L'ora della parola e la speranza:

due mila delegati indigeni provenienti da 50 popoli di tutto il Messico nel Congresso di Nurio

Sabato, 3 Marzo 2001

Nurio, Mich. - 3 marzo - Il Terzo Congresso Nazionale Indigeno è cominciato con una gran manifestazione dell'unità dei popoli indios di tutto Messico, disposti a difendere di fronte al Parlamento Messicano l'iniziativa di legge su diritti e cultura indigeni della Cocopa.

Più di due mila delegati provenienti da 50 popoli indios, accompagnati da tre mila partecipanti fraterni nazionali e internazionali, si sono riuniti in un auditorio all'aria libera che ricordava l'Aguascalientes originale di Guadalupe Tepeyac, con le sue panche di legno per 4 mila persone, piene indigeni e non indigeni, delegati, osservatori, intellettuali e gruppi civili di servizio.

Benché i diritti degli indios "continuino ad essere pendenti ed archiviati per coloro che sono governo vecchio e nuovo", è arrivata l'ora della speranza, dato che "il fratello e la sorella di altre terre e di varie lingue, attenti hanno l'udito, generosa e amica la parola. Grande è oggi il loro cuore, anche se piccolo lo vorrebbe colui che poco ci sente e molto parla", ha detto il Subcomandante Marcos nella cerimonia d'inaugurazione.

Il leader purépecha Juan Chávez si è riferito al sogno che hanno intrapreso uniti e dal quale è nato "il seme della speranza". Ha ricordato i lunghi anni di battaglia ed il tempo in cui gli indigeni del paese hanno camminato insieme con l'EZLN perché si fucinassero gli accordi di San Andrés, "lì abbiamo detto ciò che siamo e ciò che vogliamo essere: indios autentici".

Anche il comandante David si è riferito alla speranza che li unisce: "questo deve cambiare. Non possiamo continuare con queste ingiustizie. Noi sì vogliamo la pace, però con giustizia e dignità".

I partecipanti, attraverso Juan Chávez, hanno ribadito il loro diritto ad essere riconosciuti come popoli, ad esercitare la loro libera determinazione e la loro autonomia, i loro sistemi normativi e le loro forme di autogoverno, a fruire con giustizia delle loro terre, dei loro terreni e delle risorse naturali.

Pablo González Casanova, parlando a nome della società civile, ha affermato che questo è un momento storico, perché è quello della definizione: alcuni stanno a favore dei diritti dei popoli indios e altri contro. Ha detto inoltre che gli indigeni hanno molto da insegnare in materia di democrazia, di una democrazia "che non è di frasi, di parole, di élite né di una oligarchia di ladri": una "democrazia di fatti reali, di pratica quotidiana".

A nome della società civile e con una lunga lotta democratica alle spalle, ha pure partecipato Conceción Calvillo de Nava, che ha assicurato che darà continuità alla lotta a fianco degli indigeni perché abbiano tutti i loro diritti.

E' toccato poi ai comandanti Tacho, Esther e Zebedeo insistere sul fatto che gli indigeni vogliono un posto nella storia del paese, con diritti, ed essere presi in considerazione. La loro storia, ha aggiunto Esther, è stata di persecuzioni, incarceramenti e omicidi, però mai di rese. Ha chiesto a uomini e donne di unire i loro sforzi e di consolidare le organizzazioni sociali per riuscire ad ottenere il riconoscimento dei loro diritti e della cultura. "Al governo diciamo che non ci faccia mai più vergognare", ha concluso.

Rifiutano il neoindigenismo

Nel pomeriggio si sono installati i quattro tavoli di lavoro per analizzare l'iniziativa di legge della Cocopa e sviluppare le strategie da seguire per includerla nella Costituzione. C'era il consenso unanime sul fatto che l'iniziativa della Cocopa non può più essere soggetta ad un nuovo negoziato, dato che è il frutto di un lungo processo di dialogo e negoziato cui hanno partecipato i popoli indios di tutto il Messico, il governo ed i rappresentanti di tutti i partiti politici. Diverse voci sottolineavano che è necessario che il governo si renda conto che non sono solo gli zapatisti quelli che stanno esigendo che si approvi quella iniziativa. Perciò propongono si accompagnare la carovana zapatista fino a Città del Messico e di realizzare una serie di mobilitazioni regionali.

Di fronte alla militarizzazione che prevale nel paese e alle reiterate violazioni dei diritti umani, si è proposto anche di creare una "Commissione della Verità" che investighi sugli omicidi politici degli indigeni che sono morti in difesa dei loro diritti, dato che è necessario recuperare la memoria e che ci sia giustizia. Diverse voci hanno avvertito che sebbene il governo di Vicente Fox apparentemente dimostri disponibilità a rispondere alle richieste dei popoli indigeni, si è però rifiutato di rispettare le tre condizioni dell'EZLN per riprendere il dialogo e mantiene l'occupazione militare delle comunità indigene su tutto il territorio nazionale.

Il Congresso ha rifiutato la politica applicata dal Presidente Fox in materia indigena, dato che continua ad essere orientata in base a criteri di "elemosina e carità" e ha dato priorità ad una riforma istituzionale e non a quella costituzionale. "E questo noi lo chiamiamo neoindigenismo", ha detto un maya peninsulare, perché fa presupporre che si voglia continuare con una politica di assistenza, che tratta le persone come oggetti delle azioni del governo e non come soggetti col diritto di partecipare e di decidere del proprio destino in modo autonomo.

La presenza zapatista, che ha vinto un lideraggio indiscutibile tra i popoli presenti, non è unica. Qui ci sono altre 'autorità', presenze che si meritano forti aggettivi, in grado non minore a quello dei ribelli del Chiapas. Ci sono i marakames e le autorità della nazione yaqui e i dirigenti regionali di Guelatao e Tlaxcalalcingo, i rappresentanti di organizzazioni nuove e veterane nel seno del CNI, i testimoni rarámuri della Sierra Tarahumara e purépechas della Meseta Tarasca.

Chalío Salvador, uno dei 'principali' di San Miguel Huaixtita, nella zona di San Andrès Cohamiata (Sierra Huichola), si è messo a danzare e a salmodiare insieme ad altre due autorità wixárrikas al termine dell'inaugurazione del Terzo Congresso Nazionale Indigeno.

Nei pianori di Nurío, si sono riunite migliaia di volontà individuali e collettive dei popoli indigeni, provenienti da tutto il territorio nazionale. Accanto ai loro fratelli zapatisti, i popoli indios del Messico hanno messo in moto una trasformazione profonda delle loro esistenze. Colpendo l'insieme della coscienza nazionale, trasformano il paese in un modo inedito nel mondo moderno.

Il profondo volto del cuore

In un ribollire di identità ritrovate, popoli come i chichimecas di Tierra Caliente e Bajío, gli acolhuas di Ciudad Neza o i nahuas della Sierra de Manantlán in Jalisco, sono più indigeni adesso di quanto si considerassero un decennio fa'.

"Questa delegazione porta molte parole", aveva detto durante l'inaugurazione il comandante Zebedeo. Però non solo gli zapatisti ne portano la coppa piena. Ed inoltre qui si gioca qualcosa in più di questo. Come ha detto Juan Chávez, salutando con il dolce suono della lingua purépecha, i popoli sono venuti a mostrare al Messico "il profondo volto del cuore".

Nel Tavolo delle Donne, Blanca Chancoso, del Coordinamento Nazionale Indigeno dell'Ecuador, ha presentato il saluto dei gruppi indigeni del suo paese al CNI ed ha sottolineato che la battaglia contro l'ingiustizia continua in Ecuador perché "nessuno ci va a dare la libertà e la giustizia finché non ci organizziamo, e le donne anche".

Gregorio Guadalupe, kumiai di San José de La Zorra, Baja California, uno dei popoli più decimati del paese, dopo aver illustrato la depredazione di gran parte dello spazio che occupavano ha enfatizzato il rispetto al diritto del territorio, come affermato dell'articolo 4 della proposta della Cocopa.

Un delegato del Chiapas ha parlato dell'impatto della biodiversità che si cala sopra le comunità de Los Altos attraverso i trattati di bioprospezione delle industrie farmaceutiche e ha reclamato pure con la vecchia Semarnap e con gli pseudo-ecologisti perché pretendono di sgomberare le comunità ubicate nella Riserva dei Montes Azules.

Allo stesso modo, Victoria Gutiérrez, della zona dei Tuxtlas in Veracruz, ha avvisato della minaccia di espropriazione che pende su 13 villaggi per creare una riserva di biosfera che comprenderebbe la Sierra de Santa Martha, la Sierra de Zoteapan e i Tuxtlas: "Ci vogliono mandar via dicendo che per proteggerla devono preservarla. E che noi non ci stiamo".

Il signor Bautista Carrillo, di Santa Catarina Cuexcomatitlán, comunità wixárika di Jalisco, ha chiesto che i funzionari governativi rispettino le autorità comunitarie e la loro sovranità. Ha chiesto pure una risoluzione presidenziale e la restituzione delle terre di Ayotitlán ai loro autentici proprietari, i popoli nahuas di Jalisco. Ha ribadito, come la totalità dei delegati che si sono espressi, l'urgenza di riformare la Costituzione come dice "l'iniziativa Cocopa".

Lorenzo García, della tribù yaqui di Sonora, ha fatto una proposta: "La guerra contro gli indios è da tutte le parti, non solo in Chiapas. A noi nel '97 hanno tolto una frangia del nostro territorio. Noi abbiamo un piano strategico di sviluppo dal 1983 ma non ci fanno caso". Ha affermato che non basta riuscire a far approvare la Legge Cocopa: "Dobbiamo costruire con la nostra lotta ed il nostro lavoro le condizioni per difenderla".

José Martínez Cruz, del Comitato di Diritti Umani di Morelos, ha puntualizzato che i diritti collettivi fanno parte dei diritti umani. Così, se non esiste il pieno rispetto della comunità, non si rispetterà l'integrità dei diritti umani. Perciò è importante "questo processo di riflessione e di lotta, discutere le strategie per costruire l'autonomia invocando la legge Cocopa. Questa non può essere un semplice pezzo di carta firmato".

Un nahua veracruzano pensava ad alta voce: "L'autonomia va ad avere ripercussioni sui nostri popoli, per questo appoggiamo le richieste dell'EZLN. Nel caso dell'educazione, non esistono maestri bilingue né si tiene conto delle comunità nei programmi di studio". E ha dichiarato: "Oggi i maestri sono monolingue, parlano solamente lo spagnolo".

Vicencio Vite Bautista, nahua di Zongolica, ha proposto un esempio di come non sono tenuti in conto dai funzionari che permettono gli abusi degli imprenditori, nel suo caso del trasporto, e come questo provocò una lotta sociale in 12 municipi che sboccò nel Consiglio Regionale Indigeno della Sierra Nahua de Zongolica.

Galdino Pérez, della regione di Totonacapan, ha raccontato che in 11 municipi della sua zona hanno organizzato forum di discussione in ogni municipio sugli accordi di San Andrés e sulla iniziativa di legge della Cocopa.

Appoggio del Congresso Internazionale dei Diritti Umani

La marcia zapatista e il dialogo tra l'EZLN e lo stato messicano saranno vigilati da avvocati, giudici, difensori dei diritti umani e vittime della repressione militare che hanno partecipato al Primo Congresso Internazionale sui Diritti Umani e sull'Inizio della Giustizia Universale realizzato in Madrid. Una delle conclusioni approvate all'unanimità dai rappresentanti di 20 paesi è stata la richiesta al governo di Vicente Fox che "faccia il necessario" perché le rivendicazioni dell'EZLN siano applicate prontamente. Il documento approvato afferma: "Il primo Congresso Internazionale sui Diritti Umani e sull'Inizio della Giustizia Universale afferma il suo riconoscimento e la sua solidarietà alla lotta dei popoli indigeni del Messico per giungere al rispetto della loro dignità e alla soppressione delle condizioni di vita inumane che attualmente patiscono (...) e ci manterremo attenti allo sviluppo della marcia dei comandanti dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale dal Chiapas a Città del Messico. Chiediamo pure al governo di questo paese che faccia il necessario perché presto si riconoscano i diritti e la cultura dei popoli indigeni nella Costituzione messicana".

Tra i partecipanti c'erano i premi Nobel della Pace, Rigoberta Menchú Tum, e José Ramos Horta e personalità come Federico Major Zaragoza (ex direttore generale dell'UNESCO e presidente della Fondazione Cultura di Pace), Joan Garcés, Carlos Slepoy, Manuel Olle, Ismet Cherif Wanli (presidente del parlamento kurdo in esilio), Carlos Castresana (giudice dei processi anti-corruzione spagnolo), i giudici argentini Eduardo Freiler e Hugo Cannon, il presidente della Associazione Americana dei Giuristi), Beinusz Szmukler, il giudice messicano Jesús Guadalupe Luna Altamirano, il sociologo francese Alain Touraine, ecc.

[fonte: EZLN al DF - http://www.ezlnaldf.org]


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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