PROCESO - 22/8/01

IN CHIAPAS, CHIEDONO A FOX E A SALAZAR DI SMANTELLARE I GRUPPI PARAMILITARI

Tuxtla Gutiérrez, Chis - I vescovi di San Cristóbal de Las Casas, Samuel Ruiz García e Raúl Vera López, così come una trentina di intellettuali, artisti, ricercatori, politici, difensori dei diritti umani, fra molti altri, hanno richiesto ieri al presidente Vicente Fox e al governatore dello stato Pablo Salazar di smantellare i gruppi paramilitari attivi in Chiapas.

In vista del prossimo ritorno di cento sfollati alle loro comunità d'origine nel municipio di Chenalhó, hanno chiesto al Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) protezione per tutti quelli che si apprestano a tornare alle loro case dopo quattro anni di esilio.

La petizione è stata avanzata mediante una lettera diretta al presidente Vicente Fox Quesada, al governatore Pablo Salazar, al segretario degli Affari Esteri, Jorge G. Castañeda e al responsabile della Missione della Croce Rossa Internazionale in Messico, Thierry Meyrat.

In questa lettera domandano a Fox e a Salazar: "Perché a distanza di otto mesi dal cambiamento di governo nazionale e statale non sono proseguite le indagini e i processi per portare sotto processo le persone che dirigono e compongono i gruppi civili armati e paramilitari che i centri per la difesa dei Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas e Fray Pedro Lorenzo de la Nada, fra gli altri, hanno denunciato, documentato e sui quali, in alcuni casi, sono iniziati dei procedimenti?"

Hanno ricordato che sono ancora pendenti 26 ordini di cattura per il massacro perpetrato da un gruppo paramilitare di matrice priista presso Acteal, dove morirono 45 membri del gruppo Las Abejas, così come esiste un altro centinaio di casi del foro comune, per reati ed aggressioni contro i rifugiati.

"Perché non si eseguono questi ordini di cattura? Quali sono i motivi per cui, dopo quattro anni di doloroso confino e sette mesi del nuovo governo, non è stato possibile articolare un'operazione che, in primo luogo, faccia pulizia, nella regione, dei paramilitari e poi accompagni e garantisca il ritorno alle loro comunità d'origine ai più di diecimila sfollati della regione di Los Altos?", hanno domandato al governatore Salazar con cui questo gruppo di firmatari ha, apparentemente, una stretta amicizia.

Il 26 maggio del 1998, il CICR aveva firmato un accordo per prolungare l'appoggio agli indigeni rifugiati del municipio di Chenalhó, attualmente più di sette mila, secondo le cifre degli organismi non governativi.

Gli rimproverano che questo aiuto non si sia visto riflesso nelle relazioni che consegna periodicamente il CICR, per questo domandano a Fox, Castañeda e Thierry Meyrat: "Perché la Croce Rossa Internazionale non può compiere per bene la sua missione di assistenza e di protezione ai rifugiati?"

Di fronte alla possibilità del ritiro del CICR dal Chiapas, affermano che con questo lasceranno le comunità, "vessate e perseguite, quelle stesse che hanno portato con sé, caricando sopra le loro spalle, fino alle comunità che le hanno accolte, i pochi utensili e gli attrezzi che il terrore e la fretta ha permesso loro. Metates e molinos erano stati abbandonati, il che rende difficile la preparazione del loro cibo".

"Fin dall'inizio del trasferimento, oltre ad aver patito la mancanza di un tetto, le avversità, la paura, il freddo e la fame, non sono mai stati loro consegnati pasti pronti e caldi e tanto meno tende da campo".

Si domanda pertanto sempre ai medesimi: "Quale accordo è stato instaurato a monte fra il governo messicano e il CICR, perché il Comitato non possa rispettare il "Diritto Umanitario Internazionale" e si tramuti in complice di questa modalità razzista di trattare gli indigeni?"

Di fronte alla vicina prospettiva del ritorno di più di 60 famiglie il prossimo 28 di agosto "chiediamo alla Croce Rossa Internazionale che risponda positivamente alla richiesta fattale da Las Abejas perché li accompagni nel viaggio di ritorno e che per un periodo da accordare con i rappresentanti di quella organizzazione, continui ad offrire protezione, aiuti alimentari, sanitari, medici, strumenti agricoli, attrezzi, sementi, ecc.".

Questo "finché volontariamente la totalità dei rifugiati ritorni alle sue comunità e si reintegri nelle attività produttive, nel compimento del Diritto Internazionale Umanitario".

"Per ultima cosa: signor Vicente Fox, vogliamo sapere se il Piano Nazionale di Sviluppo include che l'alimentazione del popolo messicano si basi sul consumo di Coca-Cola. Questa domanda, a prima vista stravagante, è motivata dalla constatazione della pubblicità aggressiva e oltre misura, che viene fatta di questa bibita e dal costo che ha nelle comunità indigene del Chiapas, solo 2 pesos, a differenza dei 5 che è il prezzo a cui è venduta nei negozi di qualsiasi città della repubblica messicana".

La medesima situazione che si vive a Chenalhó persiste in altri nove municipi come Tila, Sabanilla, Tumbalá, Yajalón, Salto de Agua, Marqués de Comillas, Socoltenando, Villa Corzo e Ocosingo, "la gravità dell'assunto esige misure immediate per cambiare le cose".

Alla fine si richiede che una commissione di firmatari venga ricevuta "per avere una risposta completa a questi interrogativi e perché si prendano le misure necessarie per il rispetto dei diritti umani di migliaia di indigeni rifugiati nello stato del Chiapas".

Firmano la lettera oltre a Samuel Ruiz García e Raúl Vera: Pablo González Casanova, Concepción Calvillo Vda. De Nava, Pedro Nava, Juan Bañuelos, Gonzalo Ituarte, Ofelia Medina, Begoña Lecumberri, Patricia Marina Jiménez, Víctor Flores Olea, Miguel Concha, Luis González Souza, Oscar González, Magdalena Gómez, Miguel Alvarez, Pablo Romo, Luis Hernández Navarro, Alfredo López Austin, Guillermo Briseño, Rafael Reygadas, Carlos Fazio, Rafael Moreno Villa, Gilberto López y Rivas, Nuria Fernández, Julio Moguel, Paulina Fernández, Luis Javier Garrido, Edgar Cortés, Eugenio Bermejillo, Rafael Landerreche e Dolores González.


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



logo

Indice delle Notizie dal Messico


home