da LA JORNADA - GIOVEDÌ 19 APRILE 2001

Allevatori, piccoli proprietari e ejidatari assicurano che saranno danneggiati

Protestano in Chiapas contro la legge indigena

ELIO HENRIQUEZ E ANGELES MARISCAL - CORRISPONDENTI

San Cristóbal de Las Casas, Chis., 18 aprile - Allevatori, piccoli proprietari e ejidatari, profughi della cosiddetta zona di conflitto da sette anni, hanno marciato oggi per questa città per chiedere al Parlamento di non approvare l'iniziativa su diritti e cultura indigeni nei termini in cui fu elaborata dalla Cocopa, perché al posto di risolvere il conflitto "ci farà dividere e scontrare di più".

Jorge Constantino Kánter, dirigente dei più di 3 mila manifestanti, ha detto: "Che sia chiaro: se non si analizzano bene i termini della riforma indigena, la legge non si potrà applicare nei municipi indigeni del Chiapas, perché non lo permetteranno proprio gli abitanti di questa zona".

Ha assicurato che nell'iniziativa della Cocopa - inviata al Senato agli inizi di dicembre dal presidente Vicente Fox - "ci sono molte ambiguità", in ciò che è relativo alla collettività, all'autonomia e agli usi e costumi.

Perciò ha chiesto: "Che si determini esattamente che cos'è l'autonomia e il rispetto della territorialità, perché questo non è chiaro; anche la situazione degli usi e dei costumi, perché applicarli là dentro sarà impossibile, dato che ci sono dei casi che a cinque chilometri di distanza c'è una comunità tzotzil, una tzeltal e un'altra tojolabal e non è possibile che vogliano decidere loro e scegliere".

Ha insistito che trasformando in legge l'iniziativa tale e quale com'è, "tutti ci dovremo assoggettare e ci danneggerà anche noi meticci, perché la giustizia si farà tramite usi e costumi e questa autonomia non permetterà alle autorità di far fronte alla situazione. È molto rischioso".

Militanti dell'organizzazione paramilitare Paz y Justicia hanno avuto una riunione lo scorso fine settimana nella zona nord del Chiapas, nella quale si sono messi d'accordo per richiedere alle autorità la cancellazione degli ordini di cattura contro di loro, la liberazione dei detenuti del movimento e l'indennizzo alle vedove e agli orfani dovuti agli scontri con l'EZLN tra il 1995 e il 1997.

La riunione è stata vigilata da poliziotti di Sicurezza Pubblica, per la possibilità di uno scontro tra membri di detta organizzazione e disertori della stessa.

Secondo quanto riferito da Jacinto Pérez, commissario ejidale del villaggio Jesús Carranza, ubicato vicino a Sabanilla, gli ex-leader dell'organizzazione - espulsi per malversazione dei fondi - avevano convocato una riunione parallela in una casa ubicata a fianco della prima riunione.

Il gruppo dissidente capeggiato dall'attuale deputato del PRI, Raymundo Hernández, e dall'ex-parlamentare Samuel Sánchez, attualmente detenuto nel carcere di Cerro Hueco, pretendeva provocare uno scontro, per cui la riunione è stata sospesa temporaneamente e i militanti se ne sono andata in carovana, seguiti da un convoglio della polizia di Sicurezza Pubblica dello stato.

Martedì scorso i 400 delegati si sono riuniti per più di otto ore in Sabanilla, vigilati da poliziotti statali...


(a cura del Comitato Chiapas di Torino)



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