La Jornada - DOMENICA 6 MAGGIO 2001

José Murat Casab, governatore di Oaxaca

La legge indigena approvata è classista e razzista

La legislazione per le culture oaxaqueñas originarie è una delle più avanzate del paese

La risposta dell'EZLN alla recente riforma "è stata quella che ci si aspettava"

Perché cercare d'imporre alle culture indigene modelli estranei ai loro usi e costumi?

JUAN ANTONIO ZUÑIGA M.

Governatore di uno stato dove abitano più di 10 mila comunità indigene, nel quale si parlano 26 lingue diverse - a parte lo spagnolo - distribuite in sette regioni e in 570 municipi, José Murat Casab afferma: "La legge indigena approvata dal Parlamento è classista e razzista, implica un grave regresso e ha frammentato il governo, la società e il Potere Legislativo. Tutti si sono divisi a partire da essa. Non ci sono accordi". "Perché?", si domanda. E risponde: "Per negare i pieni diritti agli uomini e alle donne dei popoli indios del Messico".

Denuncia: "In Messico ci sono situazioni indigene mascherate. Quelli che guardano con disprezzo gli indigeni sono gli stessi che li sfruttano e si rifiutano di modificare il trattamento da minorenni che viene riservato agli indios".

Oaxaca è un stato plurietnico nel quale vige una legge indigena basata sul rispetto verso gli usi e i costumi delle diverse culture che lo abitano, viene riconosciuta la loro autonomia e ciò non ha portato alcun problema per i governi statale e municipale.

È che, spiega, il riconoscimento pieno dei diritti indigeni rafforza l'identità nazionale, non al contrario, come si è preteso di far credere. "Dobbiamo assumerci la nostra responsabilità storica. Non c'è giustificazione alcuna perché nel paese ci siano messicani di prima categoria e messicani di seconda. Questo deve finire. Siamo tutti uguali", puntualizza.

- Che lacune ha la legge indigena Cevallos - Bartlett di fronte a quella che esiste in Oaxaca?

- La legge indigena di Oaxaca è una delle più avanzate nel paese. Questo è una parte delle ragioni per cui, con tutta dignità, la deputazione federale di Oaxaca ha votato contro l'iniziativa che alla fine ha approvato il Parlamento. Le legislature locali hanno la facoltà di capovolgere questa legge, che non riflette quanto stabilito negli accordi di San Andrés né nell'iniziativa della Cocopa, che non deve essere stravolta in nessuno dei suoi punti.

"Le culture indigene si estendono in regioni che non corrispondono alla divisione politica della Repubblica Messicana, però l'emarginazione sociale, economica e politica di cui sono stati oggetto 'per molti anni' è una costante che ha dato origine alla sollevazione zapatista in Chiapas e ad altri movimenti armati in altre regioni del paese. Oaxaca non è l'eccezione".

- Che pensa della risposta zapatista alla legge indigena approvata dal Parlamento messicano?

- Così come è stata approvata, la risposta dell'EZLN è stata quella che ci si aspettava. Perché cercare d'imporre alle culture indigene modelli estranei ai loro usi e costumi? Dobbiamo occuparci delle loro richieste oppure ci potrà essere un collasso sociale dalle conseguenze incalcolabili. Non voltiamo loro nuovamente la schiena. L'approvazione di questa legge nei parlamenti locali significherebbe spedire un messaggio negativo per il dialogo. Si manderebbe un messaggio sbagliato ai gruppi armati che cercano la via della violenza, chiudendo le porte all'unico gruppo che sta privilegiando in questo momento la via del dialogo.

- La risposta del EPR non si è fatta aspettare...

- Ti ricordo che due anni fa, quando ho preso l'incarico di governatore (il 1° dicembre 1998), ho annunciato il dialogo con l'EPR e ho offerto il dialogo a questa organizzazione in due occasioni, ma in due occasioni mi hanno mandato a dire, per via di comunicati (inviati) ai periodici nazionali, che non accettavano il dialogo.

"Allora ho proposto la legge di amnistia, che è già in funzione. L'ha proposta José Murat, in qualità di capo del Esecutivo, al Parlamento dello stato ed è stata approvata all'unanimità.

"E più di 60 detenuti dell'EPR - o come si chiamano, perché loro lo negano, ma proprio per loro abbiamo fatto la legge di amnistia - sono in libertà per i reati del foro comune. Adesso manca la legge di amnistia del foro federale. Chi ha la parola è il signor Vicente Fox e glielo dico con tutto il rispetto perché si lavori in questa direzione.

"D'altro lato, c'è stata una specie di risposta subliminale di questi gruppi durante i due anni che siamo qui. Ci hanno permesso di lavorare in pace e quindi io riconosco che c'è stata una risposta subliminale e questo governo cerca di lavorare in questa direzione senza distinguo di ideologia né di credo religioso".

È il terzo stato con municipi a più alta emarginazione nel paese e le comunità indigene che abitano in Oaxaca presentano bassi livelli di salute, alti indici di mortalità infantile, carenze in educazione, abitazione, alimentazione, acqua potabile e fognature, in tutte le sue sette regioni: Cuenca, Vallata, Sierra, Valli Centrali, Istmo, Costa e Mixteca.

In questo stato vivono tre milioni di oxaqueñi, mentre si stimano in due milioni gli originari di questo stato che vivono fuori dalla loro terra. Si calcola che tra i 500 mila e i 700 mila vivano in Città Nezahualcóyotl, altri nel Distretto Federale e molti di più nel nord ovest del paese e negli Stati Uniti. Ci sono per lo meno tre capoluoghi municipali - Juxtlahuaca, Cuixtlahuaca e Huajuapan de León - nei quali le principali entrate degli abitanti provengono dagli invii di oaxaqueñi che vivono negli Stati Uniti.

Zapotecos, mixtecos, triquis, zoques, huaves, chinantecos, cuicatecos e mazatecos, tra altre culture indigene, abitano nei municipi di Oaxaca. L'emarginazione in queste terre è una costante, però alcuni studi documentano che nella Sierra Mixteca e nella Vallata, la miseria è più evidente. Qui si calcolano in 700 pesos le entrate annuali per abitante. Vale a dire, poco meno di 20 centesimi di dollaro al giorno, cioè 58,3 pesos al mese.

Murat: "Tutti siamo stati responsabili della situazione in cui si trovano le etnie messicane. È una sfortuna che ci sia un razzismo velato nel nostro paese, e molte volte pure aperto. È una cosa risaputa che gli indigeni sono oggetto di discriminazione per la loro pelle nera".

Precisa: "Dobbiamo lavorare come società, partiti politici e ai tre livelli di governo per risarcire questo debito storico contratto con i popoli indigeni. La classe politica non dovrebbe temere l'autonomia indigena, se il pieno riconoscimento degli usi e dei costumi dei popoli indios costituisce il passo indispensabile per il rafforzamento della nazione messicana".

Puntualizza: "Coloro che frammentano e portano il paese alla balcanizazione sono i gruppi caciquili che sfruttano e negano un riconoscimento da uguali ai fondatori di queste terre. La legge indigena che hanno approvato ha tinte classiste e razziste, perché la nostra cultura patisce ancora dei molti pregiudizi che esistono contro gli indigeni. È necessario smettere col trattamento da minorenni che si dà agli indios".

Esorta: "C'è modo di capovolgere questa legge approvata dopo che gli indigeni hanno rotto, parlando al Parlamento, il silenzio che fu imposto loro per molti anni. Oggi è il turno della classe governante di assumersi le sue responsabilità, non fuggiamo".

Governo, società e Potere Legislativo, frammentati

La proposta di iniziativa di Legge su Diritti e Cultura Indigeni è stata approvata all'unanimità nella Camera dei Senatori, per prima. In quella dei deputati, come seconda camera, ha contato con il voto a maggioranza del PAN e del PRI, in primo luogo. I parlamentari del PRD hanno abbandonato la sessione dopo aver votato contro.

La direttiva perredista tenta di uscire dalla situazione del voto contrastante di deputati e senatori del suo partito. Il presidente Vicente Fox si è congratulato del fatto che questa legge sia stata approvata, però la responsabile dell'ufficio per lo Sviluppo dei Popoli Indigeni della Presidenza della Repubblica, Xóchitl Gálvez, l'ha considerata insufficiente e si è espressa nello stesso modo il governativo Istituto Nazionale Indigenista. l'EZLN l'ha rifiutata seccamente. Il Congresso Nazionale Indigeno si è dichiarato contro ed ha annunciato mobilitazioni.

"Ha frammentato il governo, la società e il Potere Legislativo", afferma il governatore Murat.

E conclude: "Oggi tutti dobbiamo assumerci la nostra responsabilità storica di riconoscere i pieni diritti che hanno gli uomini e le donne dei popoli indigeni del Messico. I loro diritti storici, i loro diritti presenti ed i loro diritti futuri, la piena cittadinanza. Il diritto che hanno di utilizzare in modo chiaro i loro usi e costumi. Dobbiamo riconoscere ed assumerci questo diritto che hanno".


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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