LA JORNADA - GIOVEDÌ 20 SETTEMBRE 2001

REPORTAGE

La sconfitta del PRI nel 2000 ha accentuato la sua frattura

Paz y Justicia, diviso

HERMANN BELLINGHAUSEN - INVIATO

Union Juarez, Sabanilla, Chis. 19 settembre - Enigmatico, però chiacchierone, Ciro, un contadino di questo ejido, traccia un panorama dell'organizzazione che inizialmente si conobbe col nome di Desarrollo, Paz y Justicia. Per incominciare, "è divisa", afferma. In questa valutazione coincide con diversi osservatori della problematica della zona nord, sia religiosi sia di organizzazioni non governative. Ciro dimostra uno speciale interesse a parlare con me.

"Quando c'è stata la frattura fra loro, nel 2000, hanno voluto formare un'altra organizzazione. Sono andati a chiedere a Sami David di convalidare la UCIAF (Unione Contadina Indigena Agricola e Forestale), perché dicevano che il nome Paz y Justicia è infangato. Però proprio quelli di Paz y Justicia non hanno accettato. Quelli dell'UCIAF, che sono con Samuel Sánchez, si chiamano 'nuovo PRI', però prima si sono avvicinati all'alleanza di Pablo Salazar Mendiguchía. Adesso sono contro l'alleanza e vogliono dar vita alla loro organizzazione".

È evidente che la sconfitta priista nelle elezioni statali ha danneggiato le basi del gruppo antiguerriglia, strutturato nell'organizzazione sociale Desarrollo, Paz y Justicia. Adesso i suoi dirigenti cercano di sopravvivere, e con loro le basi, in un nuovo clima politico. Perciò succedono cose insolite. "Quelli di Paz y Justicia, o 'vecchio PRI', hanno voluto fare un'alleanza con il PRD e il PAN".

Secondo il dichiarante, che si definisce perredista, anche se gli zapatisti (che ci sono in questa comunità, dato che qui c'è di tutto) lo considerano più come amico di Paz y Justicia: "Samuel Sánchez si è aggregato al governo di Salazar, però nelle sue terre lavora per il PRI".

Ciro termina la sua descrizione del panorama elettorale e partigiano dei paramilitari: "Quindi, il vecchio PRI sta chiamando la sua gente a depositare il suo voto per il PRD e se vincono la presidenza municipale, significa che hanno distrutto il 'nuovo PRI'. Perciò la UCIAF si è messa in contatto anche con il PAN. Per ogni evenienza".

Solo il Centro di Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas ha dichiarato che Paz y Justicia è responsabile di più di 40 omicidi e di un numero non precisato di sparizioni negli ultimi sette anni. Desarrollo, Paz y Justicia, con presenza in Yajalón, Tila, Salto de Agua, Tumbalá, Palenque e Sabanilla, ha portato avanti progetti produttivi, campagne elettorali e azioni armate contro la popolazione civile. L'organizzazione di origine priista ha sempre chiamato "autosfollati" la gente espulsa dalle comunità. Secondo Paz y Justicia, se ne sono andati perché l'hanno voluto, per provocare maggior confusione (dalla relazione di SIPAZ: "Zona nord, violenza a fior di pelle", novembre 1999).

Nell'aprile 1999, un ex-operatore radio di Paz y Justicia aveva lanciato segnali molto forti a uno dei corrispondenti della Jornada: "Qui non c'è pace né giustizia, ci stiamo solo ammazzando tra fratelli, tutto per colpa del governo e dei dirigenti di Paz y Justicia, che approfittano della gente a proprio vantaggio. C'è gente che ruba ed uccide... più nessuno li controlla, neanche i loro dirigenti".

Le contraddizioni interne, la disputa sui bilanci e la sconfitta elettorale del PRI l'anno scorso hanno messo a nudo le divisioni dell'organizzazione "consentita" dal zedillismo e dalle forze dell'ordine. Nel 1998, Paz y Justicia si gloriava di controllare più di 200 comunità. Oggi, le sue diverse frazioni ignorano l'autentica entità della loro influenza; molto meno ancora ne sanno i governi municipali, le istanze federali e statali che hanno dato respiro all'organizzazione fin dalla sua origine. È improbabile che le elezioni di ottobre prossimo chiariscano questa incognita.

Nonostante tutto, la logica dei riaggiustamenti della "contra" è impeccabile. Non mollare la nave dello stato ed i programmi di sviluppo. Un pragmatismo elastico, opportunista al massimo. Se no, come leggere quelle dichiarazioni di Samuel Sánchez per uscire fuori del naufragio alborista lo scorso novembre?: "Sì, c'è stata una relazione istituzionale con l'Esercito, però dobbiamo riconoscere che grazie al loro arrivo è diminuita la violenza, dato che non si poteva più transitare liberamente nella zona. Il reale problema di divisione lo ha creato il governo, soprattutto quello di Albores Guillén, che è un autentico maestro nell'armare e disarmare conflitti" (Semanario Paginas - 5 novembre 2000, intervista di Daniel Pensamiento) .

Pochi giorni prima di queste dichiarazioni, il 27 ottobre, l'Unità Specializzata per l'Attenzione ai Delitti Commessi da Possibili Gruppi Civili Armati, della Procura Generale della Repubblica, aveva arrestato Sánchez, ex deputato locale priista, e Marcos Albino Torres, ex militare e ex reggente di Tila, insieme con altri membri di Paz y Justicia, per aver partecipato ad un'espulsione in El Paraíso (Yajalón). Erano accusati di porto d'arma di uso esclusivo dell'Esercito, delinquenza organizzata, terrorismo, associazione delittuosa, sommossa, spoliazione, danni a proprietà altrui, provocazione e apologia di reato.

In quell'intervista, Sánchez ha affermato che Albores Guillén aveva formato "un gruppo di politici per dividere ed appropriarsi del controllo di Paz y Justicia", e aveva segnalato come partecipanti a questo gruppo l'ex segretario di Governo, Alfonso Utrilla, un biologo di cognome Castellanos, oltre ai presidenti municipali di Tila, Sabanilla e Tumbalá. "Si è anche alleato con il principale cacique cafetalero della regione, Jorge Utrilla, che adesso è il leader dell'ala radicale dell'organizzazione Paz y Justicia", aggiungeva durante il suo incarceramento di pochi mesi in Tuxtla Gutiérrez. Questo gruppo alborista pretendeva di "destabilizzare la regione chol per ostacolare il governo entrante di Pablo Salazar Mendiguchía".

Sono rimasti poco agli arresti questi dirigenti e presunti paramilitari. Nessuna istanza giudiziaria ha portato avanti delle pratiche che li incolpasse a sufficienza per processarli. E sono tornati alle loro attività come se niente fosse. Negli ultimi mesi si sono segnalati come promotori di un'altra organizzazione, UCIAF, e per le aggressioni contro le basi d'appoggio dell'EZLN che ci sono state a Roberto Barrios.

La Rete dei Difensori Comunitari ha denunciato appena la settimana scorsa varie aggressioni di membri di Paz y Justicia in quella comunità del municipio di Palenque, dov'è ubicato un Aguascalientes zapatista. Secondo la rete, le aggressioni perpetrate da membri di Paz y Justicia sono di nuovo aumentate negli ultimi mesi.

È il momento di ricordare che da quando è iniziato l'esperimento paramilitare nella zona di conflitto, ci sono state altre vittime, le espulsioni di zapatisti continuano e nessuno ha disarmato coloro che sono responsabili di varie morti, dell'attacco a vari villaggi, coloro che devono migliaia (milioni?) di pesos per danni a case e campi coltivati. Sono i responsabili diretti del fatto che nel nord dello stato di Chiapas migliaia di indigeni vivano nell'esilio e che non s'intraveda una soluzione reale, ma solo un prevedibile trasformismo elettorale: perché niente cambi?


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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