LA JORNADA - DOMENICA 25 NOVEMBRE 2001

L'unica cosa rimasta in sospeso con gli indigeni è firmare la pace con gli zapatisti

Il Messico è un esempio di rispetto dei diritti umani, afferma il presidente Fox a Lima

Il primo cambiamento del suo governo è che il paese ha smesso di stare rinchiuso in se stesso

JUAN MANUEL VENEGAS - INVIATO

Lima, 24 novembre. Il Messico è un esempio del rispetto dei diritti umani "e questo esempio lo stiamo dando in casa", ha affermato oggi il presidente Vicente Fox Quesada, che ha criticato velatamente i governi precedenti, affermando che nel paese "in passato spesso si violavano questi diritti". Oggi questo non succede più, ha assicurato.

Con questo animo di far pubblicità all'estero delle grandi trasformazioni in Messico, il capo dell'Esecutivo federale ha commentato l'attenzione per il conflitto in Chiapas e in generale le condizioni di miseria e povertà in cui vivono le comunità indigeni del paese, "l'unica cosa che resta senza soluzione finale è la concreta firma di un accordo di pace con lo zapatismo", perché "tutto il resto è calmo e ci sono importanti progressi in diritti umani, sviluppo, educazione, salute, impiego e entrate".

D'altra parte, riferendosi alla caduta del livello della sua popolarità tra la popolazione messicana, il mandatario ha commentato che "molti (governanti) di altri paesi vorrebbero avere il grado di accettazione di cui ancora godo".

"Io era un presidente con un indice di accettazione del 90 per cento e adesso sono al 70 per cento di popolarità. Non la chiamerei caduta, semplicemente quando c'è un'elezione e un inizio di governo si raggiunge questo livello, però in molti paesi vorrebbero avere questo 70 per cento di accettazione", ha sottolineato Fox.

Intanto, parlando della situazione economica in Messico e nel mondo, ha riconosciuto che "certamente il cittadino è disincantato sul fatto che non ci sarà crescita economica"; però ciò, ha assicurato, non è solo dei messicani, perché "non c'è crescita in nessuno luogo del mondo in questo momento".

Ha pure aggiunto che nei ultimi quaranta anni "non c'è mai stata una crisi tanto estesa e che abbia impattato così uniformemente la crescita" in tutto il mondo.

Con questo, Fox ha ribadito che la crisi di crescita che si sconta in quasi tutti i paesi non è tanto responsabilità dei governi, ma che c'è che considerare tutto il contesto internazionale. "È curioso come dentro ciascuno dei nostri paesi (latinoamericani) la gente rimanga con l'impressione che le cose non vanno avanti per responsabilità del governo, ma è evidente che le carenze di crescita sono mondiali.

Quando si era sentito per l'ultima volta dire che gli Stati Uniti fossero in autentica recessione, come le economie del Giappone e dei leader d'Europa? Questo, certamente, ci porta a grandi sfide e noi le vogliamo affrontare", ha continuato il Presidente insistendo sul fatto che una situazione similare non si viveva nel mondo da per lo meno 40 anni.

Nella seconda ed ultima giornata di lavoro della 11° Cumbre Iberoamericana, che si è celebrata nella capitale peruviana con la presenza di 18 dei 21 governanti che compongono il conclave, il mandatario messicano ha concesso diverse interviste ai mezzi informativi di altri paesi. Soprattutto i peruviani hanno messo in risalto per radio, televisione e stampa le dichiarazioni di Fox Quesada.

In una delle interviste radiofoniche che ha concesso sabato mattina e che è stata ritrasmessa da una televisione locale, su domanda ha elencato quali sono i principali cambiamenti che all'estero possono distinguere il nuovo governo messicano:

"Il primo cambiamento è che abbiamo smesso di essere un paese rinchiuso in se stesso, perché i governi precedenti non accettavano giudizi dall'estero, in materia di diritti umani, di elezioni pulite o in materia di sicurezza; adesso, abbiamo invece aperto il nostro paese ed abbiamo deciso di partecipare attivamente negli affari del mondo, nel processo di globalizzazione e perciò siamo già membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che è un passo molto importante."

In seguito, come secondo cambiamento ben noto dal quale si può presumere il nuovo Messico, il titolare dell'Esecutivo ha sottolineato: con l'interesse a partecipare nelle decisioni del mondo, "adesso siamo degli intensi promotori del rispetto dei diritti umani; siamo un esempio di ciò e stiamo dando questo esempio proprio in casa; stiamo facendo cambiamenti trascendentali in materia di diritti umani, dato che in passato spesso si violavano questi diritti".

Tale affermazione del mandatario viene fatta a tre giorni da quando in Messico la Commissione Nazionale di Diritti Umani ha annunciato una relazione sopra le violazioni alle garanzie individuali e sugli omicidi politici avvenuti nella cosiddetta guerra sporca dei decenni '70 e '80.

Il prossimo martedì, il governo messicano farà conoscere in modo ufficiale la creazione di una procura speciale che si incaricherà di investigare dove si trovano i desaparecidos politici di quell'epoca. Questo in cambio di una commissione della verità che il presidente Fox aveva offerto nella sua campagna elettorale e che, secondo quanto si sa, alla fine non si creerà.

Riferendosi alla relazione bilaterale con gli Stati Uniti, Fox Quesada ha segnalato che questo tema e la lotta al narcotraffico ed al terrorismo lungo la frontiera comune sono le tre grandi priorità nel rapporto con Washington.

Secondo il mandatario, si sta avanzando verso una politica migratoria che, oltre a regolarizzare la situazione dei migranti messicani verso le terre statunitensi, eviti che si violino le garanzie dei connazionali nel loro tentativo di attraversare la frontiera nord.

Ha sottolineato che è imperativo dei governi latinoamericani lavorare e unire gli sforzi perché l'area sia "più sicura e che smetta d'essere una zona dove spesso si violano i diritti umani".


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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