LA JORNADA - VENERDÌ 22 GIUGNO 2001

Jalisco approva l'iniziativa

Sinaloa si aggiunge agli stati che bocciano la legge indigena

Continuano le proteste nel sudest contro la riforma

Mobilitazioni in Tuxtla Gutiérrez, Tapachula e Comitán

DAI CORRISPONDENTI

Il Congresso di Sinaloa si è aggiunto ieri alla lista di stati che hanno bocciato la legge indigena (quelli di Oaxaca, Zacatecas e Baja California Sur l'hanno fatto anteriormente). In Jalisco, invece, la Camera dei Deputati locale ha approvato l'iniziativa, così sono già 11 i parlamenti statali che hanno votato a favore.

La risoluzione della Camera di Deputati di Sinaloa si è espressa con 26 voti contro, di priisti e perredisti, e 11 a favore, di 10 panisti e un ex priista, José Carlos de Saracho Calderón.

Nella discussione della riforma, il leader della maggioranza priista Jesús Enrique Hernández Chávez ha detto: "la riforma costituzionale situa i popoli indios come entità di interesse pubblico, vale a dire, come oggetto d'attenzione dello stato, non come parte dello stato" e Tere Guerra Ochoa, del PRD, ha parlato delle condizioni di miseria e del ritardo storico in cui il governo statale, di origine priista, tiene gli indigeni mayos del nord di Sinaloa, nelle comunità dei quali proliferano gli spacci di birra.

Dal governo dello stato, ha detto, si gioca a controllare e dividere le comunità indigene, le cui autorità vengono "comprate". Dato che non risolve i problemi di fondo che soffrono le comunità indigene del paese, il PRD rifiuta questa legge, visto che circa 10 milioni di indigeni rimarranno senza la protezione della Carta Magna, applicando questa legge.

Javier Casas López, del gruppo panista, ha segnalato che l'iniziativa inviata dal Parlamento federale rappresenta un avanzamento irrimandabile per gli indigeni del paese che deve essere preso in considerazione.

Durante la sessione, un gruppo di studenti della Facoltà di Diritto dell'Università Autonoma di Sinaloa ha manifestato con striscioni di rifiuto dell'iniziativa ed ha chiesto ai deputati di tutti i gruppi di unirsi su questa posizione.

Sì in Jalisco

Dopo più di due ore di discussione, durante le quali i deputati panisti hanno utilizzato la loro maggioranza per fare una seconda lettura della proposta, i 21 del PAN hanno approvato le riforme costituzionali, mentre 14 priisti, due perredisti e una verde hanno votato contro.

Durante la prima lettura, Octavio Navarro Prieto, deputato panista che presiede la Commissione per gli Affari Indigeni, ha assicurato: "nessuno può negare che le riforme rappresentino un progresso e anche se non soddisfano le richieste indigene al cento per cento, servono da piattaforma per andare avanti".

Dopo la votazione, rappresentanti di organizzazioni non governative hanno lanciato grida di disapprovazione contro i panisti e addirittura uno di loro ha gridato "traditori", mentre i panisti si divertivano e scherzavano sull'aggettivo.

Villoro e Díaz Polanco chiedono in Chiapas di bocciare la legge

Circa 12 raggruppamenti indigeni e contadini membri della Coalizione delle Organizzazioni Autonome dello stato del Chiapas hanno iniziato le proteste nei municipi di Tuxtla Gutiérrez, Tapachula, Comitán, Ocozocoautla e Frontera Comalapa.

Le mobilitazioni richiedono al Parlamento locale che non approvi le riforme approvate dai deputati federali e dai senatori, ed esigono il rispetto degli accordi di San Andrés e la ratifica del Trattato 169 della Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIT).

In Tuxtla Gutiérrez, centinaia di contadini indigeni provenienti da differenti zone hanno occupato simbolicamente le installazioni del Parlamento locale, mentre in Tapachula abitanti dei 16 municipi delle regioni Costa, Sierra e Frontiera hanno marciato per le strade terminando con un presidio nella piazza centrale della città.

Héctor Díaz Polanco e Luis Villoro, tra gli altri specialisti che hanno partecipato al forum di analisi sulle riforme costituzionali in materia di diritti e cultura indigeni, organizzato dal gruppo parlamentare del PAN in Tuxtla Gutiérrez, Chiapas, hanno esortato i deputati locali a "considerare molto seriamente il rifiuto" a detta legge.

Negli interventi di fronte a circa 10 su 40 deputati della Legislatura, gli antropologi hanno segnalato i pro e i contro della legge inviata dal Parlamento dell'Unione, le difficoltà tecniche e giuridiche che porterebbe la sua applicazione negli stati e il costo politico per il governo federale.

Villoro ha spiegato, punto per punto gli articoli approvati dal Parlamento dell'Unione, "i gravi problemi tecnico giuridici" che la legge contiene. Lasciare che gli stati legiferino su punti particolari relativi alle caratteristiche proprie di ciascuno stato, lascia i gruppi soggetti di diritto a mercé della correlazione di forze che esiste in ciascuna delle legislature.

"Se in qualche stato è maggioritaria la presenza di parlamentari panisti o priisti o perredisti, sicuramente questa posizione è quella che si imporrà, e non importa che nello stato vicino abitino gli stessi gruppi etnici che condividono caratteristiche simili; ciascun gruppo sarà soggetto a leggi distinte".

Ha esortato i parlamentari a pensare che qualunque sia il loro voto sia basato sulla riflessione giuridica e politica.

Díaz Polanco ha segnalato che la legge non è legittima, perché il suo problema di fondo è che non è stata accordata con i soggetti ai quali è diretta e plasma una visione "molto parrocchiale dell'autonomia".

"Il problema grave" è che la proposta "non rispetta i principi di qualsiasi autonomia: unità nazionale, uguaglianza di trattamento tra agenti autonomi e tra etnie e solidarietà. Non vedo questo nelle riforme approvate".

"Non si dà un riconoscimento agli autentici diritti dei gruppi indigeni e, soprattutto, si viola l'accordo tra le parti in conflitto (l'EZLN e il governo federale), il che ha portato il gruppo ribelle a cedere su alcune delle loro richieste affinché la Cocopa potesse presentare una proposta di legge".

In questo senso le legge è pure illegittima perché rompe il patto politico e non concede agli indigeni di godere dei loro diritti.

Il titolare del Potere Giudiziario in Chiapas, Juan Roque Flores - che aveva fatto parte della prima Cocopa - , ha affermato che dato che qui è la "culla del conflitto" armato, "la cosa più logica sarebbe che il Parlamento locale non accetti" le riforme.

"Credo che questa iniziativa è rimasta molto indietro rispetto agli accordi di San Andrés; non è un buon testo per garantire la continuità del dialogo e dei negoziati" tra l'amministrazione del presidente Vicente Fox e l'EZLN.

"Speriamo che dopo di questo processo di discussione nelle legislature locali ci sia qualche altra misura da parte del governo federale che cerchi di riavvicinare le parti in conflitto".

JAVIER VALDEZ, CAYETANO FRIAS, ANGELES MARISCAL, JUAN BALBOA, ELIO HENRIQUEZ E RODOLFO VILLALBA


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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