LA JORNADA - GIOVEDÌ 16 AGOSTO 2001

Sono in gioco privilegi di priisti che sono parte dell'antiguerriglia in Chiapas

I centri di sviluppo nelle vallate zapatiste

Sequestri di funzionari della Sedeso

HERMANN BELLINGHAUSEN - INVIATO

San Cristóbal de Las Casas, Chis., 15 agosto - Un'ondata di sequestri e autosequestri di rappresentanti dei programmi sociali governativi percorre la selva Lacandona. Cioè, alcuni sono veri, altri no. C'è marasma e teatro nella disputa per i centri di sviluppo, che si chiamavano di Assistenza Sociale (CAS) durante lo zedillismo, oggi noti come Centri Strategici di Sviluppo. Sono in gioco i privilegi che hanno avuto le comunità priiste e soprattutto è a rischio l'utilità strategica dei CAS per il progetto di antiguerriglia che si applica nella zona di conflitto, in particolare nelle vallate della selva Lacandona, dal 1995.

I sequestri di funzionari della Segreteria di Sviluppo Sociale (che per lo meno nel caso di San Quintín, alla fine di luglio, si è trattato di un "autosequestro", secondo quanto hanno denunciato le autorità ejidali di questa regione di Ocosingo) sono qualcosa di più che una reazione corporativa del priismo. Si sta proteggendo una struttura di controllo disegnata per accerchiare e dividere le comunità in resistenza mediante l'investimento sociale dello stato.

Detonanti di settarismo e corruzione

All'annuncio del nuovo governo chiapaneco del suo Programma di Sviluppo Sostenibile per la Regione Selva, il 18 luglio ad Ocosingo, la prima cosa che si notò fu che le comunità avevano deciso "all'unanimità di considerare concluso il Programma delle Vallate instaurato dai governi passati, perché aveva solo fomentato l'odio e la divisione tra indigeni". Era anche servito per poter mettere in atto innumerevoli corruzioni dei funzionari del governo ad interim di Albores, che è durato quattro lunghi anni.

L'80 per cento dei CAS dell'alborismo-zedillismo si sono situati in comunità dove esistevano installazioni militari. Per quanto il governo ed i suoi ideologi lo smentissero, nella pratica quotidiana il Programma Vallate e la militarizzazione andavano avanti pari passo. Questo è quello che è stato sperimentato dagli indigeni della regione in tre maniere: quella zapatista, quella indipendente e quella priista.

Le basi di appoggio dell'EZLN, che si definiscono in resistenza, tra l'altro perché non accettano nessun programma governativo nelle presenti condizioni di guerra, hanno visto sfilare per le vallate programmi e sessenni senza che si risolvessero le loro richieste autentiche.

Le organizzazioni indipendenti, di corte perredista e/o vicine alla diocesi di San Cristóbal, in Ocosingo, Altamirano, Chilón e Las Margaritas, sono state critiche in ripetute occasioni rispetto a questi programmi, però vi hanno partecipato e hanno ricevuto la loro parte di benefici e in modo fluttuante hanno partecipato ai municipi autonomi dei ribelli.

Le comunità priiste hanno ricevuto progetti produttivi, finanziamenti, servizi ed accesso ai beni del consumismo più inutile, così come l'impunità per le loro minacce alle comunità in resistenza.

L'insieme delle organizzazioni che hanno partecipato ai nuovi governi, sia quello federale che quello chiapaneco, nella preparazione di ciò che ha finito per chiamarsi Programma Integrale per lo Sviluppo Sostenibile della Selva, aveva stabilito un criterio di base: che in futuro nessuna sede micro-regionale (come i CAS) fosse collocata dove c'era una posizione militare. Durante la sua elaborazione, da marzo a luglio di questo anno, il programma che doveva emergere ufficialmente a Ocosingo è passato per varie mani, federali e statali, lontane e vicine ai creatori del vecchio Programma Vallate. Alla fine si sono imposti i criteri del Coordinamento di Sviluppo Umano della Presidenza, e in particolare quelli del dottor José Sarukhán. E il criterio di tenere separate caserme e micro-regioni è stato sbattuto fuori

Ciononostante, nell'ambito statale si è prevista l'installazione dei nuovi centri regionali lontano dalle posizioni militari. In reazione a questo sono spuntati gli ultimi due "sequestri" di funzionari della Sedeso da parte dei precedenti dirigenti (priisti) dei CAS.

Sequestri come?

Le organizzazioni indigene hanno denunciato in questi giorni che le autorità della Sedeso, in connivenza con i precedenti delegati priisti dei CAS, convocano delle riunioni nelle vecchie strutture delle vecchie sedi, contravvenendo ad accordi e a disposizioni ufficiali. Ciò è successo in San Quintín e Nuevo Momón. L'ARIC-Indipendente e la CIOAC-Indipendente denunciano l'intromissione degli operatori del centro regionale della Sedeso che opera a Rio Euseba, "l'imposizione pattuita con gruppi minoritari che non hanno rappresentatività legale".

Gli ejidatari di Betania, Solitud, Champa San Agustín, Benito Juárez Miramar, Lindavista e una decina di altre comunità ancora hanno denunciato espressamente Carlos Montemayor (da non confondere con il poeta; saranno omonimi però non hanno la stessa nomea), delegato federale della Sedeso e l'antico personale dei CAS, di intromettersi nelle micro-regioni per destabilizzare. In un atto di un'assemblea del 30 luglio, le autorità ed i rappresentanti degli ejidos descrivono le manovre dell'inviato federale Rodolfo Domínguez e del presidente dell'estinto CAS di San Quintín, che il 23 luglio si sarebbero riuniti segretamente in Emiliano Zapata, a un chilometro da San Quintín, "ed hanno preparato la strategia da seguire". A notte sono arrivati a San Quintín e lì il funzionario della Sedeso è stato "sequestrato" dai priisti, che così volevano "barattare" il cambiamento di sede. La sede micro-regionale non finirà a Betania, nella vallata tzeltal di Patihuitz, ma rimarrà nel vicino San Quintín, dove si localizza la più grande base militare della selva.

Il confuso incidente con protagoniste le autorità ejidali di Nuevo Momón e di El Edén, nella vallata tojolabal di Las Margaritas questa stessa settimana, obbedisce a simili circostanze. In Momón c'è un accampamento militare e vi è stato un CAS. Il nuovo programma segnala El Edén come sede micro-regionale. I priisti di Nuevo Momón si oppongono ed accusano i non priisti di El Edén di perseguire fini elettorali.

Secondo membri della CIOAC-Indipendente, i rappresentanti della Sedeso e del governo statale, José Luis Muñoz e Mario Luis Hidalgo Morales, si sono messi d'accordo con il vecchio CAS priista per mantenere la stessa sede micro-regionale. In questa occasione sono stati coloro che non erano d'accordo di El Edén quelli che hanno trattenuto i funzionari e quelli di Nuevo Momón, per rappresaglia, hanno trattenuto due autorità di El Edén.

Dopo lo sfortunato sequestro di funzionari della Sedeso in Marqués de Comillas da parte del Mocri (altra organizzazione dell'orbita perredista) e lo sfortunato "riscatto" intrapreso dalla polizia statale un paio di settimane fa, l'idea di 'sequestrare per far pressione' è stata adottata da autorità priiste e antichi amministratori dei CAS, che con le risorse federali e l'appoggio militare sono diventati caciques e hanno avuto benefici grazie all'affare della guerra.

Un programma "riprovato" dai suoi presunti beneficiari

Il Programma Vallate era partito nel 1995, con fondi della Banca Mondiale, come 'secondo periodo' dell'occupazione militare della selva Lacandona. Si era annunciato allora un investimento di 384 milioni di pesos per i sei anni successivi, che avrebbero beneficiato 382 mila 907 abitanti delle vallate. Senza risparmiare sforzi pubblicitari, si era detto che il denaro della BM avrebbe appoggiato lo sviluppo dei contadini. Oggi si vede che ha solo attizzato le differenze, dividendo famiglie e villaggi, penetrando perversamente nel tessuto sociale ed è stato al servizio della antiguerriglia.

La Coalizione delle Organizzazioni Autonome di Ocosingo (COAO) ha reso pubblico il suo rifiuto il 17 marzo 2001. Sentendosi affine al governo di Pablo Salazar Mendiguchía, la COAO proponeva nuovi criteri per un eventuale Piano di Sviluppo Sostenibile che allora si negoziava con il governo federale. La proposta presentata dalla coalizione delle organizzazioni indigene della regione includeva un bilancio demolitore del programma zedillista: "In pratica, il Programma Vallate ha riposto ad altri obiettivi e strategie, dove ciò che in effetti era più importante era nascondere un conflitto armato che era stato generato dalla povertà e dalla ribellione degli abitanti della regione".

L'accusa di "elettorale" che ha ricevuto ripetutamente il Programma Vallate adesso è rivolta dai priisti e dalla loro stampa (visto che ce l'hanno ancora) al PRD, per i casi di San Quintín, Nuevo Momón e ieri ad Ocosingo. Con ciò, i priisti hanno finito per accettare tacitamente che questa classe di programmi sono strumenti di controllo politico; al "protestare", difendono i privilegi che aveva loro assegnato l'investimento sociale dello stato.

Quando il governo del Chiapas ha annunciato alla fine di marzo la cancellazione del Programma Vallate, immediatamente si erano levate le voci del senatore priista Carlos Rojas e dell'ex-funzionario Arturo Warman, genitori del programma cancellato. Rojas definì il governatore opportunista, ignorante, revanscista "o una combinazione dei tre". Warman, in un'intervista del 5 aprile, difese la presunta "neutralità politica" e lo sviluppo sociale portato alle comunità con il programma oggi defenestrato. L'antropologo espresse il suo timore che i centri di sviluppo sociale zedillisti "rimanessero vuoti".

La testimonianza degli indigeni della regione, dei protagonisti di quello sviluppo decantato, squalifica senza ombra di dubbio le politiche precedenti. "Non hanno tenuto conto di noi, se volevamo che il programma funzionasse", ha detto la COAO. "Per le comunità è stato un programma di controllo politico, sociale ed elettorale, che ha fomentato la divisione tra i villaggi, ha negato l'autonomia delle organizzazioni, ha smembrato le relazioni di lavoro comunitario, ha fomentato l'opportunismo e il paternalismo, ha beneficiato di più impresari e proprietari che gli indigeni e in aggiunta a tutto ciò ha attentato contro il diritto fondamentale dei popoli indios di tentare uno sviluppo sostenibile".


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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