BOLLETTINO "CHIAPAS AL DIA" - N. 256

CIEPAC - CHIAPAS, MEXICO (22 agosto 2001)

SETTE ANNI, IL PROCESSO DI PACE TRADITO SETTE VOLTE

Per molte coscienze è difficile accettare che il Parlamento Messicano abbia tradito gli indigeni, i messicani e la democrazia. Per questo è importante ricominciare, ricordando e recuperando la memoria storica.

L'EZLN ed il governo federale erano riusciti a negoziare quattro tavoli di discussione: diritti e cultura indigeni; democrazia e giustizia; benessere e sviluppo; diritti delle donne indigene.

Nel novembre del 1995 si aprì quindi il primo tavolo di discussione. A questi tavoli di discussione parteciparono più di 500 indigeni di 178 organizzazioni attraverso una consultazione denominata Forum Nazionale Indigeno, convocata dall'EZLN e dal Potere Legislativo tramite la Commissione di Concordia e Pacificazione (COCOPA), commissione composta da parlamentari di tutti i partiti politici presenti in Parlamento, tanto deputati quanto senatori, e da legislatori del Parlamento locale del Chiapas. Ai dialoghi svoltosi nel municipio chiapaneco di San Andrés, parteciparono oltre 300 consulenti dell'EZLN e del governo federale. Così era stato concordato.

Nel febbraio del 1996 furono firmati i primi accordi su Diritti e Cultura Indigeni. Finalmente, i popoli indigeni, governo e settori della società civile e politica nazionale raggiungevano un accordo. Allora si pose la questione: chi tradurrà costituzionalmente gli accordi firmati rispettandone lo spirito ed i contenuti? Entrambe le parti, EZLN e governo federale, convennero di assegnare questo compito al Potere Legislativo e quest'ultimo accettò a condizione che le parti garantissero il proprio voto di fiducia alla proposta finale che avrebbe formulato la Cocopa.

In mezzo a persecuzioni e operativi militari ed alla violenza dei gruppi paramilitari, il 29 novembre 1996 la Cocopa presentò alle parti l'Iniziativa di Riforma Costituzionale che chiedeva la modifica degli articoli 4, 18, 26, 53, 73, 115 e 116 della Costituzione della Repubblica Messicana. Questa Iniziativa di Riforma Costituzionale sarà nota in seguito come Legge Cocopa.

L'EZLN dichiarò che non tutti i temi concordati nel negoziato erano stati ripresi nell'Iniziativa ma che, in onore alla parola data, rispettava l'accordo e quindi accettava la Legge Cocopa. Ciononostante, il Potere Esecutivo, l'allora Presidente Ernesto Zedillo, la respinse e presentò una controproposta che non era assolutamente il risultato di un lungo processo di negoziato e neppure di una consultazione. In altre parole, non rispettò l'accordo, voltò le spalle al Potere Legislativo, all'EZLN ed ai messicani ed alle messicane che erano stati coinvolti in questo lungo processo. La Commissione Nazionale di intermediazione (CONAI) presieduta dal vescovo Samuel Ruiz Garcia, ha ricordato questo fatto in un comunicato datato 17 marzo 1998 dal titolo "In difesa dei popoli indigeni, in difesa dei negoziati per la pace, in difesa di quanto concordato" in cui dichiara: "... le parti hanno dato voto di fiducia alla Cocopa affinché elaborasse, di fatto, in qualità di arbitro, un'iniziativa finale di riforme costituzionali che accogliesse gli Accordi del Tavolo I... il governo federale non ha accettato formalmente l'arbitrato della Cocopa, non rispettando quanto concordato precedentemente e il 19 dicembre 1996 ha presentato una controproposta..." (www.ciepac.org per consultare questo ed altri comunicati della CONAI durante il processo di negoziato).

Questo è stato il primo tradimento nei confronti del processo di pace.

In seguito si compie il secondo tradimento, quando i parlamentari del Partito di Azione nazionale (PAN) e del Partito Verde Ecologista del Messico (PVEM) presentano ognuno una propria controproposta della legge a sostegno del processo di pace (www.ciepac.org per consultare la cronologia ed i dettagli, la composizione dei Tavoli di San Andrés e gli Accordi, come pure le tabelle di confronto tra le diverse iniziative su diritti e cultura indigeni).

Tra dicembre 1996 e marzo 1997, si contano 8.107 manifestazioni di ogni tipo a sostegno della Legge Cocopa. Vi partecipano 193 organizzazioni indigene regionali, 10 coordinamenti contadini nazionali, 5 forum indigeni regionali, 293 forum di comunità, 313 organizzazioni di solidarietà della società civile, 6.308 personalità messicane, 190 organizzazioni sociali e politiche e 864 personalità straniere. Poi, nell'ottobre del 1996, nasce il Congresso nazionale Indigeno con oltre 10 mila indigeni che rappresentano 3 mila delegazioni di organizzazioni indigeni riunitesi intorno uno stesso obiettivo: il rispetto della Legge Cocopa.

Nel 1997, arrivano a Città del Messico 1.111 zapatisti che chiedono il compimento degli Accordi di San Andrés. Nel marzo 1999 si tiene la Consulta Nazionale per il Riconoscimento dei Diritti dei popoli Indios e per la Fine della Guerra di Sterminio, alla quale partecipano 3 milioni di messicani che chiedono la stessa cosa, mentre circa 5 mila basi di appoggio zapatiste raggiungono quasi tutti i municipi del paese per permettere la partecipazione di migliaia di persone. A febbraio 2001, l'EZLN inizia la Marcia per la Dignità, attraversa quasi la metà degli stati della Repubblica e raccoglie un ampio sostegno da parte della società messicana alla richiesta di compimento della Legge Cocopa, arrivando a Città del Messico con oltre 100 mila persone radunate nello Zocalo della capitale. Nello stesso mese, il III Congresso Nazionale Indigeno, ratifica la stessa richiesta.

Durante la sua campagna elettorale, Vicente Fox aveva promesso di rispettare gli accordi traditi dal potere Esecutivo dell'allora presidente Ernesto Zedillo. Il 5 dicembre 2000 fa sua la Legge Cocopa e la presenta in Parlamento. Sembra tutto a posto. Ma era una trappola. Consegna questa iniziativa alla Camera dei Senatori dove lo aspettavano i senatori Manuel Bartlett (PRI) e Fernando de Cevallos (PAN) che presiedono la Camera e inventano un'altra legge nota ora come Legge Bartlett-Cevallos, che modifica gli articoli costituzionali 1, 2, 4 e 18, ignorando quanto stabilito nel Trattato 169 riguardo ai popoli Indigeni e Tribali nei Paesi Indipendenti dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIT).

Questo è il terzo tradimento ad opera della classe politica e di legislatori che non sono stati neppure eletti per votazione diretta da parte del popolo messicano.

Con mille trucchi, alla fine di aprile 2001 riescono a far approvare la legge al Senato e poi alla Camera dei Deputati. Ma mancava un altro tassello per consolidare il tradimento: rimettere la legge ai 31 Parlamenti locali degli stati della Repubblica per la sua ratifica. Nel frattempo, la Cocopa ha brillato per la sua assenza. Non ha difeso la sua proposta e, annullata e divisa al suo interno, si piega alle decisioni degli interessi della cupola politica.

Questo è stato il quarto tradimento.

Il quinto tradimento si compie nei Parlamenti locali che a maggioranza approvano la Legge Bartlett-Cevallos e non riconoscono la Legge Cocopa.

Questo è avvenuto tra maggio e luglio 2001 con mille irregolarità in tutti i Parlamenti. Gli stati a maggioranza indigena hanno bocciato la Legge Bartlett-Cevallos, altri municipi hanno dato giudizi di competenza costituzionale ma, una volta terminato il conteggio dei Parlamenti che in maggioranza avevano approvato la legge, senza alcuna pubblicazione sulle rispettive gazzette ufficiali, il Congresso dell'Unione ha dichiarato approvata questa controriforma all'inizio del mese di agosto. Non si è neppure aspettato che fossero risolte le irregolarità riscontrate durante le votazioni nei vari stati e né che si risolvessero i ricorsi.

Questo è stato il sesto tradimento.

In almeno otto stati del paese non si è rispettato il requisito previsto dalle costituzioni locali stesse di una votazione a maggioranza assoluta per approvare una legge, che significherebbe che solo nove Parlamenti Locali hanno approvato la Legge Bartlett-Cevallos.

Ciononostante, il presidente Vicente Fox il 14 agosto di quest'anno, si è affrettato a pubblicare questa legge sulla Gazzetta Ufficiale della Federazione, compiendo il settimo tradimento nei confronti dei popoli indios e della società messicana.


Di seguito, presentiamo un'analisi del voto nei Parlamenti degli stati del paese. Dei 32 parlamenti, solo quello del Distretto Federale (Città del Messico) è stato esentato dal partecipare al voto, per cui in questa analisi non sono presenti i dati dei suoi legislatori. Hanno votato i 31 Parlamenti restanti. In ogni modo, ad oggi, solo due Parlamenti che avevano diritto di voto non hanno votato: Yucatan e Tamaulipas.

Su 29 Parlamenti che hanno espresso il proprio voto sulla Legge Bartlett-Cevallos, 19 l'hanno approvata e 10 l'hanno respinta:

I 19 Parlamenti che l'hanno approvata sono: Aguascalientes, Guanajuato, Jalisco, Queretaro, Nayarit, Nuevo Leon e Morelos, tutti a maggioranza PAN. Campeche, Chihuahua, Colima, Durango, Michoacan, Quintana Roo, Sonora, Tabasco, Tlaxcala, Veracruz, Puebla e Baja California Norte, tutti a maggioranza PRI. Di questi 19 stati, almeno 12 sono a scarsa popolazione indigena che va da 0% al 6% come Aguascalientes, Colima, Coahuila, Durango, Guanajuato, Jalisco, Nuevo Leon, Nayarit, Queretaro, Tlaxcala, Sonora e Tabasco. Quindi, la decisione è stata presa da stati a scarsa presenza di popolazione indigena.

I 10 Parlamenti che l'hanno respinta sono: Chiapas, Guerrero, Oaxaca, Hidalgo, Estado de Mexico, San Luis Potosi, Sinaloa, Morelos, Baja California Sur e Zacatecas. In questi due ultimi Parlamenti, la maggioranza dei deputati appartengono al PRD ed il resto del PRI. Solo negli stati di Oaxaca, Guerrero e Chiapas si concentra più dell'80% della popolazione indigena.

Nei 31 stati del paese, in opposizione alla contro-riforma si sono svolte manifestazioni, mobilitazioni, pronunciamenti, marce, ricorsi legali, ecc.

In questi 31 Parlamenti locali:

Il PRI ha la maggioranza dei deputati in 22 Parlamenti (71% del totale): Campeche, Chihuahua, Colima, Chiapas, Coahuila, Durango, Guerrero, Hidalgo, Estado de Mexico, Michoacan, Quintana Roo, San Luis Potosi, Sinaloa, Sonora, Tabasco, Tamaulipas, Tlaxcala, Veracruz, Yucatan, Puebla, Oaxaca e Baja California Norte. Tra questi la contro-riforma è stata bocciata in 7 Parlamenti: Chiapas, Guerrero, Hidalgo, Estado de Mexico, San Luis Potosi, Sinaloa e Oaxaca.

Il PAN ha la maggioranza in 7 Parlamenti (22.5% del totale): Aguascalientes, Guanajuato, Jalisco, Queretaro, Nayarit, Nuevo Leon e Morelos. Tutti questi Parlamenti a maggioranza panista hanno approvato la Legge Brtlett-Cevallos.

Il PRD ha maggioranza solo in 2 Parlamenti locali (6.5%): Baja California Sur e Zacatecas. Entrambi gli stati hanno rifiutato la contro-riforma.

Nei 31 Parlamenti locali sono presenti 1.045 deputati, 865 dei quali - l'82,77% - hanno votato a favore o contro la Legge Bartlett-Cevallos, così suddivisi fra i partiti:

Il Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI) in tutto il paese conta 515 deputati locali (il 49.28% del totale sui 31 Parlamenti locali). Di questi, su 428 deputati (l'83.10%), 220 hanno votato a favore (il 42.71% del totale dei legislatori, ma solo il 51.40% ha votato), e 208 hanno votato contro la Legge Bartlett-Cevallos (40.38%).

Il Partito di Azione Nazionale (PAN) conta 296 deputati locali (28.32% del totale). Di questi hanno votato in 255 (l'86.14% ), 253 a favore (85.47%) e solo 2 contro (0.67%). Tra i panisti che hanno esercitato il proprio diritto di voto, il 99,21% hanno approvato la legge e solo 2, presenti nello stato del Chiapas, l'hanno bocciata.

Possiamo quindi concludere che la Legge Bartlett-Cevallos è stata approvata principalmente dai legislatori locali del PAN di tutto il paese e dalla metà dei legislatori del PRI.

Il Partito della Rivoluzione Democratica (PRD) conta 170 deputati locali (16.20% sul totale del paese). Di questi, 127 (il 74.70%) hanno tutti votato contro la Legge Bartlett-Cevallos.

Il Partito del Lavoro (PT) conta 23 deputati locali (2.20%), 21 dei quali hanno votato contro la Legge Bartlett-Cevallos.

I deputati indipendenti sono 24 in tutto il paese (2.29%). Solo 20 hanno votato, 19 dei quali hanno bocciato la contro-riforma indigena.

Il Partito Verde Ecologista del Messico (PVEM) ha 8 deputati locali (0.76%), tutti hanno votato bocciando la Legge Bartlett-Cevallos. Questo è interessante, perché questo partito aveva presentato una sua legge durante la presidenza Zedillo.

Poi, vengono i partiti minori nazionali o statali che hanno uno o due deputati in qualche Parlamento locale, come il Fronte Civico del Chiapas, Il Partito Democrazia Sociale nello Stato del Messico, il Partito Autentico della Rivoluzione Messicana (PARM) in Queretaro, il Partito Alleanza Sociale (PAS) in Guanajuato, il Partito Cardenista, ecc.

In definitiva, con la contro-riforma rappresentata dalla Legge Bartlett-Cevallos, all'articolo 1° della costituzione sono stati aggiunti un secondo ed un terzo paragrafo; è stato modificato l'articolo 2°; è passato in deroga il primo paragrafo dell'articolo 4°; all'articolo 18° è stato aggiunto un sesto paragrafo; all'articolo 115° è stato aggiunto un ultimo paragrafo alla sezione terza; sono stati aggiunti quattro articoli transitori.


Sono finiti qui 7 anni di lotta e negoziati.

Considerando che nel sito www.ciepac.org si possono consultare la Legge Cocopa, le controproposte e le tabelle comparative, evidenziamo soltanto tre motivi in base ai quali la classe politica e la classe imprenditoriale hanno rifiutato di adempiere agli Accordi di San Andrés secondo la legge Cocopa: il problema del soggetto, dell'oggetto e la sua territorialità. Ovvero:

  1. Chi è un indigeno? Quale è la sua identità? (soggetto)
  2. Su chi esercita potere, controllo o diritti? (oggetto)
  3. In quale ambito o territorio fisico e geografico esercita questo potere?

Il dilemma è tra popoli o comunità, territorio o territorialità, diritti individuali o collettivi. Il fatto è che sotto i piedi di milioni di indigeni, nelle loro terre, giacciono risorse naturali, nasce l'acqua, il petrolio, il gas, la biodiversità ed il legname, le risorse genetiche e turistiche del mondo maya, tra altri mondi ancestrali, commercializzabili dalle grandi multinazionali.

Non possiamo scollegare questa contro-riforma dal progetto economico e militare degli Stati Uniti su tutto il Continente attraverso il Piano Puebla Panama, gli accordi di libero commercio, l'Area dei Libero Commercio delle Americhe (ALCA), il Piano Colombia, il Piano Sud per chiudere la frontiera al narcotraffico, ecc. Con il Piano Colombia, gli Stati Uniti realizzano un rafforzamento del loro Esercito in tutto il Continente Americano per il controllo delle risorse strategiche e delle democrazie deboli. Approfittando della crisi in Argentina, vogliono installare una base militare nella provincia di Salta alla frontiera con la Bolivia, come le basi militari di Comalapa in El Salvador, Vieques a Porto Rico, Palmerola in Honduras, Loreto in Perù, Manta in Ecuador, Liberia in Costa Rica, nelle isole Aruba e Curazao per il petrolio del Venezuela, ma anche a Panama, Nicaragua, Haiti, Guatemala ed ovviamente in Colombia, tra altri paesi latini e caraibici.

La rivoluzione bolivarista del presidente Hugo Chavez in Venezuela, la rivoluzione indigena in Ecuador che per un'ora è riuscita a nominare un suo presidente, l'EZLN in Chiapas, le lotte del popolo in Perù e nella Repubblica Dominicana, tra le altre, sono alcune delle manifestazioni che il potere egemonico degli Stati Uniti vuole combattere. "L'Accordo di cooperazione tra Stati Uniti d'America e la Repubblica di El Salvador per l'accesso all'uso dell'aeroporto internazionale di El Salvador da parte degli Stati Uniti per il controllo aereo del narcotraffico", che attualmente è in discussione presso il parlamento salvadoreño, è un chiaro esempio della perdita di sovranità totale dei popoli latini e caraibici, giacché permette all'esercito statunitense di usare e controllare tutte le infrastrutture del popolo salvadoreño, di entrare senza bisogno di passaporto o visto d'ingresso, di soggiornare senza pagare alcun tipo di imposta, di essere esente dall'obbligo di registrare qualsiasi tipo di proprietà o veicolo, di portare armi, ecc. (www.ciepac.org per consultare il testo integrale dell'accordo).

Il coordinatore del PPP, Florencio Salazar, ha ammesso che il Piano è "vulnerabile" al conflitto indigeno in Chiapas ed alla presenza di un gruppo armato, come l'EZLN, nella regione. Ha inoltre dichiarato che non si tratta di compiere il "lavoro sporco" contro la migrazione per conto degli Stati Uniti. Eppure, in un comunicato alla stampa nazionale, il Consiglio Coordinatore Imprenditoriale, il 13 marzo 2001, ha dichiarato che "l'approvazione della Legge Cocopa sarebbe la morte del PPP" e si chiedono cambiamenti alla contro-riforma indigena "per proteggere gli investimenti privati". Come direbbe il presidente Vicente Fox, "un governo di imprenditori e per imprenditori".

Nonostante tutto questo, ci sono personaggi del paese che esortano i messicani ad adeguarsi ai capricci della classe politica. Chissà che non dicano la stessa cosa quando i legislatori approveranno la Riforma Fiscale che comporta l'aumento del 15% dell'IVA e quando si faranno pagare imposte per i prodotti di base. Purtroppo, tra questi personaggi c'è il vescovo di San Cristóbal de Las Casas che fa eco agli applausi della classe politica contro i milioni di piedi che hanno marciato in questi cinque anni chiedendo giustizia per i popoli indios. Il vescovo Felipe Arizmendi ha assicurato che l'approvazione della legge indigena è legittima perché è stata approvata dalle istanze elette dai messicani il 2 luglio 2000. Eppure, non direbbe la stessa cosa se gli stessi approvassero la pena di morte, l'aborto o il matrimonio fra omosessuali.

L'approvazione della contro-riforma Legge Bartlett-Cevallos, mette in crisi la credibilità della classe politica e degli strumenti democratici per l'ottenimento della giustizia. Il Potere Esecutivo, il Potere Legislativo, alcuni partiti politici (PAN e PRI), la Cocopa, i governi statali ed i loro Parlamenti, sono oggi screditati e senza credibilità di fronte a milioni di messicani e all'opinione pubblica internazionale. Ma la società non si arrende. Si inviteranno gli indigeni a promuovere ricorsi contro questa legge e ci si rivolgerà ai tribunali internazionali per esigere giustizia. Mai nel nostro paese una legge è stata tanto discussa e da tante persone, partiti politici e settori diversi fino a raggiungere un generale consenso. Mai una legge era stata tanto analizzata e mai intorno ad una legge si sono mobilitati milioni di messicani. Nonostante tutto questo, la classe politica non ha agito di conseguenza ed ha ignorato quelli che hanno votato per loro ponendoli sulle poltrone del potere.

La contro-riforma Bartlet-Cevallos darà ragione ai movimenti armati che sostengono che solo attraverso la violenza si possono ottenere i propri diritti. Questa contro-riforma, nata morta, delegittimata e senza consenso, ha solo portato più militarizzazione in Chiapas mentre i paramilitari sono stati liberati e l'Esercito messicano legalizza la loro presenza in tutto il paese attraverso i cosiddetti plotoni rurali. Da parte sua, membri della Cocopa minacciano di sciogliere questo organismo e di riattivare gli ordini di cattura contro i membri dell'EZLN se non si siederanno ora a "dialogare". Di nuovo, il governo e la classe politica ed imprenditoriale, dichiarano guerra non solo ai popoli indios, ma alla società di cui si sono presi gioco per sette anni e con sette tradimenti.

Si ritorna agli schemi del vecchio priismo. O meglio, non è cambiato nulla. Nella propaganda televisiva del governo federale, Vicente Fox lancia la sua campagna riproponendo insistentemente le immagini di quando prese possesso della presidenza: "sono stato, sono e sarò a favore dei popoli indigeni". Anzi c'è più di quanto giù c'era. Più militarizzazione e più paramilitari, nove prigionieri zapatisti che Vicente Fox non vuole liberare (3 a Cerro Hueco a Tuxtla Gutierrez e 2 a San Cristóbal in Chiapas, 2 in Tabasco e 2 in Queretaro) e una parte degli Accordi di San Andrés non rispettata.

Gustavo Castro Soto

Nota: questa analisi è stata redatta sulla base del Quadro elaborato dal MCD su informazioni da El Universal, La Jornada, Alianza Civica Chiapas, Comite de Defensa del Rio de Temascaltepec, Foro San Miguelense, Centro de Derechos Humanos Miguel Agustin Pro Juarez, Desarrollo Rural de Hidalgo, ACCEDE, IMDEC, Voz de Mujer, Frente Civico Sinaloense, Voces de la Tierra y Movimiento Ciudadano por la Democracia. Inoltre, su informazioni del Congresso Nazionale Indigena, del Movimiento por la Paz con Justicia y Dignidad, dei documenti del processo di negoziazione dell'archivio di CIEPAC.

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(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)


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