LA JORNADA - SABADO 23 GIUGNO 2001

In un foro realizzato in Chiapas rifiutano la riforma

Il Parlamento del Morelos non approva la legge indigena

LA JORNADA MORELOS E ELIO HENRIQUEZ CORRISPONDENTE

In una votazione di 16 contro 14, i deputati del Morelos hanno bocciato la legge indigena approvata dal Parlamento dell'Unione, anche se la decisione non può essere considerata né a favore né contro, dato che una risoluzione della Suprema Corte di Giustizia della Nazione dice che qualsiasi riforma costituzionale dovrà contare con il consenso dei due terzi dei parlamentari.

Durante la sessione ordinaria di ieri, i deputati hanno discusso e votato. Nelle discussioni e riflessioni dei deputati, i panisti si manifestarono per l'approvazione e quelli del PRI, del PRD e un indipendente contro.

La votazione ha causato sconcerto perché alcuni deputati hanno chiesto che la legge ritornasse alle commissioni ed altri invece dicevano che il procedimento legislativo era esaurito e, pertanto, la posizione del Morelos restava così, né a favore né contro.

Jorge Messeguer Guillén, coordinatore del gruppo del PRD, ha spiegato che le commissioni unite devono elaborare un decreto per informare il Parlamento dell'Unione "che il senso della votazione è stato 16 contro le riforme e 14 a favore". Il perredista, uno dei promotori del rifiuto alla legge indigena, ha precisato: "semplicemente in Morelos non si è approvata la riforma, questo è molto importante, è il messaggio che stiamo dando alla nazione".

Ha spiegato che semplicemente si dovrà informare il Legislativo federale della votazione, perché "non abbiamo raggiunto i 20 voti né a favore né contro. Non succede nient'altro, il messaggio è che Morelos non ha approvato la riforma in materia indigena, non l'ha approvata, però neanche l'ha bocciata, legalmente", ha detto Messeguer Guillén spiegando che questo è risultato della pluralità del Parlamento morelense.

Esigenza chiapaneca

Sindaci di Los Altos del Chiapas, rappresentanti di varie etnie, di decine di organizzazioni sociali, indigeni, contadine, civili e non governative hanno manifestato contro la legge su diritti e cultura indigeni approvata nello scorso aprile dal Parlamento dell'Unione ed hanno richiesto alla Legislatura chiapaneca di bocciarla.

Questo è quanto è successo nel primo dei nove forum di consulta organizzato dal Parlamento locale per raccogliere l'opinione della società chiapaneca e in primo luogo dei 12 gruppi etnici, sulle riforme costituzionali in materia indigena.

La posizione che ha sorpreso di più è stata quella dei sindaci - priisti tutti - di Los Altos del Chiapas, che in un documento letto dal sindaco di San Cristóbal de Las Casas, Mariano Díaz Ochoa - il cui padre, Ricardo Díaz Martínez, è stato uno dei principali leader dei cosiddetti autenticos coletos - dichiaravano: "ci manifestiamo contro la decisione presa dai deputati federali in relazione all'iniziativa di legge su diritti e cultura indigeni, dato che non hanno tenuto conto del sentire né dell'opinione della società di questa regione", dove si concentra la gran maggioranza del milione di indigeni dello stato.

"Pertanto, in modo unanime disapproviamo questo atto che attenta ai nostri principi d'identità e ai diritti politici, economici, sociali e culturali, e richiediamo ai deputati locali che si pronuncino contro detta legge".

Il leader del Parlamento dello stato, il deputato priista Edgar de León Gallegos, si è detto sorpreso dal rifiuto unanime della riforma indigena. Quando gli hanno chiesto se si aspettava questo risultato, ha risposto: "sinceramente, no. Abbiamo pensato che potrebbe esserci una risposta equilibrata con un 50 per cento a favore e un 50 per cento contro, però è stato totalmente allucinante il 'no' all'approvazione della legge".

"Mi ha sorpreso molto ritrovarmi un documento (quello dei sindaci) con quei termini di rifiuto, perfino da parte di Mariano Díaz Ochoa e io gli ho chiesto il perché e lui mi ha detto che è perché è circondato da indigeni; i baraccamenti alla periferia di San Cristóbal praticamente sono indigeni e allora gli ho dato ragione".

I più di 20 oratori - tra loro rappresentanti delle etnie tzotzil, tzeltal, chol, zoque e tojolabal - si sono pronunciati contro la legge ed hanno chiesto al Parlamento locale che la rifaccia, perché "non hanno tenuto conto di noi, perché non riconosce i nostri diritti, non contribuisce alla pace e perché è necessario difendere la nostra storia, la nostra cultura e le nostre tradizioni"...

Agustín Jiménez, dell'organizzazione dei ricercatori indigeni, ha detto ai circa 20 deputati locali che erano presenti al forum: "speriamo che non vi sbagliate e non vi rendiate responsabili di spargimento di sangue; sta nelle vostre mani evitarlo, votando contro la legge".

Il sindaco di San Juan Chamula, Pascual Díaz, ha ringraziato i parlamentari locali per "aver tenuto conto dei compagni indigeni" attraverso questo forum ed ha spiegato i motivi per i quali "non si deve approvare la riforma costituzionale: perché noi come presidenti municipali e autorità delle differenti comunità non siamo stati tenuti in conto in nessun momento" dal Parlamento dell'Unione. "Così chiediamo che non si approvi una legge che poi ci può colpire e perché così lo vuole la gente di Los Altos del Chiapas".

De León Gallegos ha assicurato che "se si soddisfano le aspettative della consulta", il prossimo giovedì il plenum della 60° Legislatura locale potrebbe votare la legge, o al contrario si realizzerà una sessione straordinaria perché ci sia il tempo di ascoltare tutte le voci.


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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