Appoggiano la Legge Cocopa i più di diecimila partecipanti nel Congresso Nazionale

"Se per i parlamentari è lettera morta, per noi è vita"

Non siamo individui dispersi per il mondo

Domenica, 4 Marzo 2001

Nurio, Mich., 4 marzo - Per la sua dimensione e rappresentatività, il terzo Congresso Nazionale Indigeno conclusosi oggi, non ha precedenti nella storia del movimento indigeno messicano.

Il dirigente purépecha Abelardo Torri Cortés, portavoce del Congresso, ha informato che hanno partecipato tre mila 383 delegati di 27 regioni della Repubblica e di 42 gruppi etnici, così come sei mila 473 osservatori, 610 invitati speciali, dei quali 455 messicani e 255 di altri paesi (di Stati Uniti, Francia, Inghilterra, Italia, Germania e una delegazione della Confederazione delle Nazionalità Indigene dell'Ecuador).

L'accordo unanime è stato quello di esigere il riconoscimento dei diritti indigeni a partire dalla proposta di riforma costituzionale scritta dai parlamentari della Cocopa, che è emersa dai consensi di tutti gli attori politici e sociali, per cui non può essere di nuovo rinegoziata.

Tutti i partecipanti a questo Congresso si sono recati per volontà propria, con le proprie risorse, con il mandato dei loro popoli, comunità e organizzazioni, e portandosi dietro un profondo processo di discussioni, incontri e costruzione di accordi.

Oltre alla sua ampiezza e diversità, la delegazione è stata molto rafforzata per il gran numero di autorità tradizionali delle comunità e non solo di delegati dalla loro località. Gente con qualche incarico - governatori tradizionali, consigli di anziani, presidenti municipali o rappresentanti comunitari - ha rafforzato la presenza delle comunità.

Nel fare la dichiarazione di chiusura, doña Angela Chávez, nahua rappresentante dei beni comunali di San Francisco, Distretto Federale, ha sottolineato: "Quelli che affermano che il nostro Congresso Nazionale Indigeno non ha una delegazione nazionale, semplicemente si sbagliano. Parlandoci tra noi e parlando a tutta la società da questo congresso, speriamo che ci ascoltino. Che per una volta non mettano nel dimenticatoio i nostri sogni e le nostre aspirazioni. Che già basta! dell'oblio e del silenzio dei nostri popoli". In questo Congresso, ha detto, "abbiamo incontrato nuove strade, nuove direzioni per continuare a vivere come popoli. Portiamo quindi un messaggio di respiro per tutti. Un messaggio di unità e di rispetto per tutte le organizzazioni e i popoli, nonostante l'enorme diversità e pluralità che ci caratterizza. Speriamo finalmente che le nostre parole si riflettano nei fatti, perché solo così possiamo essere popoli interi e liberi".

Il Subcomandante Marcos si è espresso contro il fatto che si cerchi d'imporre alla società l'oblio per il dolore indigeno, e si diffonda una visione superficiale e passeggera, che trivializza la storia: "Siamo un oggetto decorativo, un soprammobile, un oggetto dimenticato nell'angolo della società. Siamo un quadro, una foto, un tessuto, un oggetto d'artigianato, mai un essere umano. Non ci vogliono dare altro spazio che quello del museo delle cose antiche e passate. Di quelle che sono rimaste indietro, in un ieri già molto lontano (...) Ci rendono spettacolo, notizia passeggera, momentanea, istantanea, fugace, da buttare, prescindibile, dimenticabile. Quando è stata di moda la storia? Quando è stata in vendita la memoria?"

Nella Chiusura del terzo Congresso Nazionale Indigeno si è data lettura della Dichiarazione per il Riconoscimento Costituzionale dei Diritti Indios. Tra gli accordi raggiunti si staglia la decisione del CNI di integrarsi pienamente nella carovana zapatista e di accompagnarla sia nel suo arrivo allo Zócalo di Città del Messico l'11 marzo, come nel processo di dialogo con i parlamentari. Con questa mobilitazione si dà inizio a una "sollevazione indigena pacifica" che ha il proposito di ottenere il riconoscimento costituzionale dei diritti indigeni e di avanzare nella costruzione dell'autonomia nella pratica, nella vita quotidiana dei popoli indigeni.

Durante la cerimonia di chiusura, la leader della Confederazione delle Nazionalità Indigene dell'Ecuador, Blanca Chancoso, ha consegnato al comando zapatista la bandiera del movimento indigeno ecuadoriano e ha affermato che gli indigeni di tutto il mondo soffrono la stessa situazione di disconoscimento dei loro diritti.

La comandante Yolanda ha invitato i partecipanti ad organizzarsi meglio ed a lottare uniti per ottenere l'approvazione dell'iniziativa della Cocopa. Da parte sua, il comandante Tacho ha detto che l'autonomia significa riconoscere che possiamo organizzarci e prendere decisioni come qualsiasi messicano degno. Alla fine, il comandante David ha sottolineato che la partecipazione dei rappresentanti indigeni a questo congresso è una garanzia per ottenere i diritti dei popoli. Non bisogna permettere, ha aggiunto, che i popoli indigeni si frazionino per questioni politiche, ideologiche, religiose o culturali.

A "coloro che hanno cercato di non riconoscere ai popoli indigeni la loro capacità di guidare con saggezza e dignità il proprio destino", i delegati hanno detto: "Continuiamo vivi. Non siamo una somma di individui dispersi per il mondo, ma una viva armonia di colori e di voci, un costante pulsare di desideri e pensieri che nascono, crescono e si fecondano amorosamente in un solo cuore e una sola volontà, tessuto di speranza. Siamo una comunità".

[fonte: EZLN al DF - http://www.ezlnaldf.org]


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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