LA JORNADA - SABADO 28 APRILE 2001

Negazione costituzionale

Adelfo Regino Montes

La storia della negazione costituzionale delle rivendicazioni e dei diritti fondamentali dei popoli indigeni ha profonde radici nel nostro paese. Successe già nel 1824, nel momento in cui si approvò la prima costituzione messicana, che avrebbe dato origine all'attuale Stato messicano, in cui addirittura ci trattarono da stranieri. Con la costituzione del 1857 si diede inizio a una campagna aggressiva di mettere in vendita i beni comunali dei nostri popoli, questione che aggravò le condizioni di povertà, di emarginazione e di sfruttamento in cui da secoli vivevano i nostri antenati. Nel 1917, dopo una dolorosa rivoluzione, si sarebbe promulgata una costituzione che, anche se garantiva la protezione delle terre indigene, in fondo dava via libera ad una politica istituzionale etnocida.

Oggi, il Senato della Repubblica ha emesso una legge di riforme costituzionali in materia di diritti indigeni che, all'essere approvata dalla Camera di Deputati, annullerebbe le rivendicazioni fondamentali dei nostri popoli e sarebbe praticamente inefficace nel terreno dei fatti. La logica è molto chiara, si tratta di riconoscere dei diritti perché tutto continui in modo assolutamente uguale. Ciò è preoccupante in special modo per ciò che si riferisce al diritto alla libera determinazione e all'autonomia. In effetti, nell'articolo secondo, inciso a, della legge si "riconosce e garantisce il diritto dei popoli e delle comunità alla libera determinazione e, di conseguenza, all'autonomia...", però non si stabiliscono i meccanismi e le forme che lo rendono possibile e efficace nel terreno dei fatti.

Per questa ragione, i parlamentari del Senato della Repubblica hanno eliminato completamente la frazione IX dell'articolo 115, della proposta della Commissione di Concordia e Pacificazione (Cocopa), in cui si stabilisce il rispetto del "esercizio della libera determinazione dei popoli indigeni in ciascuno degli ambiti e dei livelli in cui facciano valere la loro autonomia, potendo comprendere uno o più popoli indios, in accordo con le circostanze private e specifiche di ciascuna entità federativa". In questo senso, abbiamo detto in diverse occasioni che la libera determinazione e la autonomia sono processi in cui gli stessi popoli devono definire i loro ambiti (politico, giuridico, economico, culturale e sociale) e livelli (comunitario, municipale, regionale), per renderli possibili. Sfortunatamente, questo diritto resta totalmente annullato nella legge approvata dal Senato della Repubblica.

In ugual modo, la Camera omette il paragrafo secondo della proposta della Cocopa, che alla lettera stabilisce: "Le comunità indigene come entità di diritto pubblico e i municipi che riconoscano la loro appartenenza ad un popolo indigeno, avranno la facoltà di associarsi liberamente al fine di coordinare le loro azioni." Contrariamente a ciò, il Senato della Repubblica ha solo stabilito che sia nelle legislazioni statali dove si stabiliscano le caratteristiche di libera determinazione e di autonomia, così come le norme per il riconoscimento delle comunità indigene come entità di interesse pubblico. Con ciò, si taglia di netto la possibilità che sia nella stessa Carta Magna dove restino espressi i criteri, i meccanismi e le forme che rendano possibile ed efficace l'autonomia nel terreno della vita pratica e quotidiana.

Con l'assenza di meccanismi costituzionali che rendano possibile la libera determinazione e l'autonomia, i diritti indigeni resteranno praticamente mutilati. Con il disconoscimento costituzionale della comunità e del municipio indigeno, così come delle possibilità di associazione degli stessi - così come lo propone l'iniziativa della Cocopa -, la ricostituzione e lo sviluppo dei popoli indios continuerà a rimanere solo nei discorsi e non nel terreno della costruzione pratica. Con l'annullamento dei diritti territoriali dei nostri popoli, le possibilità di una crescita sostenibile rispettando la nostra identità, continueranno a rimanere lontane, come lontana è la pace adesso. E se questo è così, allora la desiderata riforma costituzionale sui diritti indigeni sta per essere cancellata come in altri tempi. In conclusione, non c'è nessuna riforma che benefici i popoli indigeni, c'è solo un insieme di dichiarazioni generiche che non avranno nessuno impatto positivo nella vita dei nostri popoli. E questa nostra verità la deve conoscere la società civile. Perciò chiediamo alla Camera dei Deputati un atteggiamento responsabile, al fine di riprendere in mano l' iniziativa di legge della Cocopa. Loro, come i loro predecessori, dovranno rendere conto alla storia.


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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