LA JORNADA supplemento MASIOSARE - DOMENICA 11 NOVEMBRE 2001

Riunione del WTO in Qatar

Capitalismo kamikaze

Come chiami qualcuno che crede tanto fermamente nella promessa della salvezza attraverso un rigido insieme di regole e che è disposto a rischiare la sua vita per diffondere queste regole? Un fanatico religioso? Un guerriero sacro? E allora come chiami un negoziatore commerciale statunitense?

Naomi KLEIN

Venerdì, l'Organizzazione Mondiale di Commercio (WTO) ha iniziato la sua riunione in Doha, Qatar. Secondo la sicurezza statunitense, c'è ragione di credere che Al Qaeda, che ha abbastanza ammiratori in quello Stato del Golfo, sia riuscito ad introdurre alcuni dei suoi operatori nel paese, forse addirittura un esperto di esplosivi. Alcuni terroristi sembra che siano addirittura riusciti ad infiltrarsi nell'esercito del Qatar.

Dati i rischi, uno avrebbe potuto credere che Stati Uniti ed il WTO avrebbero cancellato la loro riunione. Però questi autentici credenti non l'hanno fatto.

I delegati statunitensi invece ci vanno armati con maschere antigas, radio e medicine per combattere il bioterrorismo (ed hanno dato medicine pure ai delegati canadesi). Mentre i negoziatori bisticciano sui sussidi agricoli, legno e brevetti farmaceutici, ci saranno elicotteri in attesa di portarsi via i delegati statunitensi fino agli aerei di carico stazionati nel Golfo Persico, pronti per una fuga in stile Batman.

Si può affermare con sicurezza che Doha non è un negoziato commerciale normale. È qualcosa di nuovo. Lo puoi chiamare capitalismo kamikaze.

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La settimana scorsa, il rappresentante commerciale statunitense, Robert Zoellick, ha chiesto alla sua delegazione di essere disposta a "sacrificarsi" di fronte a tali "indubbi rischi". Perché lo fanno? Probabilmente per la stessa ragione per cui la gente sempre ha messo a rischio la sua vita per una causa: credono in un insieme di regole che promette la trascendenza.

In questo caso il dio è la crescita economica e promette di salvarci dalla recessione globale. Nuovi mercati ai quali aver accesso, nuovi settori da privatizzare, nuove regole da sradicare: queste saranno le frecce negli angoli degli schermi delle nostre televisioni che, di nuovo, punteranno verso il cielo.

Naturalmente la crescita non può essere creata in una riunione, però Doha può riuscire a fare qualche altra cosa, qualcosa di più religioso che economico. Può spedire "un segnale" al mercato, un segnale che la crescita sta arrivando, che l'espansione è alla svolta dell'angolo. E una ambiziosa nuova ronda di negoziati del WTO è il segnale per cui stanno pregando.

Ricchi contro poveri

Per paesi ricchi come il Canada, il desiderio che questo segnale appaia è disperato. Ciò è più urgente che i possibili problemi con le regole attuali del WTO, problemi che in generale sono menzionati dai paesi poveri, stufi di un sistema che fa loro abbassare le barriere commerciali mentre i paesi ricchi mantengono alte le loro.

Così non causa nessuna sorpresa che i paesi poveri siano i principali oppositori in questa sessione. Prima che siano d'accordo ad espandere drasticamente l'ambito del WTO, molti stanno chiedendo ai paesi ricchi che adempiano le loro promesse della sessione passata.

Ci sono importanti dispute intorno ai temi dei sussidi agricoli e del dumping, delle tariffe sui vestiti e dei brevetti sulle forme di vita. Il tema più controverso è quello dei brevetti sulle medicine. India, Brasile, Tailandia e una coalizione di paesi africani vogliono che venga chiaramente stabilito che i brevetti possono essere messi da parte per proteggere la salute pubblica.

Stati Uniti e Canada resistono ancora quando i loro delegati vanno verso il Qatar con la loro rispettiva dotazione di Cipro a prezzo di sconto, ottenuta dalla Bayer usando esattamente le stesse tattiche di pressione che chiamano pratiche commerciali ingiuste.

Queste preoccupazioni non si riflettono nella bozza della dichiarazione ministeriale. Per questa ragione la Nigeria ha accusato il WTO di essere "unilaterale" e di "non considerare le preoccupazioni dei paesi in via di sviluppo e dei meno sviluppati". L'ambasciatore hindú di fronte al WTO ha detto la settimana passata che la bozza "dà la spiacevole impressione che non ci sia nessun tentativo serio di portare gli affari importanti per i paesi in via di sviluppo in primo piano".

Queste proteste hanno fatto poca impressione a Ginevra. La crescita è l'unico dio in questi negoziati e qualsiasi misura che possa diminuire i guadagni, anche se solo leggermente - delle compagnie farmaceutiche, delle imprese dell'acqua, delle compagnie petrolifere -, è trattata dai credenti come se fosse dalla parte degli infedeli e dei malfattori.

Con noi o contro di noi

Stiamo per diventare testimoni di un commercio "inserito" (alla stile Microsoft) nella logica con-noi -o-senza-di-noi della "guerra contro il terrorismo". La settimana passata il rappresentante commerciale statunitense, Robert Zoelick, ha spiegato che "promuovendo l'agenda del WTO, queste 142 nazioni possono far fronte al distruzionismo repulsivo del terrorismo". I mercati aperti sono, ha detto, "un antidoto" al "violento opposizionismo" dei terroristi (concordemente, questi sono non-argomenti incollati ad altri con parole inventate).

Zoellick ha chiamato gli stati membri del WTO a lasciare da una parte le loro insignificanti preoccupazioni su povertà di massa e sull'AIDS ed a unirsi al fronte economico della guerra statunitense. "Speriamo che i rappresentanti che si riuniscono in Doha percepiscano i più grandi interessi", ha detto.

I negoziati commerciali sono tutto su potere ed opportunità e per i capitalisti kamikaze di Doha il terrorismo è soltanto un'altra opportunità per guadagnarsi più influenza. Probabilmente il loro slogan potrebbe essere: ciò che non ci ammazza ci rafforza. Ci rafforza molto di più.

(Traduzione Tania Molina Ramírez)


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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