il manifesto - 24 Marzo 2001

Socchiusa la porta. Marcos entra

Con un "voto storico" e combattuto (220 sì, 210 no), all'ultimo minuto il Congresso concede

la tribuna all'Ezln. Che resta a Città del Messico

GIANNI PROIETTIS - SAN CRISTÓBAL DE LAS CASAS

Finalmente la classe politica messicana, dopo secoli di apartheid istituzionale, ha deciso di aprire le porte agli indios. O meglio, di socchiuderle.

Ci sono volute due settimane di presenza zapatista nella capitale - e un braccio di ferro estenuante fra istituzioni e società civile - per arrivare a questa svolta storica. L'entrata dei delegati dell'Ezln nel Congresso, richiesta dagli zapatisti per discutere con i parlamentari l'approvazione della Ley indígena, aveva compattato nei giorni scorsi un blocco di tenaci oppositori, mettendo allo scoperto le forti resistenze a un pieno riconoscimento dei diritti indigeni.

La classe imprenditoriale, l'alto clero e il Pan - il partito del presidente Fox -, avevano trovato il loro portabandiera nell'on. Diego Fernández de Cevallos, capogruppo panista al senato, che si era scagliato con veemenza contro la possibilità di dialogare con degli "incappucciati". Questo atteggiamento, orchestrato dai rappresentanti di forti interessi costituiti e condiviso dai settori più retrivi della società, è riuscito a bloccare fino all'ultimo la possibilità di un incontro diretto fra parlamentari e zapatisti, tanto che questi ultimi si sono visti costretti ad annunciare il loro ritorno alla selva Lacandona, fissato per oggi, preceduto da una manifestazione di commiato proprio di fronte al palazzo di San Lázaro, sede della Camera.

Giovedì pomeriggio, mentre di fronte al parlamento - curiosamente, proprio nella via Emiliano Zapata - si svolgeva un'oceanica manifestazione in cui prendevano la parola vari comandanti zapatisti, all'interno del palazzo si è tenuta una votazione dal risultato storico: 220 deputati (del Pri, Prd, Pt e Partito verde) si sono dichiarati a favore dell'entrata degli zapatisti perché facciano uso della tribuna, 210 (tutto il Pan e alcuni priisti) hanno votato contro, 7 si sono astenuti. Va notato che l'invito dei parlamentari, pur concedendo ai delegati dell'Ezln il diritto di intervento dalla tribuna, restringe la presenza in aula alle due commissioni parlamentari incaricate dei problemi indigeni e delle riforme costituzionali. Degli altri deputati, assisterà solo chi vorrà.

L'apertura è quindi parziale - l'Ezln aveva chiesto di prendere la parola di fronte al plenum del Congresso - ma, date le forti resistenze che stavano bloccando la possibilità di un incontro diretto, rappresenta una grande vittoria.

Per parte sua, il presidente Fox ha insistito fino all'ultimo nella possibilità di un incontro diretto con il subcomandante Marcos, inviandogli una lettera di invito - un messaggio personale in cui gli dà del tu - che ha impiegato ben 36 ore per arrivare al destinatario. E' evidente il gioco foxista di voler mostrare un'immagine totalmente mediatica di statista pacificatore. Nei fatti, il neo- presidente sta dimostrando una grande apertura dichiarativa a cui non fanno riscontro le misure concrete.

Fox, ad esempio, ha dichiarato ultimamente di accettare il compimento dei segnali richiesti dagli zapatisti, ma le ultime due basi militari di cui si è accettato il ritiro continuano ad essere occupate dall'esercito e i detenuti politici zapatisti non sono ancora stati liberati.

Anzi, il governatore dello stato di Querétaro, lo stesso che aveva richiesto la pena di morte per gli zapatisti, ha escluso la liberazione dei due zapatisti reclusi nel suo stato.

Si è creata così una frattura fra il presidente e il suo partito, che sembra ignorare la mano tesa da Fox all'Ezln e, più in generale, al movimento indigeno e alla società civile che lo sostiene. Felipe Calderón Hinojosa, capogruppo del Pan alla Camera, ha affermato stizzosamente, prima della votazione: "Né Marcos né Fox comandano sul potere legislativo".

Ma la vittoria degli zapatisti è incontestabile e Marcos, in una conferenza stampa di giovedì sera, da fine politico ha colto la palla al balzo: "Sembra che le porte della pace comincino ad aprirsi - ha detto -. Se non ci sono trucchi, l'Ezln andrà in Congresso per promuovere il riconoscimento nazionale dei diritti e della cultura delle popolazioni indigene".

Oggi rappresentanti zapatisti e del parlamento si riuniranno per decidere la data. Ancora un no secco, invece, è stata la risposta all'invito di incontro da parte di Fox, che non ha ancora onorato "nei fatti" gli impegni presi.


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