La Jornada - GIOVEDÌ 1º MARZO 2001

La colomba bianca: un prodotto pubblicitario del governo

Conferma l'EZLN contatto con i parlamentari

I nostri fratelli di Acteal hanno firmato la pace prima del massacro

JESUS RAMIREZ CUEVAS - INVIATO

Ixmiquilpan, HGO., 28 febbraio - L'EZLN ha annunciato formalmente l'inizio dei contatti con i parlamentari federali.

Durante la manifestazione di accoglienza in Pachuca, il subcomandante Marcos ha informato che Fernando Yáñez ha già contattato José Narro, Jaime Martínez Veloz, Miguel Bortolini e Genoveva Domínguez.

In Actopan, Marcos ha sostenuto: "In questi momenti c'è una forte disputa per questa colomba (della pace). Il governo di Fox vuole trasformarla in un logotipo pubblicitario. Però compra un prodotto che non gli servirà. La colomba che vogliamo è quella che vola". Quindi, ha detto: "scegliete voi il tipo di pace che deve esserci in questo paese. Questa è l'alternativa: una colomba pubblicitaria o una che voli e non lasci nessuno sotto nessuno".

Nel quarto giorno della marcia per la dignità indigena ci sono state sei manifestazioni.

Nella città di Tlaxcala, nella prima manifestazione, il portavoce dell'EZLN ha ringraziato per l'accoglienza in "queste terre ribelli". Ha detto che il Piano Puebla-Panama che promuove il governo di Vicente Fox deve cambiare nome, "dovrà chiamarsi piano Guatemala-Panama perché nel tratto dal Chiapas a Puebla non riuscirà a far niente". La gente ha festeggiato l'avvertimento.

La comandante Fidelia ha parlato della realtà delle donne indigene chiapaneche: "siamo membri dell'EZLN perché siamo stanche di tanta povertà, di tanta umiliazione e di tanto sfruttamento".

Ha preso la parola anche il comandante Míster, che ha detto eloquentemente: "il signor Vicente Fox vuole continuare il gioco dei governi precedenti, vuole continuare a prendere tempo come Salinas e Zedillo, vuole stancarci, logorarci, però non ci riuscirà". Ha chiesto alla moltitudine di unirsi alla richiesta dei tre segnali che l'EZLN ha presentato al governo federale.

In Pachuca, migliaia si sono riuniti di fronte al Teatro Hidalgo. Il comandante David ha detto: "Senza il rispetto di questi segnali non sarà possibile riprendere il dialogo e saremmo molto lontani da una pace con giustizia e dignità".

Marcos: Non vogliamo una pace simulata

"Da che siamo entrati nel vostro stato - ha detto Marcos nel suo discorso improvvisato in questa città, un tempo perla mineraria -, abbiamo trovato il vostro appoggio; ci hanno detto che ci appoggiano. Ora sto vedendo qui un cartello che dice Marcos, se ami veramente i nostri fratelli indigeni, firma la pace".

Il capo militare dell'EZLN ha risposto: i fratelli di Acteal avevano firmato la pace con i gruppi paramilitari due settimane prima del 22 di dicembre 1997; dopo di aver firmato questa pace, 45 uomini, donne e bambini, non stavano facendo altro che pregare e spararono loro nella testa. Chiedo al popolo di Hidalgo se questa è la pace che vogliono. Vogliamo la pace, però vera, e la costruiremo. Un momento fa, una delle persone, una ragazza che ha parlato, ha detto: 'nelle tue mani, Marcos, sta il futuro della pace".

In Actopan, gli indigeni ñahñus hanno organizzato un'accoglienza di massa. La maestra di cerimonie ha presentato l'EZLN come "chi ci ha dato un esempio di lotta; è arrivata l'ora di costruire una forza sociale alternativa per ottenere la democrazia, la pace e la giustizia". Il comandante Omar ha riaffermato l'obiettivo della marcia, e ha invitato i presenti a "camminare uniti fino a giungere alla meta; uniti, zapatisti e società civile, possiamo dimostrare che ci può essere una cultura del rispetto".

In Tepatepec, proprio all'entrata del Valle del Mezquital, una delle zone più povere del paese, si sono riuniti indigeni ñahñus, studenti della Normale del Mexe e insegnanti della regione. Lì ha preso la parola la mamma di Erika Zamora, detenuta in Puente Grande con l'accusa di appartenere al ERPI, dopo il massacro di El Charco.

I comandanti Moisés e Eduardo hanno spiegato le ragioni del loro viaggio al DF. Il subcomandante Marcos ha fatto un intervento breve e rivelatore in questo luogo che si caratterizza per la sua organizzazione sociale e la sua opposizione al governo: "Tutto il tempo ci guardiamo intorno per vedere la gente attorno a noi; a volte vediamo che vanno insieme a noi, e a volte che vanno molto avanti, come voi, e chiediamo che ci aspettino". Per terminare, Marcos ha mandato un messaggio agli studenti della scuola magistrale di questo municipio: "Continuino con il loro progetto educativo; la parola permette di trovare luci che il giorno non ha e ombre che la notte non contempla. Questo è ciò di cui hanno paura loro [i potenti] ed è invece quello che abbiamo noi per essere uguali".

Né la tempesta li ferma

In Ixmiquilpan all'inizio della manifestazione con danze e musica ñahñu è cominciata una pioggia torrenziale. Il subcomandante Marcos ha chiesto alle migliaia che riempivano la piazza che si ritirassero fino a che la pioggia smettesse, però il pubblico ha risposto "nooo!".

Ha preso la parola il comandante Zebedeo. "Questa marcia nessuno la può arrestare, benché questa tempesta ci voglia far sospendere questa festa".

Il comandante David, prendendo successivamente la parola, ha detto: "siamo arrivati alle vostre terre e ci è stato imposto di intraprendere questa marcia della dignità indigeno per il diritto, per la libertà, per la giustizia, per il rispetto, per l'autonomia, per la terra che è nostra madre, dato che fino adesso non abbiamo questi sacri diritti. Tutto questo sarà possibile solo quando saranno riconosciuti costituzionalmente i diritti e la cultura indigena".

La pioggia aumentava, però la moltitudine restava lì, in attesa dell'intervento di Marcos.

"Buona sera a tutti", ha detto, e il cielo venne giù. Il comunicato che avevano nelle mani gocciolava, però il sub non si impressionò. La gente gridava.

"Sì, mi avevano informato bene, Ixmiquilpan vuole dire luogo delle nubi sterili; pare che non sia più così, qualcosa è cambiato oggi". Qualcuno ha tentato di coprirlo dalla pioggia però si è rifiutato: "no, se si bagnano loro, mi bagno anch'io". E' scoppiata un'ovazione.

Era impossibile leggere il documento, così ha cominciato ad improvvisare: "Da quando siamo partiti da Emiliano Zapata fino qui erano già vari giorni che non ci bagnavamo e così alla fine ci è toccato (risate). Se alcuno ha un sapone che lo tiri di qua. È molto buono questo inchiostro, non si cancella".

Eloquenza sotto la pioggia

Marcos ha iniziato un monologo - discorso che è stato rivelatore delle sue capacità di improvvisazione e eloquenza.

Questi alcuni punti:

"Vogliamo fare una differenza, approfittando del fatto che siamo in Ixmiquilpan, per distinguere tre cose: che cos'è la democrazia per loro, quelli che sono lassù e la democrazia per noi. Per loro la democrazia ha a che vedere con un calendario: quel tal giorno a tale ora ci sono le elezioni".

"Tutti siamo cittadini e tutti possiamo pensare, però il resto del tempo la nostra parola non conta per niente. Il resto del tempo un gruppo di politici professionali prende le decisioni per noi, senza domandarci se siamo d'accordo, senza tenere in conto se ci può fare danno o dare beneficio. E questa è la democrazia che tanto stanno esaltando... è necessaria, sì, la democrazia elettorale, però non basta. Lì è dove noi proponiamo la nostra democrazia, dove la gente partecipa tutto il tempo, dove non si può smettere di sorvegliare il governo perché non si corrompa. Perché non tradisca, esattamente come succede nelle nostre comunità indigene dove noi sappiamo che lì colui che comanda, comanda obbedendo, e se succede qualcosa di losco, via, perché no?".

"C'è un'altra differenza tra la loro libertà e la nostra. Per loro, la libertà è la libertà di comprare o vendere. Per noi, quelli che siamo fregati, che l'unica cosa che possiamo vendere sono il nostro sangue, le nostre mani e ancora così le dobbiamo vendere a buon prezzo. Non è questa la libertà che vogliamo, non la libertà che ci dicono che uno può mettere su una chincaglieria quando vuole, non è questa la libertà di acquistare ciò che vogliamo, in riepilogo, non è il neoliberismo quello che vogliamo".

"La libertà che vogliamo è la nostra, è la libertà di poter decidere e di scegliere essendo ben informati, poter decidere e scegliere chi ci governi e poter decidere e scegliere che piani di governo accettiamo e quali rifiutiamo. Poter decidere e scegliere com'è che ci vogliamo governare, come ci andiamo a organizzare, quali sono più importanti, poter decidere e scegliere, per esempio, di ascoltare ciò che un gruppo di mascherati, trasgressori della legge, vengono a dire dalla selva Lacandona".

"Adesso voglio star zitto perché più parlo più piove..."

La gente che rimaneva lì in piedi nonostante la grandine che cadeva, rispondeva: "duro, duro, duro!". Tuona il cielo, cadono fulmini.

Allora, spinto dalla gente, il subcomandante continua: "C'è una differenza tra la loro giustizia e la giustizia nostra, la loro giustizia è una prostituta e per di più molto mal pagata: guardiamo quanti banchieri sono in carcere, quanti industriali, quanti latifondisti, quanti proprietari di case... No signori, le carceri sono piene di poveri, di indigeni, di operai, di impiegati; questa è la loro giustizia, la giustizia lassù ha un prezzo e colui che può pagarlo è a posto e chi non può pagarla è un reo".

"La nostra giustizia è a ciascuno secondo il suo lavoro; colui che lavora di più può ricevere di più. Nella giustizia è più importante che il collettivo faccia tutto non l'individuo. La giustizia è che colui che fa una mancanza, colui che comete un delitto come diciamo noi deve pagare, cosa che non è necessaria nella loro giustizia. In riepilogo, la giustizia per noi indigeni è molto più avanzata della giustizia che loro presentano".

Alla fine, Marcos dice che gli zapatisti hanno portato un regalo al Valle del Mezquital e continua scherzando nonostante la tormenta.

"Vi abbiamo portato un regalo dal Valle del Mezquital. Vi abbiamo portato questa pioggia. No, non è vero. Abbiamo cercato nei nostri zaini, abbiamo cercato nelle nostre borse e non abbiamo trovato qualcosa degno di voi. Vi abbiamo portato alcune domande. Bene, ecco la prima: è l'EZLN l'avanguardia del movimento indigeno messicano? "Sííí", hanno gridato in coro i partecipanti. "Sbagliato - risponde Marcos. L'avanguardia del movimento indigeno nazionale è formata dai popoli indigeni di tutto il Messico".

"La seconda domanda: siete contenti di stare qui con l'EZLN?". Tutti rispondono di sì. "Siamo bagnati? No, questa no. Siamo contenti perché ci siamo trovati". "Sììì", assecondano.

"Si deve arrendere l'EZLN?". "Nooo", risponde la moltitudine.

"Si va a vendere l'EZLN?". "Nooo".

"Sappiamo nell'EZLN che non siamo soli, sì, lo sappiamo che non siamo soli", annota Marcos.


(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)



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