PROCESO - 22 APRILE N. 1277

Addio ai migliori clienti

Quando i soldati se ne vanno...

Martín Morita

EL CARMEN, CHIS. - "Ci mandano in malora", esclama Armando Méndez, il negoziante più prospero di questi paraggi, a soli 3 chilometri da Guadalupe Tepeyac. La preoccupazione del negoziante, la cui famiglia ha fondato questa comunità, si deve all'imminente partenza dei militari che dal 1995 occupano quel villaggio, uno dei primi bastioni dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN). E non è che tema possibili rappresaglie dal gruppo armato o si senta insicuro, ma prevede la frana dell'economia del villaggio, sostenuta proprio dalla presenza dei soldati.

Questa preoccupazione si estende per tutte le comunità vicine alle sette posizioni che occupava l'Esercito Messicano, il cui ritiro è stato richiesto dall'EZLN come una delle tre condizioni per la ripresa del dialogo. In quei luoghi, i militari sono stati per più di sei anni il motore dell'economia.

E non solo hanno favorito affari legali, ma pure la prostituzione e la vendita di droga.

Secondo cifre ufficiali, nella "zona di conflitto" c'erano 30 mila militari, però secondo l'EZLN erano più di 100 mila.

Da contadini a commercianti

In El Carmen, comunità abitata da circa 90 famiglie non cattoliche, i soldati delle due basi di Guadalupe Tepeyac hanno trasformato gli abitanti da contadini in commercianti. E la prosperità degli abitanti, che in maggioranza si erano rifugiati per due anni - dal 1994 fino alla fine del 1995 - nel capoluogo municipale di Las Margaritas, è molto evidente: perlomeno sette famiglie hanno la televisione satellitare, quasi tutte comunicano via radio e si vedono più di 20 veicoli - camionette in buon stato -, gli uomini e le donne sono ben vestiti...

"La pura verità è che i soldati hanno aiutato molto la comunità, perché qui comprano bibite, cibo, gallette e questo ha aiutato molto le famiglie del villaggio, perché quando siamo ritornati da Las Margaritas eravamo rovinati, non avevamo niente, le nostre case erano state saccheggiate e ora stiamo già un po' meglio", narra Amadeo Pérez, un vecchio abitante di El Carmen, padrone di una delle 10 "mense" che ci sono nel villaggio.

E riferisce che "molti di noi hanno deciso di vendere cibo o aprire degli spacci, perché il raccolto del mais dà appena per il consumo delle famiglie e il prezzo del caffè è sceso molto in basso e quasi nessuno vuol più seminare".

Armando Méndez è, senza dubbio, il più prospero abitante di El Carmen. È padrone del più grande spaccio della comunità, il principale venditore di bibite in tutta la regione e concessionario dell'unico posto telefonico rurale satellitare di Telmex, oltre a vendere cibo. Ha due veicoli - una camionetta e un Volkswagen -. Si gloria di suo nonno che è stato il fondatore di questo villaggio, più di 60 anni fa, e riconosce che "molto di quello che ho oggi lo devo ai soldati, perché sono i miei migliori clienti".

- Che succederà con la comunità adesso che si ritirano i militari?

- Che andiamo in malora.

- Per timore degli zapatisti?

- No, con loro non ci mettiamo e nemmeno loro si mettono con noi. Lo dico perché molta gente del villaggio non guadagnerà più niente... i soldati sono il sostegno dell'economia della comunità.

Tre chilometri più in là si trova Guadalupe Tepeyac, convertito in villaggio fantasma da quando lo hanno abbandonato gli zapatisti nel febbraio del 1995. Tutta l'attività gira intorno alla clinica dell'IMSS e alle due basi militari, una all'entrata del villaggio ed un'altra all'uscita. Lì, decine di bambini e uomini che arrivano da varie comunità, alcune lontane, si disputano la vendita ai soldati di cibo, bibite, gallette, patatine e altro del genere.

Arcadio Méndez, cugino di Armando, ha avuto l'idea di preparare empanadas di formaggio e patate. Gli è andata così bene che tutti i giorni manda i suoi due piccoli, Pedro e Cecilia, che vendono più di 100 empanadas. I suoi clienti principali: i soldati.

"Abbiamo già due biciclette e magari entro poco mi compro una camionetta... mi è andata bene con le empanadas", afferma.

Con i militari come clienti, per tutti c'è la possibilità di guadagnarsi "alcuni pesos", secondo Felipe di Jesús Gómez, abitante dell'ejido Nuevo Poza Rica - ubicato a un'ora e mezza da Guadalupe Tepeyac -. Lui accompagna spesso i malati dalla sua comunità alla clinica dell'IMSS e approfitta di queste occasioni per vendere mojarras. "In ogni viaggio ne vendo fino a 50, soprattutto ai soldati".

In Rio Euseba, un'altra delle posizioni militari che fino al 20 aprile non erano stato sgomberate, gli abitanti delle comunità vicine hanno visto crescere la loro precaria economia grazie alla presenza dei soldati.

Nel villaggio di San Antonio Hidalgo, il signor Conrado Arela racconta che lui e la sua famiglia, "abbiamo migliorato un pochino con l'arrivo dei soldati, dato che vendiamo loro bibite e a volte cibo, e la verità è che questa vendita ci dà di più dei raccolti di mais e di caffè, che ora stanno pagando molto poco, inoltre c'è una plaga che sta mandando a male la semina".

Commenta che più di 100 sulle 300 famiglie di Guadalupe Los Altos, centro di questa zona, sopravvivono grazie alla presenza dei militari, ai quali vendono cibo, bibite ed altro.

"I ragazzi di Guadalupe Los Altos devono camminare quasi due ore per arrivare alla base militare, però le vendite vanno bene. I soldati pagano bene e credo che piaccia loro ciò che vendiamo. Speriamo che non se ne vadano".

Ne sentono già la mancanza

Nei posti dove i militari hanno già abbandonato le loro basi, come in Jolnachoj, nel municipio di Larráinzar, e in Cuxuljá, in Ocosingo, varie famiglie, anche pro-zapatiste, risentono già degli effetti dell'assenza dei soldati, loro grandi clienti.

Andrès Pérez, primo agente municipale di Jolnachoj, comunità che simpatizza con l'EZLN e i cui abitanti il 31 dicembre buttarono fuori quasi a forza i militari, ammette che alcuni abitanti "hanno fatto affari con i soldati", ai quali vendevano bibite, cibo, carbone e commestibili.

"Noi vedevamo male che vendessero ai soldati, però è un modo per guadagnarsi alcuni centesimi", giustifica Manuel Gómez, secondo agente municipale di Jolnachoj.

Però quelli che hanno guadagnato di più sono stati gli abitanti di varie comunità vicine, come Oventic, Unenaltic, Pontehuitz, Bayalemó, Patentic e Shanate.

Artemio Gómez ha una vendita di polli arrosto sul bordo della strada, alla periferia di Bayalemó. Dice: "C'erano giorni che vendevo fino a 30 polli ai soldati, adesso ne vendo solo cinque".

In Shanate, la signora Carmen Hernández commenta che con la vendita di bibite "ho potuto costruire la mia casetta di cemento". E dice che se la passava così bene con i militari che la Coca-Cola "mi ha messo come sua distributrice in tutto Larráinzar".

Doña Carmen lamenta la partenza dei soldati: "Chissà come andrà a finire, perché la verità è che la maggioranza della gente di qui viveva di loro".

In Cuxuljá, municipio di Ocosingo, dove c'è il bivio che porta ad Altamirano, si sente pure l'assenza dei militari, che hanno sgomberato il 10 gennaio.

"C'è ancora una buona vendita, perché siamo nel crocevia, però sì ci mancano i soldati, loro facevano una buona spesa. Quando sono arrivati c'erano solo quattro o cinque spacci e adesso che ce ne sono circa 15, alcuni grandi e altri piccoli", riferisce María, moglie del padrone del commestibili "San Miguel".

Ramiro Hernández, abitante del villaggio Abasolo, dice: "A me è andata molto bene con i soldati, perché ho fatto amicizia con vari di loro e dato che ho una camionetta, mi davano delle commissioni da fare ogni volta che andavo a San Cristóbal. Per ogni viaggio guadagnavo fino a 3 mila pesos. Da quando se ne sono andati sono rimasto senza lavoro, credo che dovrò tornare a lavorare la terra, non mi resta altro".

I "migliori clienti"

"Elizabeth" è una giovane prostituta oriunda della costa del Chiapas. Attualmente lavora in uno degli antri della zona di tolleranza di Comitán. Senza pudori, afferma: "I migliori clienti sono i soldati. Sono quelli che pagano meglio, non sono tirchi, ci invitano a mangiare e a volte ci fanno persino dei regali".

Racconta che lei e varie delle sue compagne andavano ogni 15 giorni a Guadalupe Tepeyac, "a volte in taxi e altre in minibus. Andavamo a volte anche in 10 compagne e in un solo giorno ognuna di noi guadagnava fino a 5 mila pesos, denaro che qui non prendiamo nemmeno in una settimana".

- Dove avevate le relazioni sessuali con i militari? Nelle basi?

- No, come puoi pensarlo. Subito fuori. Quello che facevano è uscire con uno o due veicoli della loro base e lo facevamo lì. È un po' scomodo, però vale la pena per il denaro.

Doña "Nelly", proprietaria di uno dei postriboli di Comitán, commenta: "Varie delle mie ragazze, non so quante, però più di 50, credo, mi hanno mollato, dato che se ne sono andate definitivamente a vivere con i soldati, alcune di loro si sono sposate".

Riconosce che i militari "continuano ad essere i migliori clienti, non solo per i miei affari, ma per tutti quelli di Comitán. Su 10 clienti che vengono qui, otto sono soldati, e il bello è che non sono tirchi, guadagnano abbastanza".

- Lei lascia che le sue ragazze vadano alle basi militari?

- No assolutamente. Io lo proibisco, però vede pure lei come sono. Quello che succede è che qui fanno amicizia con i soldati e loro le convincono ad andare là, nella selva. Non posso evitarlo, non posso rinchiuderle e legarle.

- Quanto consuma un soldato qui?

- In alcool, non lo so, a volte fino a mille pesos se chiede una bottiglia e bibite per le ragazze, oltre a ciò che paga per il servizio (sessuale).

- E quanto costa questo servizio?

- Dipende dalla ragazza e dal cliente. Possono essere 200, 500, fino a mille pesos.

- Le va bene con i soldati.

- Chiaro che sì. Senza di loro gli affari finiscono.


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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