LA JORNADA - 8 gennaio 2001

La nostra causa è suffragata dalla bandiera della giustizia, assicurano i ribelli

L'apparizione dell'EZLN, prodotto di 500 anni di lotta

La mobilitazione della società civile obbligò il governo al negoziato

JESUS RAMIREZ CUEVAS

L'insurrezione indigena del primo gennaio del 1994, capeggiata dall'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) ha preso di sorpresa il Paese. Con la prima Dichiarazione della Selva Lacandona, l'EZLN ha reso nota la sua posizione di guerra contro il governo capeggiato da Carlos Salinas.

"Siamo il prodotto di 500 anni di lotta", hanno proclamato gli zapatisti chiapanechi in quel documento. "Ma noi oggi diciamo: Basta! Siamo gli eredi dei veri fondatori della nostra nazionalità, siamo milioni e milioni di espropriati e chiamiamo tutti i nostri fratelli affinché rispondano al nostro appello come all'unico cammino per non morire di fame di fronte all'insaziabile ambizione di una dittatura che dura da più di settanta anni, capeggiata da una banda di traditori che rappresentano i gruppi più conservatori e traditori della patria".

"Conformemente a questa dichiarazione di guerra, chiediamo agli altri poteri della nazione che si riuniscano per restaurare la legalità e la stabilità del Paese, deponendo il dittatore. La nostra lotta si appella al diritto costituzionale ed è suffragata dalla bandiera della giustizia e dell'uguaglianza".

Tra gli ordini militari impartiti dall'EZLN alle sue forze vi furono quelli di: "avanzare verso la capitale del Paese per vincere l'Esercito Messicano, proteggendo durante l'avanzata liberatoria la popolazione civile e permettendo alle popolazioni liberate di eleggere, liberamente e democraticamente, le loro proprie autorità amministrative".

Inoltre, "formare nuove truppe con tutti quei messicani che decidano di partecipare alla nostra giusta lotta compresi quelli che, pur essendo soldati nemici, si dovessero arrendere senza combattere le nostre forze, giurando di ubbidire agli ordini di questo Comando Generale dell'EZLN. Siamo coscienti del fatto che la guerra che dichiariamo è l'ultimo mezzo che ci resta, però è quello giusto. I dittatori stanno conducendo una guerra genocida non dichiarata contro le nostre popolazioni già da diversi anni per cui chiediamo la tua ferma partecipazione, in appoggio a questo piano del popolo messicano che lotta per il lavoro, la terra, un tetto, la salute, l'educazione, l'indipendenza, la libertà, la democrazia, la giustizia e la pace".

La rivolta zapatista scatenò una guerra e feroci combattimenti. Il 12 gennaio il presidente Salinas decretò il cessate il fuoco di fronte alla mobilitazione della società civile: decine di migliaia di persone invasero lo Zócalo della capitale ed in tutto il Paese avvennero manifestazioni contro la guerra. Questo costrinse il governo a bloccare le ostilità e a negoziare con i ribelli.

L'EZLN ha riconosciuto in varie occasioni il ruolo della società civile, che ha reso possibile il dialogo di pace.

- Il 21 gennaio, l'EZLN diffuse un manifesto fondamentale nella sua eloquenza: "Di che cosa ci devono perdonare?".

"Solo il 18 gennaio siamo stati informati della formalizzazione del 'perdono' che il governo federale offre alle nostre forze. Di che cosa dobbiamo chiedere perdono? Di che cosa ci devono perdonare? Di non morire di fame? Di non tacere nella nostra miseria? Di non aver umilmente accettato il gigantesco peso storico del disprezzo e dell'abbandono? Di esserci alzati in armi quando abbiamo trovato chiuse tutte le altre strade?

"Chi deve chiedere perdono e chi può concederlo? Coloro che per anni e anni si sono seduti davanti alla tavola imbandita e si sono saziati mentre accanto a noi si sedeva la morte, tanto quotidiana, tanto nostra, che abbiamo finito per cessare di temerla? Coloro che ci hanno riempito le tasche e l'anima di dichiarazioni e di promesse?".

Conversazioni della Cattedrale

Dopo il cessate il fuoco, dal 21 febbraio del 1994 fino al 2 marzo, si tennero i primi negoziati di pace tra il governo messicano e l'EZLN. Centinaia di persone circondarono la Cattedrale per proteggere le conversazioni. Alla fine, il governo propose 34 punti, che l'EZLN decise di portare alla consultazione delle comunità indigene.

Dopo l'assassinio di Colosio e la bocciatura da parte di Zedillo del lavoro di Manuel Camacho, commissario per la pace, gli zapatisti respinsero le proposte ufficiali.

- L'EZLN convocò per lo svolgimento della Convenzione Nazionale Democratica (CND) che fu realizzata l'8 agosto 1994. A questo primo incontro della società civile con gli zapatisti assistettero più di seimila persone provenienti da tutto il Paese, per la maggioranza componenti di organizzazioni civili, sociali e politiche di tutte le sfumature della sinistra, così come decine di giornalisti, intellettuali ed osservatori.

Dopo 30 ore di viaggio, le persone convocate alla Convenzione giunsero all'Aguascalientes, costruito in una radura della selva vicino a Guadalupe Tepeyac. L'anfiteatro fu anche chiamato dai ribelli "vascello di Fitzcarraldo", "Arca di Noè". Lì, i convocati vinsero i disagi del fango e della pioggia tropicale dopo aver presenziato alla sfilata delle basi d'appoggio zapatiste: uomini, donne e bambini civili che marciarono con armi di legno per simboleggiare la loro decisione a lottare.

Il subcomandante Marcos consegnò la bandiera nazionale alla CND e propose agli intervenuti di aprire una via pacifica per il cambio politico e sociale del Paese.

- Dopo le elezioni del '94, l'EZLN riconobbe Amado Avendaño come governatore ribelle. In dicembre, gli insorti ruppero l'assedio ed apparvero in 38 Municipi del Chiapas. La moneta si svalutò e si verificò la peggior crisi economica della storia recente.

Il tradimento di Zedillo

Il 9 febbraio 1995, il presidente Ernesto Zedillo ordinò la cattura dei dirigenti zapatisti ed autorizzò un'offensiva militare in Chiapas. In un messaggio diffuso dalla televisione, Zedillo annunciò che gli zapatisti stavano preparando un'offensiva a livello nazionale e rivelava la presunta identità di Marcos e dei principali capi ribelli, che non erano "né gente di quel popolo, né indigeni, né chiapanechi", bensì universitari e guerriglieri professionisti.

Anche se vennero imprigionati zapatisti nel Distretto Federale, a Veracruz e nello Stato del Mexico, l'offensiva militare nella selva fu un fallimento e l'Esercito Messicano non riuscì a catturare Marcos.

- Dopo il tradimento di Zedillo e questa offensiva militare, il Parlamento approvò la Legge di Concordia e di Pacificazione e istituì la Cocopa l'11 marzo del 1995. In detta legge gli zapatisti vengono riconosciuti come "un gruppo di messicani, per la maggioranza indigeni, che si sono dissociati". Vennero ripresi i contatti tra le parti e, nell'aprile, iniziò il dialogo in San Andrés Larráinzar.

Il 20 aprile, giorno d'inizio delle conversazioni, più di mille indigeni zapatisti marciarono a San Andrés per appoggiare i delegati dell'EZLN. Per tutto l'anno, ribelli e rappresentanti del governo discussero l'agenda ed il primo tema relativo ai diritti sui diritti degli indigeni.

Accordi di San Andrés

Il 16 febbraio 1996 si firmarono i primi accordi tra l'EZLN ed i rappresentanti del governo su diritti e cultura indigeni. Nel settembre dello stesso anno, l'EZLN abbandonò il tavolo del dialogo perché il governo non aveva rispettato questi accordi, che prevedevano una riforma costituzionale.

Gli accordi di San Andrés sono il frutto di numerosi forum ai quali parteciparono specialisti, rappresentanti indigeni di tutto il Paese, oltre alle parti. Secondo questi accordi "lo Stato deve promuovere il riconoscimento, come garanzia costituzionale, del diritto alla libera determinazione delle popolazioni indigene".

Inoltre, testualmente, "si eserciterà in un quadro costituzionale di autonomia assicurando l'unità nazionale. Potranno, di conseguenza, decidere la loro forma di governo interna ed i loro modi di organizzarsi politicamente, socialmente, economicamente e culturalmente. Il quadro costituzionale di autonomia consentirà il raggiungimento della effettività dei diritti sociali, economici, culturali e politici nel rispetto della loro identità".

Il governo si impegnò pure a costruire "un nuovo patto sociale" con i popoli indios. Questa nuova relazione "deve sradicare le modalità quotidiane della vita pubblica che generano e producono subordinazione, disuguaglianza e discriminazione e deve rendere effettivi i diritti e le garanzie che a questi corrispondono: diritto alla loro differenza culturale, diritto al loro habitat, utilizzazione e sfruttamento del territorio conforme al Convegno 169 della OIT, diritto alla loro autogestione politica comunitaria, diritto allo sviluppo della propria cultura, diritto al loro sistema di produzione tradizionale, diritto alla gestione ed all'attuazione dei loro propri progetti e del loro proprio sviluppo".

Proposta della Cocopa

La proposta di legge che la Cocopa elaborò venne respinta dal governo. Tra i punti in discussione c'è quello in cui si considerano i popoli indios come "entità di diritto pubblico" (il governo parla invece soltanto di comunità indigene), i diritti collettivi a proposito dell'uso e dello sfruttamento della terra (il governo richiese garanzie affinché lo Stato potesse disporre delle risorse del sottosuolo), il rispetto degli usi e dei costumi delle comunità indigene (si insistette su sempre e quando queste rispettino i diritti umani).

Tra i diritti territoriali inclusi negli accordi - e che hanno determinato il rigetto da parte del governo - vi è "il diritto all'utilizzazione ed allo sfruttamento delle risorse naturali dei loro territori secondo le definizioni del Convegno 169 della OIT, fatta eccezione per le risorse strategiche e quelle il cui dominio appartiene in forma esclusiva alla nazione".

Condizioni per il dialogo

- La militarizzazione del Chiapas è una delle conseguenze del conflitto armato iniziato nel 1994. Secondo il libro Siempre cerca, siempre lejos. Las fuerzas armadas de México. (Sempre vicini, sempre lontani. Le forze armate del Messico), in Chiapas, sono dislocati fra i 40 ed i 60.000 soldati dell'Esercito Messicano. L'attuale comandante della settima Regione Militare ha dichiarato lo scorso dicembre che in questo Stato vi sono soltanto 19.500 effettivi.

- L'EZLN ha posto tre condizioni al governo per la ripresa del dialogo di pace: l'approvazione della Legge su Diritti e Cultura Indigeni della Cocopa, la liberazione di tutti i prigionieri zapatisti ed il ritiro dell'Esercito Messicano da sette punti del Chiapas.

Il governo di Vicente Fox ha liberato fino a questo momento 17 prigionieri zapatisti in Chiapas - fra più di un centinaio - ed ha ritirato i soldati da due dei setti punti: Amador Hernandez e Jolnachoj.

- La ribellione zapatista ed il messaggio dell'EZLN hanno avuto ripercussione internazionale fin dai primi giorni.

Il sorgere dello zapatismo ha coinciso con l'ascesa di Internet e ha dato impulso alla formazione di una rete internazionale di solidarietà che si è consolidata e diversificata contro la globalizzazione, partecipando alle proteste di Seattle, Washington, Praga e Nizza.

La sinistra tradizionale, i nuovi movimenti sociali, le organizzazioni non governative in tutto il mondo e migliaia di persone si sono sentite interpellati dallo zapatismo.

All'Incontro Intercontinentale per la Umanità e contro il Neoliberismo, convocato dall'EZLN nel 1996, hanno assistito più di 3 mila persone provenienti da 54 Paesi del mondo.

Il momento in cui questa solidarietà ha mostrato la sua indiscutibile dimensione internazionale è stato quello delle proteste avvenute in più di 70 Paesi contro la strage di 45 indigeni ad Acteal, nel dicembre del 1997.


(tradotto da Beppe Costa)



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