LA JORNADA - GIOVEDÌ 3 MAGGIO 2001

INTERVISTA AL COMMISSARIO PER LA PACE IN CHIAPAS

"Precipitoso e poco meditato" l'atteggiamento dell'Esercito Zapatista

La riforma indigena approvata non assomiglia a quella di Ernesto Zedillo

Rispetta lo spirito di San Andrès - Il ripiegamento militare continua

ELENA GALLEGOS E ALONSO URRUTIA

Il commissario per la pace in Chiapas, Luis H. Alvarez, sostiene che l'Esercito Messicano manterrà il suo ripiegamento in quello stato anche se l'EZLN ha annunciato la rottura dei contatti con il governo federale. Quindi, difende le riforme in materia di diritti e cultura indigeni che ha approvato il Parlamento. Dice che rispettano lo spirito degli accordi di San Andrés e rifiuta che assomiglino all'iniziativa promossa a suo tempo dal presidente Ernesto Zedillo.

Più avanti, afferma che è "precipitoso e poco meditato" l'atteggiamento assunto dall'EZLN e precisa che dev'essere il dialogo "e non la sua cancellazione e il silenzio" lo strumento che aiuta a "approfondire" i temi che "per alcuni non sono stati davvero soddisfatti". Non scarta, quindi, delle riforme alle riforme.

Non pensa che la "preoccupazione primaria" sia cercare l'emissario zapatista - l'architetto Fernando Yáñez -, però insiste: quello che può e deve fare il presidente Fox "è attaccare le cause che hanno dato origine al conflitto".

Tenta di sdrammatizzare: "A un contadino che ha patito l'emarginazione, la miseria, la mancanza di opportunità, se gli dicono 'figurati che la legge non è passata'. Bene quello che dice è: 'quello che io vedo è che qui non ci sono fagioli, che non abbiamo medicine'. Credo che questa è la considerazione di base che devono fare le comunità..."

Nessuna disposizione è perfetta

In una conversazione con La Jornada, Luis H. Alvarez valuta la situazione creatasi dopo che il Parlamento ha approvato le riforme su diritti e cultura indigeni, riforme che hanno provocato il rifiuto del Parlamento Nazionale Indigeno (CNI) e dell'EZLN, e che addirittura hanno generato polemiche all'interno del gabinetto del presidente Fox.

- Nel comunicato che ha divulgato dal suo ufficio martedì notte, lei si riferisce a temi centrali della legge indigena che devono essere approfonditi. Quali sono?

- Comincerò dicendo che non credo che nessuna disposizione nell'ambito delle leggi possa essere considerata come perfetta, tra l'altro per le mutevoli circostanze che vive il paese. Compete ai sociologi, ai giuristi e ai politologi determinare quali adeguamenti si debbano fare e questo sarà solo possibile attraverso il dialogo senza esclusioni. Questa è l'espressione della democrazia.

- Comprendiamo ciò che dice, però nel suo comunicato parla del bisogno di approfondire dei "temi centrali", le chiediamo di enunciarceli...

- Sì. C'è un riconoscimento delle comunità indigene nell'ambito costituzionale. In questo si è avanzato significativamente. Ricordiamo che esisteva il trattato 169 della OIT che, in pratica, non era stato osservato. Adesso con questo si dà loro rango costituzionale ed è un avanzamento.

"Non solo sotto questo aspetto, ma in altri, si sta dando soddisfazione alle richieste molto attendibili del movimento zapatista. Per esempio, si considerava urgente la democratizzazione del paese e in ciò c'era piena coincidenza con le forze che da altri ambiti stanno lottando per ottenerla. Questa è ormai una realtà chiara... un'incipiente realtà, aggiungerei io.

"Guardate - e legge le schede che ha in mano -, mi voglio rifare alle richieste incluse nella Prima Dichiarazione della Selva Lacandona. Quali erano? Lavoro, terra, casa, salute, educazione, indipendenza, libertà, de - mo - cra - zia!, giustizia e pace. In ciò che si riferisce alla democrazia, avevamo un regime autoritario che chiudeva le orecchie e pretendeva di avere tutte le risposte. Oggi questo è cambiato.

L'Esecutivo non impone più la sua volontà

"Ora non è l'Esecutivo quello che impone la sua volontà ai suoi sudditi. Tra l'altro, perché il Parlamento, la rappresentanza del popolo, è nato da elezioni che non sono state messe in discussione. Alcuni magari hanno nostalgia per come si prendevano prima le decisioni. Non è più così. Ci sono un po' di difficoltà per capire ciò che stiamo ottenendo con questa nuova realtà..."

- A partire da quando il Parlamento approva la legge indigena abbiamo sentito la voce del CNI, abbiamo letto il comunicato dell'EZLN e perfino la gerarchia del clero, come il vescovo di Tarahumara,che chiedono il veto presidenziale. Quali sono i temi che lei afferma che devono essere approfonditi?

- Si riferiscono a una richiesta molto rispettabile, senza alcun dubbio, che parla della possibilità di utilizzare il veto - centra la sua risposta sulla lettera che il vescovo José Luis Dibildox ha inviato al presidente Fox - , però in materia costituzionale non c'è...

- In accordo con l'articolo 72...

- Però questo non le toglie rispettabilità - si riferisce al prelato.

- Ma noi le stiamo parlando dell'atteggiamento di solidarietà con gli indigeni...

- Infatti - attacca - ciò dà luogo precisamente a questi temi che dobbiamo approfondire, riflettere tutti: i giuristi, i costituzionalisti, i politici e tutti quelli che lottano per la giustizia, senza avere ampie conoscenze in materie legali. Sì?

"Stiamo parlando di un tema la cui complessità non possiamo disconoscere, come neanche si può disconoscere la decisione del presidente Fox di trovare strade che potrebbero, eventualmente, risolvere questo conflitto. In questi cinque mesi si sono prese misure che in sette anni non si erano nemmeno prese in considerazione".

- Il governatore Pablo Salazar, suo compagno nella Cocopa, sostiene che ciò che è stato approvato è più vicino alle osservazioni che erano state fatte nei sei anni di Zedillo...

- Noi che abbiamo fatto parte della Cocopa allora, ci siamo dati il compito di elaborare un documento nel quale si raccogliessero gli aspetti centrali che le parti avevano concordato in San Andrés, però non abbiamo elaborato un progetto d'iniziativa di legge.

Che ci pensino i costituzionalisti

"L'EZLN, per voce del subcomandante Marcos, ci ha detto che avevamo lasciato fuori temi molto importanti, ma non li ha segnalati, e ha chiarito che accettavano il documento per la buona volontà che ci avevamo messo. Quando siamo ritornati in Città del Messico ci ha chiesto di metterci in contatto con il presidente Zedillo, che subito ci ha detto: 'io sono costretto a rispettare gli accordi di San Andrés, però non essendo un giurista suggerisco che ci mettiamo in contatto con dei costituzionalisti per vedere se alcune delle loro espressioni richiedono dei chiarimenti.

"Quello che abbiamo fatto e che la maggioranza dei consultati ha riconosciuto riguardo al nostro lavoro è che abbiamo raccolto gli aspetti centrali, però è vero che hanno segnalato che c'erano delle espressioni come l'autonomia che potevano avere interpretazioni diverse..."

- La legge che ha approvato il Parlamento si avvicino o no, di più all'iniziativa di Zedillo che a quella della Cocopa, che ha fatto sua il presidente Fox?

- Nooo, io non potrei mai condividere questo! Un giurista che si merita rispetto mi ha commentato che la struttura di questa iniziativa migliorerebbe quella che c'era prima. Non si può disconoscere che ci sono stati progressi. Adesso, il fatto che secondo l'opinione di altri sia necessario approfondire temi importanti, neanche io lo nego.

- Crede allora che nella sua essenza la riforma risponde allo spirito degli accordi di San Andrés?

- Sì! E credo anche che esista la possibilità di approfondire temi che per alcuni non sono stati soddisfatti veramente. Quale sarebbe il cammino? Certamente non credo che sia il silenzio né la cancellazione del dialogo.

C'è un Parlamento legittimato

"Continuo a non comprendere come in assenza di un dialogo si possano stabilire coincidenze o divergenze. Da lì mi pare poco meditato l'atteggiamento che ha assunto l'EZLN. Avrebbe potuto presentare il suo punto di vista e riconoscere che i nostri parlamentari sono stati legittimati, come mai, da milioni di messicani e questo non lo possiamo lasciare da una parte".

- Lei crede pure che questa riforma sia in accordo con il Trattato 169 della OIT?

- Sì, come no. La riforma riconosce i popoli indigeni conforme alla definizione di quel trattato, includendo l'Elemento della coscienza della sua identità come criterio fondamentale per determinare la sua appartenenza.

- Però sfuma il concetto dell'uso e del godimento delle risorse del loro territorio e introduce la parola "preferenziale".

- Non si può disconoscere che ci sono altre forme di proprietà e di accesso: la ejidale e la privata. Quindi si rispettano i diritti dei terzi.

- Allora sì lo sfuma...

- Sì, però i parlamentari hanno considerato importante stabilire questa differenza.

- Ci sono temi di fondo nella controversia. Per esempio, quello che i popoli indigeni non siano soggetti di diritto pubblico ma d'interesse...

- Si argomenta che adesso esiste la possibilità che gli apporti che quella comunità può ricevere vengano prestabiliti e chiaramente etichettati. Questo dovrebbe essere tenuto in considerazione.

- L'approvazione della legge Cocopa era una dei tre segnali richiesti dall'EZLN. Adesso fanno cambiamenti di fondo e ci ritroviamo come all'inizio...

- Perché l'EZLN presenta un punto di vista differente. Può essere molto rispettabile, però credo che ugualmente rispettabili siano gli altri attori, in particolare quando la rappresentatività di alcuni o di altri non è necessariamente la stessa.

- Però in mezzo c'era che si rindirizzava il conflitto per la via del dialogo...

- Devo capire che il conflitto si può risolvere solo occupandosi davvero delle posizioni dell'EZLN? Io le dico che può essere rispettabile il suo punto di vista, però non è pienamente coincidente con quello degli altri e non possiamo fare la comparazione con la cancellazione del dialogo.

- L'Esercito Zapatista è stato d'accordo che in questioni di tecnica giuridica si potevano fare delle precisazioni, però i cambiamenti sono di fondo. Non si sta ripetendo una storia che abbiamo già vissuto in passato?

- Questo ci porta a comprendere che la migliore delle leggi risolverà ben poco un conflitto se non è osservata. Che è proprio quello che sta succedendo in questo paese. Le leggi si devono applicare e se non si può perché non rispondono alla realtà, si devono modificare. Però è nelle istanze di deliberazione nazionale dove questi temi devono dirimersi.

Le consulte vanno già avanti da anni

- Che possibilità c'è di modificare queste leggi se già all'inizio non si consulta e se il senatore Diego Fernández de Cevallos dice che non fanno le leggi né per Fox né per Marcos?

- Le consulte vanno già avanti da anni. Non credo che si possa affermare che si stanno facendo leggi a tutto vapore senza portare avanti l'ascolto necessario.

- Non ci sono stati un po' di contrattazioni fra il governo e il Parlamento?

- Chiaro che no... sì, però c'è stato! Non solo si è occupato di ciò il presidente Fox, ma anche noi che facciamo parte della sua équipe, io in particolare ho sostenuto riunioni con parlamentari di tutte le forze politiche del Parlamento e di tutto ciò ci sono i verbali. Sì c'è stata questa contrattazione.

- Però il PRD aveva detto che era necessario consultare lo zapatismo...

- Ahhh!, voi mi state dando ragione. Non l'hanno potuto ottenere. Non c'è stato dialogo e per questo non si sono potuti consultare.

- E lei li ha cercati personalmente?

- Come no! Naturalmente, per mezzo del rappresentante che loro hanno indicato ufficialmente.

- Dell'architetto Yáñez?

- Sì. L'ho fatto più volte. Ci ha provato anche alla Cocopa. Loro hanno detto pubblicamente che si sono sforzati di stabilire un contatto con l'EZLN. Abbiamo tutti fallito con questi tentativi! Perciò parlo dell'importanza del dialogo, di scambiare punti di vista. Questa è stata una difficoltà che purtroppo non si è potuta superare.

- Lei sta continuando a cercarlo?

- Naturalmente sì, però credo che la mia maggiore responsabilità in questo momento è cercare di fare un sforzo perché si attacchino alla radice i problemi che sono già stati enumerati chiaramente. Dobbiamo andare avanti lì.

- Adesso che è nota la dichiarazione dell'EZLN, si manterrà il ripiegamento o l'Esercito ritornerà alle sue postazioni nella zona di conflitto?

- Non c'è nessuna intenzione in questo senso.

- Il governo manterrà ciò che ha offerto?

- Così è.

- E i detenuti?

- Ahh! Ancora una volta questo problema! La responsabilità dev'essere del presidente Fox? Chiaro che no. E i poteri locali? E il Potere Giudiziario? Qualcosa avranno da dire. Però dei cento e più che c'erano il 90 per cento sono già in libertà. Il Presidente fa di tutto, anche se c'è un limite a ciò che può fare un presidente nella congiuntura attuale.

- Che lettura dà il governo al comunicato dell'EZLN?

- Desidero pensare che sono stati precipitosi. A dire la verità, non so se questa è un'espressione che rappresenta il sentire di tutte le comunità. Guardate, a un contadino che patisce l'emarginazione, la miseria, la mancanza di opportunità, che gli dicano 'Pensa che la legge non è uscita', lui risponde: 'io vedo che qui non ci sono fagioli, non abbiamo medicine'. Credo che questa sia la considerazione di base che devono fare le comunità che, purtroppo, lungi dal migliorare in questi sette anni sono state sempre peggio.

- Uno dei tre segnali che ha chiesto l'EZLN dal 2 dicembre è stato che si approvasse la Legge Cocopa - insistiamo.

- No, hanno detto che arrivasse alle istanze di deliberazione e che sarebbero stati rispettosi delle decisioni che lì si sarebbero prese. Certo che adesso c'è un certo cambiamento di atteggiamento.

- È che c'era l'idea che i cambiamenti sarebbero stati di forma, non di fondo...

- Lì è dove ci sono differenze di opinione, differenze che devono analizzarsi con rispetto delle opinioni diverse e con la disponibilità ad accettare modificazioni che si incamminino verso la soddisfazione di aspettative alle quali, secondo l'opinione di alcuni, non c'è stata risposta.

- Il governatore Salazar ha detto che il Parlamento non è stato all'altezza né del problema né della volontà di dialogo dimostrata dal presidente Fox e dall'EZLN...

- Voi avete fatto un'inchiesta sui messicani per sapere che percentuale è a favore e che percentuale è contro la legislazione?

- L'ha fatta il notiziario di Joaquín López Dóriga e la maggioranza ha detto che dopo questo non incontro una gran parte della società crede che il conflitto non si risolverà più.

- Hanno potuto aver detto 'il conflitto non si risolve perché l'EZLN si tiene ormai ai margini'.

- Però sul conflitto, l'approvazione della legge sta gravando.

- Non abbiamo la risposta. Supponiamo che il 90 per cento dei messicani dica che 'la legge va molto bene'. Neanche questo ci indicherebbe che è stata perfetta. Perciò dico che c'è da continuare ad approfondire questi temi e a risolvere le necessità delle comunità, purtroppo non solo di quelle indigene, ma di vari altri milioni di messicani. Lì potremmo trovare una punto di partenza.

- Perché non ci vuole enumerare i temi che dice si devono approfondire?

- Non sono un giurista, io non posso né devo mettermi a parlare di questi aspetti e segnalare aspetti giuridici.

- Conosciamo già l'appello che lei fa all'EZLN, però il commissario per la pace che direbbe ai parlamentari?

- Che abbiano la disponibilità di ascoltare punti di vista di coloro che non coincidono pienamente con le nostre idee. In poche parole, questo è ciò che si richiede, che ci sia buona fede e, in effetti, la disponibilità ad ascoltare.

- Quando parla di approfondire alcuni temi, nel breve periodo, accenna a nuove riforme alle riforme?

- Forse ci potrebbero essere nel breve o nel medio periodo... Che ne so io! C'è da dare l'opportunità che si pronuncino le legislature locali. Qui stiamo apparentemente dando per terminato questo processo e non è così.

"Pensate - ripete il commissario -, stiamo qui assumendo un atteggiamento di pregiudizio, anticipando ciò che potrebbe magari capitare, però non è detto che fatalmente o obbligatoriamente succederà. C'è da sperare e qui, ancora una volta, mi rifaccio alle particolarità di questo nostro paese, così pieno di contrasti.

"No so se una legge perfetta e applicabile in Chiapas possa funzionare nel Tarahumara. Non sono esperto, mi piacerebbe ascoltare l'opinione di ognuna delle entità federative e forse neanche questo sarebbe sufficiente".

- Senta, però se il Parlamento Nazionale Indigeno dice che di nuovo siete tornati a trattarli come cittadini di seconda categoria, non è stato niente altro che prender tempo...

- Non credo che necessariamente coincidano con questo apprezzamento gli altri messicani...

- Però i colpiti sono gli indigeni...

- Qualcuno di voi è stato là all'inizio dei dibattiti di San Andrés? - Alvarez risponde con una domanda -, i consiglieri, gli innumerevoli consiglieri, hanno partecipato... Non avete notato che praticamente coloro che meno dicevano le loro idee erano gli stessi indigeni? Chiaro! Tutti si sentivano lì i fedeli interpreti delle richieste degli indigeni. È un tema molto complesso.

- Quando diciamo che il CNI non ha accettato la riforma, ci riferiamo a Adelfo Regino e ad altre voci indigene.

- E questo indigeno - ribatte - ha l'autorità per parlare a nome di tutti gli indigeni?

- È uno dei loro avvocati più riconosciuti.

- Sì, per questo dico che si devono sedere al tavolo coloro che pensano così, coloro che hanno questa focalizzazione della problematica con altri che, non condividendola, hanno l'obbligo di ascoltarli.

Il compito si è complicato

- Lei confida che quei temi centrali ai quali allude il comunicato si potranno approfondire?

- Credo di sì. I differenti attori e particolarmente i parlamentari, che sono quelli che hanno il compito e coloro che inoltre ostentano la rappresentatività che li obbliga non solo a fare le leggi ma anche ad ascoltare i punti di vista.

- Allora il suo compito si è complicato.

- Si è complicato... È amplissimo il campo d'azione nell'ambito di ciò che il Presidente può e deve fare: attaccare alla loro radice, perdonatemi se insisto in ciò, le cause che hanno dato origine al conflitto.

- Andrà in Chiapas?

- Sì.

- Quando?

- Presto, appena questa congiuntura me lo permetta. Si è detto che sarei andato per cercare una o l'altra personalità. Non necessariamente. Desidero vedere che ci sia una consulta e un coordinamento permanente con le proprie comunità nell'applicazione dei programmi.

- Continuerà a cercare Fernando Yáñez?

- A questo mi riferivo... Si è detto che andavo a cercare l'emissario. Non è la mia preoccupazione primaria, ma sono certo di stare seguendo le norme che mi hanno indicato dalla Presidenza. I programmi non devono avere una corte clientelare, ma soddisfare necessità di cui ci si sarebbe dovuto occupare da molti anni.

- La ripresa del dialogo resta in sospeso?

- Se si dà la possibilità di stabilire contatto... meglio, meglio ancora.

Don Luis H. Alvarez dà per conclusa la conversazione perché il suo portavoce, Vladimir Saldaña, commenta: "ha un programma molto intenso".


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



logo

Indice delle Notizie dal Messico


home