Messico, D.F. - In una sessione storica, culminata con applausi reciproci, PAN, PRI e PRD hanno approvato riforme agli articoli 1, 2, 4, 18 e 115 della Costituzione che, da oggi, contemplano il riconoscimento dei diritti e delle culture indigene nel paese.

Le riforme costituzionali sono state approvate all'unanimità di voti dai 106 senatori (su 128) presenti alla sessione, con il riconoscimento espresso che queste sono solo un passo in più nel lungo cammino ancora da fare per il raggiungimento dell'emancipazione e per lo sviluppo dei popoli indigeni, che sono stati abbandonati storicamente.

Solo lo schieramento parlamentare del PRD non era pienamente soddisfatto che si discutesse e si votasse oggi la stesura definitiva delle riforme - che si è finita di delineare questo stesso pomeriggio - ed aveva sollecitato la posticipazione ad una sessione successiva.

Il PAN e il PRI hanno rifiutato questa possibilità ed infine il PRD ha votato a favore dell'iniziativa, adducendo che "non voleva essere un ostacolo" per l'avanzamento di un'iniziativa che la sua dirigenza stava proponendo da oltre cinque anni.

I senatori si sono congratulati per il fatto che, concretamente, la riforma dell'articolo primo costituzionale proibisce espressamente che in Messico si applichi qualsiasi genere di discriminazione, soprattutto quella razziale.

La riforma del secondo articolo costituzionale è la sostanza di ciò che in futuro sarà la Legge sui Diritti e sulla Cultura Indigena. In questo articolo si includono due paragrafi, A e B.

• Il primo integra nove diritti che i popoli indigeni avranno nella loro nuova relazione con il governo e tra questi, il considerarli come soggetti di diritto. Infatti si riconosce che le comunità sono realtà di interesse pubblico e c'è il riconoscimento anche del diritto dei popoli e delle comunità indigene alla libera determinazione e alla autonomia per decidere le loro forme interne di organizzazione sociale, economica, politica e culturale. Questo paragrafo considera inoltre come diritti dei popoli indigeni: l'applicare i propri sistemi normativi nella regolazione e risoluzione dei loro conflitti interni, la scelta delle loro autorità e l'esercizio delle loro forme di governo interne, la preservazione e l'arricchimento delle loro lingue, conoscenze e di tutti gli elementi che costituiscono la loro cultura ed identità. Infine, è loro concesso il diritto ad accedere in modo preferenziale all'uso e allo sfruttamento delle risorse naturali che si trovano nei luoghi che abitano ed occupano.
• Nel paragrafo B, la riforma abbozza otto obblighi dei governi federale, statale e municipale per appoggiare lo sviluppo delle comunità indigene. Tra questi spiccano: l'impulso allo sviluppo regionale delle zone indigene, l'incremento dei livelli di scolarità, favorendo l'educazione bilingue ed interculturale, l'alfabetizzazione, la formazione produttiva e l'educazione media e superiore. Allo stesso tempo obbliga i tre livelli di governo a garantire ai popoli indigeni l'accesso effettivo ai servizi di salute, il miglioramento delle condizioni delle comunità indigene mediante azioni che contribuiscano alla costruzione e al miglioramento delle abitazioni, l'incorporazione delle donne indigene allo sviluppo, l'estensione delle reti di comunicazione, l'appoggio alle attività produttive ed allo sviluppo sostenibile, così come alla preparazione di normative per proteggere i migranti dei popoli indigeni, sia nel territorio nazionale che all'estero.

La riforma dell'articolo 18 prevede la possibilità che gli indigeni processati possano scontare la loro pena in centri di reclusione più vicini ai propri domicili, in modo da concretizzare il loro riadattamento sociale.

Si è pure aggiunto un paragrafo alla terza frazione dell'articolo 115, affinché le comunità indigene, all'interno dell'ambito municipale, possano coordinarsi ed associarsi nei termini e per gli effetti che prevede la stessa legge.

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