LA JORNADA - SABATO 11 AGOSTO 2001

Hanno deciso di tornare di fronte a tutta la sofferenza vissuta negli accampamenti

Ad "alto rischio" il ritorno di 61 famiglie

ELIO HENRIQUEZ CORRISPONDENTE

San Cristóbal de Las Casas, Chis., 10 agosto - L'organizzazione civile Las Abejas, di Chenalhó, ha informato che continua i preparativi perché il 28 di questo mese ritornino alle loro comunità 61 famiglie che se ne andarono nel 1997 per le azioni violente dei paramilitari.

Il sacerdote gesuita Pedro Arriaga, uno dei parroci di Chenalhó, ha detto che continuano le denunce sulla presenza di gente armata in quel municipio, per cui il ritorno programmato di 350 profughi ai loro villaggi d'origine è ad "alto rischio" e si devono di prendere delle misure per garantire la loro sicurezza.

Il religioso ha manifestato il suo rispetto per la decisione dei profughi di Las Abejas di ritornare, dato che si deve a "tutta la sofferenza accumulata durante questi tre anni e mezzo negli accampamenti in condizioni di vita subumane, di sofferenza, di mancanza di acqua potabile e dove la convivenza sociale diventa difficile".

Ha segnalato che ad ogni modo, lui accompagnerà i profughi, come ha fatto finora: "Come parroco di San Pedro Chenalhó devo stare dove sta la comunità, così come li ho accompagnato nelle loro sofferenze".

Intanto, il direttivo di Las Abejas ha segnalato in una conferenza stampa che l'organizzazione "è pacifista e ha continuato a lottare per questa via perché si stabiliscano la pace, la tranquillità e la giustizia" nelle comunità di Chenalhó.

"Non siamo d'accordo con la violenza, però purtroppo noi siamo stati vittime dei delitti commessi dai paramilitari a causa della guerra sporca dei governanti precedenti", affermano.

Poi sottolineano: "Abbiamo deciso ritornare ai nostri luoghi d'origine (Puebla, Yaxemel e Chuctic) per riprendere ciò che ci appartiene di diritto, l'eredità dei nostri nonni che abbiamo abbandonata dal 1997".


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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