Il parlamento messicano sta affrontando in questi giorni il delicato argomento della modifica di alcuni articoli della Costituzione in modo da determinare una nuova relazione tra lo Stato e la popolazione indigena. Tradurre i risultati concreti gli accordi che sono stati raggiunti a San Andres tra governo e zapatisti è una cosa fondamentale per la continuazione dei colloqui. Agli inizi di ottobre, si è svolto a Città del Messico il Congresso Nazionale degli Indigeni, uno dei forum più importanti in materia mai organizzati. La stampa messicana ha raccolto questi spunti e si è aperto un dibattito.
Da dove nascono e su cosa si fondano i diritti dei popolo indios?
Alcuni reclamano un'autonomia e una sovranità totale degli
indigeni sulle loro terre. Ma secondo altri tutto ciò è
inutile e paternalista.
CITTA' DEL MESSICO, 10 OTTOBRE 1996
La richiesta di autonomia è il nucleo fondamentale delle attuali rivendicazioni indigene. La ricostruzione della loro identità territoriale corrispondente sembrano essere strettamente legate alla conquista dell'autonomia. Il concetto di autonomia è stato oggetto di definizioni dettagliate. Le due versioni più note sono da una parte quella del concetto di "regioni autonome multietniche" - come un terzo livello della struttura dello Stato messicano, che si collochi tra Stato della federazione e municipio - e dall'altra la versione che pensa a un'autonomia come quella corrispondente al primo livello della struttura dello Stato messicano, le comunità. Nessuna delle due proposte è accompagnata da informazioni sufficienti a farci intravedere quale paese uscirebbe da un eventuale sviluppo del progetto.
Entrambe le proposte dovrebbero essere capaci di mostrarci che impatto avrebbe sull'edificio costituzionale: garanzie individuali, elezioni, contributi fiscali, istruzione, salute, acque, boschi e così via. Dovrebbero insomma spiegarci: autonomia per chi e di che genere.
Le esigenze di autonomia sono entrate nei discorsi delle organizzazioni indigene a metà degli anni Settanta, hanno avuto una fortuna sorprendente ma le forme che hanno assunto sono state scarse e contraddittorie. Le esperienze di autonomia delle riserve statunitensi, lo statuto autonomo della costa atlantica del Nicaragua e quelli dei territori indigeni in Colombia e Canada, sono poco conosciuti. In questi quattro paesi gli indios godono di legislazioni autonome e territori esclusivi: perché i nostri legislatori non visitano questi paesi e non ci informano di quello che hanno visto? In questi quattro paesi l'etnocidio, la manipolazione e l'assenza di cambiamenti nelle condizioni di vita degli indios sono cose ben note: è a quello che aspiriamo?
Le proposte messicane fondate sulle regioni e sulle comunità partono da questi presupposti: considerano i "popoli indios" e i loro "territori" come un dato di fatto naturale, che richiede solo un riconoscimento e una sanzione costituzionale. Eludono i dati, che sono quelli che ci permetterebbero di analizzare le loro proposte. La "proposta regionale" collocherebbe gli indios del Messico in minoranza nella maggior parte delle regioni nelle quali vivono e pertanto assicurerebbe giuridicamente la loro subordinazione.
La "proposta comunitaria" significherebbe, invece, il consolidamento della frammentazione sociale ed anche qualcosa di più grave: verrebbero emarginate molte comunità di contadini non indigeni che si vedrebbero in una situazione di svantaggio sia sul piano giuridico che sul piano dei diritti, di fronte alle "comunità indigene" con nuovi, diversi e maggiori diritti.
L'autonomia esprime la volontà e il desiderio di alcuni gruppi sociali di essere protagonisti della propria storia ed esprimere il fallimento o l'incapacità della nostra attuale democrazia di diventare uno spazio adeguato per raggiungere tale scopo. Nel nostro paese l'esigenza di autonomia è più una protesta generalizzata che una richiesta specifica degli indios. Non accettare responsabilmente la nostra realtà e legiferare in gran fretta per saldare un debito con i popoli indios e presumibilmente fermare una guerra, quella del Chiapas, non serve agli indios, meno che mai al paese, e allontana e rallenta la vera trasformazione sociale.
L'aspirazione all'autonomia è essenzialmente un'aspirazione democratica; quello che vogliono le popolazioni del Messico, indios o non indios, rurali e urbane, è di essere protagoniste del loro sviluppo, di poter contare sulla possibilità di rappresentarsi e di essere rappresentate, di avere le competenze giuridiche per decidere il proprio destino e il proprio sviluppo, di avere il potere di definire i progetti che influiscono sulla loro vita quotidiana. Nel nostro paese, la difficoltà e la lentezza nell'approdare alla democrazia spingono alla ricerca di soluzione che presuppongono nuove istituzioni perché le leggi vigenti sono insufficienti e le poche che esistono non vengono neanche rispettate.
Gli indios chiedono dei cambiamenti radicali, continuano ad affermarlo in ogni occasione.
Antropologizzare le loro lamentele e costruire dei feudi culturali,
regionali o comunitari, significherebbe costruire delle "regioni
autonome di rifugio", un nuovo modello di subordinazione
per gli indios del Messico. Rispondere alla richiesta di autonomia
con la costruzione di spazi privilegiati per l'esercizio della
differenza culturale è una soluzione assolutamente parziale
e irrilevante. La richiesta di autonomia è una richiesta
politica di tutta la società, non si risolve con la conquista
di alcuni privilegi derivati dalla differenza culturale degli
indios del Messico. Come risolveranno il problema della povertà
queste proposte di autonomia? Che rapporto c'è tra le richieste
di autonomia e la lotta contro le brutali condizioni di spodestamento
degli indios del Messico? Su questo non abbiamo letto niente e,
come pare ovvio, poco leggeremo in futuro; si è fatta solo
menzione di questo monumento del cinismo nazionale chiamato ritardo
storico, che giustifica e deresponsabilizza i responsabili delle
drammatiche condizioni attuali e li giustifica e deresponsabilizza
dal cambiarle.
Gli usi e costumi
"Gli usi e costumi" sono il nucleo di quello che conosciamo come "diritto indigeno". Questa denominazione presuppone l'esistenza di un corpus giuridico abbastanza preciso che regola la vita quotidiana delle comunità indigene del Messico e che è diverso dalle norme giuridiche che vigono sul territorio nazionale. Recentemente, lo Stato di Oaxaca ha permesso l'elezione di autorità municipali con il metodo degli "usi e costumi". Questo significa che i rappresentanti vengono eletti senza la mediazione dei partiti politici, mettendo fine al clientelismo dei partiti che umiliavano i popoli e le comunità dello Stato. Tranne che per questa formalizzazione giuridica limitata allo Stato di Oaxaca, gli "usi e costumi" non sono mai stati definiti e neanche semplicemente enunciati. Nelle costituzioni degli Stati di Chiuahua, Hidalgo, Stato del Messico, Nayarit, San Luis Potosi e Veracruz si riconosce che "la legge ne terrà conto, li proteggerà, promuoverà e favorirà", senza stabilire, quali siano questi usi e costumi. Questo vuoto si somma alla mancanza di contenuti precisi per quanto riguarda le nozioni di "popolo indigeno" e "territorio", lasciando il nucleo del riconoscimento dei diritti indigeni in una condizione di assoluta fragilità giuridica. Nel caso degli "usi e costumi" la mancanza di contenuto può rivelarsi drammatica.
Qualcuno ha affermato che i linciaggi avvenuti di recente in alcune zone del paese sono il frutto di esercizio di "usi e costumi", il che è assolutamente falso. I linciaggi sono la prova più drammatica del fatto che esistono zone del paese in cui lo Stato di diritto è ancora un'aspirazione e non una realtà. Nella maggior parte dei casi gli abitanti di un villaggio hanno portato davanti ad autorità lontane dalla loro comunità qualche criminale pericoloso che è stato rilasciato dopo poco tempo ed è tornato a commettere atti di barbarie. Davanti all'incapacità del sistema di giudiziario di fare il proprio dovere, i popoli mettono in atto la legittima difesa. Questo non rientra negli "usi e costumi" di nessun popolo indigeno messicano; è il risultato della disperazione di alcuni gruppi umani davanti all'assenza della giustizia....(Fuente Ovejuna Senor).
Qualche anno fa ci fu un convegno di indios tojolabal per cercare
di definire i loro "usi e costumi" e di mettere per
iscritto qualcosa che si muovesse sul filo della tradizione; a
un certo punto le donne si separarono per discutere e tornarono
a dire agli anziani che non erano d'accordo sul "rapimento
della sposa" come meccanismo matrimoniale, che in teoria
è un loro "uso e costume". Non possiamo dimenticare
che i popoli indios del Messico hanno vissuto una denominazione
e una situazione di subordinazione razzista per cento anni, che
le loro comunità si sono adattare per resistere creando
una serie di meccanismi in grado di garantire la continuità
della loro identità sociale nell'isolamento, nell'abbandono
e nella persecuzione. L'esemplare "Legge delle donne"
degli zapatisti è rivelatrice. Oggi i popoli indios esigono
che vengano radicalmente cambiate le condizioni nelle quali si
svolge la loro vita. E' plausibile supporre che i meccanismi
creati per mantenere l'armonia sociale nella miseria, non siano
necessariamente quelli che possono garantire un nuovo inserimento
nella società messicana, un nuovo rapporto tra popoli indios
e lo Stato nazionale. La ricostruzione di questi soggetti sociali
deve passare attraverso una rifondazione dei loro usi e costumi
e un'autocritica delle loro forme tradizionali di autogoverno,
cosa che stanno già facendo: l'esempio delle donne tojolabal
è uno dei tanti in tutto il paese.
Il nodo della questione è la disuguaglianza
Più che discutere della possibilità o dell'impossibilità di coesistenza tra due ordini giuridici diversi, uno dei quali non sappiamo bene che cosa implichi, dobbiamo andare a fondo, non accontentarci semplicemente delle analisi giuridiche e cercare di arrivare al nucleo del problema che è costituito da una brutale diseguaglianza. Diseguaglianza alla quale, nel caso dei popoli indios, si aggiunge il carico enorme del razzismo.
I popoli indios sono signori e padroni della loro differenza, una differenza che viene praticata, che è fonte d'orgoglio e luce di speranza, una differenza che deve essere riconosciuta e garantita nel suo esercizio costituzionale. Non deve necessariamente essere sanzionata una sua modalità, ma il diritto di esercitare questa differenza. Garantire la possibilità di essere differenti e di poter contare sugli strumenti per esserlo è quello che vogliono i popoli indios. Essere diversi, ma non esserlo in povertà.
Se il potere legislativo nazionale garantirà l'esercizio
della differenza all'insegna della povertà di terre, degli
usi e costumi e dell'autonomia, avremo compiuto un altro atto
di simulazione nazionale. "Mai più un Messico senza
di noi", non è solo un grido di disperazione ma deve
essere un piano di governo, è la decisa volontà
dei popoli indios di uscire dal carcere del ritardo storico nel
quale i vari modelli di sviluppo che si sono succeduti li hanno
collocati. La sensibilità della società messicana,
sotto la particolare responsabilità, dovrà dare
una risposta adeguata alle proteste dei popoli indios, delle mezze
risposte lascerebbero il Messico diviso a metà.
Articolo apparso su La Jornada, il 10 ottobre 1996.
Il titolo originale era: La reconstitucion de los pueblos indios.
Indirizzo C.V. - Balderas 68 Centro - Mexico DF - Mexico. tel. (0052) 5181764.
da INTERNAZIONALE n. 155 - 8 novembre 1996
(traduzione a cura del Leoncavallo di Milano)
N.D. - A questo articolo è seguito un altro articolo pubblicato sulla Jornada del 22/10/96 dal titolo I diritti degli indios vengono da lontano
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