TESTIMONIANZA DALL'EJIDO MORELIA

L'ejido Morelia è una comunità tzeltal nel sudest del Chiapas.

Domingo Santiz Lopez - Il tzeltal esiste da tanti anni che non sappiamo quanti. Prima non si parlava castellano. I nostri vecchi raccontano che tutta la regione, da Comitán a Ocosingo, era divisa fra tre o quattro proprietà. Qui sono sempre vissuti spostandosi da un luogo ad un altro. I miei genitori mi portarono qui a vivere con il padrone. Il mio padrone era Ramiro Castellanos, anche se era ancora vivo suo padre: Amado Castellanos. Lavoravamo molto. In un mese: tre settimane erano per lui ed una sola per noi. Il lavoro era molto duro. Caricavano legna, davvero un mucchio di legna, per cuocere panela(1) e succo di canna. Soffrivamo molto. In più dovevamo andare a lavorare in altre tenute quando veniva il capriccio al padrone.

Jacinto Perez - Così lui rimase con tutta la terra e noi rimanemmo a terra un'altra volta.

Avevamo iniziato a renderci conto che non possedevamo nulla, allora il meticcio Gustavo Dilman ci consigliò di chiedere la terra al Pubblico Ministero. Così andammo ad Ocosingo. Lì ci hanno detto che dovevamo organizzarci con altre cinquanta persone in più. Però tutto ciò non piacque al latifondista Quirino, familiare di Costantino Kanter, che ora dice di essere proprietario di tutto, e che ci minacciò con la pistola. Naturalmente, non ci preoccupammo e ci organizzammo. Così abbiamo costruito il primo villaggio.

Jesús López - Questa era la casa del padrone, è molto vecchia. I nostri padri ci dicevano che c'era già quando loro erano piccoli e ci raccontavano di Amado Castellano e del grosso allevamento che aveva. C'era da curare tutto quel bestiame, il padrone abitava qui e s'incaricava lui dell'organizzazione del lavoro. Bisognava alzarsi alle quattro del mattino, per mungere e fare tutto il resto, così il latte era già pronto quando si cielo si schiariva.

Indio Tzeltal - Quando andavamo a Comitán, ci caricavamo i figli del padrone. Sopra il nostro pranzo, le focacce di mais ed il pozol(2), c'erano i figli del padrone, che a volte facevano pure la pipì sul nostro mangiare. Al ritorno ci caricavamo di alimentari per il padrone.

Quando siamo arrivati qui, per lavorare questa terra, è arrivato un signore di Comitán e ci ha detto che era meglio comprarla per non avere problemi. Però diventò un problema perché alcuni volevano comprarla, ma altri no. Questi ultimi di cevano che bisognava lottare per la terra, perché era un nostro diritto. Alla fine si decise di pagarla in panela. Ne avevamo già pagato più della metà quando il cognato del padrone, incaricato di ritirare i pagamenti, decise che non saremmo mai riusciti a finire di pagare tutto e così si mise d'accordo col padrone che terminò lui. In questo modo lui rimase con tutto il terreno e noi senza niente un'altra volta: così ha vinto lui, il padrone.

Giornalista - Perché questa casa è abbandonata?

Jesús López - Perché il padrone si è spaventato e l'ha mollata.

Giornalista - Perché s'è spaventato?

Jesús López - ...Quando è passato il movimento il 1° di gennaio e così adesso non può più tornare perché non ha lo stesso potere di prima, di sottomettere gli indios. Ora dice Manuel che si sente padrone dell'aria che respira, perché non deve obbedire.

In questa zona, ce lo raccontano i nostri vecchi, nel 1915 o giù di lì, arrivò la 'contra'... Perché c'era stata la rivoluzione nel 1915 e contro gli zapatisti avevano creato la 'contra' e le guardie bianche controllate dai padroni e dai cachique. In questa zona gli zapatisti sono stati circondati e qui finirono. Piuttosto che arrendersi vivi, molti si buttarono giù da quella rupe e morirono. Questa è una storia che non si conosce perché questo è quello che ha sempre fatto il governo: nascondere la verità.

Popolazione del Chiapas: 3.210.496

il 30% è indigena e di questa:

il 36% è tzeltal

il 32% è tzotzil

il 16% è chol

il 5% è tojolabal

il 5% è zoque

Antonio García de León - Storico - C'è un millennio indigeno ed un millennio medioevale europeo che ci arriva attraverso la Spagna e questi due millenni si coniugano in uno solo e producono qualcosa di nuovo ed è una mentalità che dura a lungo, che sopravvive nella memoria di generazione in generazione. Questo tempo molto maya, molto indio è però anche un tempo mitologico che contiene molti elementi del millenarismo europeo della fine del medioevo e pure del millennio nuovo che scoppia alla fine del XVII secolo con le rivoluzioni in Francia, in Russia, in Spagna, ecc. Qui c'è la fusione di una resistenza assai lunga e credo che il congresso indigeno abbia coniugato tutto questo. Dal congresso indigeno di venti anni fa, dell'ottobre del 1974, nasce tutto il moderno movimento indigeno e contadino. Tutte le tendenze del movimento contadino sono nate allora: quelle più radicali, così come quelle più ufficiali e alcune di queste correnti sono vive in quello che ora conosciamo come Esercito Zapatista e si manifestano quindi nell'insurrezione del 1994.

Samuel Ruiz - Vescovo di San Cristóbal de Las Casas - Arrivando qui sono entrato in contatto con gruppi indigeni e con gruppi in via d'estinzione al centro della regione. Le loro caratteristiche principali erano l'isolamento della comunità e la purezza dei costumi. Ma stavano cambiando bruscamente per la brutale aggressione esterna. Si notava molto l'assenza della lingua spagnola e la nostra ignoranza delle lingue indigene. Abbiamo passato una trentina d'anni a dormire come pesci, dico così perché i pesci tengono gli occhi aperti mentre dormono ma non possono vedere niente. Così è successo pure a me, stavo lì a guardare la situazione, senza vedere ciò che in realtà stava succedendo. Poi il Consiglio fu una nuova tappa significativa nella percezione del fenomeno indigeno nel definire l'oltraggio d'identificare questa terra con la sua conquista, o meglio, invasione, nel comprendere che l'imposizione di una cultura-religione è stata solo una mera sovrapposizione ed un fatale errore che ha generato solo schizofrenia nel continente.

Storico - Questa tradizione di resistenza è stata assimilata profondamente nella mentalità delle comunità indigene e rappresenta qualcosa che gli antropologi hanno analizzato in modo molto approssimato, ma è invece molto presente nelle feste, nel carnevale, nella vita quotidiana, nella stessa tradizione orale. Corrisponde pure ad una concezione del tempo molto speciale, in cicli storici, che parlano sempre di un sovvertimento dell'ordine sociale.

Giovane indio - Qui nei sette comuni parliamo due lingue indigene: il tzeltal ed il tzotzil. Abbiamo occupato questa terra per necessità perché sia gli txeltales che i tzotziles sono dei rifugiati che sono stati espulsi dalle loro comunità, o perché evangelici o per la loro attività politica. Quelli che vivono qui sono coloro che vendono gelati o cicles per le strade, o lavorano da muratori e non hanno la possibilità di affittare una stanza a 250.000 pesos. Per questo hanno deciso di venire qui ad occupare questa terra.

Storico - La riforma dell'art. 27, promossa da Salinas nel '92, programma una riforma capitalistica moderna che rompe con i vecchi ritardi e termina con la funzione mediatrice dello Stato nei conflitti sociali. Detto così può anche sembrare giusto in termini di sviluppo economico, però risulta profondamente ingiusto nei confronti del Chiapas dove non è stata mai fatta una riforma agraria radicale e profonda.

Roger Maldonado (Comitato per la difesa dei Diritti Umani) - I posti di blocco militari son chiaramente anticostituzionali, però in Chiapas i militari sono diventati le autorità assolute e le autorità civili che rimangono si piegano alla loro volontà.

Povertà 22,6%

Analfabetismo 30%

Case senz'acqua 43%

Case senza elettricità 35%

Se guardiamo gli indici di povertà nella Repubblica Messicana, in Chiapas sono più elevati: l'analfabetismo, la mortalità infantile, la denutrizione... tutti gli indici, che riflettono le condizioni di un popolo, sono maggiori in Chiapas, dove sono più precarie le condizioni di vita delle popolazioni indigene. Questo dà luogo a continue violazioni dei diritti umani, il che non significa che il popolo del Chiapas assista imperturbabile alla repressione, vuol dire solamente che tutte le volte che ha tentato di alzare la voce per far rispettare i suoi diritti è stato represso ed è così che è diventato naturale sfidare con le armi l'esercito messicano, molto più forte.

Giornalista - Che cosa stai disegnando?

Bambino - Casa, torrente, collina, aereo, sole, scuola, elicottero dei soldati, subcomandante, elicottero, la casa del maestro... qui sono venuti quattro aerei, avevamo paura...

Micaela Santiz López - Stavamo prendendo il caffè e all'improvviso la porta si aprì di colpo e ci spintonarono fuori. I soldati ci mangiarono le focacce di mais, i fagioli, tutto.

Mai ho sofferto tanta umiliazione.

Credo che non abbiano diritto di farci questo.

Che abbiamo fatto che ci trattano così?

Perché vengono a minacciarci?

Avevo tanta paura che mi restava solo la forza per non svenire.

Indio anziano - Ero in casa di mio figlio e stavo parlando con lui quando all'improvviso arrivarono i soldati. Lui fece ancora a tempo a dirmi che fra poco ci sarà un'altra rivoluzione. Magari gli avesse consigliato di fuggire!... perché io so bene come si comportano i soldati. Non rispettano nessuno.

commento fuori campo - Non so perché ci assassinano così... Quella è l'ultima volta che si sono visti, seduti in casa, poi sono arrivati i soldati distruggendo tutto. Hanno trascinato via il figlio fino al campo da pallone, dove lui ha ancora visto che lo stavano torturando.

Roger Maldonado - In Morelia possiamo assistere a tutta la gamma delle violazioni ai diritti umani, che sono avvenute in Chiapas, dal gennaio del 1994. Arresti arbitrari, torture, sparizioni, maltrattamenti, persecuzioni giudiziarie, fin all'assassinio...

Finora sono stati protetti dall'impunità e dall'omertà dell'esercito federale, i tre soldati, responsabili dell'assassinio di tre contadini in Morelia. Furono loro i responsabili della tortura e dell'assassinio di queste tre persone e dell'arresto arbitrario di altre 35, che tirarono giù dal loro letto accusandole di essere zapatisti.

Ma l'esercito messicano non ha preso prigionieri, perché ha giustiziato col colpo di grazia (un tiro alla nuca) tutti gli arrestati, sulla piazza del mercato di Ocosingo.

Zapatista (Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno) - In questa regione ci hanno chiuso tutti gli spazi. È stato lo stesso governo, quello che non ci lascia parlare. Noi abbiamo anche gridato a volte. Ci hanno sempre zittito. Come ci fanno tacere? Semplice: con l'assassinio, la sparizione o il sequestro, oppure ancora incarcerando i nostri dirigenti. Allora ci siamo presentati. Dov'è questa giustizia?...

Nel governo non riponiamo nessuna speranza, però sì, abbiamo speranza nella base, nel popolo messicano e non solo messicano, nei popoli di tutto il mondo.

Storico - Il linguaggio degli zapatisti è un linguaggio che ha le sue radici nel ricordo e nella memoria, nella stessa terra e nello stesso linguaggio. Quindi non ci può essere gente infiltrata in questo movimento. È un movimento concorde alla storia di resistenza, alla lunga storia delle ribellioni indigene in Chiapas.

Zapatista - Sono quattro anni che sono andato in montagna e abbiamo visto che la sofferenza era tanta. Sono molti anni che ci stiamo preparando allo scontro con il nemico.

Dal 1° gennaio a giugno ci sono stati:

289 episodi verificati di violazione dei diritti umani

342 occupazioni per terre

per complessivamente più di 100.000 ettari

260 arresti per conflitti di terre

Indio anziano - Prima nessuno sapeva leggere, nessuno sapeva parlare castellano e così approfittavano facilmente di noi. Adesso vedo che insieme a voi i giovani imparano, c'insegniamo le cose a vicenda, e noi appoggiamo.

Roger Maldonado - La repressione, invece di scoraggiare la gente della Morelia, li ha convinti ancor di più ad organizzarsi ed a preparare pure un nuovo regolamento per l'ejido. Noi abbiamo seguito da vicino questo processo e siamo rimasti stupiti dalla graduale conquista organizzativa. Hanno riscattato valori tzeltal, indigeni.

FELIPE LOPEZ - Abbiamo creato un Consiglio degli anziani, composto dai più vecchi e dalle più vecchie, che hanno preparato un regolamento dell'ejido, che noi ora dobbiamo rispettare.

MANUEL GARCIA - Aiutiamo anche altre comunità non solo quelle della Morelia. Il lavoro non lo dividiamo, è uno solo, ad es.: noi oggi non siamo andati a lavorare nei collettivi dei campi, ma è come se ci fossimo andati. Insomma qui la comunità sta lavorando come se fosse un'unica persona.

Zapatista - Noi non vogliamo che ci applaudano, non vogliamo che si dica che gli indigeni hanno detto la loro parola, ma vogliamo che capiscano il perché ci siamo ribellati, il perché della nostra parola, che non è stata mai ascoltata, perché non è mai esistita la voce degli indigeni.

Perché gli indigeni non avevano volto, avevano solo il volto che mostrano a San Cristóbal, un volto da vendere, da comprare, da fotografare.

È ora che termini tutto questo, è ora che ci riconoscano come esseri umani.

Storico - Non è male che una regione del Messico sia diversa, che abbia un suo proprio ritmo. Questo non fa il Chiapas meno messicano, ma al contrario rende possibile costruire una nazione multipolare, multietnica, dove la gente parli più lingue, creda in più religioni, abbia più usanze e caratteristiche regionali. Questo non tocca l'unità nazionale, ma invece l'arricchisce.

(1) panela tavolette di zucchero greggio

(2) pozol bibita a base di mais ed acqua


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