UCCISA AVVOCATESSA

IMPEGNATA NELLA DIFESA DEI DIRITTI UMANI

(BRIEF, PEACE/JUSTICE)

Un'avvocatessa che si batteva per la difesa dei diritti umani è stata uccisa sabato nel suo ufficio a Città del Messico. Si tratta di Digna Ochoa y Placido, da anni legale del gruppo 'Miguel Agustín pro Juarez'. La vittima era conosciuta come una donna coraggiosa, avendo ricevuto in passato numerose minacce di morte ed essendo stata addirittura sequestrata per ben due volte. Trentotto anni, Ochoa y Placido aveva ricevuto un particolare riconoscimento da Amnesty International per la sua attività in difesa dei diritti umani. Accanto al suo cadavere, è stata trovata una lettera in cui si minacciano di morte i membri di una piccola formazione politica di sinistra, il 'Partito della rivoluzione democratica'. Secondo l'organizzazione non governativa 'Frente mexicano pro derechos humanos' vi sono sufficienti elementi che inducono a pensare che il crimine sia un atto di "terrorismo di Stato" perpetrato contro una voce libera. Secondo il magistrato incaricato dell'inchiesta, l'omicidio della donna ha certamente "motivazioni politiche". Ochoa y Placido aveva avuto tra i suoi assistiti alcuni esponenti e simpatizzanti del movimento zapatista.

(CO) MISNA

(tradotto da fabio.bia@tin.it)



LA JORNADA - SABATO 20 OTTOBRE 2001

Aveva uno sparo in testa, aveva ricevuto varie minacce e nel 1999 fu sequestrata

Assassinano Digna Ochoa nel suo ufficio

Rappresentò presunti zapatisti ed attualmente gli studenti accusati per i petardi davanti alle banche

ANGEL BOLAÑOS E ANDREA BECERRIL

Digna Ochoa y Plácido, attivista dei diritti umani ed avvocato, è stata assassinata ieri nel suo ufficio di via Zacatecas 31/A, nella colonia Roma. L'assassinio ha provocato immediatamente l'indignazione di varie organizzazioni dei diritti umani.

Il corpo di Ochoa Plácido è stato ritrovato da uno degli avvocati ausiliari del suo ufficio, Gerardo González, intorno alle 17.50, con spari di arma da fuoco in testa e nelle gambe, presumibilmente di calibro 22. A fianco c'era una minaccia di morte scritta, contro i componenti del Centro di Diritti Umani Miguel Agustín Pro.

La Procura Generale di Giustizia del Distretto Federale ha osservato un totale ermetismo sul fatto. Il titolare della dipendenza, Bernardo Bátiz, si è recato sul luogo del crimine intorno alle 22.30 e si è impegnato a fare tutto il necessario per localizzare i responsabili.

Gerardo González ha detto che era tornato nell'ufficio per prendere alcuni documenti che gli aveva richiesto Lamberto González, socio della vittima, così come Pilar Noriega.

Il corpo di Ochoa si trovava nell'anticamara, con la testa piegata sulla poltrona e il volto completamente insanguinato. González ha detto di aver visto polvere bianca, come una specie di talco, sulla moquette, le poltrone e sui vestiti della vittima. Non ha escluso che l'avvocato si sia difesa dagli omicidi, dato che la collana che portava al mattino era per terra sulla moquette.

Il presidente del Centro Pro, Edgar Cortés, ha richiesto alle autorità che aprano un'inchiesta a fondo, perché dal 1996, quando sono iniziate le minacce contro l'organizzazione, non si è fatto niente. Tra il 1996 e il 1997 si sono ricevute il maggior numero di minacce contro l'avvocato ed altri componenti del Pro, come Enrique Flota e Pilar Noriega, che allora si occupavano di casi di presunti zapatisti detenuti.

Nel 1999 e nel 2000 la Procura aveva almeno tre denunce, che si integrarono in una sola pratica più un'altra ancora per il sequestro di Ochoa in casa sua: "c'è da lamentare che non siano andate avanti queste denunce. Vogliamo adesso, dopo la morte di Digna Ochoa, che s'investighi a fondo", hanno reclamato.

È preoccupante il fatto che accanto al cadavere ci fosse una nuova lettera di minacce di morte contro i componenti del centro.

Hanno ricordato che Ochoa si separò dall'organizzazione un anno fa, decidendo di operare in modo indipendente ed attualmente il caso più importante che seguiva era quello dei due ecologisti del Guerrero detenuti.

Adrián Ramírez López, presidente della Lega Messicana per la Difesa dei Diritti Umani, ha ricordato il tentativo di sequestro contro Digna Ochoa: nell'ottobre del 1999 vari soggetti entrarono in casa sua, la imbavagliarono, le bendarono gli occhi e la interrogarono per circa nove ore, per poi abbandonarla legata mani e piedi sul letto, vicino ad una bombola di gas aperta. Allora era riuscita a slegarsi ed aveva cercato di telefonare, però la linea era stato tagliata.

Coloro che l'avevano attaccata le facevano domande sull'attività del Pro e sui presunti contatti negli stati di Guerrero, Hidalgo, Puebla e Oaxaca; sui rifugi dell'EZLN e dell'EPR, così come sui comandanti Antonio e Aurora, dell'ERPI.

"Ricordiamo pure che adesso si stava occupando del caso dei fratelli Cerezo Contreras, accusati di appartenere alle FARP, che sono stati arrestati dopo i petardi nelle succursali di Banamex. La loro prima udienza è per il 22 ottobre. Non si può essere sicuri che sia in relazione con l'omicidio, però diciamo solo che c'è questa coincidenza, che lei partecipava alla difesa giuridica insieme con Bárbara Zamora".

Resta da segnalare che si è recato sul luogo del fatto il presidente della CDHDF, Emilio Alvarez Icaza, che ha detto al procuratore che la sua organizzazione seguirà molto da vicino le investigazioni.


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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