COMANDANTE FIDELIA: PORTIAMO GIUBILO DENTRO IL NOSTRO CUORE

DI MASSA L'ACCOGLIENZA ALLA CAROVANA ZAPATISTA IN MORELIA, A ZITACUARO, A TOLUCA ED A TEMOAYA

ATTO INATTESO IN BOSENCHEVE

Lunedì 5 Marzo 2001

La carovana zapatista ricomincia la sua marcia verso la Città del Messico, adesso che sono terminati i lavori del Terzo Congresso Nazionale Indigeno. In cinque atti di massa, la popolazione ha appoggiato ampiamente le richieste di riconoscimento dei diritti indigeni.

Di fronte a più di 10 mila partecipanti all'atto celebrato nel centro della città di Morelia, la Comandante Fidelia ha ribadito: "questo giubilo che vediamo, noi 24 delegati lo portiamo dentro il nostro cuore". Rivolgendosi alle donne di tutto il paese, la dirigente ha segnalato che "noi donne zapatiste in lotta ci siamo decise a stare con i compagni, per lo sfruttamento, la discriminazione, l'umiliazione e la repressione. Oggi insorgiamo perché ci ascoltino".

Nella capitale michoacana, gli zapatisti sono stati ricevuti da studenti universitari, insegnanti della CNTE, pescatori, contadini, impiegati e casalinghe. A nome di tutti Juan Pérez Medina ha ribadito "il nostro impegno con la storia e con la marcia zapatista. Insieme a voi diciamo che vogliamo un Messico dove ci stiamo tutti, indigeni e non indigeni".

Il Comandante Zebedeo ha segnalato che "la lotta dell'EZLN è nazionale, include tutti i settori del paese". "Noi popoli indigeni non vogliamo essere privilegiati, vogliamo essere uguali, vogliamo però che ci garantiscano i diritti secondo la nostra cultura", ha aggiunto il dirigente zapatista.

Pochi minuti dopo, nel suo intervento, il Comandante Abel ha detto: "I nostri popoli hanno praticato la loro autonomia, perciò siamo stati perseguitati, incarcerati e perfino assassinati, per vivere come crediamo giusto".

Tra le ovazioni, il Subcomandante Marcos ha detto: "Qui siamo noi che abbiamo il colore della terra. Solo siamo venuti a domandare, perché siamo tanto lontani dalla terra che la luce ci ha dato? Solo per trovare lo stesso dolore e la stessa speranza. Ci riconoscono come indigeni, ci riconoscono come messicani? Per la risposta veniamo, per la risposta andiamo".

Nel suo cammino verso lo stato del Messico, la delegazione zapatista si è fermata nella città di Zitácuaro, dove la popolazione ha strasbordato nelle strade: bambini, giovani, adulti, vecchi, donne, insegnanti e soprattutto, molti, molti indigeni purépechas con fiori e paliacate hanno formato cordoni per tutta la città, con lo slogan "Noi indigeni vogliamo essere messicani!".

Al suo arrivo a Toluca, la delegazione è stata ricevuta da più di 20 mila persone. Nell'atto centrale, Isaac Díaz Sánchez ha dato il benvenuto a nome di matlanzincas, nahuas, mazahuas e tlahuicas dicendo: "Voi avete aperto il cammino per servire la nostra parola autentica. Voi avete coadiuvato all'unità tanto necessaria per non finire con il settarismo, l'intolleranza e l'immaturità".

L'oratore del CNI ha scandito: "oggi vogliamo partire uniti con i fratelli dell'EZLN. Uniti vogliamo arrivare al DF per esigere il riconoscimento costituzionale dei nostri popoli indigeni".

Rivolgendosi alle donne mexiquensi, la Comandante Esther ha ricordato che "le donne indigene muoiono durante il parto perché non hanno cliniche dove si occupino di loro come si deve. Secondo quanto dice, il mal governo ha costruito cliniche nelle comunità, però sono pure case di elefante(*), piene di ragnatele e topi perché non ci sono dottori che si occupino delle emergenze, non ci sono medicine sufficienti, perciò a molte donne muoiono i figli fra le braccia".

In seguito, il Comandante Tacho ha parlato di realtà condivise: "Vi diciamo che mai, giammai potranno farla finita con noi, perché siamo già milioni che reclamiamo che siano riconosciuti i nostri diritti nella Costituzione messicana".

A continuazione, il Subcomandante Marcos ha concluso: "A mala pena si stanno rendendo conto che la pace con giustizia e dignità, dove voi e noi viviamo senza paura, non ha prezzo, non si compra con denaro, benché sia molto; nemmeno con minacce o colpi; si ottiene lottando con verità e senza doppiezze".

Prima del cadere della notte, la delegazione dell'EZLN è arrivato a Temoaya, dove sono stati ricevuti da consigli di anziani, il Consiglio Supremo Otomí di Temoaya, il Consiglio delle Nazionalità Otomí, il Consiglio Statale dei Popoli Indios, la ANIPA e la Alleanza dei Popoli Indigeni Mazahua Otomí, il CNI e il gruppo Anarcopunk di Tlanepantla e Naucalpan.

Tra gli oratori che hanno dato il benvenuto agli zapatisti, un anarcopunk ha sostenuto che: "Il governo ci fa la guerra quando parla di pace. La pace viene quando la guerra è finita. Qui non è finita la guerra. Ci opprime ancora".

Il Comandante Zebedeo ha sostenuto: "Noi abbiamo visto che questo movimento popolare è già come le stelle del cielo che si sono moltiplicate".

Una fermata fuori programma è avvenuta per la presenza di un forte concentramento di uomini, donne e bambini mazahuas, gente dei campi, che sventolavano in alto canne da zucchero. Venivano da una decina di comunità mazahuas e otomíes, e appartenevano tutti alla APIMO. Il comandante David li ha invitati a Città del Messico, al Parlamento Messicano, "perché tra tutti costruiamo il riconoscimento dei diritti indigeni".

Resta da segnalare che oggi, la Commissione di Concordia e Pacificazione ha riconosciuto pubblicamente l'Architetto Fernando Yánez come inviato dell'EZLN.

(*) soprannome dato alla clinica di Guadalupe Tepeiac, a causa della sua grandezza in confronto alle casupole dei villaggi indios

[fonte: EZLN al DF - http://www.ezlnaldf.org]


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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