LA JORNADA - GIOVEDÌ 11 ENERO 2001
L'Esercito Messicano si rifiuta di andarsene da questa comunità, vicina al quartier generale zapatista
Guadalupe Tepeyac, mela della discordia
Solo se si arriva ad un accordo con l'EZLN, la comunità verrà sgomberata dall'esercito
Prima della fine del mese verranno smantellati altri tre accampamenti
JUAN BALBOA CORRESPONSAL
Guadalupe Tepeyac, Chiapas, 10 gennaio - Questo villaggio, abbandonato da cinque anni, si è convertito nel principale scoglio che ostacola la ripresa del dialogo di pace tra il governo del presidente Vicente Foz Quesada e l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), per il rifiuto dell'Esercito Messicano di abbandonare la comunità. Di tutte le sette postazioni, da cui l'EZLN ha chiesto il ritiro delle truppe per tornare al tavolo dei negoziati, il quartier militare di Guadalupe Tepeyac, nel Municipio di Las Margaritas, è l'unico sul quale la Segreteria della Difesa Nazionale (SEDENA) è ancora in dubbio se abbandonare o meno, data la sua strategica posizione militare, trovandosi a circa 18 km dall'abitato La Realidad, considerato il quartier generale degli zapatisti.
Fonti della settima Regione Militare, con sede a Tuxtla Gutièrrez, hanno dato la conferma che prima della fine del mese di gennaio verranno smantellati, in modo scaglionato, altri tre accampamenti: Roberto Barrios, nel Municipio di Palenque sarà la prossima postazione militare che i militari abbandoneranno. Seguiranno quello di La Garrucha, che si trova sul valico di Patihuiz, Municipio di Ocosingo, e poi verrà smantellato l'accampamento militare di Río Euseba, una delle ultime basi stabilite dall'Esercito Messicano nel 1998, che si trova nel Municipio di Las Margaritas.
Comunicati della settima Regione Militare sottolineano l'importanza militare e politica che rappresenta la base, e il suo possibile smantellamento. Lo stesso Fox ha confermato ai parlamentari della Commissione di Concordia e Pacificazione che Guadalupe Tepeyac verrà evacuato... soltanto se prima si giungerà ad un accordo con l'EZLN.
Secondo il deputato del PRD Emilio Ulloa, il Presidente tenta di arrivare ad un accordo con l'EZLN affinché l'Esercito Messicano abbandoni Guadalupe Tepeyac. Fox, segnala il legislatore, vuole convincere gli zapatisti che accettino l'immediato ritorno di coloro che avevano abbandonato il villaggio e soltanto dopo ritirare i militari.
Guadalupe Tepeyac fu per 13 mesi - dal gennaio del 1994 al febbraio del 1995 - la sede del Comitato Clandestino dell'EZLN. I suoi abitanti l'abbandonarono quando l'Esercito Messicano penetrò nei territori delle comunità zapatiste all'interno della zona di conflitto; i suoi abitanti vivono attualmente sulle montagne, nella regione della Biosfera Montes Azules.
La foresta ha invaso tutte le piccole case abbandonate di Guadalupe Tepeyac, molte di quelle che erano state dimore degli zapatisti sono scomparse, altre sono sul punto di crollare. Il silenzio è rotto solo dall'attività giornaliera dell'ospedale della Sicurezza Sociale, che potrebbe essere consegnato per la sua operatività alla Croce Rossa Messicana.
Il quartier militare di Guadalupe Tepeyac possiede una delle migliori infrastrutture dell'Esercito Messicano nella selva Lacandona. Da un giro effettuato in quel centro, non sono stati rilevati segnali che indichino l'intenzione dei militari di abbandonare la postazione militare.
Inoltre, molti soldati hanno affermato che si stanno preparando per restare "lunghi anni" e respingono l'eventualità che l'ospedale dell'IMSS possa essere consegnato alla Croce Rossa Internazionale.
Quando le richieste saranno rispettate dialogheremo, non prima
Cuxulía, cornice per il primo incontro tra Luis H. Alvarez e le basi d'appoggio dell'EZLN
Noi non ci siamo alzati in armi contro il PRI, ma contro il sistema che si dimentica di noi
Il rappresentante del PAN chiede agli indigeni che inizi il dialogo con la dirigenza zapatista
ANDREA BECERRIL, INVIATO
Cuxulja, Chiapas., 10 gennaio -
Quello che sembrava un atto puramente formale per dare prova del ritiro - previamente annunciato- della postazione militare in questa comunità del Municipio di Ocosingo, si è trasformato nel primo incontro tra l'incaricato per la pace, Luis H. Alvarez, e le basi d'appoggio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), le quali hanno ribadito al rappresentante del governo di Fox che soltanto quando tutte le richieste saranno rispettate si riuniranno a dialogare: "Prima no".''Noi, come zapatisti, non ci siamo alzati in armi contro il PRI, ma ci sia alzati contro il sistema che ci dimentica e ci umilia", dicevano i manifestanti e hanno insistito che manca il ritiro dei soldati da Guadalupe Tepeyac, La Garrucha e da altri punti dell'area d'influenza zapatista.
E Alvarez, da parte sua, "ha approfittato" - per citare le sue stesse parole - della presenza di più di un centinaio di indigeni zapatisti radunatisi a manifestare pacificamente all'entrata dell'accampamento smantellato, per sollecitare ai ribelli l'inizio del dialogo con la dirigenza dell'EZLN.
"Non sto parlando di un dialogo formale", bensì di stabilire un contatto tra l'incaricato per la pace e l'EZLN, "per chiarire qualsiasi dubbio che possa sussistere, allo scopo di ampliare le informazioni di cui abbiamo bisogno, per dimostrare coi fatti quali sono le reali intenzioni dei nuovi governi, sia quello nazionale che quello statale", ha aggiunto Alvarez, nel dare cosi risposta ad un comunicato che uno degli indigeni aveva letto.
Non senza una certa sorpresa, la colonna degli indigeni incappucciati ha ricevuto Alvarez, i 14 ambasciatori che lo accompagnavano, il presidente della Commissione di Concordia e Pacificazione (Cocopa), Felipe de Jesus Vicencio Alvarez, Emilio Zebadúa, altri funzionari statali ed il comandante della settima Regione Militare, generale Abrham Campos, con slogan contro la forte presenza dell'Esercito che ancora si fa sentire nell'area di influenza zapatista.
Siamo contenti, ma non molto...
L'incaricato non ha respinto l'incontro, bensì lo ha cercato e ha ascoltato uno degli indigeni - con un vestito multicolore ed il viso coperto da un passamontagna - che gli leggeva il comunicato delle basi di appoggio dell'EZLN, con cui segnalavano che le basi valutano in modo positivo il ritiro dei soldati da Cuxuljá, però mancano ancora molte altre zone da smilitarizzare, e chiedono inoltre agli ambasciatori di non trincerarsi dietro alla versione ufficiale, dato che come sono stati portati fino a questa comunità nella zona Los Altos del Chiapas, possono mostrare loro altri 200 posti dove si trovano effettivi dell'Esercito Messicano.
"Vogliamo poter dire la nostra parola come zapatisti che siamo. Vogliamo dire che siamo contenti e che non siamo contenti con il ritiro di questi soldati da Cuxuljá". Quindi hanno spiegato che non sono contenti perché mancano ancora altri ritiri di militari, come per esempio da Roberto Barrios, da La Garrucha e dalla postazione di Río Euseba, "dove i soldati molestano gli indigeni ed i villaggi vicini".
Manca pure, hanno insistito, "il ritiro dei soldati da Guadalupe Tepeyac, affinché possano tornare alle loro case i nostri fratelli e sorelle, indigeni tojolabales, che ormai sono sei anni che vivono sulle montagne".
Manca ancora "che vengano posti in libertà tutti i prigionieri zapatisti da tutte le carceri del Messico. Ci sono ancora più di cento zapatisti in prigione, che non hanno commesso altro reato che quello di lottare per i diritti degli indigeni. E, la cosa più importante, manca che si riconoscano i nostri diritti, quelli che abbiamo in quanto indigeni".
Fiancheggiato da Zebadúa, Vicencio, Rutiliio Escandón e Fernando Pèrez Noriega, nonché da Cèsar Chávez - assessore di Pablo Salazar Mendiguchía, che si incorporerà alla Cocopa come rappresentante del governo del Chiapas -, Alvarez ha seguito con attenzione il messaggio degli zapatisti ed i loro avvertimenti diretti a Fox, mentre le colonne dei soldati continuavano ad evacuare questa zona che occupavano dal 1995.
Hanno sottolineato che la loro rivolta non è stata contro il PRI, bensì contro il sistema. "Per questo diciamo che la nostra guerra è una guerra conto l'oblio ed avrà fine soltanto quando tutti riconoscano gli indigeni e quando il Messico non si dimenticherà più degli indigeni. Per questo diciamo che siamo contenti e che non siamo contenti di quanto sta avvenendo oggi".
Lo stesso portavoce dell'EZLN ha fatto notare ai diplomatici, testimoni del ritiro dei soldati da Cuxuljá, che gli zapatisti li potevano portare a vedere "altri 200 posti dove l'Esercito è presente. E lì potrete vedere che distruggono i boschi, portano prostitute nei villaggi, portano bevande alcoliche e perseguitano gli indigeni".
Per questo, "vorremmo invitarli a fare da osservatori affinché non si limitino a togliere una piccola parte, ma affinché smantellino tutta questa militarizzazione e affinché portino anche il nostro messaggio che dice che continueremo a lottare per tutti gli indigeni".
Infine, l'ultimo avvertimento zapatista al rappresentante di Fox: "Quando saranno state rispettate tutte le nostre richieste, allora saremo davvero soddisfatti, allora sì che ci riuniremo a dialogare, ma prima no".
Subito dopo, l'incaricato Alvarez ha chiesto una copia del comunicato alle basi d'appoggio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale e allora l'indigeno che aveva letto il documento gli ha detto in tono rispettoso e persino amichevole: "Vorrei tanto dartelo, però non ci sono più copie, le ho già distribuite tutte, dato che sono venuto qui molto presto".
Allora il rappresentante del governo federale ha rivolto la parola ai manifestanti chiedendo loro di poter stabilire un contatto, anche se informale. "Mi permetto di far presente a tutti voi che sono a totale disposizione per partecipare ad uno scambio di opinioni che conduca al chiarimento di qualsiasi tipo di dubbio possa sussistere. Vi prego di prendere nota di questo e che a partire da questo momento sono disposto a partecipare a qualsiasi scambio d'informazioni che sia necessario".
Dopo, Alvarez si è congedato e si è avvicinato al posto in cui c'erano gli zapatisti, per iniziare l'atto formale con cui si è concretizzato il ritiro dei soldati da Cuxuljá. "Sappiamo che i primi passi di un nuovo governo democratico non sono sufficienti, che le popolazioni indigene richiedono dimostrazioni palpabili della volontà governativa di incorporarle in pieno rispetto, giustizia e dignità a quello che è il processo di sviluppo del Messico".
Alla presenza di circa un centinaio di giornalisti nazionali e stranieri, dei diplomatici, dei membri della Cocopa e del governo statale, l'atto fu costantemente accompagnato dagli slogan, contro la presenza militare, gridati dalla colonna zapatista. Le voci dei ribelli sono salite particolarmente di tono quando ha preso la parola il generale Abraham Campos, comandante della settima Regione Militare, per un discorso che riassumeva il punto di vista dell'Esercito.
La base di Cuxuljá, ha detto, si era stabilita nel 1995, insieme agli accampamenti di Amador Hernández e Jolnachoj; i 153 posti di controllo "che furono collocati nelle strade di tutta la zona d'influenza dell'EZLN, sono stati disattivati", per ordine di Fox, "affinché il conflitto si possa risolvere".
Gran parte del suo discorso ha avuto lo scopo di sminuire l'importanza del gruppo armato. Ha elencato le attività che l'Esercito svolge nel Chiapas, dal vigilare la frontiera con il Guatemala, al controllare che non vi sia traffico di droga né presenza di persone prive di documenti d'identificazione, per proteggere le riserve naturali dello stato e perfino per evitare incendi". "Come potete vedere, il problema dell'EZLN è solo uno dei motivi in più per cui ci troviamo qui", ha concluso.
Anche se già era difficile che lo udissero, gli zapatisti - che da almeno tre ore prima si erano riuniti a manifestare davanti all'ingresso dell'accampamento - hanno intensificato i loro slogan e, al passaggio degli ultimi dei 200 che abbandonavano la base militare, gridarono "fuori, fuori" e sembrava che con il movimento delle loro mani gli indigeni accelerassero il definitivo ritiro delle truppe che, da più di cinque anni, avevano occupato un appezzamento di due ettari e mezzo "perseguitando gli zapatisti" del Municipio autonomo Che Guevara.
(tradotto da Beppe Costa)

Indice delle Notizie dal Messico