La carovana zapatista percorrerà...

la strada della miseria indigena

Nonostante che su alcuni punti le loro idee non coincidano con quella dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale(EZLN), diversi gruppi indigeni approfitteranno del passaggio per i loro luoghi d'origine della carovana zapatista nella sua marcia verso Città del Messico, per denunciare e richiamare l'attenzione sull'arretratezza e sull'emarginazione. Indigeni di Oaxaca, Puebla, Veracruz, Hidalgo, Querétaro, Michoacán e Morelos si sono riuniti recentemente per integrare le loro richieste, che vanno dalla mancanza di una legislazione adeguata, all'assenza di opportunità economiche, al pericolo di perdere i loro usi e costumi, fino all'aumento ed alla proliferazione dei problemi di salute, con l'incremento dei fenomeni come l'alcolismo ed l'AIDS.

I corrispondenti di Proceso e dell'Agenzia Notizie Proceso Apro presentano un panorama dei gruppi indigeni in quei sette stati.

Oaxaca: una legislazione inutile

Circa 84 organizzazioni hanno realizzato la prima settimana di febbraio il Forum Statale per i Diritti Indigeni, nel quale hanno denunciato "il deterioramento dei loro sistemi di produzione, delle loro istituzioni sociali e politiche".

Hanno detto che i governi federale e statale bloccano le risorse per le opere sociali, impongono un sistema educativo estraneo alla loro realtà indigena e giudici ed agenti del ministero pubblico non tengono conto delle leggi comunitarie.

Oaxaca, secondo l'INEGI, è la regione che registra il maggior numero di parlanti lingue indigene, con un milione 27 mila 847 persone. In 198 municipi si concentra il 70% della popolazione che parla qualche lingua indigena.

Dei 570 municipi della regione, 431 (il 75,6%) sono considerati con indici di emarginazione alto e circa 418 sono retti dal sistema tradizionale di usi e costumi, vale a dire che non eleggono candidati ma 'autorità'. Benché la legislazione dello stato di Oaxaca in materia indigena riconosca il sistema tradizionale di usi e costumi e punisca diverse forme di discriminazione etnica, non c'è ancora una legislazione sull'autonomia, secondo quanto ha confermato il presidente dei magistrati del Tribunale Statale Elettorale, Francisco Martínez Sánchez.

Il funzionario dice che è necessario contare su strumenti legislativi affinché le comunità indigene "impugnino atti che attentano alle loro tradizioni e costumi, dato che attualmente non c'è una facoltà chiara e precisa che determini che organismo li può riconoscere".

Il dirigente dei Servizi per il Popolo Mixe, Adelfo Regino Montes, c'informa che nei 68 municipi della regione della sierra Nord di Oaxaca si esercita l'autonomia, però non è ancora plasmata nei documenti ufficiali, perché in tutte le costituzioni "si sono dimenticati dei popoli indigeni, ci hanno rifiutato, ci hanno escluso e ci hanno lasciati assolutamente emarginati".

Puebla: Caciquismo, discriminazione...

In gennaio, il governatore Melquiades Morales ha deciso ritardare l'invio del pre-progetto di Legge Indigenista ed ha accettato che per la sua discussione ed approvazione fosse necessario consultare i settori coinvolti, tra loro i sette popoli indios dello stato.

"Questa è una delle poche lotte che abbiamo vinto in decenni. Adesso speriamo che davvero il Parlamento locale e il governo consultino le comunità indigene", afferma il sacerdote Anastacio Hildago Miramón, della diocesi di Tehuacán.

Puebla è il quarto stato con più popolazione indigena, con quasi 1 milione di abitanti, che rappresentano il 25% del totale degli abitanti, con il municipio più povero in tutto il paese - San Miguel Eloxochitlán - abitato da nahua. Dei 217 municipi della regione, 177 sono villaggi indigeni e in maggioranza in condizioni di alta emarginazione.

"Questo è un problema fondamentale. Nelle grandi città dello stato gli indigeni soffrono per la prepotenza dei cachique, per l'emarginazione, per gli abusi ed il razzismo. C'è un ferreo controllo del caffè e degli agrumi, che costituiscono la risorsa economica della regione", afferma Anastacio Hidalgo.

Componente della Rete Regionale di Diritti Umani Cualineminixtli, il sacerdote riferisce che le conseguenze dell'emarginazione e del razzismo sono palpabili: nella Sierra Mixteca i villaggi sono abitati da bambini, donne ed anziani per l'alta immigrazione verso gli Stati Uniti, mentre nella Sierra Nord e in quella Nera le condizioni di sviluppo sono minime e tutti i piani dei governi statali e federali hanno dato benefici solo ai cacique.

Julio Klocner, ricercatore della Benemerita Università Autonoma di Puebla (BUAP), afferma che il governatore Melquiades Morales ha voluto imporre la sua legge indigenista "nel vecchio modo. Hanno integrato un pre-progetto senza consultare i popoli indigeni. Abbiamo avuto una riunione con deputati e senatori locali e lì i raggruppamenti, le comunità e noi accademici abbiamo fatto vedere che ciò non era giusto. Magari non è che ci fosse cattiva volontà, ma senz'altro una ignoranza che stupisce. Questa è una cosa grave".

In fondo, afferma il ricercatore, il pre-progetto" fa ridere. Riconosce gli indigeni come gente con diritto alla loro lingua, ai propri vestiti, alla loro organizzazione e alla loro cultura; manca solo che dicano che riconoscono loro il diritto di camminare e respirare".

Veracruz: alta mortalità infantile

Tehuipango e Mixtla de Altamirano sono i due municipi a più alta emarginazione dei 14 municipi della sierra Zongolica e dei 2 mila 435 municipi del paese. Sono luoghi dove i bambini muoiono per denutrizione e infermità gastrointestinali.

In Tehuipango, per esempio, secondo il Consiglio Nazionale per la Popolazione (Conapo), circa 20 mila indigeni vivono in condizioni precarie, il 95% delle case non ha acqua potabile, l'88% non ha energia elettrica e l'81% manca di fogne.

Secondo un recente studio dell'Istituto Nazionale Indigenista (INI), circa l'85% della popolazione indigena veracruzana patisce di denutrizione, oltre a registrare alti indici di mortalità infantile e materna. Il 14% dei bambini muore per infermità diarroiche e infezioni respiratorie.

Il segretario per la Salute, Mauro Loyo Varela, riconosce che circa 30 mila bambini, il 60% della popolazione infantile della regione, patisce per una denutrizione di secondo grado e il 2% ha gravi problemi per la sua alimentazione.

Così come quei due municipi, nelle altre regioni indigene della regione, come la Huasteca Veracruzana, il Totonacapan, Soteapan, Playa Vicente e El Valle de Uxpanapa, non sono garantiti i diritti universali all'alimentazione, alla salute, all'educazione ed alla casa.

Per questa ragione, dal decennio degli anni settanta, nacque un movimento indigeno che a sua volta generò: l'Organizzazione Contadina Indipendente della Sierra di Zongolica (OCISZ), l'Unione di Tutti i Popoli Poveri (TINAM, secondo le loro sigle in nahuatl) ed il Coordinamento Regionale delle Organizzazioni Indigene della Sierra di Zongolica (CROISZ).

I dirigente della CROISZ, Julio Atenco Vidal, denuncia che in seguito all'apparizione dell'EZLN si scatenò un'offensiva contro queste organizzazioni, che ha dato luogo ad una militarizzazione della regione, soprattutto negli ultimi giorni, da quando è stato annunciato che la marcia zapatista passerà per Veracruz, anche se non esattamente per la Sierra di Zongolica.

Benché a volte i dirigenti di queste organizzazioni siano stati consiglieri dell'EZLN, attualmente hanno una posizione critica verso gli accordi e le riunioni nelle quali si analizzano i problemi indigeni, come nel Congresso Nazionale Indigeno, realizzato nel 1996, "che si ridusse ad un forum di solidarietà e d'appoggio quasi esclusivo all'EZLN".

In un manifesto, la CROISZ riconosce ciò che ha ottenuto l'EZLN, però avverte che i diritti - che siano pieni o limitati - , "sono e saranno sempre delle comunità e dei popoli indigeni e non delle organizzazioni".

Domanda: "Perché si pretende d'ingannare i messicani ed il mondo con l'idea che gli Accordi di San Andrés sono prodotto della lotta, della saggezza e della parola esclusiva dell'EZLN? Questo si può solo spiegare con il loro desiderio di voler decidere la direzione della lotta ed il destino dei popoli indios del paese, come è successo nel febbraio del 1995 in San Cristóbal de Las Casas".

Hidalgo: l'oblio permanente

La Costituzione locale, nel suo articolo cinque, secondo gli hñahñú, gruppo otomí presente soprattutto nel Valle del Mezquital, contiene aspetti generali che devono essere ampliati per concedere maggiori garanzie ai popoli indios.

Il testo costituzionale statale, che non ha sofferto modificazioni in questo punto dalla redazione originale nel 1870, dice alla lettera: "Lo stato di Hidalgo ha una composizione pluriculturale e riconosce i diritti a preservare le modalità di vita e il benessere e lo sviluppo dei gruppi sociali di cultura autoctona, dentro ai loro propri parametri di condotta, fino a che non contrastino norme di ordine pubblico..."

Continua: "La legge proteggerà e promuoverà lo sviluppo delle lingue, degli usi e dei costumi, delle risorse e delle forme specifiche di organizzazione sociale delle diverse comunità che lo compongono e garantirà ai loro componenti l'effettivo accesso alla giurisdizione dello stato; i poteri dello stato, nell'ambito delle loro rispettive competenze, terranno conto delle loro pratiche e dei costumi giuridici delle comunità indigene nei termini che le proprie leggi stabiliscano".

Benché l'INEGI dica che sono solo 320 mila gli abitanti indigeni, in effetti sarebbero 600 mila su 2 milioni 226 mila abitanti, secondo la delegazione statale dell'Istituto Nazionale Indigenista. L'INEGI dà una cifra più bassa perché non considera indigena la popolazione che non parla uno dei 32 dialetti dello stato.

Il Parlamento dello stato non conta su una commissione specifica per risolvere i problemi di questi popoli e pensa che la riforma alla Legge Organica di questo organo, iniziata l'anno scorso, possa includerla.

Povertà, analfabetismo, carenza di servizi, bassa produttività ed emarginazione della donna sono comuni nel Valle del Mezquital, posto dove abita la seconda etnia più importante della regione che vedrà il passaggio della carovana zapatista.

L'omissione millenaria rivela dati significativi per i 36 municipi che formano la regione: tanto la mortalità infantile come la fecondità, sono due volte superiori che nelle famiglie non povere, allo stesso modo va con la denutrizione. Sono senza licenza di scuola elementare il 60% dei giovani e degli adulti e l'analfabetismo è 200% superiore alla media dello stato, che si mantiene al livello del 14,2%. In termini generali, la metà degli indigeni non ha frequentato neanche le elementari.

Oltre questi problemi, la regione del Valle del Mezquital è la terza di Hidalgo con il maggior numero di persone espulse dagli Stati Uniti per la mancanza di opportunità.

Secondo i dati del Coordinamento d'Appoggio all'Hidalguense nello stato e all'Estero, diretto da Dolores Parkinson, soprattutto nella parte sud negli Stati Uniti, abitano 103 mila hidalguensi e in gran maggioranza appartengono a questi gruppi indios.

Per frenare quest'onda migratoria, Sabino Roque Cerroblanco, presidente del Consiglio Supremo Hñahñú, ha stimato che manca la creazione, solo per la regione, per lo meno di 23 mila posti di lavoro, oltre a salari adeguati che vadano più in là del salario minimo o dei 20 pesos diari che si pagano nel campo.

Gli otomí, etnia dalla quale provengono gli hñahñú, benché l'Istituto Nazionale Indigenista li conti a parte, abitano oltre al Valle, in Tenango de Doria, e nell'insieme arrivano ad un totale di 243 mila persone.

Il Consiglio Supremo Hñahñú (CSH), influente in primo luogo sulla regione di Ixmiquilpan - dove i coordinatori dell'accoglienza della marcia zapatista calcolano l'arrivo di 30 mila persone - , non simpatizza del tutto con la via seguita dall'EZLN.

E' d'accordo con gli obiettivi della lotta zapatista "più che non con i loro metodi" e dichiara "superati" alcuni punti delle richieste plasmate negli Accordi di San Andrés Larrainzar.

Sixto Torres, segretario per i conflitti del CSH, ha assicurato che la libera elezione dei loro rappresentanti, come delegati municipali, si rispetta ed è realtà quotidiana. Hanno avuto sindaci, funzionari e parlamentari.

Spiega che la Lettera di Pátzcuaro, documento elaborato 20 anni fa, è equiparabile alle richieste zapatiste contenute nell'iniziativa di Legge su Diritti e Culture Indigene della Commissione di Concordia e Pacificazione.

Quindi nella Riunione e Valutazione in Materia di Diritti e Culture Indigeni, celebrata in Pachuca, hanno riconosciuto la validità delle richieste e delle aspirazioni contenute nel progetto di legge della Cocopa ed espresso il desiderio che il Congresso messicano le approvi.

Querétaro: infermità della povertà

Alcolismo e violenza familiare in gran scala; deficienze nei servizi medici ed accesso limitato all'educazione nella loro lingua materna, sono elementi che sono parte importante della realtà della popolazione indigena in questa regione.

Questo è palpabile anche solo nell'indice di mortalità causato da infezioni - note come "infermità della povertà" -: l'11,4 su cento mila abitanti, un indice appena al di sotto degli stati di Oaxaca, Tabasco o dello stato del Messico, dove vive un numero maggiore di indigeni.

Questi dati fanno parte dei documenti di valutazione realizzati tra il 1998 e il 2000 dalla Commissione Statale per i Diritti Umani, che ha cercato di conoscere lo stato attuale in cui si trovano i diritti elementari di circa 55 mila indigeni, in primo luogo dei gruppi pame e otomí presenti in 97 comunità, concentrate in gran maggioranza nei municipi di Amealco, Tolimán, Cadereyta e Ezequiel Montes.

Jesús Quintana Roldán, visitatore della CEDH, ha anticipato il suo contenuto a Proceso.

Nel 1998, si riscontrò una mancanza di infrastrutture per i servizi di salute: di centri rurali, di personale - soprattutto specialisti - e di medicine. Il problema reale per gli abitanti di molte comunità è che devono camminare per grandi distanze per arrivare ad un centro di salute, il che è complicato o diventa impossibile quando si tratta di malati gravi.

Due anni dopo, il personale della CEDH si trovò con questo panorama: "Le unità mediche hanno più materiale e personale, però i servizi medici continuano ad essere molto distanti. Si sono attrezzate 'case di salute' dove medici o infermieri realizzeranno visite periodiche, però si è constatato che questo servizio non è operativo".

Problemi come la denutrizione dei bambini e l'alcolismo degli adulti - e sempre più fra i giovani - sono aumentati.

Uno dei medici della zona indigena ha annesso la sua testimonianza alla pubblicazione della CEDH: "Le infermità che si presentano sono infermità della povertà, in relazione inoltre con i cambi di clima e le infezione contagiose. Qui sono tipiche le infezioni respiratorie, le diarree e i parassiti, che sono aggravate dalla situazione economica".

Jesús Quintana ha sottolineato che "mentre sussiste la problematica economica, di povertà, di emarginazione, che esiste in molte comunità, indigene e rurali, sarà molto difficile che si ottenga un pieno esercizio del diritto alla salute".

In materia di giustizia, Quintana ha dimostrato che è evidente il bisogno di modificare i codici di procedimento civili e penali, perché si includa un'attenzione speciale alla popolazione indigena.

"Se c'è un conflitto tra loro e si passa da un giudice che non è coinvolto dall'idiosincrasia indigena, le parti non rimarranno soddisfatte. Questi conflitti molte volte potrebbero essere risolti nell'ambito delle autorità della loro comunità, senza andare oltre".

Quello che più ha richiamato l'attenzione della CEDH è stata la crescente problematica in materia di violenza familiare, sorta soprattutto per l'alcolismo. "La donna difficilmente ha la possibilità di denunciare quegli atti di violenza, perché non conosce i suoi diritti. La Commissione ha dovuto entrare nelle comunità per tenere corsi e conferenze sull'argomento".

Michoacán: niente è gratis

Condannati alla miseria vivono poco più di 650 mila indigeni michoacani concentrati in tre enclavi: Meseta Purépecha, Gruppo Nahua della Costa e regione Mazahua - Otomí.

La Costituzione locale nel suo articolo 3 stabilisce: "La legge proteggerà e promuoverà dentro la struttura giuridica statale, lo sviluppo di culture, risorse e forme specifiche delle organizzazione sociale e delle etnie viventi sul territorio dello stato e garantisce ai loro componenti l'effettivo accesso alla giurisdizione dello stato. Dentro il sistema giuridico, nei processi e nei procedimenti nei quali qualcuno dei membri di queste etnie sia parte, si terrà conto dei loro usi e costumi giuridici in modo stretto e nei termini stabiliti dalla legge, senza rompere il principio dell'uguaglianza, ma al contrario, cercando l'equità tra le parti".

Non c'è dubbio, denuncia Martín Janacua Escobar, sindaco di Paracho, municipio anfitrione della carovana zapatista, gli indigeni si lamentano costantemente che non vengano rispettati i loro costumi, perché quando loro eleggono 'autorità' comunali o ejidali, le autorità giudiziarie non le rispettano e spesso le arrestano per far rispettare la loro autorità comunale o ejidale.

Nurío, comunità indigena di circa 4 mila abitanti, dove si realizzerà il III Congresso Nazionale Indigeno, è una comunità emarginata.

Agustín González Chagú, comunero di Nurío, parla delle loro necessità: "In effetti, ci sono strade e sono nuove, però siamo riusciti ad averle grazie a lotte, pressioni, marce, manifestazioni, non sono state gratis. Inoltre, il governo le ha costruite perché l'Esercito e le polizie possano realizzare i loro pattugliamenti e commettere soprusi alla ricerca di guerriglieri".

Il rappresentante dei beni comunali, Melesio Zacarías Vázquez, commenta: "Nell'aspetto agrario, ci sono lotte ancestrali tra fratelli per i confini, ci sono centinaia di conflitti; non c'è nessuna sicurezza. Viviamo ogni giorno in mezzo all'ingiustizia, non solo a Nurío, in tutta la Meseta Purépecha".

Secondo Magdaleno Rodríguez, del Consiglio Autentico dei Popoli Purépecha, Abundio Marcos Prado, della Nazione Purépecha, e Mateo Serrano, dei nahua, vorrebbero che si promovesse uno sviluppo integrale dei gruppi etnici del Michoacán, che si "trovano in serio svantaggio rispetto allo stato ed al paese in generale".

Morelos: da ejidos a frazionamenti

Pressata dall'esplosiva crescita urbana che tramuta i terreni in frazionamenti, la popolazione indigena del Morelos sopravvive fra l'emarginazione e la manipolazione politica. Le risorse pubbliche per appoggiare la produzione sono scarse, i loro usi e costumi sono costantemente vulnerati così come i loro diritti umani.

Secondo l'Istituto Nazionale Indigenista, nel Morelos esiste una popolazione indigena in primo luogo nahua, ma bisogna contare anche l'immigrazione di amuzgo, mixteco e zapoteco degli stati come Guerrero e Oaxaca, per un totale di circa 90 mila abitanti. Però l'Unione dei Popoli del Morelos stima che siano circa 150 mila, viventi in 38 comunità, delle quali l'80% è ubicato in zone ad alta emarginazione.

"Uno dei problemi fondamentali è la concezione del governo. Abbiamo visto che le cifre sono costantemente ribassate per non destinare loro il preventivo di cui hanno bisogno", afferma Emilio García Jiménez, membro dell'organizzazione.

"L'elemento essenziale che ha contribuito nel "meticciare" le comunità è la vendita indiscriminata delle terre comunali ed ejidali. Non c'è rispetto per il loro territorio. La pressione dei frazionatori ha propiziato addirittura lo scontro tra indigeni".

E come esempio cita la comunità di Cuentepec, nel municipio di Temixco, che è riuscita a sopravvivere con il suo modello di organizzazione nonostante la vicinanza dell'aeroporto Mariano Matamoros. Poi la mobilitazione in Tepoztlán contro la costruzione nel 1997 di un club da golf e quella nella comunità di Ocotepec, dove nel novembre passato gli abitanti si sono opposti all'installazione di uno spaccio della catena Soriana, del gruppo Monterrey, che ha costituito la prima sconfitta dell'amministrazione panista di Sergio Estrada Cajigal Ramírez.

Nella Dichiarazione dei Popoli Indigeni di Morelos, emessa nel dicembre scorso, 15 comunità e quattro organizzazioni civili dichiararono: "Che vogliamo, che chiediamo? Che ci rispettino come popoli indigeni. Che non ci arrestino perché difendiamo le nostre terre. Che ci sia un'autentica giustizia. Che non costruiscano mega-progetti industriali e commerciali sulle terre comunali e ejidali. Che non distruggano i nostri boschi, le nostre acque e le nostre risorse naturali. Che non si imponga una modernizzazione neoliberale che significhi la sparizione dei popoli indigeni. Che tengano conto di noi quando si deve decidere. Vogliamo far parte dello sviluppo, non essere solo un trampolino perché altri si sviluppino".

Indigeni di Santa Catarina, Cuentepec, Xoxocotla, Tetelcingo ed altre comunità, insieme a ex- combattenti delle truppe di Emiliano Zapata e di Rubén Jaramillo, consegneranno al Comando Generale dell'EZLN uno scritto in cui si chiede loro di intervenire di fronte al Parlamento della Unione per bloccare l'articolo 27 costituzionale ed eliminare così la strategia di liquidazione dell'ejido instaurata dal presidente Carlos Salinas de Gortari.

Guerrero: scontro di culture

Con il loro mezzo milione di persone, che rappresenta il 18% della popolazione totale in Guerrero, i popoli indigeni sono menzionati nella Costituzione locale solo in due articoli, il che riflette l'oblio in cui si trovano.

La parola "indigeno" si trova nel titolo dell'articolo 10, che si riferisce a "gli abitanti dello stato e i loro obblighi", e nel 76 bis, che parla della creazione della Commissione Statale di Difesa dei Diritti Umani (Coddehum).

Nel primo articolo, si dichiara che i poteri dello stato e delle municipalità "provvederanno alla incorporazione dei popoli indigeni nello sviluppo economico e sociale e nella preservazione e sviluppo delle loro manifestazioni culturali". Nell'altro, si istruisce la Coddehum, tra l'altro, a definire "le priorità per la protezione dei diritti umani, per quello che riguarda: indigeni, internati in centri di riadattamento sociale, minori di età e donne in estrema ignoranza o povertà e incapaci, e regolamenterà le risorse straordinarie per gli interventi".

Questa assenza di precetti giuridici riguardo gli indigeni favorisce la discriminazione e l'emarginazione a cui sono soggetti e la violenza istituzionalizzata che agisce contro di loro.

"Sotto l'aspetto dei diritti umani, spaventa la violenza istituzionalizzata delle corporazioni di polizia e dell'Esercito Messicano, presenti nelle comunità dal 1994", sottolinea Abel Barrera Hernández, direttore del Centro dei Diritti Umani della Montaña Tlachinollan, che ha documentato una ventina di casi di violazione dei diritti umani commessi da soldati.

Ricordando il caso dei sette assaltanti impiccati in Zapotitlán Tablas nel dicembre del 1993, l'antropologo avverte che "come risposta all'indifferenza ed alla discriminazione degli organi dell'amministrazione della giustizia, i popoli indigeni si fanno giustizia con le loro mani, oltre a scontrarsi con le istanze giudiziarie, e lo scontro di culture è così forte che risulta un'esperienza traumatica".

In questo scenario di ingiustizie, spicca l'esperienza della Polizia Comunitaria che opera in 42 comunità tlapaneca, mixteca e afrometicce dei municipi di San Luis Acatlán, Malinaltepec e Azoyú: "È una proposta concreta di libera determinazione dei popoli indigeni in materia di gestione della giustizia e della sicurezza pubblica, dove decisioni come il castigo a indigeni colpevoli si prendono in assemblee comunitarie". Dall'ottobre del 1995 ad oggi, la Polizia Comunitaria ha arrestato e "rieducato" 270 persone, delle quali solo 22 hanno sbagliato di nuovo.

Barrera Hernández attribuisce all'influenza dei partiti politici sulle comunità la perdita di coscienza indigena e la polarizzazione delle comunità, che hanno portato a casi di violenza.

"I partiti debilitano la coscienza etnica; è una influenza negativa perché sono solo serviti a manipolare gli indigeni nel periodo delle elezioni, e fuori da queste, per dividere i popoli, al punto che nella regione della Montaña, il 40% dei commissariati ha rappresentanti nel governo attraverso dei partiti politici, ossia due commissari, uno del PRD e un altro del PRI; due delegati, uno del PRD e un altro del PRI, e di ciò hanno colpa il governo municipale e quello statale che favoriscono la creazione di uffici paralleli, per togliere forza a chi ha la legittimità".

D'altro lato, di fronte alla mancanza di opportunità di lavoro nelle comunità, le famiglie si affittano come giornalieri in Sinaloa, vendono artigianato in città come Acapulco o attraversano la frontiera e vanno a New York.

"Dei 350 mila abitanti indigeni della regione, l'80% emigra per sopravvivere. Del totale di indigeni, il 20% va a Sinaloa alla raccolta dei pomodori, o a vendere ogni 15 giorni artigianato che rende loro dai 300 ai 400 pesos per sopravvivere sulla loro terra; e intanto i giovani che possono vanno negli Stati Uniti".

L'altro motore dell'economia nella regione, aggiunge Barrera, è il narcotraffico, una falsa partenza per la mancanza di opportunità e che non ha portato sviluppo alle comunità, vale a dire che benché aumenti la produzione di droghe, non si vede guadagno per gli indigeni.

Amador Cortés, del Consiglio Guerrerense per i 500 Anni di Resistenza Indigena (CG500ARI), ricorda che nel 1994, al termine della marcia indigena "No estan solos", partita da Chilpancingo per arrivare a Città del Messico, il presidente Carlos Salinas de Gortari e il governatore Rubén Figueroa Alcocer firmarono con il CG500ARI il Fondo Statale per lo Sviluppo Autonomo dei Popoli Indigeni, che lottava per il rafforzamento della cultura e l'avvio di un programma globale in cui i progetti produttivi fossero accompagnati dall'infrastruttura necessaria per la crescita, il tutto disegnato e realizzato dagli stessi popoli indigeni attraverso assemblee.

"Quando si firmò la minuta, si approvò l'accredito di 23 milioni di pesos per creare questo fondo, però risulta che se ne sono consegnati solo 15, che sono stati utilizzati per aprire strade, scuole e cliniche, però hanno smesso di giungere le risorse perché il governo non ci lasciava costruire le opere, minimizzando la capacità creativa dei popoli indigeni. "

Secondo le stime del CG500ARI, ognuna delle 11 micro-regioni nelle quali si dividono i 30 municipi con presenza indigena avrebbe bisogno di 13 milioni di pesos per crearsi un'infrastruttura che permettesse di uscire dalla miseria in cui vivono.

Caso a parte è l'Unione Regionale La Luce della Montagna, che opera nei municipi di San Luis Acatlán, Malinaltepec e Metlatónoc, i cui membri sono stati quelli che hanno dato origine alla Polizia Comunitaria.

Quest'organizzazione si regge grazie a norme proprie ed è riuscita a stimolare lo sviluppo delle 21 comunità in cui è presente, attraverso la produzione di caffè. La Luce della Montagna produce il 65% del caffè della regione, vale a dire, intorno alle 2 mila 500 tonnellate, il 25% delle quali sono esportate negli Stati Uniti attraverso la Paragon Coffe, informa Erasto Cano, membro dell'Unione, organizzazione nata nel 1985.

A causa della crisi del caffè, aggiunge Cano, la produzione è diminuita del 65% rispetto all'anno passato. "Ai prezzi attuali, un produttore avrà un guadagno di mille pesos annuali per ogni ettaro e mezzo".

Di fronte al panorama di acutizzazione della povertà, si potrà fare poco per i popoli indigeni finché perdurerà l'isolamento, finché si limiti il loro sviluppo autonomo - su questo coincidono Cortés e Cano - e finché prevalgano le ingiustizie dato che non si comprendere la cultura indigena, conclude Barrera Hernández.

(Grazie per le informazioni a Julio Aranda, Gloria Leticia Díaz, Verónica Espinosa, Regina Martínez, Pedro Matías e César Peña)


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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