La foja coleta

18 aprile 2001 - numero 577

Relazione 2000 sui Diritti Umani del Fray Bartolomé

Questo venerdì ci sarà Mons. Samuel Ruiz García

- Amado Avendaño Figueroa -

Il Centro di Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas, presenterà la sua Relazione delle Attività 2000, venerdì 20 aprile, alle 19 ore nel Caffè Museum di questa Città. Sarà presente il vescovo Mons. Samuel Ruiz García che presiede questo Centro per i Diritti Umani.

Nella Relazione Annuale 2000 si presenterà l'analisi del Governo di Ernesto Zedillo e di Roberto Albores Guillén in relazione alla violazione dei Diritti Umani in Chiapas che, comprenderà la problematica agraria, il saldo di sei anni, la Legge di Rimunicipalizzazione, la creazione dei paramilitari, la Procura e l'Amministrazione della Giustizia, tra il resto.

Si farà un bilancio della formazione dei promotori in diritti umani e delle brigate civili di osservazione.

Il Centro di Diritti Umani che ha appena celebrato il suo XII Anniversario dalla fondazione, sta attraversando un momento di chiarificazione sulle linee di orientamento strategico per il suo lavoro. Questo per avere più coscienza del processo delle autonomie indigene per incidere sulla Riforma dello stato e rafforzare i processi organizzativi nella prospettiva di sostenere i soggetti collettivi.

Accompagneranno Samuel Ruiz García, Andrès Aubry, Jorge Santiago, Patricia Gómez, José Paoli e Marina Patricia Jiménez che sarà la moderatrice ed è la Segretaria Esecutiva del Centro per i Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas.


Posto internazionale d'osservazione a Guadalupe Tepeyac

Vigila che non ci sia mobilitazione di forze

- Carlos Herrera -

Senza nessun problema, oggi è stato installato il Posto Internazionale d'Osservazione nella comunità Guadalupe Tepeyac, per monitorare che non ci sia nessun tipo di mobilitazione di forze dell'Esercito Messicano né dell'EZLN.

Si tratta di otto attivisti, cinque di Stati Uniti, due di Canada e una della Svezia, che, previo nullaosta dei profughi di Guadalupe, si sono installati nell'antica cappella di questo villaggio, che adesso è abbandonata dall'incursione dell'Esercito, da più di sei anni.

Secondo Ernesto Ledesma Arronte, direttore in Chiapas di "Globale Exchange", gli stranieri di questo Posto di Osservazione, per 30 giorni, intervisteranno i vari interessati e parleranno con indigeni della regione.

Gli internazionalisti hanno il visto FM3, concesso dall'Istituto Nazionale di Migrazione (INM), l'11 aprile, specifico per Visitante Osservatore dei Diritti Umani e che permette loro di svolgere il lavoro d'osservazione in modo legale in Chiapas.

In un comunicato, "Globale Exchange" informa che "solo fino a che il governo messicano autorizzerà il via dell'Esercito Messicano da Rio Euseba e da Guadalupe Tepeyac, gli abitanti di Guadalupe potranno ritornare".

Al termine di questo lavoro, l'Accampamento di Osservazione Civile, installato da "Globale Exchange", emetterà un rapporto sulla sua osservazione che sarà inviato al Commissario per la Pace in Chiapas, Luis H. Álvarez, all'arc. Fernando Yáñez, inviato dell'EZLN, così come ai componenti della Commissione di Concordia e Pacificazione (Cocopa) e naturalmente ai profughi di Guadalupe Tepeyac, che dal 1995 vivono rifugiati nelle montagne del sudest messicano vicino a La Realidad, principale bastione dell'EZLN.


In Acteal hanno bruciato il caffè come protesta

Il prezzo è troppo basso

- Carlos Herrera -

Acteal, Chis. Disperati e dimenticati dal governo, indigeni profughi del municipio di Chenalhó hanno pregato Dio e hanno bruciato un sacco di caffè in questo villaggio, per richiedere un miglior prezzo e protestare contro lo "sciacallaggio".

La celebrazione, effettuata questa mattina in questa Terra Sacra - dove sono stati assassinati 45 indigeni, il 22 dicembre 1997 - ha incluso varie preghiere e lettura di passaggi della Bibbia, accompagnati dall'organizzazione Squadre Cristiane di Azione per la Pace.

Con uno striscione bianco davanti che diceva: "il libero commercio sviluppa la povertà", il gruppo di indigeni, con uomini, donne e bambini, profughi e sopravvissuti al massacro di Acteal, hanno formato un circolo e pregato inginocchiati proprio quando si bruciava il caffè.

I coltivatori di caffè sono raggruppati nella Unione dei Produttori Maya Vinic, che annovera quasi 700 soci i quali in questo anno hanno lavorato circa 350 ettari di caffè, però i "coyotes" hanno pagato solo 6.5 pesos il chilo, per cui la loro situazione è più difficile.

L'indigeno José Alfredo Jiménez Pérez, è solo un esempio di questa grave problematica in tutte le regioni produttrici di caffè in Chiapas. Egli ha raccolto circa 500 cesti di caffè, che quest'anno ha dato una produzione di 50 chili, guadagnando 400 pesos.

Perciò questo giorno, secondo Antonio Vázquez Gómez, segretario della Maya Vinic, hanno dichiarato che non vogliono venderlo agli intermediari, ma esportarlo direttamente all'estero, perché la contrattazione sia giusta, anche se riconoscono che questo non si è ancora ottenuto.

Hanno richiesto che i governi federale e statale promuovano il consumo del caffè a livello nazionale e internazionale come lo hanno fatto con successo in Colombia e Costa Rica e che si impegnino a proteggere il mercato nazionale, evitando l'importazione di caffè, come l'ha fatto la ditta Nestlé, che ha un nullaosta per acquistare 600 mila sacchi di caffè asiatico.

Aggiunto a questo, i produttori hanno dichiarato che la signora Juana Castro, originaria di Belisario Domínguez, municipio di Motozintla, deve ai membri di Maya Vinic la somma di un milione 10 mila 660 pesos, per il raccolto che comprò da loro l'anno passato.

"Poveri soci e socie, i loro cuori continuano a soffrire, colpiti dalla stessa situazione del governo e dal pesante lavoro", ha detto Antonio Vázquez. Tuttavia, la loro fede in Dio e nella speranza che la loro situazione possa migliorare nei prossimi giorni, fa sì che i produttori continuino a pregare e a promuovere varie azioni, tra queste bruciare il caffè, per mettersi in relazione con i loro antenati e il loro Dio.

José Alfredo Jiménez Pérez, riassume così il rogo del caffè: "Questo significa che dato che non va bene il prezzo del caffè e il governo non fa niente perché migliori, questo rogo è il simbolo di un'offerta a Dio che sa qual è il prezzo di questo caffè".


La foja coleta è una pubblicazione di: EDITORA DE MEDIOS DE COMUNICACIÓN DEL SURESTE S.C.

DIRECTORA: Concepción Villafuerte

EDITOR: Amado Avendaño Figueroa

COLABORADOR: Carlos Herrera

OFICINAS en Calle Venustiano Carranza # 26, Barrio de San Diego, C. P. 29270, Apartado Postal 156, Telefono 67 8-90-62

E-mail: fojacoleta@correoweb.com - San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, Mèxico



(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



logo

Indice delle Notizie dal Messico


home