LA JORNADA - Martedì, 22 Maggio 2001

Implicazioni della riforma indigena in Chiapas

Miguel Angel de Los Santos

Il fatto che si sia approvata una riforma indigena lontana dalla legge elaborata dalla Cocopa e che non corrisponde ai patti di San Andrés, porterà serie ripercussioni politiche e sociali per il paese, però specialmente per il Chiapas, che è dove ebbe origine il reclamo per i diritti indigeni e dove si vive il conflitto armato.

La legge approvata invia messaggi a differenti attori: per gli indigeni del Messico costituisce l'espressione più chiara del razzismo e l'intenzione di continuare a considerare oggetti e non soggetti di diritti i popoli indigeni. Per l'EZLN significa l'inutilità di stabilire accordi negoziati con il governo quando questi non si adempiono. Per la società messicana nel suo insieme segnala che il Parlamento non legifera in funzione degli interessi della società, dato che di fronte a una legge Cocopa, che è stato il prodotto del dialogo e della partecipazione di differenti espressioni politiche, e soprattutto del consenso dei differenti gruppi indigeni, il meno che avrebbe dovuto fare è approvarla.

Alcune delle ripercussioni della riforma indigena cominciano a presentarsi nel panorama chiapaneco: l'Esercito Messicano realizza apertamente movimenti di truppe, si stabilisce in nuovi accampamenti, effettua pattugliamenti e opera come se si preparasse ad essere attaccato. Tutte queste azioni erano diminuite considerevolmente negli ultimi tempi e regnava la calma in vari luoghi. Il ritiro delle sette postazioni militari era un segnale alle comunità e agli stessi militari della possibilità reale che il conflitto armato cedesse il passo a altre espressioni politiche. Oggi giorno la tensione è ritornata nella vita delle comunità, che capiscono che non accettare la riforma costituzionale e il ritiro dell'emissario dell'EZLN possono essere pretesti per continuare le ostilità e aumentare la pressione su di loro.

I gruppi paramilitari leggono nella riforma costituzionale una sconfitta da parte degli zapatisti e agiscono in conseguenza, si sentono incoraggiati e disposti a continuare la loro belligeranza verso le basi di appoggio zapatiste. Da quando sono stati posti in libertà gli ex dirigenti di Paz y Justicia, i paramilitari camminavano trionfanti ostentando la loro impunità. Addirittura, alcuni giorni dopo di essere stati liberati, i membri di Paz y Justicia sono entrati nel terreno El Paraíso e hanno cominciato a realizzare lavori agricoli con atteggiamento di trionfo, nonostante che il terreno fosse reclamato come proprio dagli indigeni basi di appoggio zapatisti.

In alcune comunità la riforma indigena si è trasformata in occasione per lottare per l'autentico riconoscimento dei diritti indigeni; in altre ha rimarcato le differenze politiche, soprattutto in quelle in cui convivono zapatisti e membri o simpatizzanti del Partito Rivoluzionario Istituzionale.

La riforma indigena avrà impatto anche nel risorgere di azioni politiche da parte di organizzazioni sociali che lottano per la terra e che hanno sommato alle loro richieste il riconoscimento dei diritti indigeni. Contribuisce anche una politica male orientata da parte del governo dello stato che cerca di risolvere con il carcere le invasioni di terre e che ha cominciato a imprigionare i leader della lotta per la terra.

Però la riforma costituzionale permetterà anche che i processi di autonomia, che si vengono costruendo attraverso i fatti dal dicembre del 1994, rendano più agile il processo e si smetta in definitiva di accudire alle istanze ufficiali per risolvere controversie o realizzare pratiche amministrative. Di fronte all'impossibilità di ottenere un quadro costituzionale che riconosca i diritti indigeni, si opterà, come già è stato annunciato, per esercitare la autonomia al margine delle considerazioni legali. Oggi giorno in Chiapas, organizzazioni estranee all'EZLN insistono nel rivendicare il loro diritto a costituirsi in municipio autonomo di fronte all'indifferenza del governo locale nel rispondere alle loro richieste.

Le implicazioni sono diverse, però solo una cosa è sicura: i diritti indigeni hanno cominciato a essere esercitati e il Congresso della Unione non può fare niente per impedirlo.


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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