La Jornada - Mercoledì 9 Maggio2001

Riforma indigena: dialogo e coerenza

Miguel León Portilla Fuente

È certo che il dialogo su diritti e cultura indigeni c'è stato in vari tempi e posti. Senza dubbio, fino adesso non è riuscito a divenire realtà coerenti ed effettive. C'è stato dialogo tra i rappresentanti dell'EZLN e i successivi inviati dell'Esecutivo federale. Risultato di quegli incontri sono stati gli accordi di San Andrés Larráinzar. Molto dopo sono arrivate le iniziative di riforme costituzionali, quella del PAN e quella della Cocopa. A sua volta, il presidente Vicente Fox, occupandosi delle tre condizioni dell'EZLN per sedersi a discutere la pace, ha fatto sua l'iniziativa della Cocopa e l'ha passata al Parlamento.

Un buon sintomo è stato quello che i deputati ed alcuni senatori ricevessero la comandante Esther e ascoltassero le sue parole, non solo sensate senz'altro anche molto rispettose, proprie del parlare dei popoli indigeni. Il cielo però si è rannuvolato quando il Senato della Repubblica ha modificato in molti punti l'iniziativa della Cocopa e del Presidente, quella che soddisfaceva le richieste indigene.

C'è stata coerenza nelle modifiche introdotte che, poco dopo, sono state approvate dalla maggioranza della Camera dei Deputati? La risposta è che c'è stata coerenza all'inizio con l' articolo 4º costituzionale, il cui contenuto si dovrà conservare. In quell'articolo si riconosce che: "La Nazione messicana ha una composizione pluriculturale, basata originalmente sui suoi popoli indigeni". In quei popoli, con loro "lingue, culture, usi, costumi, risorse e forme di organizzazione sociale", c'è il sostrato più profondo dell'essere messicano.

Or bene, se questo lo riconosce la Costituzione della Repubblica, perché, nella proposta del Senato del 25 aprile, dopo aver ribadito che "la nazione ha una composizione pluriculturale basata originalmente sui suoi popoli indigeni", riferendosi a "la libera determinazione" di quei popoli, in vece di legiferare, come compete alla Costituzione a raggio nazionale, si rimette il suo riconoscimento a "le Costituzioni e le leggi delle entità federative"? Da ciò bisogna derivare che quel riconoscimento potrà essere differente in ciascuna entità, non esistendo un quadro di universalità.

Questione affine è quella che tocca la personalità giuridica che si riconosce ai popoli indigeni. Se si afferma che costituiscono il sostegno più profondo dell'essere pluriculturale del Messico, perché non si riconosce loro il carattere di soggetti di diritto pubblico, come esprimeva la proposta della Cocopa che aveva fatto sua il presidente Fox? Perché le si riduce a "entità di interesse pubblico", figura giuridica poco o niente compatibile con l'attributo dell'autonomia, cioè alla capacità di governarsi nei loro propri territori? Rimane da ricordare qui che, in cambio, nella Legge dei Diritti dei Popoli e delle Comunità Indigene dello stato di Oaxaca, del 17 giugno 1998, nell'articolo 3º, paragrafo II, si stabilisce: "Lo stato riconosce a quei popoli indigeni il carattere di persone morali di diritto pubblico".

Per ciò che tocca l'impiego del concetto di "territorio" prevale l'ambiguità nella proposta. All'inizio dello stesso articolo che si propone, e in altri vari luoghi, affiora un timore che deriva, sembra, da una confusione fra i concetti di autonomia e di sovranità. Così si dichiara che "la nazione messicana è unica e indivisibile" e che "le forme proprie di governo interno" [...] dovranno esercitarsi in un quadro che rispetti "il patto federale e la sovranità degli stati". Ricordiamo qui che gli indigeni hanno ripetuto molte volte la frase: "Mai più un Messico senza noi". Tornando alla menzionata legge oaxaqueña, abbiamo visto che in quella si definisce adeguatamente il concetto di "territorio".

Trattando il diritto al "accesso pieno dei popoli indigeni alla giurisdizione dello stato in tutti i processi e procedimenti che coinvolgono individualmente o collettivamente degli indigeni" - secondo come era espresso nella proposta della Cocopa e del Presidente - la proposta introduce un altro cambiamento che nega tale diritto, rimettendo il procedimento alle Costituzioni e alle leggi delle entità federative, che "stabiliranno le caratteristiche della libera determinazione e dell'autonomia che meglio esprimono le situazioni e le aspirazioni dei popoli indigeni". Poniamo l'accento sull'oscurità della frase "esprimere situazioni", cioè riappare nel testo il rifiuto ad accettare i popoli indigeni come soggetti di diritto pubblico, dichiarando espressamente che sono "entità di interesse pubblico".

Solo vorrei aggiungere ancora una incoerenza. Nel paragrafo V dell'articolo che si propone, si include tra i diritti indigeni quello di "conservare e migliorare l'habitat e di preservare l'integrità delle loro terre". Perfino un bambino della scuola elementare si renderebbe conto che questo, invece di essere un diritto, è un obbligo di tutti i messicani.

Gli esempi fatti dimostrano che la proposta approvata dal Senato e, per maggioranza, dalla Camera dei Deputati, deve essere rivista. Si richiede un rinnovamento del dialogo, riconoscendo come diritto primario dei popoli indigeni quello di essere ascoltati. Le riforme costituzionali che si pretende di fare non possono essere sputate fuori a tutto vapore. Converrà che tanto i parlamentari come i rappresentanti indigeni - quelli dell'EZLN e degli altri popoli indigeni - siano consigliati da giuristi competenti che contribuiscano a chiarire concetti fondamentali nell'elaborazione.

È di interesse primario dei popoli indigeni, dei parlamentari e del Messico intero, che restino ben chiari la portata e la connotazione di concetti come quelli di: autonomia, territorio, diritti che la Costituzione della Repubblica riconosce ai popoli indigeni e rimanda alle Costituzioni ed alle leggi delle varie entità federative. Quest'ultimo fatto può avere senso se volesse rendersi conto delle differenze culturali che presentano i differenti popoli indigeni. Solo riallacciando il dialogo e ricercando la formulazione di una nuova proposta di riforma - è dei saggio cambiare idea - si potrà formulare la riforma che tutti aneliamo per dare un fermo sostegno al riconoscimento irrimandabile dei diritti dei popoli indigeni.


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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