LA JORNADA - GIOVEDÌ 16 AGOSTO 2001

Garantiscono il ritorno di 60 famiglie per il 28

Sono da tre anni sfollate dalle loro comunità

ANGELES MARISCAL - CORRISPONDENTE

Tuxtla Gutierrez, Chis., 16 agosto - Autorità municipali ed ejidali priiste di Chenalhó si sono impegnate di fronte al governatore Pablo Salazar a garantire il ritorno di circa 60 famiglie della società civile Las Abejas, il prossimo 28 agosto, per cui cinque giorni prima ratificheranno "un patto di non aggressione".

Il sindaco di Chenalhó, Antonio Pérez Arias, e 12 commissari ejidali di comunità tzotziles da dove se ne sono andati i più di 12 mila profughi, si sono riuniti questa mattina con il mandatario statale per stabilire le condizioni sociali e politiche in cui ritorneranno 60 famiglie di Las Abejas, che il giorno precedente si erano riunite con il mandatario.

Le 60 famiglie che ritorneranno alle loro comunità dopo tre anni di sfollamento in condizioni di estrema povertà ed emarginazione, sono originarie delle località Yashjemel, Puebla e Xibeljó, da dove arrivano pure vari degli 80 indigeni detenuti in Cerro Hueco per la loro presunta partecipazione nel massacro del 22 dicembre 1997 ad Acteal.

In questo senso, il sindaco di Chenalhó, Pérez Arias, ha scartato che esista ancora del "rancore" tra i priisti che hanno i loro familiari detenuti: "Le condizioni sono queste: le loro case, terreni e coltivazioni di caffè sono lì per quando ritornano. Esiste la buona volontà di cercare la riconciliazione perché così arrivi la pace definitiva", ha detto il sindaco al termine della riunione con Pablo Salazar.

Cinque giorni prima del ritorno, si effettuerà un'altra riunione con le autorità municipali dei differenti partiti politici e delle organizzazioni sociali presenti nella zona, "per la ratificazione dell'accordo che abbiamo firmato adesso".

A nome degli agenti municipali, Agustín Gómez Pérez ha detto che esiste tranquillità nelle comunità dove ritorneranno i profughi, perché "gli abitanti sono ormai d'accordo con il ritorno, possono tornare nello stesso luogo".

Ha avvertito che i priisti "chiedono la permanenza della Polizia di Sicurezza Pubblica e dell'Esercito Messicano, vogliono che continuino a stare lì perché ci sono delle voci... è per la sicurezza degli abitanti".

Questo punto differisce da quello dei profughi, che hanno avvertito che non desideravano l'accompagnamento dei corpi di polizia e militari, che considerano vincolati con la protezione dei "paramilitari" che secondo denunce, continuano ad essere presenti nella zona.


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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