La Jornada 18 giugno 2001

Discusso corpo di élite guatemalteco

Militari messicani si addestrano con i kaibiles

JESUS ARANDA

Considerati i militari più temuti per la loro capacità di sopravvivere nella selva, per non intenerirsi in qualsiasi situazione e... per violare i diritti umani durante la guerra che per anni ha vissuto il Guatemala, i kaibiles si sono guadagnati la fama di essere il corpo di élite meglio addestrato a livello mondiale in condizioni di sopravvivenza nella selva. E benché fosse un segreto di pulcinella nelle forze armate che militari messicani avessero sostenuto questo corso, questa è la prima testimonianza pubblica di ciò.

La Jornada presenta l'esperienza vissuta da uno dei circa 40 ufficiali - dell'Esercito e dell'Armata del Messico - che con l'appoggio delle loro istituzioni hanno ricevuto l'addestramento di controinsurrezione e antiguerriglia nella selva di Otum Petec, vicino alla frontiera del Messico.

La rudezza e il realismo dell'addestramento di otto settimane che si svolge nella selva del Guatemala si desume dal fatto che meno del 50 per cento di quelli che lo iniziano lo terminano; nonostante abbiano assistito addirittura berretti verdi dell'Esercito statunitense, solo uno si è laureato, mentre almeno 40 soldati e marinai messicani hanno compiuto la loro missione e ricevuto con tutti gli onori il loro distintivo di kaibil, così come uno scudetto con un teschio e un basco porpora che li accredita come "soldato speciale".

In Messico, scelti internamente dall'Esercito e dall'Armata, gli eletti devono ricevere un addestramento previo di almeno un mese e mezzo per sopportare l'addestramento in Guatemala: "Il kaibil si caratterizza per l'azione in piccoli gruppi di sei elementi, per entrare nella zona nemica di sorpresa, non un lavoro di annientamento, ma di minacce e per contenere le azioni sovversive. Non ci si prepara per radere al suolo in situazioni difficili, anche se potrebbe accadere se la situazione lo meritasse, però non si ci prepara per ciò".

Al loro arrivo all'accampamento di addestramento, agli ufficiali sono tolte le loro insegne, lì sono tutti uguali e non possono comandare a nessun subalterno; non hanno orario, tanto possono farli alzare a mezzanotte, come mandarli a dormire in piena luce del giorno e svegliarli dopo cinque minuti; la loro dieta quotidiana di riso e fagioli devono divorarla con le mani in meno di tre minuti, che è il tempo che hanno per questo; inoltre, non sanno quando né come torneranno a mangiare.

La premessa fondamentale dell'addestramento è che il soldato sia capace di rispondere di fronte a qualsiasi contingenza, per cui è perseguitato fisicamente e psicologicamente dal primo momento. Questo include il realismo di un campo di prigionieri, combattimento corpo a corpo, prove di fiducia - come buttarsi da un ponte in un torrente con gli occhi bendati - e compiere una missione di due settimane in un'isola deserta in cui devono applicare tutte le conoscenze acquisite.

L'addestramento è tanto reale, che ogni settimana fanno check-up medici ai partecipanti per vedere il loro stato di salute; ci sono situazioni in cui gli stessi medici raccomandano di terminare l'accampamento per evitare un maggior deterioramento della salute.

Per la prima volta, i soldati sperimentano la fame... Fame che li porta a cercare tra i rifiuti dell'accampamento qualcosa da mettere in bocca quando li hanno castigati e lasciati senza mangiare per non aver rispettato l'addestramento. Fame che li porta, a un certo punto, a mangiare con le mani un cagnolino che danno loro all'inizio dell'addestramento, e che devono curare come sé stessi; ma arriva il momento in cui le circostanze e la mancanza di cibo li porta a cibarsi della loro mascotte, utilizzando le tecniche di sopravvivenza acquisite, che permettono loro di togliere la pelle all'animale, berne il sangue e mangiarsi crudo il cane.

Invece, non vengono mai picchiati dagli istruttori e possono decidere in qualsiasi momento di abbandonare l'addestramento e vengono rimandati immediatamente al loro luogo di origine.

L'ufficiale riconosce la brutta fama dei kaibiles guatemaltechi, soprattutto per le violazioni dei diritti umani che hanno commesso contro la guerriglia del loro paese in anni recenti; però afferma che le conoscenze acquisite hanno migliorato le loro capacità e li hanno preparati per utilizzare in un dato momento le loro attitudini per affrontare gruppi sovversivi o guerriglieri che attentano all'ordine stabilito.

Senza dubbio, afferma che mai attaccherà il suo popolo, perché è costretto a difenderlo da qualsiasi gruppo sovversivo interno o da qualsiasi minaccia esterna.

Il fatto che li si metta in coppia, li obbliga anche a sviluppare il cameratismo, si insegna loro a non lasciare mai un compagno ferito nel campo di battaglia e a lottare per uscirne insieme, qualunque sia la situazione in cui si trovano.

Tanto l'Esercito come l'Armata emettono ogni anno un bando di concorso perché gli ufficiali frequentino il corso; ci sono quattro posti per i soldati, mentre ai marinai sono assegnati due posti. Quando hanno ricevuto risorse sufficienti per acquistare l'equipaggiamento necessario si trasferiscono in Guatemala, dove dopo aver fatto i documenti all'ambasciata messicana di questo paese sono portati per via aerea al campo di addestramento.

- L'addestramento com'è?

- È intimidazione tanto fisica quanto psicologica. Consiste nel fare pressione su ogni singolo elemento, che sia soldato o altro, renderlo capace a reagire istintivamente in ogni momento di fronte a situazioni difficili. Inizialmente uno pensa che il corso non è necessario, non gli trova un senso, ma mentre si va confacendo al corso, si rende conto che esistono certe attività che per istinto ti fanno reagire, così ti persuadi che le intimidazioni hanno uno scopo.

"Un esempio? All'improvviso ti dicevano, a terra, fermi!, e così uno se ne sta fermo e a terra, lo facevamo un'infinità di volte e arriva il momento di un'operazione, di un'imboscata, di un pattugliamento e all'improvviso si sente una detonazione e la prima cosa che uno deve fare è coprirsi istintivamente".

- Mi sembra di capire che nell'intimidazione é compresa anche l'autostima, l'orgoglio.

- Sì, niente di più che per avere forza mentale; uno sa che è parte dell'addestramento e che serve, non perché realmente si richieda che questo elemento sia minacciato e così via, allora quello che uno deve fare è non pensare in una certa maniera a tutto quello che gli dicono, perché si sa che è parte dell'addestramento.

- Per quante settimane vi addestrano?

- Otto settimane.

- E l'accampamento, quanto tempo dura?

- Nel centro di addestramento, sei settimane; dopo uno viene trasferito in un'altra area.

- E quali sono le materie?

- In queste sei settimane uno impara a leggere le mappe, a pattugliare, impara cos'è la guerriglia, l'informazione, la controinformazione, le imboscate, le controimboscate, le tecniche di antiguerriglia, controguerriglia...

- C'è un'esercitazione concreta a cui tutti devono partecipare?

- È la sopravvivenza di tre giorni in cui uno viene lasciato in un'isola e deve trovare una missione da compiere... Il bisogno stesso di mangiare fa sì che uno si sforzi di più, ma lo sforzo deve essere mutuo, perché non sto facendo niente di più dell'addestramento, anche se mi affiancano un elemento a caso, che è come la mia ombra; entrambi dobbiamo rispettare certe regole; così, se quello é ferito, eccetera, io devo aiutare lui e la sua squadra, le sue armi e altro.

"Ci sono anche prove individuali e prove a coppie; in ogni modo uno inizia con mille punti, e sia che il suo punteggio si abbassi o si alzi, si chiedono come minimo 700 punti per laurearsi; se non ottieni questo punteggio puoi anche finire il corso, però non necessariamente ti laurei; quello che fanno è che ti danno un attestato di partecipazione e un invito".

- Che tipo di operazioni svolgono?

- Si punta a un determinato obiettivo; ci assegnano una missione e uno organizza la sua pattuglia, fa il suo piano e dà compiti specifici a ciascun elemento nella conduzione di una pattuglia per arrivare a un determinato punto; ci si può trovare in mille diverse situazioni, una delle quali può essere che ci sia un corso d'acqua e che si debba organizzare la pattuglia e fare un ponte perché passino tutte le persone, tutto il materiale, tutta la squadra, le munizioni senza che si bagnino; allora, se si arriva a questo obiettivo, si raggiunge quello che si chiama la graduazione di montagna, che non è niente altro che la consegna del parche che distingue uno come kaibil - che consiste in un teschio che si cuce a una manica della divisa - e che si consegna due giorni prima di terminare il corso, quando hai accumulato i 700 punti.

"Te lo consegnano in una busta, ma questo non vuol dire che sei già laureato".

- E che cosa può succedere in quei due giorni?

- Si può dormire durante un pattugliamento, si può dormire mentre sei di guardia, allora ciò porta questo elemento a dover raccogliere le sue armi, i suoi razzi esplosivi e ad andarsene; questo è successo a elementi che erano a quattro ore dalla loro laurea, che avviene con la consegna del basco da kaibil.

"A me è successa questa situazione, mi è venuta la febbre nella campagna finale; nel mio subconscio era come se stessi dormendo e mi davo degli schiaffoni e ascoltavo... 'Aspettiamo che il messicano dorma per prendere le sue armi e scappare'. ... se uno va per fare un corso, meglio andarci con l'idea di ottenere un buon posto, non di andare a provare; chi va a provare com'è il corso, non lo termina".

- Quali sono state le esercitazioni meno usuali?

- Per esempio, mettere qualcuno dentro un torrente e tenerlo lì un tempo stabilito perché il corpo si possa indurire e si possa mentalmente rafforzare, per poter contare su questo in situazioni difficili e poter resistere; sono cose che a molta gente possono sembrare soprannaturali, però che realmente succedono in situazioni di guerra. Il Messico, grazie a Dio non è stato in guerra (sic), però se dovesse cominciare succederanno cose reali; tutto quello che si fa lì al corso si adatta alla realtà che a un certo momento potrebbe accadere qualche giorno.

- In Messico usano le decorazioni del corso?

- Qui in Messico no, perché il regolamento per quanto riguarda la divisa esige che tutti siamo uguali, però sì, io uso il mio distintivo - che mostra orgoglioso - , in cui la parte nera significa le operazioni notturne, quella azzurra le operazioni diurne, il resto simbolizza l'unità di forza che caratterizza i kaibiles, così come il fagiano che è il simbolo del Guatemala.

- Qualcosa che non le è piaciuto del corso?

- È stato necessario e deve essere così, per potere addestrare un elemento e poter fare un soldato speciale.

- Quando è arrivato le hanno dato degli ordini? Che le hanno detto?

- Di fatto, quando arriviamo ci dicono che non si può ordinare ai soldati, non dobbiamo cercare cibo, non dobbiamo dormire in situazioni tattiche, non dobbiamo disobbedire a ciò che ci ordinano, non si devono usare mezzi (indebiti) per passare gli esami... c'è da rispettare anche le prove di fiducia, che oltre a lanciarsi da un ponte con gli occhi bendati includono la marcia forzata; la più pesante è di 55 chilometri, parti alle otto della sera e arrivi all'una del pomeriggio e segui l'istruttore, vai qualche giorno col tuo zaino, la tua arma... Nello zaino hai l'equipaggiamento necessario: una divisa, biancheria, medicine, cose per la pulizia personale, cose utili per le armi, stivali, tutto ciò impermeabilizzato, perché se piove resta asciutto e lo zaino non pesa molto. L'arma che si porta ha sette caricatori.

Ritornando, uno non è matto per niente...

"Combatti corpo a corpo, allora sì ce le davamo; a un compagno hanno rotto due costole e lo hanno mandato via perché è diventato inutile".

- Ci sono state conseguenze quando è ritornato in Messico?

Dopo averci pensato un po' commenta:

- I primi giorni uno sogna; a me è successo che stavo dormendo, mia sorella mi toccava e mi alzavo di colpo; ero molto sensibile, però che uno diventi matto, no per niente!

"Però ricordo che lo stesso bisogno di mangiare ti faceva cercare il cibo nei bidoni della spazzatura; c'è chi dice com'è possibile? però è la fame, che senti a partire dal secondo giorno; non era mangiare per mangiare, ma il corpo a cui serve cibo per poter proseguire, come un veicolo a cui serve benzina".

Orgoglioso d'aver concluso il corso, afferma che la sua preparazione permette alla sua istituzione di poter contare su gente preparata ed addestrata a rispondere immediatamente in caso che il paese ne abbia bisogno.

UN ADDESTRAMENTO CHE PUÒ COSTARE LA VITA

- Quale è stato il momento più pericoloso?

- Il campo dei prigionieri o la pista degli granaderos... C'era un istruttore che stava dando lezione con delle granate a mano, aveva una trincea grande e dietro di lui una ringhiera di protezione. Stava dando lezione ed eravamo tutti attenti, allora ha tolto la sicura, lancia la granata e salta e ovviamente noi tutti siamo saltati nella trincea e pum!, è esplosa e se uno non fosse stato allerta ci sarebbero state delle conseguenze.

Non si avvisava, continuamente si doveva stare attenti.

O nel campo dei prigionieri, uno nell'accademia di evasione, di repente ti passavano ad un'area di addestramento. Mi hanno messo in una cella piena d'acqua, in ginocchio, lì sono stato per ore, non sentivo più nemmeno le gambe e io dovevo tenere sollevata la faccia per poter respirare e se l'abbassavo tutta l'acqua mi entrava dal naso, mi doleva il collo, dovevo riposare e sopportare un poco con la respirazione, con gli occhi bendati. Quando mi hanno tirato fuori di lì non potevo camminare, mi hanno tolto la benda e ho visto compagni che venivano messi in una tanica con una borsa sulla faccia e quando li levavano volevano respirare, altri compagni li mettevano in acqua di testa.

Era quello che succedeva nel campo dei prigionieri, lì trattano uno come se fosse lì, però non ci sono mai pestaggi. Chi non vuole rimanere, da questo momento può dire io mi ne vado.


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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