il manifesto - 7 Marzo 2001

Il "sub" in politica

Parla uno dei più corrosivi critici della società messicana

Carlos Monsivais analizza le colpe della sinistra e preannuncia il successo della maratona zapatista

GIANNI PROIETTIS - SAN CRISTOBAL DE LAS CASAS

Cassandra della modernità neoliberale, Carlos Monsivais è il critico più (d)istruttivo e divertente del Messico. Saggista, scrittore e giornalista eclettico, autore di Catecismo para indios remisos, Los rituales del caos e Aire de familia, ha da decenni le chiavi del Palazzo ma continua a tirare sassi alle finestre. Una sua rubrica settimanale sul quotidiano La Jornada, intitolata Por mi madre, bohemios, è un'esilarante raccolta, finemente chiosata, del bestiario dichiarativo nazionale.

Prima ancora dell'apparizione dello zapatismo, Carlos Monsivais era già un esperto nel mettere la borghesia messicana davanti allo specchio. Nella sua intervista al subcomandante Marcos, un paio di mesi fa, Monsivais scrive: "Comunque lo si giudichi, Marcos è uno dei grandi interlocutori della società messicana e, in misura significativa, di altri settori internazionali".

Come le è sembrato l'inizio di questa "marcia della dignità, marcia del colore della terra"?

Ciò che Marcos ha affermato all'inizio della marcia ha molto senso. Dopo quasi due secoli di indipendenza, il Messico continua ad essere un paese molto razzista: il movimento dell'Ezln è il primo grande movimento antirazzista nazionale. E' molto importante la metafora del colore della terra, usata da Marcos per segnalare la diversità e la varietà che devono trionfare. In questo senso la marcia zapatista è la prima grande marcia antirazzista nella storia del Messico.

Come valuta questi primi tre mesi del governo Fox?

Non c'è molto da dire, ma non si avverte che capisca molto i problemi. Non è certamente uno statista tradizionale, è un uomo che deposita tutta la sua fede nel marketing e nei sondaggi d'opinione. Ha un'enorme popolarità, effettivamente, e finché continua ad essere indiscutibile, non avrà problemi.

Come spiega l'alto livello delle simpatie?

Con l'orrore che era il Pri. Il Pri arrivò ad essere tanto deprimente - impedendo lo sviluppo di una classe politica, fomentando la corruzione come legame interno delle relazioni sociali, reprimendo, mentendo, adulterando, eccetera - che qualsiasi cambio sarebbe stato accolto con allegria. Fox ha carisma personale e il suo discorso è povero, ma si pensava che fosse per le necessità di campagna elettorale. Poi la campagna è finita e il discorso è diventato ancora più povero.

A che attribuisce la sconfitta elettorale e il grave ridimensionamento della sinistra, in particolare del Partido de la Revolución Democrática?

La sconfitta se l'è cercata. Il Prd si è diviso, non ha saputo approfittare dell'impulso per costruire un programma, non ha pensato la realtà, ha consumato le formule, non ha saputo cogliere l'occasione e ben governare la capitale. Ha dimostrato la stessa fame di potere dei priisti. Credo che la sinistra sia stata battuta soprattutto perché non ha saputo proporre nessun leader forte.

Non era un po' consumata la figura dell'ingegner Cuauhtémoc Cárdenas, che si presentava per la terza volta?

Non ce n'era altra. Un altro candidato sarebbe stato ancora più povero, il risultato sarebbe stato ancora più triste. Quello che è successo alla sinistra, in sintesi, è che, in primo luogo, non ha saputo costruire un pensiero post-1989. Secondo, si è divisa in maniera strepitosa. Terzo, non ha saputo approfittare delle esperienze di governo, visto il fiasco nell'amministrazione della capitale. Quarto, si è modernizzata malamente: la destra si è modernizzata in maniera più efficace. Quinto e ultimo, non ha capito lo zapatismo.

Anche perché mai la sinistra messicana ha avuto una posizione sulla questione indigena, mai. Salvo nel periodo del presidente Lázaro Cárdenas (1934-40). Però, dal 1940 ad oggi la sinistra messicana non ha avuto alcuna prospettiva indigena e si è troppo centrata sulla critica al capitalismo senza offrire altro, se non luoghi comuni. Molta dell'eredità del Prd viene dal partito comunista: gente molto nobile e capace di sacrifici ma dogmatica.

Come si definirebbe ideologicamente?

Bueno, di sinistra... Sono stato nel partito comunista fino al 1960. I fatti d'Ungheria mi causarono molti problemi, tentammo una critica e fummo espulsi. Attualmente mi definirei di sinistra liberale con una vena anarchica.

Come vede l'attuale strategia del governo Fox con gli zapatisti? Non le sembra un po' confusa?

A me sembra che Fox vorrebbe sinceramente firmare la pace, ma non sa come né ha la minima idea del problema indigeno. Credo che non abbia il controllo della situazione e che nel suo governo ci sia una confusione tremenda. E riuscire a scippare la marcia a Marcos è molto difficile, direi impossibile. Con tutti i concerti possibili nello stadio Azteca e per quanto sia disposto a giocarsi la presidenza pur di appoggiare la marcia, non credo che riuscirà a togliere la bandiera all'Ezln. Quello che è sicuro è che Fox ha fornito una piattaforma unica all'Ezln.

In che senso?

Accettando la marcia, gli ha dato un'opportunità propagandistica, politica e ideologica straordinaria.

Esclude che riuscirà ad appropriarsi dell'evento?

L'intenzione di Fox e i suoi discorsi sono due cose distinte. La comprensione che ha il governo Fox della questione indigena è praticamente nulla.

Lei crede che abbia il controllo totale delle forze armate? L'oppressione sulle comunità indigene del Chiapas è fomentata dalla presidenza o viene dall'esercito?

No, non è né calcolata né sfugge al controllo. Sono cose che stanno lì, che erano già lì e Fox non ha ancora avuto il tempo di sapere di che si tratta. Ma l'esercito obbedirà, di questo sono sicuro.

Che avvenire si intravede?

Non vedo un grande futuro, sono abbastanza pessimista. Credo che il progetto del changarro (il progetto di Fox di finanziare il microcommercio per integrare gli indios all'economia, ndr) sarà un disastro. Non credo che si riesca a resistere a una recessione nordamericana e la prossima riforma fiscale probabilmente precipiterà la crisi. Il sistema educativo è allo sfascio, quello che è successo all'Unam è stato terribile. La situazione dell'agro è catastrofica. La borghesia si è mangiata quel che restava del paese, è fondamentalmente stupida e molto reazionaria, molto miope e molto sottomessa al clero.

E che Messico le piacerebbe vedere, invece?

Diverso da quello che pronostica Vicente Fox, completamente diverso.

E parlando più al personale?

Come giornalista, cerco di vedere dove vanno le cose e vedo grandi segni di tolleranza, vedo avanzare tendenze e attitudini impensabili dieci anni fa. I gay e le lesbiche hanno ottenuto un enorme riconoscimento indiretto. Il preteso gran potere della Chiesa cattolica sulle coscienze nei fatti è minimo, eccetto che sulle coscienze della classe dirigente. La \Chiesa ha perso la capacità di fomentare e alimentare una società intollerante.

E' vero che si sono aperti degli spazi alla libertà di informazione, ma come spiega un fenomeno come quello di Tv Azteca, che bombarda senza sosta l'opposizione?

La televisione era considerata il gran ridotto della censura e questo non è cambiato; però allo stesso tempo Televisa fa sforzi per dimostrare che non è più la stessa.

Mi riferivo a Tv Azteca come a un caso di associazione a delinquere...

Sì, ma non mi sembra che abbia molta influenza. I talk show provocano grandi discussioni, in parte solo perché sono mostruosi.

Sebbene lo avesse incontrato in altre occasioni, quella di fine anno per "La Jornada" era la sua prima intervista al subcomandante Marcos?

Sì. E' un uomo molto intelligente, molto rapido, che assimila una quantità enorme di informazione giornaliera e che ha bisogno di pace, perché le comunità non possono più sopportare la guerra di bassa intensità, e perché lui ha bisogno di comunicare con l'esterno in modo molto più chiaro. Non ha scoperto solo di essere un partigiano della pace, credo che stia scoprendo di poter essere un grande leader politico.

E lo sviluppo dello zapatismo...

E' destinato ad avere molte ripercussioni sul mondo indio, lo zapatismo è una causa strettamente indigena, non può uscire di lì...

Ma sembra attirare attenzione e simpatie un po' da tutto il mondo.

D'accordo, ma in Messico è una causa indigena. Marcos può essere un dirigente nazionale, ma lo zapatismo sarà sempre una causa indigena. Penso che Marcos potrà originare, suscitare, stimolare altri movimenti, ma lo zapatismo resterà strettamente indigeno.

E per Marcos, che domani vede?

Può essere il grande dirigente della sinistra messicana, senza dubbio, se si firma la pace.

Potrebbe realmente istituzionalizzarsi?

Sì. Ne sono convinto. E' l'unico che incontra consenso.

Ma ha sempre detto che non entrerà nella politica elettorale...

Può non entrare nella politica elettorale, ma essere comunque un leader.


MARCIA ZAPATISTA


Marcos spara su Fox e le tv

In uno dei più duri discorsi da quando ha lasciato le montagne del Chiapas, il subcomandante Marcos ha attaccato ieri il presidente Vicente Fox e le due principali televisioni messicane, Televisa e Tv Azteca. "Dite a Fox che deve imparare a governare con il popolo e non al posto del popolo" ha tuonato il leader zapatista davanti a ventimila persone riunite a Toluca, nello stato di Messico, ad appena cinquanta chilometri dalla capitale che la carovana zapatista dovrebbe raggiungere l'11 marzo. La piazza di Toluca gli ha riservato una lunga ovazione. Marcos ha chiesto a Fox di adempiere alle richieste di riaprire il dialogo di pace per il Chiapas e ha bollato di "isterica" la destra messicana che sta demonizzando la marcia zapatista in ogni modo possibile, "trasformandola così - ha detto Marcos - in una rivoluzione". Fox, da parte sua, ha reiterato l'appoggio alla marcia zapatista ricordando però che "il governo messicano deve essere attento a tutte le espressioni del paese, perché tutte le voci hanno diritto di essere ascoltate". Se il presidente sperava di rubare la scena a Marcos, finora non c'è riuscito.


La guerra sul video

Dopo aver attaccato Fox, Marcos ha aperto una polemica feroce con il duopolio televisivo messicano. Televisa e Tv Azteca, rispettivamente il vecchio e il nuovo baluardo della disinformazione teletrasmessa nel paese, pur di togliere i riflettori dalla marcia zapatista hanno organizzato un "concerto per la pace" al leggendario stadio Azteca, convocando famosi gruppi rock e dedicando all'evento un'attenzione sproporzionata (la cui prima conseguenza, naturalmente, è stata la sparizione della marcia zapatista dai notiziari). Il concerto è diventato immediatamente una manifestazione di appoggio al governo Fox.

"Per i ricchi - ha tuonato ancora Marcos - si fa la pace con i concerti, con gli effetti speciali, con gli spot pubblicitari e la benedizione del governo. Per noi c'è l'angoletto scuro, la marcia sotto minaccia. Vogliono acquistare la pace in contanti, ma l'autentica pace non può essere comprata, non importa la cifra".


Il contro-concerto

Mentre i big televisivi e il governo erano impegnati nel concertone "per la pace" all'Azteca, la polizia è intervenuta al Foro Sol della capitale messicana per "controllare" il contro-concerto organizzato dai gruppi alternativi. Davanti a oltre ventimila persone, supporters della marcia zapatista hanno suonato e cantato "per la marcia e per la pace, ma non quella che vuole Fox". Alla fine del concerto ci sono stati scontri tra gli spettatori e un gruppo di agenti, che hanno fermato 85 persone.


Viene anche Bové

Il leader della Federation paysanne francese José Bové arriverà a Città del Messico il 9 marzo per partecipare alla fase finale della carovana zapatista. Lo ha dichiarato lo stesso Bové a una radio francese, precisando di aver ricevuto un invito dal subcomandante Marcos.



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