LA JORNADA - SABATO 21 APRILE 2001

Nei prossimi giorni, la reazione dell'EZLN

L'Esercito ha lasciato la base militare di Guadalupe Tepeyac

Membri della Cocopa rivedranno la situazione giuridica degli zapatisti detenuti in Querétaro e Tabasco

ELIO HENRIQUEZ CORRISPONDENTE

Guadalupe Tepeyac, Chis., 20 aprile. L'Esercito Messicano si è ritirato stamani dalla base militare in questa comunità tojolabal installata dal 10 febbraio del 1995 e così il governo federale ha completato uno dei tre "segnali minimi" richiesti dall'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) per riprendere il dialogo.

Il ritiro militare dalla base installata qui 2 mila 260 giorni fa, così come la chiusura delle altri basi che erano in Amador Hernández, Jolnachoj, Cuxuljá, Roberto Barrios, La Garrucha e Rio Euseba sono stati verificati oggi congiuntamente dal commissario per la pace in Chiapas, Luis H. Alvarez, e dal rappresentante dell'EZLN, Fernando Yáñez Muñoz, che ha detto che informerà la direzione ribelle che poi ne parlerà prossimamente.

Il commissario governativo ha sostenuto che con il ritiro dei militari dalle sette posizioni, il governo del presidente Vicente Fox "avanza nel rispetto dei segnali richiesti dall'EZLN per la ripresa del dialogo e dei negoziati di pace".

Queste azioni, ha dichiarato, "mettono in evidenza la volontà delle parti di rispettare l'impegno di fronte alla nazione perché attraverso il dialogo giunga una pace giusta, degna e autentica".

La Commissione di Concordia e Pacificazione (Cocopa) ha definito il ritiro militare come "un passo importante nella ricerca della soluzione al conflitto" ed ha annunciato che nella prossima settimana membri della commissione andranno in Tabasco e in Querétaro perché, "nel quadro del rispetto alla sovranità di questi stati, possiamo rivedere con i poteri Esecutivo e Giudiziario la situazione giuridica dei (sei) detenuti zapatisti" di cui l'EZLN chiede la liberazione.

Il ritiro al mattino presto

Anche se la cerimonia ufficiale per dare per ultimato il ritiro è iniziata ieri a mezzogiorno, gli ultimi 200 militari che erano nella base dell'Esercito se ne sono andati alle quattro del mattino di oggi su 30 veicoli.

La consegna ufficiale degli edifici alla segretaria di Sviluppo Sociale, Josefina Vázquez Mota, è avvenuta ieri alle 22 con una semplice cerimonia da parte di uno dei generali incaricati della base.

Una volta consegnate ufficialmente le installazioni perché lì funzionino i centri di sviluppo comunitari, i soldati hanno sgomberato la base - prima dell'alba - alla chetichella e silenziosamente come stavano già facendo da alcune settimane. "Ora, entrate pure pezzi di carogne", è riuscito a gridare prima di arrampicarsi sul camion l'ultimo soldato che se n'è andato dalla base, vedendo tutti i fotografi che stavano all'ingresso.

In una delle due postazioni militari ubicate in questo villaggio fantasma i federali hanno distrutto alcune delle costruzioni di legno, hanno tagliato l'acqua e la luce. La gran quantità di legno prodotta con gli alberi tagliati per edificare alcune capanne è rimasta impilata. L'enorme forno di terra per cuocere il pane è rimasto intatto ed ancora caldo, cioè dava l'idea di esser stato utilizzato ancora questa mattina presto poco prima di essere abbandonato dai suoi costruttori.

I ciuffi di banano, caffè e i giardini sono rimasti com'erano, così come i bagni e i servizi di tipo urbano che utilizzavano i capi militari, in una zona dove questi "lussi" non si vedono mai.

Al mattino, prima dell'atto ufficiale, Alvarez e Yáñez hanno visitato Rio Euseba - situato a circa 25 chilometri da Guadalupe Tepeyac - per constatare che l'Esercito si era ritirato.

Di ritorno da Rio Euseba, hanno visitato a Guadalupe Tepeyac quello che è stato l'edificio principale della base militare e dove nell'agosto del 1994 l'EZLN aveva costruito il primo Aguascalientes e si era realizzata la Convenzione Nazionale Democratica. Per quell'ora (le 11 del mattino) erano già arrivati gli altri invitati, come Rodolfo Elizondo, coordinatore per Alleanza Cittadina, Xóchitl Gálvez, titolare dell'Ufficio per l'attenzione agli indigeni, il governatore Pablo Salazar; dieci membri della Cocopa, l'ex-senatore Carlos Payán Velver, componenti di organizzazioni non governative come Amnesty International, tra gli altri.

Insieme, Yáñez, Alvarez e Elizondo, inseguiti dal resto del gruppo, hanno percorso l'accampamento, dove impiegati della Sedeso dipingevano di colore bianco gli edifici verdi. Però a quell'ora non erano nemmeno a metà del compito, che hanno dovuto sospendere momentaneamente.

Dialogo nella base militare

- Che piani avete per queste installazioni? - ha chiesto Fernando Yáñez al commissario.

- Quello che decideranno le comunità - ha risposto.

E così sono andati avanti a parlare - a volte interveniva Elizondo - per vari minuti mentre effettuavano il percorso circondato da aiuole curate.

Al termine, entrambi hanno effettuato una riunione privata per poi uscire nel cortile dell'edificio - dove ondeggiava la bandiera messicana - e partecipare alla cerimonia ufficiale.

Di fronte a decine di invitati e di giornalisti che sono arrivati fino a questa comunità tojolabal, il commissario ha cominciato a leggere un comunicato per informare che il ritiro militare dalle sette basi prima menzionate era concluso, però terminando di leggere il quarto paragrafo, in cui si ribadiva l'impegno del governo federale "per superare le condizioni d'ingiustizia e di emarginazione che hanno dato origine al conflitto, attraverso programmi di sviluppo disegnati e messi in opera con l'attiva partecipazione delle stesse comunità e in coordinamento con le autorità statali", si è fermato per informare che "per accordo fra le parti si fa una pausa per salutare l'architetto Yáñez che se ne va".

Un'opportunità di giustizia sociale

Mentre il rappresentante dell'EZLN si ritirava, Alvarez ha continuato la lettura del documento, nel quale ha affermato che i centri di sviluppo comunitari che sostituiranno gli insediamenti militari "rappresentano un'opportunità per intensificare le azioni che permettano di risolvere le cause che hanno dato origine al conflitto in Chiapas".

In un'intervista successiva ha assicurato che con la ritirata dei militari "termina una tappa e adesso viene il bello: il rispetto delle promesse". E ha sottolineato: "Ho una fondata speranza che le cose proseguiranno per il cammino che ci siamo proposti". Quindi ha ribadito: "non ci sarà nessun ostacolo che non possa essere superato".

Prima di ritirarsi, Fernando Yáñez ha detto che oggi stesso informerà la direzione dell'EZLN sul ritiro dei soldati dalle sette basi militari e che sicuramente nei prossimi giorni il gruppo armato darà una risposta.

Ha detto che gli pare "positivo" il fatto, però ha chiarito che sarà il comando zapatista quello che darà la sua opinione su tutto questo.

Il deputato del PT, Félix Castellanos, a nome della Cocopa, ha ribadito il suo impegno per la pace e ha affermato che si faranno "tutti gli sforzi necessari per ottenere l'approvazione dell'iniziativa di riforme costituzionali su diritti e cultura indigeni, perché consideriamo che con questo passo si creeranno le condizioni giuridiche e politiche per attaccare alla radice le ragioni che hanno dato luogo al conflitto".

Josefina Vázquez, nel suo intervento, ha invitato gli abitanti originari di questa comunità che nel febbraio del 1995 si esiliarono dentro la selva per l'offensiva militare, a "ritornare alle loro case perché uniti costruiamo i percorsi perché queste terre siano produttive a beneficio delle loro famiglie e delle loro comunità". Su un eventuale ritorno, l'EZLN non ha detto niente, anche se è pubblico che le case sono distrutte e la vegetazione selvatica le ha praticamente "inghiottite".

Ultimo a parlare, il governatore Pablo Salazar ha detto che prima di dicembre quest'atto "era inimmaginabile, però oggi è una realtà e costituisce una azione di gran valore".


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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