LA JORNADA - MERCOLEDI' 21 MARZO 2001

Durito ha parlato di fronte a 12 mila studenti della UAM in tre manifestazioni

Il rifiuto di ascoltarci è per razzismo e chiusura, afferma l'Esercito Zapatista

Confermano i ribelli la loro decisione di ritornare nel sudest

Tacho: Fox è un signore che ha la lingua come due tacos

VITTOR BALLINAS E ROBERTO GARDUÑO

Il comando dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) ha confermato il suo ritorno alle montagne del sudest perché il presidente Vicente Fox, deputati e senatori hanno rifiutato la loro tribuna e non li hanno voluti ascoltare "per razzismo stupido e per la loro chiusura". Aspettavano una nuova proposta "e mai l'hanno data".

Alla stessa ora in cui il presidente Vicente Fox ha annunciato un piano urgente per trattenere i ribelli, i comandanti e Marcos hanno cominciato un periplo attraverso tre strutture dell'Università Autonoma della metropoli. Quando gran parte dei partecipanti già conoscevano il messaggio di Fox, Tacho ha spiegato le ragioni della partenza:

"Ci volevano mandare in un posto, in un angolo, in qualche bagno, in qualche cucina o come si dice, a qualche chincaglieria di quelle che offre quel signore. Abbiamo rifiutato la prima proposta perché non aveva bollo né firma che la identificasse: per noi zapatisti o per tutti gli indigeni del paese significava una burla sfrontata di fronte alla nazione e di fronte agli occhi di tutto il mondo. Non siamo venuti perché si prendano gioco di noi e nemmeno a chiedere dei favori. Siamo venuti perché ci ascoltino, perché la tribuna del Parlamento non è loro, è di proprietà di tutti i messicani. Non siamo venuti a parlare solo con dieci di ogni Camera".

Sopra la "inadempienza" dell'Esecutivo per liberare i detenuti indigeni e ritirare le tre posizioni restanti dell'Esercito Messicano a La Garrucha, sul Rio Euseba e a Guadalupe Tepeyac, ha detto: "Fox è un signore che ha la lingua come due tacos. Le sue parole sono falsità, bugie, inganni e pensa che al popolo basteranno anche solo le dichiarazioni ".

Ieri Marcos, ergo Durito, ha preso la parola nelle tre concentrazioni all'Università ad Azcapotzalco, Iztapalapa e Xochimilco, dove sono stati presenti circa 12 mila studenti, accademici e lavoratori: "Parla Durito, cioè, la razza. Que jais de la güiri nais! No, damigelle e cavalieri. Dato che Don Diego ha decretato il ritorno all'età feudale, così è giusto che tutte e tutti ci prepariamo perché torni all'indietro l'orologio della storia e così i cavalieri si prepareranno al combattimento mentre le loro donzelle li aspetteranno sospirando. Al diavolo le convenzioni e andiamo a far mucchio per dare un colpo alla storia".

L'invito... a mangiare panini

Dopo mezzogiorno, Fox aveva lanciato la sua offerta per trattenere gli zapatisti. In Azcapotzalco, Marcos non ha parlato per nulla di ciò. Però i giornalisti si sono avvicinati al veicolo che trasportava il comando e gli hanno gridato: "Sub Marcos! che pensi del messaggio di Fox? Afferma che libererà i detenuti, che ritira e trasformerà i tre posti di blocco in centri di sviluppo e che desidera incontrarsi con voi..."

A segnali, ha fatto notare che non sentiva, nonostante avesse il finestrino abbassato. I giornalisti hanno alzato la voce però Marcos ha ripetuto il gesto... e nei loro tre discorsi non hanno fatto nessuna allusione alla proposta.

Nella UAM Iztapalapa fluttuava ancora il dubbio sul fatto che rispondessero o no al Presidente. Cominciando il suo discorso Marcos ha risvegliato delle aspettative, che però si sono dissolte in pochi istanti: "Prima di dirvi le parole che abbiamo preparato vogliamo farvi un annuncio importante. Alcuni momenti fa abbiamo saputo di un invito che abbiamo ricevuto e a nome della delegazione dobbiamo dire che accettiamo l'invito... Mangeremo qui nell'UAM Iztapalapa. Panini, non c'è altro!"

La parola di Durito

In Azcapotzalco, ha detto che non ha avuto tempo per preparare un discorso e ha lasciato la parola a Durito, suo consigliere e storiografo:

"Dice che ha lavorato in quella che una volta è stata una raffineria, qui vicino. Dato che voi conoscete di sicuro molto bene la storia della terra che pestate, saprete già che mi sto riferendo a Durito, noto a quell'epoca, dice, come Durito Heavy Metal e non precisamente per le sue abilità rocambolesche, ma perché si appropriava di pezzi della raffineria e li rivendeva come pezzi archeologici ai dirigenti della Canacintra che, come è noto a tutti molto bene, sanno molto di storia e si sono sempre preoccupati della preservazione del patrimonio storico.

"Era molto facile, mi dice Durito. Bastava che dicessi che erano pezzi ossidati e archeologici perché si convincessero che appartenevano a una civiltà antica. Durito ha studiato alla UAM e ha dato lezione alla UAM, per poter pagare i suoi corsi e per poter arrotondare il suo salario si dedicava a questo traffico.

"Durito si stufò presto, perché ha detto che non c'era nessun merito a prendere in giro degli imbecilli e allora ha pensato che fosse meglio lottare per gli invalidi, così divenne lavoratore universitario e si affiliò al SITUAM. Lo buttarono fuori quando volle introdurre nell'organico la categoria di scarabeo C a tempo parziale.

"Fare politica diventa così un continuo scrivere e cancellare, cercando sempre di migliorare la grafia della lettera e il suo complesso legarsi per farsi parole che chiamano i mondi, con la gomma da cancellare, cercano di rimediare errori, di ricominciare il foglio, di abbellire la lettera, di affinare la parola, di decorare il mondo. Il politico si sforza sempre di migliorare la sua calligrafia e fa del potere un magnifico temperamatite con cui affina le sue parole e le fa diventare eleganti e seduttrici.

La storia di coloro che sono potere nella politica, non fa che ripetersi, le parole sono le stesse, solo cambiano la grafia delle parole, la loro inclinazione, i loro ghirigori, la loro dimensione, però le parole non cambiano ed ergo neanche i mondi."

Nella UAM Iztapalapa, Marcos ha ceduto di nuovo la parola a Durito:

"Ci sono quelli dai voli nostalgici che guardano indietro e inciampano nel presente e ci sono quelli che guardano da tutte le parti per sapere così dove uno sta e dove deve andare. Come tutti e tutte sanno ci sono anche molti tipi di silenzi. Ci sono quelli indifferenti di fronte a tutto ciò che succede intorno. Ci sono quelli cinici di fronte al dolore estraneo. Ci sono quelli complici nel crimine e nell'arbitrarietà. Ci sono quelli impotenti di fronte a ciò che annienta. Ci sono quelli superbi che umiliano con la parola negata. Ci sono quelli fertili per il sogno e sovversivi e ribelli e ci sono quelli sovversivi e ribelli. Per ogni libro è chiaro. Per ogni volo c'è un silenzio, anche se non sono poche le volte che i non-incontri sono quelli che valgono e allora la prigione si chiude tra entrambi."

Più tardi, nella UAM Xochimilco. E Durito ha ripreso la parola:

"Matite, gomme e temperini abbiamo portato alla UAM Azcapotzalco, per la UAM Iztapalapa sono stati libri, biblioteche e silenzi. Alla UAM Xochimilco veniamo a consegnare bandiere, colla e mani e per farlo abbiamo invitato un genio della comunicazione moderna, un artista sublime, dal sogno irraggiungibile di head hunters, il più alto esponente della cavalleria andante e il più pedante degli scarabei.

"Alt, grida Durito!

"E apriamo il cuore a quegli eccetera che don Durito della Lacandona viene a dirci: una stoffa è una stoffa e non smetterà di essere una stoffa, a meno che una mano la presti la magia e la trasformi in bandiera, per farlo saranno necessari i colori che ci sono fuori, però non li vediamo fino a che dentro a noi non li incontriamo. La mano prende così i colori e con affetto li tesse sulla stoffa e la stoffa non è già più stoffa, però non è ancora bandiera ed è qui che entra in azione la colla. La colla contro ciò che si può pensare non picchia, non colpisce, non separa, non allontana, ma al contrario incolla, unisce, mette insieme, circonda. La colla è un ponte, però la colla da sola non fa niente se non c'è da incollare e dove incollare e allora appare il bastoncino sì, già so che il nasone che mi ha preceduto nella parola ha detto chiaramente, bandiera, colla e mani e i bastoncini non apparivano da nessuna parte, però questa è colpa sua, perché io glielo avevo detto ben chiaro: bandiere, colla, bastoncini e mani. Grazie, studenti della UAM, non lasciatevi carpire dalle differenze, perché allora si perderà la dignità e non ci saranno più mani anche se si vedono le bandiere e questo è ciò che vuole il potente, cancellare e far tacere le mani, perché senza mani non ci sono bandiere."

Nel suo intervento, Zebedeo ha chiesto: "Quando abbiamo ascoltato che un presidente o un deputato se ne esce a lottare per il suo salario?"

"Mai!" si è sentito dal pubblico. "E' così, sono pelandroni e pancioni".

E la comandante Fidelia ha descritto i problemi delle donne: "Siamo stanche di tanti orrori e abbiamo già detto basta per le tante discriminazioni contro la donna povera. Non vogliamo che ci diano denaro, vogliamo che ci diano la nostra legge che ci hanno promesso. Non lasciatevi ingannare dal signore barbuto e dal signore degli stivali. Ve lo dice la signora malmessa che è arrivata dalle montagne del sudest".


"Non lasciatevi ingannare dal barbuto e da quello degli stivali"

BLANCHE PETRICH

Visitando le tre università della Casa del Tempo, l'Esercito Zapatista ha disegnato un grande triangolo sul Distretto Federale - Azcapotzalco, Iztapalapa, Xochimilco - per spiegare la sua percezione a proposito del nuovo dolore che diffondono nelle alture del potere - ancora una volta - i due titani del PAN, Vicente Fox e Diego Fernández de Cevallos.

E' un discorso della comandante Fidelia quello che ha sintetizzato l'idea: "Non lasciatevi ingannare dal signore barbuto e dal signore degli stivali. Ve lo dice la signora malmessa che è venuta dalle montagne del sudest".

Il comandante Tacho ha risposto, finalmente, al comunicato che sei ore prima - alle 12:15 - aveva diffuso dal salone Venustiano Carranza di Los Pinos il Presidente: "Fox, questo signore dalla lingua come due tacos".

Dato che gli zapatisti sono succinti nei loro discorsi, questo è stato tutto. L'EZLN ha annunciato che ritorna in Chiapas e già se ne va.

Zebedeo ha detto con chiarezza che la ritirata non è una sconfitta: "Non ci rassegneremo. Niente abbiamo perduto, niente abbiamo." Con ciò che abbiamo appreso fino adesso, ha aggiunto, i popoli indios sanno già che "come un cavallo può buttare a terra il suo cavaliere, questo popolo può ribellarsi".

Incontri e saluti

Ieri c'è stata una tappa in più nella serie di incontri e saluti che da questo lunedì scandiscono il programma dell'EZLN nella capitale. Domenica 11 coronarono lo sforzo della loro traiettoria con la grande dimostrazione di forza nello Zócalo. Lunedì 12 hanno ricevuto dalla Cocopa la "proposta formale" per andare alla Camera, una lettera senza firma né intestazione per una riunione con 20 parlamentari al di fuori dalla plenaria. Per le grandi speranze riposte in un dibattito parlamentare, fu una secchiata d'acqua fredda.

Per sette giorni gli zapatisti hanno aspettato nella Scuola Nazionale di Antropologia e Storia una rettifica, un gesto. Né in Los Pinos né in San Lázaro si sono mossi pezzi della scacchiera. Lunedì 16 è scaduto il tempo. Il rispetto dei tre segnali è rimasto a metà e nessuno ha girato la chiave per aprire la plenaria agli zapatisti. Mai, in sette anni di conflitto, l'opportunità di arrivare ad una via d'uscita negoziata era stata così vicina. Ed è passata lontana.

Per il 21 si prevede una grande moltitudine nella Città Universitaria e per giovedì 22 un'altra di fronte a San Lázaro. Lì l'EZLN e la forza sociale che l'appoggia daranno, come ha annunciato il subcomandante in Xochimilco, "un colpaccio alla storia". Venerdì 23 chiuderanno il cerchio e inizieranno a ripercorrere all'indietro il cammino.

Solo per tornare a ricominciare, perché oggi, nelle tre spianate universitarie, il comando dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale ha insistito col suo slogan: "Partecipate a questa lotta fino ad ottenere la legge per il riconoscimento dei diritti indigeni. E vinceremo".

UAM Azcapotzalco

Nei sondaggi elettorali previ alle elezioni del 2 luglio, in questo campus vinse Vicente Fox. Qui la risposta alla convocazione zapatista aveva un pronostico incerto.

A mezzogiorno la gran Piazza Rossa della UAM del nord non era piena, però il collettivo Chavas Mientras Tanto inaugurava la sua prima trasmissione dal vivo per Radio Chintotolas dei 102,1 FM e riuscì ad animare il cortile. Quando i passamontagna si sono affacciati dalla ringhiera del primo piano, tutti gli studenti che passeggiavano lì vicino confluirono nella spianata, alla ombra delle jacarandas in fiore.

I comandanti hanno preso la parola. Esther ha definito a modo suo la discriminazione razziale che in questi ultimi giorni hanno continuato a denunciare, dicendo che la lotta è per un Messico dove "non ci sia burla di razza". David ha chiesto che "quelli che adesso si dicono rappresentanti del popolo e che non hanno la capacità di rispettare la volontà della gente, rendano conto".

... il relatore passa a leggere la metafora della matita e della gomma, il modo tradizionale di fare politica scrivendo e cancellando lo scritto, facendo sempre la punta, buttando la matita vecchia e inaugurandone una nuova ad ogni cambio democratico.

- Hai capito? - domanda Durito al subco.

- Chiaro! - risponde lo scudiero - relatore.

UAM Iztapalapa

Nella colonia Vicente Guerrero, quartiere proletario, la UAM Iztapalapa riceve la delegazione zapatista stracolma. A nome del CNI tocca al chol Víctor Guzmán fare la relazione di Nurio e dare l'addio: "Però ce ne andiamo contenti perché voi sì avete saputo ascoltare la nostra parola".

Il tema ricorrente è quello delle "bugie" dei mezzi di comunicazione. Gli animi sono accesi contro la stampa e si attizzano per l'inutile rigidità degli incaricati della sicurezza, che confinano i giornalisti in un angolino lontano dagli altoparlanti. Le zuffe e le proteste sono già state rese note.

Filemón ha detto che "né Fox né la sua équipe di consiglieri né i parlamentari hanno dimostrato un'autentica volontà di dialogo. Non vogliono approvare la legge sul diritto indigeno. Stanno girandoci intorno". E Zebedeo torna alla carica: "Noi abbiamo già detto tutto lo che dovevamo".

Anche così, ci sono molti che continuano a sperare che Marcos "risponda all'offerta di Fox". Il subcomandante gioca con la suspense...

Quindi tira fuori dalla tasca laterale dei suoi pantaloni un altro pezzo letterario. Tratta di libri (quegli esseri incompresi), biblioteche e silenzi. I libri vivono prigionieri degli scaffali fino a che qualcuno arriva a liberarli. Lo stesso che i silenzi, che rimangono fino a che qualcuno non mette le parole perché essi volino.

UAM Xochimilco

Qui li ricevono sulla spianata e con uno striscione che dice: "Il Parlamento non vi riceve, però il popolo sì". il primo oratore è Sergio Checo Valdés, insegnante di questa università che durante una sua permanenza nel municipio autonomo di Taniperla fu arrestato. Durante i mesi in cui è stata in carcere, nella sua scuola non è diminuita la solidarietà e adesso Valdés lo riconosce: "Questa comunità di cuori forti non abbandona i suoi".

Fidelia spiega come lei vede il potere, "questo governo ha nero il suo cuore, come il fumo delle fabbriche".

Zebedeo parla di come percepiscono adesso i parlamentari, "solo si preoccupano della loro poltrona e del loro salario".


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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