La Jornada - GIOVEDÌ 19 LUGLIO 2001

Saccheggi, assalti, animali sacrificati e aggressioni fisiche e verbali

Denunciano comunità zapatiste che cresce pericolosamente la minaccia di paramilitari

L'organizzazione Paz y Justicia fa "processi" sommari a ejidatari

Ci fanno pressione perché accettiamo il piano Progresa

Osservatori stranieri sono stato perseguitati

HERMANN BELLINGHAUSEN INVIATO

San Cristóbal de Las Casas, Chis., 18 luglio - Secondo ripetute denunce tanto del municipio autonomo El Trabajo come delle autorità ejidali di Roberto Barrios, la minaccia paramilitare cresce pericolosamente e velocemente. Ci sono persone minacciate di morte, case saccheggiate, agnelli sacrificati, assalti, accuse false e "processi" sommari da parte di membri di Paz y Justicia, oltre ad aggressioni fisiche e verbali contro basi d'appoggio zapatiste e gli accampamentisti, sabotaggi contro la clinica regionale e la scuola autonoma, pressioni per accettare il Progresa e in generale un clima di ostilità. Ci sono, addirittura, confessioni di parte dei paramilitari.

In un documento reso noto oggi, il presidente del commissario ejidale di Roberto Barrios denuncia che un membro di Paz y Justicia, in stato di ubriachezza, poche notti fa ha minacciato tre contadini zapatisti: "Ha detto che ognuno del suo gruppo paramilitare è pagato con 30 mila pesos e che li avrebbe ammazzati". Al mattino, gli zapatisti minacciati "hanno trovato un machete infilato nella porta, un pollo morto e mancava un tacchino".

In varie lettere inviate alla stampa e alle organizzazioni dei diritti umani, le autorità ejidali della comunità nella selva nord, dove si trova il quinto Aguascalientes zapatista, denunciano tutto. Se alle aggressioni di Paz y Justicia si aggiungono i recenti movimenti militari nell'area, si può concludere che la situazione a Roberto Barrios è piuttosto grave. Sorvoli a bassa quota di elicotteri, pattugliamenti nelle vicinanze, incursioni di un convoglio militare nella comunità vicina a Samaritano, posti di blocco nel crocevia di Chancalá Zapote e pressioni dirette contro Luis Echeverría Alvarez, altra comunità zapatista del municipio autonomo.

Messaggi intimidatori

La notte dell'8 luglio, il pezzo di terreno del signor Antonio è stato invaso da sconosciuti, mentre i lavoratori si trovavano fuori. Gli agnelli grandi sono spariti e le pecore sono state disperse per la selva perché morissero da sole. Mancano anche una vanga e un coltello e sono stati distrutti a colpi di machete una sella e altri attrezzi, così come diversi utensili domestici. Sopra un tavolo gli aggressori hanno scritto in modo sgrammaticato insulti e minacce contro don Antonio.

Per le autorità ejidali, questo "non è un fatto isolato dato che, come abbiamo detto in precedenti denunce, la comunità ha sofferto e continua a soffrire atti di questo tipo". Questo fa pensare agli ejidatari zapatisti che esista una relazione tra tutti gli avvenimenti, insomma "sono il prodotto di un gruppo organizzato che attenta alla vita quotidiana in questo posto".

La notte del 9, uno sconosciuto ha tentato di entrare nella casa di una delle autorità ejidali, probabilmente per rubare il denaro della camionetta della comunità. Essendo stato scoperto, il ladro s'è dato alla fuga. Martedì 10, nel pomeriggio, don Antonio ha trovato morti gli agnelli che gli erano stati rubati il che, secondo i denuncianti, accentua la gravità del fatto, dato che dimostra l'accanimento degli "aggressori scontro le persone e la mancanza di un interesse economico come in un autentico furto".

Lo stesso martedì, dopo un incidente lungo la strada tra l'autista del camion della comunità e quello del Progresa, il commissario ejidal priista Francisco Gómez Pérez ha pronunciato un discorso con l'altoparlante della Segreteria di Educazione Pubblica (SEP), accusando il guidatore d'aver aggredito l'impiegato di Progresa. Gómez Pérez, secondo la denuncia, "ha minacciato di portare la Sicurezza Pubblica per sgomberare le basi d'appoggio zapatiste" e poi "ha invitato" la gente della comunità a iscriversi al Progresa per salvarsi dal venir "espulsi".

L'oratore "ha parlato molto male" di un catechista che aveva da poco ricevuto minacce di morte per aver criticato in pubblico il Piano Puebla Panama. In seguito, il commissario priista, vincolato con il gruppo paramilitare Paz y Justicia, ha proferito minacce contro "le autorità che sono basi d'appoggio zapatiste ed il loro rappresentante, dicendo che un qualsiasi giorno lo possono prendere per portarlo in carcere". Ha anche criticato la comunità "perché permette la presenza di osservatori internazionali" sulla sua terra.

La notte del giorno 11, tre contadini, basi d'appoggio dell'EZLN "sono stati minacciati nelle loro case da Salvador Gómez Pérez, che era ubriaco". L'aggressore, fratello di Francisco - l'oratore dell'altoparlante - "ha detto agli zapatisti che ogni persona del suo gruppo (Paz y Justicia) era pagata con 30 mila pesos" e che erano pronti "per ammazzarli".

Il giorno 13, le autorità ejidali priiste hanno fatto un "processo" all'autista e ai suoi due aiutanti e a Salvador Gómez Pérez, per le aggressioni contro gli zapatisti. Il "processo" è stato presieduto da Carlos Méndez Hernández, Germán Mendoza Hernández, "capo di Paz y Justicia", e da Francisco Gómez Pérez, commissario della parte priista della comunità e anche presunto dirigente del gruppo paramilitare. "Le autorità zapatiste non sono state invitate, né nessuna base d'appoggio dell'EZLN".

Secondo quanto dicono gli autonomi in un'altra denuncia, datata lo stesso giorno, l'autista ha riconosciuto che andava ubriaco e che non sapeva che aveva fatto. Le autorità priiste gli hanno richiesto una "multa" di 3 mila pesos: "Alla fine ha dovuto pagare mille 500 pesos, per paura. Salvador invece fu perdonato perché suo fratello è l'autorità. L'autista non lo perdonarono perché benché non sia zapatista, a volte aiuta gli autonomi".

L'autorità ejidale dichiara: "Diamo la responsabilità ai priisti per qualsiasi fatto violento succeda e denunciamo che, come sempre, il Progresa è usato per dividere le comunità, dato che stanno obbligando tutti a iscriversi a questo programma e a mandare i figli alla scuola ufficiale".

Il gruppo degli accampamentisti nazionali e stranieri che si trovano in Roberto Barrios hanno fatto un'altra denuncia. Giovedì 12 luglio, mentre un gruppo di osservatori internazionali stava effettuando lavori di pulizia vicino alla cucina dell'accampamento, Humberto Balcázar Mendoza, segnalato dagli zapatisti come "capo paramilitare e collaboratore di Migración, si è soffermato davanti all'Aguascalientes per redarguire una delle ragazze. Non ottenendo risposta è entrato nel terreno dell'accampamento civile per aggredire gli osservatori internazionali, "tanto verbalmente come fisicamente". Di fronte a questa situazione, loro hanno chiesto aiuto agli indigeni che proteggono il luogo. Allora l'aggressore è fuggito in fretta e furia.

Secondo quanto scrivono gli osservatori internazionali, in una denuncia avallata dai presidenti del commissariato e dal Consiglio di Vigilanza dell'ejido Roberto Barrios, "questa nuova aggressione si inquadra dentro l'attuale situazione di tensione che si vive nella comunità". Poi, enumerano diversi fatti che confermano l'ostilità crescente contro gli autonomi e la società civile".

Tra gli attacchi diretti contro l'accampamento di pace, il documento in questione afferma che gli osservatori lì presenti sono aggrediti con lanci di pietre e insultati dentro e fuori l'accampamento, oltre ad essere oggetto di altri atteggiamenti ed azioni intimidatori, come l'apparizione di frasi dileggiatrici e xenofobe cesellate nelle rocce delle cascate, il furto di macchine fotografiche, denaro, passaporti ed altri oggetti di valore. "Di fronte al progressivo aumento della pressione tanto psicologica come fisica e prevedendo future aggressioni, noi osservatori internazionali che ci troviamo nella comunità di Roberto Barrios, denunciamo e denunceremo qualsiasi tipo di aggressione", conclude la denuncia degli accampamentisti.


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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