La Jornada - giovedì, 8 marzo 2001

Per timore, negli USA c'è poca informazione sulla marcia

Le cupole cercano di evitare l'influenza mondiale dello zapatismo: Chomsky

Se l'EZLN riuscisse a vincolarsi con altri movimenti, cambierebbe il corso della storia

JIM CASON E DAVID BROOKS CORRISPONDENTI

Washington, 7 marzo - Lo zapatismo è uno dei movimenti popolari contro il neoliberismo più importanti del mondo, e se riesce a vincolarsi con altri gruppi sociali a livello internazionale "potrà cambiare il corso della storia contemporanea", ha affermato l'intellettuale statunitense Noam Chomsky.

Alla vigilia dell'arrivo della carovana dell'EZLN a Città del Messico, Chomsky ha detto in un'intervista a La Jornada che "questo è uno dei movimenti popolari più importanti che si siano sviluppati per tutto il mondo durante questo che è stato essenzialmente il periodo neoliberale".

Lungo questo periodo di tempo,- afferma - hanno cominciato a sorgere espressioni sociali che includono gli zapatisti in Messico, i Senza terra del Brasile ed i movimenti contadini dell'India, come pure la crescente opposizione popolare alla globalizzazione imprenditoriale che si è espressa nel Nord e si è evidenziata in Seattle e in altri luoghi del mondo industrializzato.

"Tutto è una risposta, da vari fronti, sempre alla stessa cosa: a un assetto di politiche sociali e economiche che sono state coscientemente istituite dagli anni '70 e che hanno ridotto drasticamente i tassi di crescita in tutto il mondo, hanno portato al blocco o alla diminuzione dei salari e delle entrate per la maggioranza dei lavoratori", ha aggiunto il professore del Massachussets Institute of Technology. "E' stata una crescita, chiaro, però è stata molto concentrata in settori ristretti".

Il riconosciuto cattedratico di linguistica, considerato uno degli intellettuali più importanti del mondo, ha detto che lo zapatismo, con la sua marcia a Città del Messico e i vincoli che si stanno forgiando internazionalmente tra questi movimenti sono atti "carichi di speranza".

"La cosa più importante sarebbe se questi diversi movimenti dispersi per tutto il mondo riuscissero a costruire vincoli di solidarietà e di appoggio. Se è possibile che si vincolino e se riescono ad appoggiarsi fra di loro, potranno cambiare il corso della storia contemporanea".

È questo potenziale di solidarietà e di mutuo appoggio ciò che spaventa le cupole negli Stati Uniti e in altri paesi: "Il mondo imprenditoriale e politico sta tentando di fare di tutto per evitare che ciò succeda". Come esempio ha segnalato la ridotta copertura della marcia zapatista che hanno fatto i mezzi di comunicazione di massa negli Stati Uniti; questa, ha detto, è una decisione cosciente per evitare lo sviluppo di questi vincoli. "Le piace caratterizzare questi movimenti come ONG marginali impazziti, però sanno molto bene che questa non è la verità", ha ribadito.

Sono i movimenti sociali che non partecipano attraverso i canali istituzionali della politica - detti estraparlamentari - quelli che generano i cambiamenti politici. Per esempio, se si otterrà l'approvazione e l'applicazione degli accordi di San Andrés da parte del parlamento, sarà il risultato di una lotta sociale che ha promosso questo cambiamento dal di fuori del circuito politico istituzionale.

EZLN, chiave perché lotta per una democrazia effettiva

Movimenti come quello zapatista sono la chiave nella congiuntura attuale precisamente perché lottano per una democrazia effettiva, dato che il quadro neoliberale permette solo una democrazia elettorale formale: "Il quadro neoliberale intero, in fin dei conti, è disegnato per minare la democrazia".

"Uno può vedere questo in modo drammatico in America Latina durante gli ultimi 20 anni. Ci può essere, certamente, una democrazia formale. Cioè, uno può permettere alla gente di andare alle urne e scegliere uno o un altro rappresentante del mondo imprenditoriale. Ciò è possibile. Però che democrazia effettiva esista davvero, è un'altra cosa".

Dopo tutto le inchieste dimostrano che "la gente è sempre più delusa della democrazia, benché non vi si opponga".

Ed esiste un nome per questo tipo di sistema politico formale nella letteratura delle scienze politiche, ha puntualizzato l'intellettuale statunitense: "si chiama policrazia; lì si assegna al pubblico il ruolo di spettatore, non di partecipante. La sua funzione in un sistema democratico formale è quella di presentarsi ogni tanto, a fare la croce su una scheda - che in pratica vuol dire scegliere tra settori delle classi ricche privilegiate - e ritornare a casa".

Un esempio della policracia, spiega Chomsky, si produce negli Stati Uniti: "Questa è la maniera in che si è costruito il sistema costituzionale statunitense".

La Costituzione originale ha concesso il suffragio solo ai padroni di proprietà e Chomsky afferma che uno dei redattori del documento e anche uno dei "padri" della patria, James Madison, ha dichiarato che l'intenzione della Costituzione per il nuovo paese era "proteggere dalla maggioranza la minoranza opulenta". Da allora, i cittadini comuni, i negri e le donne hanno vinto il diritto al voto, però Chomsky afferma che solo "come risultato della lotta popolare".

Oggi, la delusione per la democrazia formale che si esprima in America Latina si nota anche negli Stati Uniti. "Nelle ultime elezioni ci furono inchieste molto precise perché l'imprenditoria desiderava sapere ciò che stava pensando il popolo. Fu impressionante: il 70 per cento della popolazione non pensa che ci siano state delle elezioni. Ha percepito le elezioni come un qualcosa di totalmente estraneo, un gioco della gente ricca, con candidati selezionati dall'industria delle relazioni pubbliche che mancano di qualsiasi credibilità". Come risultato, la gente non ha votato o ha deciso non di dare un voto ai programmi, ma alle personalità dei candidati.

Perciò, ha ribadito Chomsky, questi movimenti, tanto nel Sud come quello degli zapatisti, così come le loro espressioni nel nord del pianeta, sono "molto carichi di speranza".


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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