La Jornada - Mercoledì 9 Maggio 2001

Il CNI e 150 organizzazioni civili annunciano mobilitazioni contro la legge indigena

MATILDE PEREZ U.

Il Congresso Nazionale Indigeno (CNI) e 150 organizzazioni civili si sono messe d'accordo per costituire "un spazio di coordinamento unico" per iniziare le mobilitazioni regionali e nazionali contro la legge indigena approvata dal Parlamento. Sarà un movimento di resistenza civile organizzato e non ci sarà assolutamente una dichiarazione di guerra o una sollevazione dei popoli indigeni contro il governo federale.

Abelardo Torres e Carlos González, della commissione di continuazione del CNI, e Nuria Fernández, per le organizzazioni civili, hanno spiegato che l'intenzione è quella di organizzare un ampio e forte ventaglio sociale per esigere dal presidente Vicente Fox che trovi le vie politiche e legali per frenare questa legge indigena. Nel caso che non lo faccia, "eserciteremo il nostro diritto di presentare una nuova proposta di legge indigena che, naturalmente, sarà l'iniziativa della Cocopa".

A loro volta, 11 organizzazioni che difendono i diritti umani, del Chiapas e di altri stati del paese, così come Global Exchange, hanno chiesto al presidente Fox di "attuare coerentemente l'iniziativa di legge della Cocopa (su diritti e cultura indigeni) che aveva assunto come sua e la faccia rispettare con le risorse giuridiche che la legge gli consente".

Un appello alla "responsabilità"

Richiedono pure ai parlamenti degli stati di legiferare con senso di responsabilità e di non approvare la legge indigena passata al Parlamento messicano. Ai componenti della Cocopa dicono invece: "prendete coscienza della vostra immensa responsabilità nel processo di pace in assenza della Commissione di Continuazione e Verifica (Cosever) e della Commissione Nazionale di Intermediazione (Conai)" e difendete l'iniziativa di legge indigena che avete redatto. "Se stimate di non poter esercitare con elementare lealtà nella vostra istituzione, dovete rinunciare a questa o lasciare il posto ad altri parlamentari".

Abelardo Torres Cortés, componente della commissione di continuazione del CNI, confida che la mobilitazione dei popoli indigeni riuscirà a sensibilizzare la società civile e la maggioranza dei parlamentari statali perché rifiutino la legge indigena approvata dal Parlamento messicano. "Non vediamo scenari di violenza né di illegalità, ma di protesta per una legge che rifiuta i diritti dei popoli indigeni e che ha distorto gli accordi di San Andrés plasmati nell'iniziativa di legge della Cocopa".

I popoli, ha continuato Carlos González, anche del CNI, "stanno scommettendo sulla resistenza civile organizzata e puntano ad ottenere l'appoggio della società civile nazionale e internazionale per generare un cambiamento positivo". Ha precisato che hanno già inviato le analisi comparative tra la legge indigena approvata e l'Accordo 169 della OIT alla Conferenza del Millennio dei Popoli Indigeni, che si sta svolgendo a Panama, e parteciperanno al Congresso Nazionale dei Popoli Nativi Americani, che si svolgerà dal 16 al 18 maggio in Connecticut, Stati Uniti.

Hanno spiegato che non si sono recati alla riunione di Panama perché il CNI non ha mai ricevuto ufficialmente nessun invito né modulo di iscrizione. "L'assenza fisica non ci ha impedito di fare arrivare l'informazione di ciò che succede in Messico rispetto alla legge indigena, né di mantenere i vincoli con i popoli fratelli indigeni di America e d'altri paesi".

Nella conferenza di stampa, sia i componenti della commissione di continuazione del CNI come Nuria Fernández hanno denunciato che secondo le denunce delle comunità chiapaneche, l'Esercito è tornato a fare "le ronde" nelle comunità che aveva abbandonato, anche in Guadalupe Tepeyac.

Questo venerdì il CNI e le organizzazioni sociali consegneranno a Los Pinos più di 50 mila firme a favore dell'iniziativa di legge della Cocopa, il 14 effettueranno una marcia a Città del Messico e il 16 inizieranno la campagna nazionale Un minuto per i diritti indigeni. L'intenzione è di far culminare le mobilitazioni e i forum nazionali con un incontro del CNI e delle organizzazioni civili con l'EZLN in Guadalupe Tepeyac, dal 7 al 9 agosto.

Da parte sua, la Rete dei Difensori Comunitari per i Diritti Umani, i centri dei diritti umani Fray Bartolomé de Las Casas, Fray Matías de Córdoba, Fray Pedro Lorenzo de La Nada e degli Indigeni (Cediac), il Consiglio delle Organizzazioni di Medici e Levatrici Indigeni Tradizionali del Chiapas, la Commissione di Riconciliazione Comunitaria ed altri ancora, hanno confermato che gli accordi di San Andrés non sono rivedibili né sono soggetti a correzioni.

"Ai parlamentari toccava dare una forma legislativa e corretta agli accordi di San Andrés, però non era loro competenza modificarli e nemmeno metter loro dei lucchetti che li rendessero inapplicabili. La nuova legge annulla il nuovo patto sociale e il nuovo federalismo".

Nel caso del Chiapas, hanno aggiunto, è preoccupante che i parlamentari non abbiano valutato le implicazioni e i gravi rischi, dato che la legge non riprende le richieste dei popoli indigeni e si converte in un ostacolo per la pace. In pochi giorni, hanno assicurato, si sono riattivati i paramilitari e i gruppi di potere che si oppongono al processo di pace e la militarizzazione continua vigente.

"Violenza, impunità, sfiducia, ingovernabilità sono resi più probabili dato che le istituzioni dello stato sono così estranee all'esperienza e alle necessità del popolo", hanno avvertito. Perciò, hanno chiesto al Parlamento di rettificare la sua decisione legislativa e di riprendere l'iniziativa di legge della Cocopa, oltre a scegliere degli operatori legittimati da un voto effettivo e per la loro esperienza in materia.


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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