TESTO DEL VIDEO SUGLI AEREI PILATUS UTILIZZATI PER BOMBARDARE IN CHIAPAS


Messico, dicembre 1993

Salve a tutti voi che state a casa. Siamo già arrivati in Messico. Ora partiamo per il sud, per il Chiapas, dove conosciamo gente che lavora con i rifugiati guatemaltechi. Non sappiamo ancora quello che faremo dopo. Emozionati e straniti, insieme. Un saluto.


TUTTO PER TUTTI, PER NOI NULLA

Un video sul Chiapas - Messico

Supponi di dar retta al vecchio slogan SECTUR (Dipartimento del Turismo) "Conosci il Messico prima di tutto".

Supponi di decidere di visitare il sudest del paese e nel sudest scegli di visitare lo stato del Chiapas.

Supponi di non far caso alla caserma militare situata all'altezza di Matías Romero.

Supponi di non notare il checkpoint che il Dipartimento d'Immigrazione governativo ha in questo punto (e che fa pensare di lasciare un paese e di entrare in un altro).

Supponi di prendere la strada a sinistra e di prendere la decisione di andare fino in Chiapas.

Le ricchezze naturali di questo stato non escono solo attraverso queste tre strade.

Il Chiapas si dissangua attraverso molte vene: condotti di petrolio e gas naturale, linee elettriche, vagoni ferroviari, attraverso conti bancari, autocarri, furgoni, navi ed aerei, attraverso strade non asfaltate, mulattiere e sentieri.

Questa terra continua a pagare il suo tributo all'impero: petrolio, elettricità, bestiame, soldi, caffè, banane, miele, mais, cacao, tabacco, zucchero, soia, sorgo, meloni, manghi, tamarindo, avocati.

Ed il sangue del Chiapas scorre, conseguenza delle migliaia degli artigli affondati nella gola del sudest messicano.

Una manciata di mercanti nazionali ed internazionali estirpa tutta la ricchezza dal Chiapas ed in cambio lascia il proprio marchio mortale e pestilenziale.

Chiapas occupa l'ottavo posto in estensione, però la metà dei chiapanechi non hanno acqua potabile e 2/3 non hanno drenaggio.

Il 90% della popolazione nella campagna ha un salario minimo o nullo.

Nella terra chiapaneca si sono infilati gli artigli della PEMEX.

Si portano via il gas, il petrolio e lasciano in cambio il marchio capitalista: distruzione ecologica, saccheggio agricolo, iperinflazione, alcoolismo, prostituzione e povertà.

Anche per il caffè si dissangua il Chiapas. Il 35% del caffè prodotto in Messico viene da questa zona.

Il secondo saccheggio in ordine di importanza dopo il caffè è l'allevamento. Il bestiame viene venduto per 1.400 pesos al chilo ai contadini e rivenduto dagli sciacalli (intermediari) ad un prezzo fino a 10 volte maggiore.

Il miele prodotto nei più di 79.000 alveari del Chiapas è totalmente destinato ai mercati degli Stati Uniti e d'Europa.

Educazione? La peggiore del paese. Nelle scuole elementari, 72 bambini su 100 non terminano la prima classe. Vi sono cifre molte alte, ovviamente tenute segrete, di diserzione scolare dei bambini indigeni, dovute alla necessità di inserire i bambini nel sistema di sfruttamento.

Il socialismo è morto, viva il conformismo e la riforma e la modernità e il capitalismo ed i crudeli eccetera associati a tutto questo.

La relazione di forza è sfavorevole. Non è il tempo...

C'è da aspettare ancora. Forse anni.


Aerei ed elicotteri attaccano una montagna, vicino a San Cristóbal de Las Casas.

Oggetto dell'attacco: un quartiere povero dove si nascondono indios ribelli.

Ancora non ci sono dati su perdite e danni.

Nella cittadina di Ocosingo da tre giorni sono arrivati i primi soldati, fortemente armati.

Una battaglia breve: poche ore dopo i ribelli erano già fuggiti.

Sono rimasti molti morti.

L'occupazione di Ocosingo è finita in un bagno di sangue.

Feriti in un ospedale installato provvisoriamente.

Gli abitanti di Ocosingo non avevano osato uscire dalle loro case per tre giorni.

Ora sono storditi. Lo spavento è profondo.

Secondo la relazione del governo messicano, fino alla data, ci sono 93 morti.

Rappresentanti della chiesa parlano di più di 400 morti.

Non rimane chiaro se la resistenza è stata realmente distrutta, come pretende il governo.


Chiapas, 8 gennaio 1994

Cari, qui c'è una bella rivolta. Chi l'avrebbe immaginato?

A Capodanno centinaia di indigeni armati hanno occupato cinque città, fra di loro, San Cristóbal de Las Casas. Il centro della regione.

EZLN, Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale è il nome di questa organizzazione.

Zapata, forse lo conoscete, è stato un rivoluzionario importante nella storia del Messico, con sombrero, baffi e portava cartucciere sul petto.

Ya basta!, dice la dichiarazione di guerra degli zapatisti contro il governo.

Di buon animo, però ancora un po' perplessi, siamo diventati di colpo osservatori diretti di questa insurrezione.

Tentiamo di sapere qualcosa di più su ciò che è successo in questa prima settimana di gennaio.

Un abbraccio forte.


(contadino tzeltal) Questi sono pezzetti della bomba che è caduta il 5 gennaio.

La gente era molto spaventata, quando scoppiò questa bomba.

L'altro giorno ha continuato a bombardare l'aereo. In questa direzione lanciarono circa 29 bombe. La gente si spaventò molto, perché continuò a lanciarne proprio qui.

Lanciavano sopra la gente.

Questi sono i pezzi della bomba.

(allevatore) Io mi chiamo Elmar Pinto Aguilar. La mia professione è allevatore.

La gente è arrivata... gli zapatisti... pura gente indigena.

Ci sono stati dei problemi in San Cristóbal, in Ocosingo e qui.

Ci sono stati molti morti.

A gennaio sono arrivati qui, ad Altamirano, Las Margaritas, Ocosingo e San Cristóbal.

Dopo sono entrati nei poderi, per portarsi via il bestiame, non solo a me, ma pure a molti allevatori. Se lo portarono via, dove? Non so, non si sa dove. Sono circa 10 mila capi di bestiame.

(suora) Noi ci siamo alzate ed abbiamo visto entrare l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, occupando il paese. E' giunta all'ospedale la persona che comandava questo esercito ed ha parlato con suor Patrizia, che è la direttrice dell'ospedale. E le ha detto che occupavano l'ospedale, e che da quel momento l'ospedale faceva parte dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.

Essi non hanno fatto altro che stare qui, in 5 persone, vigilando l'ospedale.

(il sup) Bene, il primo di gennaio, attaccammo... prendemmo 7 capoluoghi. 4 molto grandi, che sono Ocosingo, Margaritas, Altamirano e San Cristóbal, e tre piccole: Chanal, Oxchuc, Huistan.

Le occupammo e incominciammo a fare propaganda affinché la gente entrasse nelle nostre fila e per fare conoscere al mondo la nostra lotta. Raggiungemmo il nostro obiettivo e dopo abbiamo iniziato a ripiegare, per ritornare sulle montagne, nella selva, per combattere lì.

Però ci sono stati problemi nel capoluogo di Ocosingo, perché l'esercito ci accerchia, non ce ne potemmo andare. Prima di andarcene, le nostre truppe hanno dovuto combattere lì, hanno dovuto combattere per potersene andare.

(Conchita) Quando abbiamo cominciato a sentire i primi quattro aerei, bene... erano passati spesso aerei, ma quando abbiamo visto che giravano sulla città e scendevano in picchiata verso il sud della città, quando abbiamo iniziato a vedere che scendendo gli aerei lanciavano qualcosa e dopo sentivamo lo scoppio, fino a qua si sentiva lo scoppio, non potevano essere altro che bombe. Allora siamo saliti sul tetto della casa, tutti quanti e si vedeva molto chiaramente come lanciavano le bombe, due tre, un aereo dopo l'altro. Quello che abbiamo visto il primo pomeriggio è stato come un'ora e quarantacinque minuti di costante bombardamento. Quello è stato il pomeriggio di venerdì. Alcuni compagni ci hanno detto che quelli erano aerei Pilotus.


Berna, febbraio 1994

Ciao a tutti. Abbiamo ricevuto la vostra cartolina. Anche qui si muove qualcosa. Abbiamo dato vita ad un coordinamento per l'appoggio alla lotta di liberazione del Messico, abbiamo già organizzato alcune attività di solidarietà per esempio: alla fine di gennaio, in Davos si è tenuto il foro sull'economia mondiale come ogni anno, ove si riuniscono più di mille personaggi d'alto livello dell'economia e della politica.

E pensa! Addirittura Salinas appare nella lista! Con un autobus abbiamo cercato di arrivare a Davos, tentativo non molto facile. Controlli ed elicotteri della polizia si sono messi in mezzo al nostro percorso. Infine arrivammo a Davos, in ritardo e tutti identificati ma di buon umore, contenti di realizzare questa manifestazione in questa cittadina turistica.

Pure in altre città europee ci sono già state attività di solidarietà con gli zapatisti.

Saluti e baci.


(un contadino) Desidero ricordare che in tutta la durata della nostra lotta solo in questa comunità abbiamo 39 compagni assassinati, questi compagni sono caduti nelle mani di pistoleri di proprietari terrieri Per questo pure noi ringraziamo per la vostra visita alla nostra comunità e che queste informazioni arrivino al paese da cui arrivate affinché conoscano la storia di ciò che abbiamo sofferto e di ciò che stiamo patendo, e che non è la storia che il governo racconta agli altri paesi.

(un giornalista fa la domanda a un allevatore) Stavo chiedendo come era la relazione fra gli allevatori e la gente indigena prima del conflitto di gennaio?

(allevatore) Ossia, non c'erano problemi, ossia, quello che stanno dicendo ultimamente, non so da dove si attaccano per manipolare, per fare questa distruzione, così le chiamo io: distruzioni. Perché non rispettano l'integrità delle persone. E' una cosa ingiusta, tutto il tempo voglio stare a favore di chi? ma dell'esercito, del Presidente della Repubblica, o della gente che si comporta bene!

(contadino) Bene, noi che lavoriamo nella campagna, in maggioranza siamo agricoltori e il raccolto di ciò che seminiamo su questa terra è di cattiva qualità. Seminiamo mais, il mais non dà, i fagioli nemmeno e il raccolto è poco, solo per il consumo, non basta per comprare le piccole cose che servono per la famiglia. Noi lottiamo per nove punti: lottiamo per tetto, terra, salute, educazione, libertà, giustizia e democrazia. Lottiamo per questo.

(traduzione dal tzeltal) Secondo quanto ha detto questo compagno, è quello che abbiamo detto prima: che noi non abbiamo i nove punti. In più noi abbiamo i padri, i nostri predecessori, ed è lo stesso quello che sta succedendo adesso. E se noi moriamo succederà lo stesso con i nostri figli. Così noi ci prepariamo per la lotta, e vediamo se il governo darà e se non dà il governo, vedrà che cos'è di nuovo la lotta. Noi non molliamo. E questo è quello che ha detto in tzeltal.

(Don Samuel) Le cose si sono manifestate così perché da molti anni c'è una ripresa della situazione. Nei sei anni precedenti del governo ci sono stati circa 75 comuni occupati. Ora ritorna questa stessa protesta, perché molti comuni sono stati occupati da persone che non sono state elette dalle comunità ma invece imposte. Poi vediamo una situazione normale, in questa che è una anomalia, uno schiacciamento sociopolitico della popolazione. La causa delle ingiustizie anche se le cause interne non stanno tutta all'interno del nostro paese. In Chiapas non si determina il prezzo del caffè, le zone a produzione di caffè sono state le più danneggiate dal conflitto.

(allevatore) E così , qui non ci sono invasori...scusa , non ci sono proprietari fondiari. Qui gli indigeni hanno terra per lavorarla se non la lavorano è un loro problema.

(Il Sup) In queste terre la proprietà della terra, la maggioranza della gente ha la proprietà comunale. E' la peggiore terra, pietre, montagna e la terra migliore, quella che sta in piano, che si può seminare appartiene agli allevatori, ai latifondisti.

Però prima, prima della riforma di Salinas, se tu volevi della terra potevi chiederla al governo, preparavi le carte e la chiedevi. Ma quando arriva Salinas dice "la terra è già finita, è già tutta divisa. Dato che è già tutta divisa, non possiamo più assegnare terra a nessuno". Però i compagni vedono e dicono "Lì c'è la terra sì c'è terra, però il governo dice che non ce n'è". Allora bisogna fare una rivoluzione affinché il governo cambi e faccia ciò che deve essere fatto.

(Don Samuel Ruiz) Le invasioni della terra, secondo ciò che comprendo con qualche eccezione, ... si trattava di terre che erano già state richieste ufficialmente che erano già assegnate ufficialmente anche se mancava l'atto esecutivo finale, quindi sono occupazioni di terre che già erano quasi concesse, e per via legale ed officiale.

(contadino) Questi terreni sono di montagna e in più non sono terreni buoni, i terreni buoni, sono quelli che hanno i ricchi, la borghesia.

(una donna) Io nonostante tutta la repressione che c'è o che si sta intensificando, ho molta speranza che si raggiungano delle cose importanti perché è fondamentale la decisione del popolo di lottare, perché è stanco, non crede più nello stato, non crede più nelle promesse di dialogo, non ci crede più. Crede solo in una sola forma che è la mobilitazione e la lotta, è costruire unità.

(in marcia) Siamo un mucchio e saremo ancor di più.


Chiapas, marzo 1994

Ciao, a tutti voi, lottatori della metropoli. Anche qui cadiamo nella storia della Svizzera, paese stanco del lucro: con gli aerei Pilotus, di produzione Oerlikon Buhile.

Camuffati e armati pesantemente, tali aerei hanno bombardato intorno a 5 di gennaio il popolo del Chiapas. In Svizzera ci sono già state varie e diverse proteste con lo slogan "Contro gli affari della morte". Ora c'è una nuova possibilità.

Lo sappiamo: i PC-7 sono proprio costruiti per la sanguinosa repressione delle lotte di liberazione. Mi ricordo del Guatemala, del Cile, di Burna, di Timor Est.

Arrivederci.


San Cristóbal de Las Casas

L'aviazione militare attacca di nuovo.

Gli obiettivi sono le colline attorno a San Cristóbal de Las Casas, dove i ribelli si nascondono.

Contadini si sono lamentano del fatto che gli attacchi non hanno tenuto assolutamente in considerazione la popolazione civile.

Un gruppo di giornalisti s'è visto esposto alla pioggia di proiettili.

Secondo loro, si tratta di aerei Pilotus.

L'ambasciata svizzera in Messico conferma che negli ultimi giorni aerei Pilotus erano in azione.

Per tanto la produttrice, la fabbrica di Pilotus e la Svizzera come esportatrice, sono sulla bocca di tutti.


Il direttore di Pilotus, sig. Scwek, si lamenta costernato: Ho sentito questa informazione nel notiziario. Fino ad ora non ho visto immagini. Se è sicuro quello che mi state dicendo, allora queste immagini sono orribili, come tutte le immagini di guerra. Mi rincresce molto che i nostri aerei bombardino gli indios, perché ho viaggiato varie volte in Messico e apprezzo molto la cultura indigena. Ci siamo limitati volontariamente nel caso di Burna, perché abbiamo pensato che non potevamo renderci responsabili di dare aerei a Burna. Però fino ad ora, li abbiamo dati al Messico in buona fede.

Però è realmente con aerei PC-7, che si sta bombardando gli indios?

Abbiamo mostrato le immagini all'esperto di aerei e giornalista Sepp Moser: Bene, quello che vedo qui è senza dubbio un PC-7 che ora s'abbassa e tira missili.

- La sorprende ciò?

- No, assolutamente. Penso che il Messico abbia comprato questi aerei con questo fine, e mi sorprenderebbe se ora non fossero utilizzati.

- Perché?

- Bene, se uno compra un'arma è perché pensa di usarla. Se no, non l'avrebbe comprata. E gli svizzeri hanno esportato questi aerei sapendo che erano previsto per questo uso. Non riesco a capire perché ora si sorprendono.

Pubblicità della fabbrica di aerei

Voli di Pilotus in Messico

(Conchita) Poi ci siamo resi conto che il governo messicano compra aerei dalla Svizzera, e che li compra per l'addestramento degli aviatori, per la loro preparazione.

(Don Samuel) La prima comunicazione che ho ricevuto dalla Svizzera è stata proprio la domanda inquietante: se si stavano utilizzando elicotteri svizzeri? Bene, la domanda mi è parsa strana, perché di qualsiasi tipo di elicottero armato si tratti, non importa la fabbricazione, ma invece che tipo d'uso si sta dando.

(El Sup) Gli aerei Pilotus sono venduti dal governo svizzero. Sì, si sa che questi aerei servono per addestrare i piloti nel lavoro di controguerriglia, non servono ad uso civile. Il governo svizzero lo sapeva e quello che fa il governo messicano è adattare delle mitragliatrici e lanciamissili e li utilizza per massacrare. Però il governo svizzero lo sapeva che gli aerei che stava vendendo potevano essere usati per il combattimento e non per combattere contro un altro paese. Sono aerei per la guerra interna, per il controllo interno, sono aerei contro la guerriglia. Non può dire che gli vende questi aerei per difendersi dal Guatemala o dagli Stati Uniti, perché non si vendono questi aerei. Tu vendi questi aerei per lottare contro la guerriglia, per addestrarsi, però poi con bombe e proiettili veri...

Per questo voglio molto bene agli svizzeri...

(contadino) Le bombe hanno fatto queste buche e fatto a pezzi gli alberi. Non è stato un solo aereo che è venuto qui, ma furono tre aerei, che giravano qui. S'abbassava qui, sotto la strada e anche qui ha mitragliato e bombardato pure. Questo è quello che ha fatto l'esercito messicano. Quando è venuto per di qua, solo abbiamo sentito "Buuum", e qui è risalito e ha distrutto tutto questo. Forse è morta un po' di gente. Qui c'erano delle case. Lì ha distrutto una casa.


Il paese ricco e il paese povero

C'era una volta un piccolo paese, nel cuore delle Alpi, in cui per il continuo malgoverno buona parte della popolazione viveva in estrema povertà.

Soprattutto gli indigeni delle montagne vivevano ogni giorno peggio, visto che il latte che vendevano, valeva ogni giorno di meno.

E andarono alla capitale per chiedere un maggiore appoggio da parte del governo, però ricevettero solo promesse.

L'unica cosa che il governo promuoveva era la costruzione di strade grandi attraverso le valli di montagna, per cui ogni giorno passavano sempre più camion che caricavano beni da un paese vicino per un altro.

Alla fine, si sentirono così abbandonati dal governo centrale che un giorno fecero rotolare una roccia immensa sull'autostrada.

Un camion olandese si schiantò contro l'ostacolo e si incendiò.

Durò più di un giorno, fino a che si poté tornare a riaprire l'autostrada.

La notte successiva c'erano due nuove rocce, da un'altra parte.

Questa volta toccò ad un camion italiano, dietro cui si schiantarono due automobili tedesche, con sopra le tavole da surf.

Il governo nazionale minacciava le tribù montane con l'intervento dell'esercito, se continuavano così.

Come risposta, un giorno si trovava la roccia nota come "Pietra del Diavolo", all'imbocco del tunnel del Gottardo e allora l'esercito iniziò a bombardare i popoli della montagna.

L'indignazione fra i popoli alpini era grande.

Bombe? Sopra di loro? E da dove venivano questi aerei? Leggeri, che senza nessun problema potevano volare nelle loro valli più strette?

Questi aerei venivano importati da anni dal Messico, col nome di Piloto.

Allora, una delegazione delle tre tribù principali, composta di Sepp de Uri, Fritz de Schwyz e Valz de Unterwalden, si mise in viaggio per il Messico, con l'appoggio della Società per i Popoli in via di Estinzione per parlare con i costruttori.

L'impresa Piloto si trovava vicino alle montagne, in San Cristóbal de Las Casas.

La regione ricordava loro la loro patria, anche se ovviamente era molto più ricca.

In una riunione mostrarono agli indios le foto dei bombardamenti di Uri, Schwyz e Unterwalden, i corpi bruciati dei bambini e delle donne, di fronte alle loro case alpine, che erano ridotte in cenere e dell'ospedale distrutto di Stanz.

Allora fecero notare che queste bombe erano state lanciate da aerei Piloto e chiesero alla direzione della fabbrica ed ai suoi lavoratori di far sì che i pezzi di ricambio di questi aerei non fossero più consegnati agli svizzeri.

Prima di tutti, parlò il direttore della fabbrica, dicendo che gli rincresceva profondamente che gli indigeni svizzeri soffrissero per la guerra civile e che lui stesso aveva viaggiato in Svizzera varie volte e apprezzava soprattutto le tribù alpine del centro e la loro cultura del latte.

Senza dubbio era vero che loro consegnavano questi aerei alla Svizzera al fine di addestrare i piloti ed a loro risultava totalmente nuovo che l'esercito svizzero armasse le ali con bombe, missili e cannoni. E che loro però, non lo potevano assolutamente evitare.

Allora Sepp, Fritz e Valz si rivolsero ai lavoratori presenti ed hanno chiesto loro se potevano comprendere come quello che loro producevano nella loro fabbrica, portasse morte e distruzione a gente indifesa d'altre parti.

"Non capite, vero?" gridava Sepp, per nulla convinto che lo comprendessero.

Gli indios assentivano, capivano molto bene.

Allora un vecchio lavoratore, chiamato "Il Condor", rispose che era così: il benessere di tutta quella regione era dovuto a quella fabbrica.

Prima qui vivevano come poveri coltivatori di caffè e non potevano comprare né sale né zucchero col guadagno del loro raccolto.

Prima vivevano in sudicie capanne di fango e ora in casette personali con doccia, bagno e televisore e potevano mandare i loro bambini a scuola, dove potevano imparare un vero lavoro nella fabbrica e pertanto non potevano pensare troppo alle conseguenze del loro lavoro.

"Non ci capiscono, vero?" gridava ad alta voce e quasi in modo minaccioso.

Tutti gli indios applaudivano e il direttore ha ringraziato il suo vecchio lavoratore, che con ciò che aveva detto, difendeva una posizione profondamente cristiana, cioè quella dell'amore per il prossimo, che significa che uno deve amare chi gli è più vicino.

Ha promesso ai tre delegati di chiedere al suo governo di mandare alcuni promotori per lo sviluppo, che potessero, insieme con la popolazione delle regioni bombardate, creare una cooperativa di apicoltori, di cui poi avrebbero mandato a comprare il miele, ad un prezzo giusto.

Dovrebbe essere pure possibile inviare un'unità sanitaria messicana a Stanz e ricostruire provvisoriamente l'ospedale bombardato.

"Perché - chiedeva - non costruite voi stessi una fabbrica come questa a Stanz?".

"Sulla licenza, possiamo negoziare".

Mentre Sepp, Fritz e Valz se ne uscivano piuttosto depressi dalla riunione pensando a quello che avrebbero raccontato al loro ritorno in patria, arrivò via fax dell'impresa Piloto una richiesta di trenta aerei leggeri nuovi per l'esercito svizzero.


Come fine del messaggio, naturalmente:

Viva l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale!


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