LA JORNADA - LUNEDÌ 13 AGOSTO 2001

Si adotta la strategia zedillista contro l'EZLN

Pressione militare e riattivazione paramilitare nella zona di conflitto in Chiapas

ANDREA BECERRIL

La situazione nella zona di conflitto in Chiapas è ogni giorno sempre più tesa, dato che si mantiene la presenza militare e si sono intensificate le manovre dei gruppi paramilitari, perché nei fatti il governo di Vicente Fox sta adottando la stessa strategia di antiguerriglia e di indurimento contro l'EZLN già messa in pratica durante il sessennio zedillista.

A questa conclusione sono arrivati i componenti della Carovana Messicana para Todos Todo, dopo un percorso che li ha portati per 15 giorni attraverso l'area d'influenza zapatista e durante il quale hanno verificato che gli accampamenti militari smantellati hanno dato luogo all'installazione di posti di blocco in luoghi molto vicini ed hanno osservato la situazione di disastro in cui è rimasta Guadalupe Tepeyac dopo la pubblicizzata ritirata dell'esercito all'inizio dell'anno.

Manuel Valdivia, Eréndira Sandoval e Rogelio Rueda, membri dell'organizzazione, hanno detto che hanno deciso di rivolgersi alla Commissione di Concordia e Pacificazione (Cocopa) perché la congiuntura nella zona di conflitto zapatista è particolarmente grave e temono che la violenza torni ad insanguinare il Chiapas, perché ci sono indizi che il gruppo paramilitare Paz y Justicia sta armando nuovamente indigeni contrari all'EZLN.

Di tutto questo hanno testimonianze dalle basi d'appoggio zapatiste, con registrazioni, video, fotografie della situazione in cui sopravvivono più di 10 mila profughi solo nel municipio autonomo di Polhó.

La Carovana Messicana para Todos Todo ha visitato il Chiapas dal 1995, tre viaggi all'anno nei municipi e nelle comunità sotto l'influenza dell'EZLN e dove vivono le sue basi d'appoggio, con lo "sforzo di studenti, professori universitari, del politecnico, di medici e di altri professionisti, oltre a casalinghe e gente normale interessata alla situazione degli indigeni e del movimento zapatista", spiega Manuel Valdivia, uno studente di letteratura.

In questi anni, i membri di questa organizzazione hanno ottenuto la fiducia degli indigeni e una relazione più stretta "da amici e compagni", precisa Rogelio Rueda, professore universitario che insieme ad altri brigatisti approfitta delle ferie di Pasqua, dell'estate e di fine d'anno, per trasferirsi nella zona di conflitto, con viveri e tutto quello che riescono a mettere insieme per gli indigeni, con l'intenzione di conoscere la reale situazione che vivono le comunità autonome e per diffonderla alla pubblica opinione.

"Abbiamo potuto osservare lo sviluppo del movimento zapatista e vedere come peggiora il clima di tensione; come è andato crescendo il numero dei soldati e perciò possiamo affermare che, nonostante ciò che hanno espresso Fox e i suoi funzionari in Chiapas, non se n'è andato un solo militare", ha aggiunto Eréndira Sandoval, studente di ingegneria per i Sistemi Computerizzati nell'IPN.

"Ci è toccato vivere l'imboscata di Acteal, eravamo lì due giorni prima del massacro degli indigeni e ci è toccato accompagnare 3 mila 500 profughi di Ixcomomal fino al municipio autonomo di Polhó, ha aggiunto Valdivia. Ha detto che da allora tengono contatti con questo municipio - dove si concentra il maggior numero di indigeni che hanno dovuto lasciare le loro terre e spostarsi verso altre comunità per le minacce di violenza - e gli Aguascalientes.

Minacce ad osservatori

Da questo, il loro 22° viaggio in Chiapas, tornano "realmente preoccupati per l'indurimento della posizione governativa". Ciò che hanno visto, ha aggiunto Valdivia, è che si sta tornando alla peggiore tappa del governo di Zedillo, perché c'è "una minaccia costante contro le comunità che appoggiano l'EZLN e contro gli osservatori nazionali e stranieri".

Nel suo recente viaggio la Carovana Messicana para Todos Todo ha patito di più di quando ancora governava il PRI. Sono stati minacciati, hanno detto, da quando sono partiti dal Distretto Federale e fino al loro arrivo in Chiapas. In San Cristóbal, sono stati seguiti e poi fermati in vari posti di blocco, dove i militari li hanno filmati ed hanno domandato con insistenza chi aveva pagato le tre tonnellate di mais che trasportavano in un camion, oltre ad arnesi per lavorare i campi, medicine e vestiti, e a carico di chi erano i costi del trasporto e dei viveri degli 80 componenti dell'organizzazione che erano presenti nella Carovana.

La preoccupazione è il rischio che si indurisca l'accerchiamento contro l'EZLN. "Abbiamo trovato un clima di disperazione nelle comunità, perché non è stata approvata l'iniziativa della Cocopa e perché la pressione militare e paramilitare sono di nuovo in aumento".

Hanno confermato di recare testimonianze su tutto ciò. In Roberto Barrios, per esempio, dove è stato smantellato all'inizio dell'anno l'accampamento militare, è stato ora installato una specie di posto di blocco militare mobile - lo mettono ogni tre giorni o solo di notte - in Chancalá-Zapote. In Francisco Gómez succede qualcosa di simile, i soldati si sono spostati a Patihuitz "e sono gli stessi perché li abbiamo intervistati e filmati già prima, perciò li riconosciamo, sono stati spostati solo pochi chilometri più avanti".

Per ciò che si riferisce alla zona di Los Altos "gli indigeni di Polhó hanno spiegato che sono accerchiati da circa 23 accampamenti militari e per questo la Comunità di Majomut - ubicata a un lato di questo municipio autonomo - si vede obbligata a convivere con i soldati, che occupano quasi tutta la località e li obbligano a lavare la loro biancheria e la prostituzione è frequente".

Allo stesso modo nella comunità di Pantelhó, a 40 minuti da Polhó, sono stati installati vari bordelli con il rafforzamento della presenza militare e le strade di Palenque sono pattugliate da camion militari, mentre a Roberto Barrios continuano ogni due giorni i sorvoli a bassa quota.

"Abbiamo constatato che la densità militare non è scesa e perciò nel documento che consegniamo alla Cocopa, chiediamo che nella proposta di pace che stanno elaborando, includano l'esigenza di una riduzione reale del numero di effettivi militari nella zona d'influenza zapatista e che cessino le pressioni dell'Esercito contro le comunità".

Hanno pure le testimonianze che a Chenalhó si stanno raggruppando i paramilitari e addirittura si offrono agli indigeni 30 mila pesos per reclutarli. In Roberto Barrios, per esempio, la comunità ha denunciato che i civili armati si stanno concentrando nella Comunità di Nuevo Mundo, sede del noto gruppo Paz y Justicia.

"Profughi di profughi"

La situazione in Roberto Barrios è particolarmente preoccupante, perché la comunità è divisa in due bande: le basi d'appoggio dell'EZLN ed i priisti. Questi ultimi minacciano gli indigeni ribelli e aggrediscono gli osservatori e gli accampamentisti. A tal punto che nella scuola autonoma di questa località, i bambini ed i loro genitori devono fare turni di guardia permanenti per evitare che distruggano tutto.

I componenti della carovana hanno segnalato: "Vogliamo sapere se realmente si ritireranno gli aiuti, perché le condizioni in cui vivono sono di sopravvivenza. Sono profughi di profughi. Le loro condizioni di salute, di alimentazione, sono di sopravvivenza. È già terminata da varie parti la legna per cucinare e sono circondati dai paramilitari. Perciò chiediamo alla Cocopa che intervenga, che si occupi anche del problema dei profughi, perché è legato alla militarizzazione".

La situazione dei profughi "è molto difficile". Le cifre sono di molto maggiori ai diecimila che la Croce Rossa sostiene che esistano in tutto lo stato. Soltanto a Polhó, fino al 1997 erano 10 mila e 300 secondo un censimento elaborato dalla comunità e molti di questi indigeni hanno dovuto spostarsi più lontano perché i loro terreni sono stati devastati.

I componenti di questa carovana sono stati anche a Guadalupe Tepeyac, uno dei centri emblematici dell'EZLN, da dove se n'è andato l'Esercito all'inizio dell'anno. Ciò che hanno trovato è stato "una specie di villaggio fantasma", dato che una buona parte delle case sono bruciate, senza tetto, i due dispensari medici sono stati abbandonati, il pozzo d'acqua potabile è inquinato, perché i soldati l'avevano collegato alle due latrine e la biblioteca che avevano organizzato nel 1995 è rimasta in tale stato che i brigatisti hanno dovuto aiutare a buttar giù la costruzione.

Vogliono aiutare a ricostruirla e a continuare a richiedere che i militari restituiscano i 13 mila volumi che c'erano nella biblioteca - donati da intellettuali messicani e stranieri - e che non riappaiono. In ogni caso, le 300 famiglie che vogliono ritornare a Guadalupe Tepeyac non possono farlo adesso.

"La Carovana Messicana para Todos Todo continuerà ad aiutare gli indigeni e, come parte di ciò, documenterà tutto ciò che, nonostante la propaganda governativa, succede realmente nella zona di conflitto".


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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