove la gente di Guadalupe Tepeyac sarebbe ritornata a casa dopo sei anni d'esilio.

Ora, i popoli indigeni del Messico e l'EZLN aspettano con speranza, insieme a tutti noi, che il Congresso discuta e finalmente approvi la legge che riconosce i diritti e la cultura dei popoli indios del Messico.

A cura del Consolato Ribelle del Messico-Brescia


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