il manifesto - 15 Febbraio 2001

Messico, arriva Bush. Poi Marcos

La carovana degli zapatisti partirà il 24 febbraio dalla selva Lacandona ed entrerà nella capitale l'11 marzo, con 23 comandanti dell'Ezln e il "sup" in testa

Intanto domani Fox riceverà il suo amico texano

GIANNI PROIETTIS - SAN CRISTOBAL DE LAS CASAS

Dalle profondità della selva Lacandona del Chiapas a Città del Messico in 15 giorni, passando per 13 stati. Non è l'offerta di un'agenzia di turismo, ma l'itinerario della storica marcia degli zapatisti alla capitale, un evento che, fra il 24 febbraio e l'11 marzo, coinvolgerà migliaia di persone e avrà quasi lo stesso rilievo della "marcia del sale" di gandhiana memoria.

Annunciata il 2 dicembre scorso in una conferenza stampa dell'Ezln a La Realidad, questa carovana porterà 24 comandantes - fra cui il sup Marcos - alla capitale per discutere con il Congresso sul riconoscimento costituzionale dei diritti indigeni. Ma, prima di arrivare a Città del Messico, i delegati zapatisti, accompagnati da migliaia di simpatizzanti messicani e stranieri, parteciperanno alla terza assemblea del Congresso nazionale indigeno a Nurio, nello stato di Michoacàn.

L'attenzione dei messicani è galvanizzata dall'attesa di questo singolare corteo. "Per trovare un precedente storico di pari importanza - dice l'antropologo Manuel Coello - bisogna risalire a una marcia di minatori dallo stato di Coahuila alla capitale 50 anni fa. Ebbe un'accoglienza entusiasta da parte della popolazione. Proprio come si preannuncia per gli zapatisti".

Le malelingue cominciano a insinuare che "questo nuovo happening" metterà in fuga i capitali stranieri e provocherà un crollo dell'economia (in realtà, si sa che il peso è prossimo a un'ulteriore svalutazione e si sta già cercando il capro espiatorio). La marcia zapatista, che occupa sempre più spazio nei tg e sui giornali, ha scatenato reazioni scomposte nel padronato e nell'alto clero.

Il Pan, il partito della destra cattolica attualmente al governo, ha dovuto frenare le sue voci più rissose che protestavano contro il viaggio di uomini "mascherati e armati" e si dichiaravano contrari a riceverli nel Congresso, dimenticando che gli zapatisti non hanno mai chiesto di viaggiare armati e che le marce di campesinos sulla capitale sono una tradizione consolidata in Messico.

Tra l'altro, questo è il terzo viaggio degli zapatisti a Città del Messico. Dopo quelli dell'ottobre '96, quando la comandante Ramona andò a farsi curare nella capitale, e del settembre '97, in occasione della marcia dei 1.111. Il punto è che questa marcia, a giudicare dalle reazioni, fa tremare il governo, che sta navigando in acque burrascose e ha già sperimentato i primi insuccessi.

Dopo più di due anni passati in campagna elettorale, il presidente Fox ha cominciato a sbattere il naso contro la dura realtà. Le sue prime, spavalde dichiarazioni di lotta al narcotraffico hanno scatenato la beffarda reazione della grande criminalità organizzata. Il Chapo Guzmàn, uno dei grandi capi narcos arrestato 6 anni fa, ha comprato un intero carcere speciale ed è uscito su un camion della lavanderia. Il suo esempio è stato seguito da altri capetti minori e le evasioni a catena hanno messo allo scoperto la spaventosa corruzione dell'intero sistema carcerario.

Due stati del sud, Tabasco e Yucatàn, sono in guerra aperta contro il governo centrale. Il Pri, il partito-stato sconfitto dopo 70 anni al potere e proprio per questo particolarmente aggressivo, sta costruendo nel sudest del paese il suo ultimo bunker. E mentre in Tabasco si è arrivati all'inedito caso di due governatori - ambedue priisti, ma di correnti rivali -, in Yucatàn il governatore Victor Cervera, un dinosauro della linea dura, ha rifiutato un nuovo tribunale elettorale, designato dal governo centrale, e sta agitando lo spettro del separatismo. Un argomento a cui gli yucatechi sono molto sensibili e che rischia di incendiare la prateria. Così, anche su questo fronte il governo ha fatto una magra figura, scendendo a patti con il cacique Cervera, invece di usare la mano dura come aveva promesso.

E, per essere un grande timoniere dell'economia, per ora Fox naviga a vista. Invece di una difficile e necessaria riforma fiscale, sta optando per la via breve dell'aumento dell'Iva su alimenti e medicine, una misura quasi genocida nel contesto economico attuale.

All'estero, quando inevitabilmente gli domandano del Chiapas, Vicente Fox, il presidente che piace tanto a George W. Bush (atteso a Città del Messico domani, per il suo primo viaggio all'estero) finge un ottimismo più da esorcista che da statista. E dice anche qualche bugia. Come quando ha dichiarato a la Repubblica , nel suo recente viaggio a Milano, che aveva già mandato i segnali richiesti dall'Ezln, ritirando l'esercito e liberando tutti i detenuti zapatisti. Peccato che le basi militari di Guadalupe Tepeyac, un villaggio da cui fu espulsa l'intera popolazione, siano ancora lì. E che una settantina di prigionieri politici aspettino ancora in carcere.

Ora, dopo una serie ininterrotta di autogol, il governo Fox sente i passi della marcia zapatista. Dopo una prima, chiara avversione, la nuova strategia governativa è quella di cercare di cavalcarlo, a qualunque prezzo.

Non ha forse scritto José Saramago, atteso l'11 marzo all'arrivo degli zapatisti, che "quel giorno Città del Messico sarà la capitale del mondo"? Fox vuol entrare a tutti i costi nella fotografia. E ha invitato Marcos per un abbraccio di fronte ai flash - che ecciterebbe, nei suoi calcoli, gli investitori stranieri. Ma il sup ha già fatto sapere che non ci sta, che gli zapatisti vanno alla capitale per parlare con il Congresso e che comunque la pace in Chiapas non è un problema che possano risolvere due persone. Fox dovrà accontentarsi di una protocollare stretta di mano con l'amico Bush, che sta per andarlo a trovare nel suo rancho San Cristóbal e per cui ha già pronta una puledra da montare. Fra cow-boys ci si intende.


"La marcia della speranza e dell'allegria"

Intervista a Rosario Ibarra de Piedra, madre di un desaparecido e figura storica della sinistra messicana

G.PR. - SAN CRISTOBAL DE LAS CASAS

Da quando, nel 1975, suo figlio, allora studente di medicina, fu fatto sparire dalla polizia della "dittatura perfetta" per essere considerato un dissidente politico, Rosario Ibarra de Piedra non si è data pace. E ha lottato non solo perché venisse fatta giustizia nel suo caso, ma in difesa di tutti i prigionieri, i desaparecidos e gli esiliati politici, fino a diventare un forte simbolo di resistenza alla violenza dello stato.

Nel 1988, Rosario Ibarra, che era stata scelta come candidata alla presidenza della Repubblica dal Prt, il Partido revolucionario de los trabajadores, rinunciò a favore dell'ingegner Cuauhtémoc Cárdenas, che divenne così il candidato (defraudato della presidenza grazie ai brogli del Pri che regalarono la vittoria al nefasto Carlos Salinas de Gortari) di una vasta coalizione di sinistra.

Rosario Ibarra è amatissima dagli zapatisti, che hanno intitolato a suo figlio una scuola di La Realidad e, nel 1994, le consegnarono la bandiera della Convenzione nazionale democratica. In occasione della marcia a Città del Messico, l'Ezln l'ha designata responsabile del nuovo centro di informazione zapatista.

La marcia zapatista a Città del Messico è sempre più al centro dell'attenzione e sta cominciando a suscitare qualche polemica. Che ne pensa?

E' vero che il viaggio dei 23 comandanti zapatisti e del subcomandante Marcos alla capitale sta occupando un grande spazio nei media nazionali e ha provocato molte reazioni contrastanti fra la cosiddetta classe politica. Ma l'allegria che ha risvegliato nel popolo, nella società civile, nella stragrande maggioranza dei messicani è enorme e riuscirà a dissolvere ogni dubbio sulla validità delle loro rivendicazioni. L'idea propagata da alcuni, contrari alla soluzione del conflitto, che ci sia 'una vera e propria battaglia mediatica' fra il presidente Fox e il subcomandante Marcos è falsa. Penso che a Marcos non interessi la presenza sui mezzi di comunicazione, ciò che gli interessa - e lo ha detto - è ottenere una pace giusta. Quanto a ciò che pensa Fox, bisognerebbe domandarlo a lui.

Lei, che era già una specie di madre spirituale dello zapatismo, è stata nominata responsabile del Ciz, il Centro d'informazione zapatista, che ha anche un sito in Internet (www.ezlnaldf.org). Di che cosa si occupa questo Centro?

Dall'inizio del movimento zapatista, quella mattina dell'1 gennaio 1994, è nata una grande speranza nel cuore di molti messicani, specialmente nelle madri dei desaparecidos, perché abbiamo visto in loro e in ciò che facevano una specie di rinascita degli ideali in cui credevano i nostri figli. Abbiamo visto con orgoglio che la loro lotta non era stata vana, che c'erano altri uomini e donne che andavano per lo stesso cammino e anelavano, come loro, una vita migliore per tutti e da allora ci siamo sentite strettamente vincolate all'Ezln e alle comunità zapatiste. Per questo, quando mi hanno nominato responsabile del Ciz ho accettato con piacere e svolgo le mie funzioni con grande soddisfazione. Il lavoro consiste in ricevere - e trasmettere alla comandancia zapatista - corrispondenza, richieste di interviste, manifestazioni di solidarietà e felicitazioni per i compagni, proposte di accompagnamento per la carovana che partirà il 25 febbraio da San Cristóbal. Finora abbiamo ricevuto un'infinità di adesioni. Non le posso enumerare tutte ma, fino a una settimana fa, avevamo calcolato che circa 12 mila persone volevano accompagnare la marcia.

Alcuni personaggi hanno agitato il timore - non sempre in buona fede - che possa succedere qualche incidente durante il viaggio degli zapatisti. Secondo lei è una possibilità reale? Come si sta organizzando la sicurezza del viaggio?

Ci sono sempre degli uccelli di malaugurio, persone in malafede o al servizio di interessi avidi e perversi che evocano la possibilità che 'qualcosa di brutto' possa succedere lungo il percorso. Da quegli ipocriti che sono, fingono preoccupazione per la sorte degli zapatisti.

Noi pensiamo con gli zapatisti che in ogni lotta ci sono dei rischi e ancor più quando si lotta per i diritti dei poveri e si minacciano così i privilegi di chi ha già tutto ma vuole ancora di più, a qualunque prezzo. Per questi signori del denaro e del potere vale di più un punto in borsa che la vita di un bambino indio ed è precisamente contro questo che i fratelli zapatisti stanno lottando. Marcos ha detto che verranno a Città del Messico, che correranno il rischio. Che se li vogliono arrestare, che lo facciano; che se li vogliono ammazzare, che ci provino; che loro vengono pacificamente, disarmati, a cercare di riallacciare il dialogo. Noi pensiamo che la loro sicurezza è la ragione che li assiste, la dignità che emana dalle loro parole e dalle loro persone e la solidarietà e la fiducia del nostro popolo. Saremo noi, la società civile, a prenderci cura di loro.

Qual è l'aspetto politico più rilevante di questo evento?

L'importante di tutto quello che sta succedendo è che la gente ha imparato a dire basta!

Si dice che in Messico ci siano stati meno 'desaparecidos' che in altri regimi latinoamericani. Quanto è vera questa affermazione?

In Messico, è vero, ci sono stati meno desaparecidos rispetto ad altri paesi centro e sudamericani, però il delitto, il crimine di lesa umanità è lo stesso, che siano migliaia, centinaia o decine, perché il dolore dei familiari è lo stesso, perché i capi di governo che ordinano queste azioni brutali sono gli stessi, che siano militari o civili: sono tutti parte di quella grave 'cosa' che si chiama terrorismo di stato.

Come valuta i primi due mesi e mezzo della presidenza Fox?

Io non ho votato per il signor Fox perché non mi aspettavo cose positive da lui. Non avevo fiducia nelle sue promesse di cambiamento. Tra l'altro, ho sempre creduto che i cambiamenti dobbiamo farli lottando, a meno che non si trovi un governante che risponda alla volontà popolare. I due mesi e mezzo di governo del signor Fox mi hanno dimostrato, fortunatamente, che avevo ragione. Non ha mantenuto le sue promesse di campagna.

Che Messico le piacerebbe vedere?

Mi piacerebbe, come dicono gli zapatisti, un Messico in cui ci sia posto per tutti, un Messico senza miseria, senza questi contrasti che insultano. Un paese in cui non si conoscano la tortura, in cui non ci sia mai più un desaparecido politico. Una patria libera dalla corruzione, dalla simulazione e dall'inganno, una patria di cui sentirsi orgogliosi.


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