Chiapas: il sudest fra due Venti

Tempesta e Profezia

di Marcos, Subcomandante, agosto 1992

Il Primo Vento: Il Vento dall'alto

Capitolo Primo

Questo capitolo racconta di come il governo supremo si è commosso della povertà delle genti Indigene del Chiapas ed ha fornito la zona di hotel, prigioni, caserme ed un aeroporto militare. Racconta inoltre di come la Bestia si nutre del sangue delle genti e di altri miserabili e sfortunati avvenimenti.

Supponi di vivere nel nord, centro od ovest di questo paese. Supponi di dar retta al vecchio slogan SECOTUR (Dipartimento del Turismo) "Conosci il Messico prima di tutto". Supponi di decidere di visitare il sudest del tuo paese e nel sudest scegli di visitare lo stato del Chiapas. Supponi di scegliere l'automobile (i voli non solo sono cari, ma improbabili, una pura fantasia; ci sono solo due aeroporti "civili" ed uno militare). Supponi di prendere l'autostrada. Supponi di non far caso alle caserme militari situate a Matìas Romero e di continuare sino Ventosa. Supponi di non notare il checkpoint del Dipartimento d'Immigrazione governativo nelle vicinanze (il checkpoint fa pensare di lasciare un paese ed entrare in un altro). Supponi di prendere la strada a sinistra e dirigerti verso il Chiapas. Diversi chilometri dopo lascerai lo stato di Oaxaca e noterai un grosso cartello con la scritta "BENVENUTI IN CHIAPAS". L'hai visto? Bene, supponi di si. Sei entrato da una delle tre strade esistenti nel Chiapas: la strada lungo la parte nord del paese, quella lungo la costa pacifica e quella dalla quale sei entrato sono le tre uniche strade per accedere a questo angolo di sudest del paese. Ma le ricchezze naturali di questo stato non escono solo attraverso queste tre vie. Il Chiapas perde sangue attraverso molte vene: condotti di petrolio e gas naturale, linee elettriche, ferrovie, attraverso conti bancari, autocarri, furgoni, navi ed aerei, attraverso percorsi clandestini, brecce e sentieri nelle foreste. Questa terra continua a pagare pegni agli imperialisti: petrolio, elettricità, bestiame, soldi, caffè, banane, miele, mais, cacao, tabacco, zucchero, soia, meloni, manghi, tamarindo, avocado, ed il sangue del Chiapas scorre, conseguenza delle migliaia di denti affondati nella gola del sudest messicano. Queste materie prime, migliaia di milioni di tonnellate, sgorgano verso porti e ferrovie messicane, centri di trasporto merci terra ed aria. Da qui vengono mandate in diverse parti del mondo: Stati Uniti, Canada, Olanda, Germania, Italia, Giappone, ma con lo stesso destino, nutrire l'imperialismo. Il prezzo che il capitalismo impone al sudest di questo paese gronda sangue e fango, come è stato sin dall'inizio.

Una manciata di affaristi, uno dei quali è lo Stato del Messico, estirpa tutta la ricchezza dal Chiapas ed in cambio lascia il proprio marchio mortale e nocivo: nel 1989 questi affaristi portavano via dal Chiapas 1.222.669.000.000 pesos, lasciandosi dietro l'equivalente di 616.340.000.000 pesos di crediti e lavori pubblici. Più di 600.000.000.000 pesos finivano dentro la pancia della Bestia.

Nel Chiapas, Pemex (la compagnia nazionale petrolifera) ha 86 denti stretti nei territori di Estaciòn Juàrez,Reforma, Ostuacàn, Pichucalco, e Ocosingo.

Ogni giorno succhiano fuori 92.000 barili di petrolio grezzo e 517.000.000.000 metri cubi di gas. Portano via petrolio e gas ed in cambio lasciano il marchio del capitalismo: distruzione ecologica, saccheggio agricolo, iperinflazione, alcolismo, prostituzione e povertà. La Bestia non è ancora soddisfatta ed ha esteso i suoi tentacoli alla giungla di Lacandona: otto depositi petroliferi sono in esplorazione. I sentieri vengono aperti con i machete dagli stessi campesinos che vengono lasciati senza terra dalla Bestia.

Gli alberi cadono e la dinamite esplode sulla stessa terra dove ai campesinos non è permesso tagliare gli alberi per coltivare. Ogni albero tagliato costa una multa di almeno 10 volte la paga base e la prigione. I poveri non possono tagliare gli alberi, ma la Bestia del petrolio si, una Bestia che, giorno dopo giorno, cade sempre più in mani straniere. I campesinos tagliano gli alberi per sopravvivere, la Bestia per saccheggiare.

Il Chiapas sanguina anche caffè. Il 35% del caffè prodotto in Messico viene da questa zona. L'industria impiega 87.000 persone. Il 47% del caffè è per il consumo nazionale ed il 53% viene esportato, principalmente negli Stati Uniti ed Europa. Più di 100.000 tonnellate di caffè vengono prese da questo stato per ingrassare i conti bancari della Bestia: nel 1988 un chilo di caffè pergamino veniva venduto all'estero per 8.000 pesos. I produttori del Chiapas venivano pagati 2.500 pesos o meno.

Il secondo saccheggio in ordine di importanza dopo il caffè è il manzo. Tre milioni di capi di bestiame attendono intermediari ed un piccolo gruppo di affaristi per essere per essere portati a riempire i frigoriferi di Arriaga, Villahermosa e Città del Messico. Il bestiame viene venduto da poveri allevatori per 400 pesos al chilo e rivenduto ad un prezzo fino a 10 volte maggiore.

Il prezzo che il capitalismo richiede dal Chiapas non ha un parallelo storico.

Il 45% dell'energia idroelettrica nazionale viene da questo stato, insieme al 20% della totale produzione d'elettricità del Messico. Comunque, solo un terzo delle case in Chiapas hanno l'elettricità. Dove vanno a finire i 12.907 chilowatt prodotti annualmente dalle centrali idroelettriche in Chiapas?

A dispetto della odierna sensibilità ecologica, il saccheggio del legno continua nelle foreste del Chiapas. Fra il 1981 ed il 1989, 2.444.777 metri cubi di legname pregiato, conifere e piante tropicali venivano portati fuori dal Chiapas verso Città del Messico, Puebla, Veracruz, e Quintana Roo. Nel 1988 le esportazioni di legname portarono un ricavato di 23.900.000.000 pesos, 6.000% più che nel 1980.

Il miele prodotto nei più di 79.000 alveari del Chiapas è totalmente destinato ai mercati degli Stati Uniti ed europei. Le 2.756 tonnellate che annualmente vengono prodotte nelle campagne del Chiapas vengono convertite in dollari che la gente del posto non vedrà mai.

Del mais prodotto in Chiapas, più della metà viene destinato al mercato domestico. Il Chiapas è uno dei maggiori produttori di mais nel paese.

Il 90% del tamarindo finisce a Città del Messico ed altre nazioni. Due terzi della produzione di avocado viene venduta al di fuori dello stato. Il 69% del cacao è per il mercato nazionale ed il 31% viene esportato negli Stati Uniti, Olanda, Giappone ed Italia. La maggior parte della produzione di banane è per l'esportazione.

Cosa lascia la Bestia in cambio di tutto questo?

Il Chiapas occupa un'area totale di 75.634,4 chilometri quadrati, circa 7,5 milioni di ettari. È l'ottavo stato in ordine di grandezza ed è diviso in 111 giurisdizioni organizzate, al solo scopo di saccheggio, in nove regioni economicamente divise. Si trova in Chiapas il 40% delle varietà di piante, 36% delle specie mammifere, 34% di rettili ed anfibi, 66% delle speci di uccelli, 20% del pesce e 80% delle specie di farfalle dell'intera nazione. Il 7% dell'acqua piovana del paese cade in Chiapas. Ma la sua più grande ricchezza sono i 3,5 milioni di persone del Chiapas, due terzi dei quali vivono e muoiono in comunità rurali. Metà di loro non ha acqua potabile e due terzi non ha fognature. Il 90% della popolazione rurale paga poco o nessuna tassa.

Le comunicazioni in Chiapas sono un gioco grottesco per uno stato che produce petrolio, elettricità, caffè, legname e bestiame per la Bestia affamata. Solo due terzi delle strade municipali sono asfaltate. Dodicimila comunità hanno come unica via di comunicazione dei sentieri di montagna. Sin dai giorni di Porfirio Dìaz, le ferrovie servono il capitalismo, piuttosto che le persone. La linea ferroviaria lungo la costa (ci sono solo due linee ferroviarie: l'altra attraversa la parte nord del paese) risale all'inizio del secolo, e la sua portata è limitata dai vecchi ponti che attraversano i canyon del sudest. L'unico porto del Chiapas, Puerto Madero, è solo una via in più per la Bestia per sottrarre le risorse dello stato.

Scuola? La peggiore del paese. Nelle scuole elementari, 72 bambini su 100 non terminano la prima classe. Più della metà delle scuole offrono corsi che arrivano solo fino alla terza classe e metà delle scuole hanno un solo insegnante per tutte le classi. Vi sono statistiche, ovviamente tenute segrete, che mostrano come molti bambini Indigeni vengono obbligati a lasciare la scuola a causa del bisogno delle loro famiglie di inserirli nel sistema dello sfruttamento. In ogni comunità Indigena è facile vedere bambini che portano mais e legno, cucinano o lavano vestiti durante l'orario scolastico. Delle 16.058 classi nel 1989, sono 96 erano nelle zone Indigene.

Industria? Osserva, il 40% della cosiddetta "industria" del Chiapas è composta di mulini, tortillas e fabbriche di mobili. Le grandi compagnie (petrolio ed elettricità), lo 0,2% dell'industria totale, appartiene al governo messicano (e presto a stranieri). La media industria, 0,4% della industria totale, è composta da raffinerie di zucchero, lavorazione del pesce, farina, latte ed impianti per la lavorazione del caffè. Il 94% dell'industria di stato della zona è composta da piccole aziende .

Le condizioni di salute delle genti del Chiapas sono un chiaro esempio dell'impronta capitalista: un milione e mezzo di persone non hanno a disposizione alcun servizio medico. Ci sono 0.2 cliniche ogni 1000 abitanti, un quinto della media nazionale. Ci sono 0,3 letti d'ospedale ogni 1000 chiapanechi, un terzo del resto del Messico. C'è una sala operatoria per 100.000 abitanti, la metà del resto del Messico. Ci sono 0,5 dottori e 0,4 infermiere ogni 1000 persone, metà della media nazionale.

Salute e nutrimento vano a braccetto con la povertà. Il 54% della popolazione del Chiapas soffre di malnutrizione e nelle regioni montuose e nelle foreste, questa percentuale aumenta all'80%. La dieta comune del campesino è fatta di caffè, mais, tortillas e fagioli.

Questo è quello che il capitalismo lascia in cambio di tutto quello che si porta via...

Questa parte del territorio messicano, che si è annessa volontariamente alla giovane repubblica indipendente nel 1824, è apparsa nella geografia nazionale quando il boom del petrolio ha ricordato al paese che esisteva un sudest (l'82% degli impianti petrolchimici Pemex sono nel sudest; nel 1990 due terzi degli investimenti pubblici nel sudest venivano destinati all'energia).

L'esperienza di sfruttamento del Chiapas risale a diversi secoli fa. Nel passato, legname, frutta, animali ed uomini venivano destinati alle metropoli attraverso il filone dello sfruttamento, tale e quale ad oggi. Allo stesso modo delle "repubbliche delle banane", ma all'apice del neoliberismo a delle "rivoluzioni libertarie", il sudest continua ad esportare materie prime, come 500 anni fa e continua ad importare i prodotti principali del capitalismo: morte e miseria.

In queste terre vivono un milione di Indigeni che dividono un disorientante incubo con meticci e ladini: l'unica alternativa, 500 anni dopo "l'Incontro dei Due Mondi", è di morire di povertà o repressione. I programmi per migliorare le condizioni di povertà, un assaggio di democrazia sociale che lo stato del Messico ha sventolato e che, sotto il regime di Salinas de Gortari prendevano il nome di Pronasol, sono un gioco che provoca lacrime di sangue a coloro che vivono sotto la pioggia ed il sole.

Benvenuto! Sei arrivato nello stato più povero del paese: Chiapas.

Supponi di continuare sino Ocosocoatla a da li sino Tuxtla Gutierrez, la capitale. Non devi stare a lungo. Tuxtla Gutierrez è soltanto un immenso magazzino che contiene i prodotti provenienti da altre zone dello stato. Qui puoi trovare un po' di quella ricchezza che verrà mandata verso qualsiasi destinazione il capitalismo decida. Non stare a lungo, hai appena sfiorato le labbra delle mascelle insanguinate della Bestia selvaggia. Continua verso Chiapas de Corzo senza notare la fabbrica Nestlè e comincia a salire verso le montagne. Cosa noti? Una cosa è certa, sei entrato in un altro mondo, un mondo Indigeno. Un altro mondo, ma lo stesso in cui milioni di persone vivono nel resto del paese.

Trecento migliaia di tzotziles, 120.000 choles, 90.000 zoques e 70.000 tojolabales abitano questo mondo Indigeno. Il governo supremo ammette che "solo" metà di questo milione di Indigeni è analfabeta.

Prosegui lungo la strada di montagna ed arriverai in una zona conosciuta come le regioni montuose del Chiapas. Qui, più di 500 anni fa, la popolazione Indigena era la maggioranza, padrona e proprietaria di terra ed acqua. Ora sono la maggioranza solo in numero ed in povertà. Continua sino a raggiungere San Cristóbal de Las Casas, che 100 anni fa era la capitale dello stato (disaccordi fra la borghesia locale le tolsero il dubbio onore di essere la capitale dello dello stato più povero del Messico). No, non indugiare. Se Tuxtla Gutierrez è un enorme magazzino, San Cristóbal è un enorme mercato. Da molte vie gli tzotziles, tzeltales, choles, tojolabales e zoques portano il contributo Indigeno al capitalismo. Ognuno porta qualcosa di diverso: legname, caffè, stoffa, artigianato, frutti, ortaggi, mais. Ognuno porta qualcosa: malattie, ignoranza, scherno e morte. Questa è la regione più povera nello stato più povero del paese. Benvenuto a San Cristóbal de Las Casas, "città coloniale" secondo i libri di storia, sebbene la maggioranza della popolazione sia Indigena. Benvenuto nell'immenso mercato Pronasol. Qui puoi comprare o vendere di tutto, tranne la dignità Indigena. Qui tutto è carissimo, tranne la morte.

Ma non trattenerti a lungo, continua lungo la strada, l'orgoglioso risultato dell'infrastruttura turistica. Nel 1988, in questo stato c'erano 6.270 camere d'albergo, 139 ristoranti e 42 agenzie di viaggio. Quest'anno, 1.058.098 turisti hanno visitato il Chiapas ed hanno lasciato nelle mani dei proprietari di alberghi e ristoranti la somma di 250.000.000,000 pesos.

Hai fatto caso ai numeri? Si, hai ragione: ci sono 7 camere d'albergo ogni 1.000 turisti mentre ci sono solo 0,3 letti d'ospedale ogni 1.000 cittadini del Chiapas. Lasciati dietro i calcoli e continua a guidare, guarda i tre ufficiali di polizia con il basco che avanzano lentamente lungo il margine della strada.

Passa accanto alla stazione di Pubblica Sicurezza e continua attraverso alberghi, ristoranti e grandi magazzini in direzione di Comitàn.

Lasciandoti dietro San Cristóbal vedrai le famose caverne circondate da una fitta foresta. Hai visto le indicazioni? No, non ti stai sbagliando, questo parco naturale è amministrato da...dall'esercito! Continua, senza perdere la tua meraviglia... Li vedi? Edifici moderni, belle case, strade asfaltate... È un'università? Case per dipendenti? No, guarda da vicino i cartelli vicino ai cannoni e leggi : " Caserma dell'Esercito Generale della 31` Zona Militare". Ancora con le immagini verdi-oliva nei tuoi occhi, prosegui verso l'incrocio e decidi di non andare a Comitàn così eviterai la pena di vedere che, pochi metri più avanti, sulla collina chiamata "Lo Straniero", personale militare americano sta lavorando ed insegnando ai loro complementi messicani l'utilizzo dei radar.

Decidi che è meglio andare verso Ocosingo, visto che l'ecologia e tutte quelle sciocchezze sono molto di moda. Guarda gli alberi, respira profondamente...Ti senti meglio? Si? Allora assicurati di mantenere lo sguardo alla tua sinistra, perché altrimenti vedrai, 7 chilometri più avanti, un'altra magnificente costruzione che porta sulla facciata il nobile simbolo di "SOLIDARIDAD". Non guardare. Ti avverto, guarda dall'altra parte. Non ti accorgi che questo nuovo edificio è ...una prigione (alcune lingue malefiche dicono che questo è un regalo di Pronasol; adesso i campesinos non dovranno andare fino a Cerro Hueco, la prigione della capitale). No fratello, non perderti d'animo, il peggio è sempre nascosto. L'eccessiva povertà scoraggia il turismo. Vai avanti, arriva a Huixtàn, a Oxchuc, guarda le bellissime cascate dove nasce il fiume Jatate, le cui acque attraversano la giungla di Lacandona. Supera Cuxulja ed invece di seguire la deviazione che porta a Altamirano, prosegui sino Ocosingo: "la Porta della Giungla di Lacandona...".

Bene, trattieniti un po'. Fai un rapido giro per la città... Principali punti d'interesse? Le due grosse costruzioni all'ingresso della città sono bordelli, la porta accanto è una prigione, l'edificio più in la una chiesa, questo è un macello, quello una caserma militare, nei dintorni c'è il tribunale, il municipio e proseguendo c'è Pemex. Il resto sono case ammucchiate che crollano al passaggio degli enormi autocarri Pemex e degli autocarri delle fattorie.

A cosa assomiglia tutto ciò? Ad una grande tenuta agricola stile porfirista? Ma tutto questo doveva finire 75 anni fa! No, non prendere la strada che porta a San Quintìn, di fronte alla riserva dei Montes Azules.

Non andare dove si incontrano i fiumi Jatate e Perlas, non andare laggiù, non camminare per tre giorni otto ore al giorno, non andare a San Martìn e vedere che si tratta di una piccola e poverissima comunità , non avvicinarti a quella tettoia che sta cadendo a pezzi. Di che cosa si tratta? A volte chiesa, scuola, sala riunioni. Adesso è una scuola. Sono le 11. No, non avvicinarti, non guardare dentro, non guardare i quattro gruppi di bambini crivellati dal verme solitario e dai pidocchi, mezzi nudi, non guardare le quattro maestre Indigene che lavorano per una paga miserabile per la quale hanno dovuto camminare tre giorni, gli stessi tre giorni che tu hai appena finito di camminare. Non far caso che l'unica divisione tra le classi è un piccolo corridoio. Sino a quale classe insegnano qui? Terza. No, non guardare i manifesti che sono l'unica cosa che il governo ha mandato a questi bambini. Non guardarli: sono manifesti per la prevenzione dell'AIDS.

È meglio per noi andare avanti, torniamo alle strade asfaltate. Si, lo so che sono in pessime condizioni. Lasciamo Ocosingo, continua ad ammirare la campagna... I proprietari? Si, proprietari di fattorie. Cosa si produce?

Bestiame, caffè, mais. Hai visto l'Istituto Indigeno Nazionale? Si, quello quando sei uscito dalla città. Hai visto quegli autocarri? Vengono ceduti a credito ai campesinos indigeni. Funzionano con benzina senza piombo perché è meglio per l'ambiente... Non c'è benzina senza piombo a Ocosingo? Non importa, non è gran cosa... Si, hai ragione, il governo è preoccupato per i campesinos. Naturalmente le lingue malefiche dicono che ci sono guerriglieri in queste montagne e che l'aiuto finanziario del governo è per comprare la fiducia delle genti Indigene, ma queste sono voci, sicuramente stanno cercando di scalzare Pronasol. ..Cosa? Il Comitato di Difesa dei Cittadini? Oh si!

È composto da un gruppo di "eroici" proprietari terrieri, faccendieri e dirigenti sindacali corrotti che organizzano piccole guardie per minacciare la gente.

No, ti ho già detto che la tenuta stile Porfirista è stata eliminata 75 anni fa. Sarebbe meglio per noi continuare...Al prossimo incrocio gira a destra.

No, non guardare verso Palenque. Andiamo a Chilòn... Bello, no? Certamente.

Yajalon...È molto moderna, ha persino una stazione di servizio...Guarda, c'è una banca, il municipio, il tribunale, la c'è una caserma.. Assomiglia ad un'altra hacienda? Andiamo via così non vedrai quegli altri grandi, moderni edifici alle porte della città, lungo la strada verso Tila e Sabanilla con le loro bellissime scritte SOLIDARIDAD, non vedrai che si tratta di... una prigione.

Bene, siamo arrivati all'incrocio. Ora ad Ocosingo...Palenque? Sei sicuro?

Bene, andiamo. Si, la campagna è bellissima. Quelle sono fattorie? Certo: producono bestiame, caffè, legno. Guarda, siamo già arrivati a Palenque. Un rapido giro della città? Va bene. Quelli sono alberghi, là ristoranti, il municipio, il tribunale, quelle sono caserme militari e laggiù... Cosa? No, so già cosa mi stai per dire...Non dirlo...Stanco? Va bene, ci fermiamo per un po'. Non vuoi vedere le piramidi? No? Va bene. XìNich? Ah... una marcia indigena. Sì, vanno verso Città del Messico. Quanta strada? 1.106 Km.

Risultati? Il governo semplicemente riceve le loro petizioni.

Si, questo è tutto. Sei ancora stanco? Ancora? Aspetta... A Bonampak? La strada è molto malandata. Va bene, andiamo. Si, la strada panoramica...Questa è la Riserva Federale Militare, quell'altra appartiene alla Marina, quella laggiù appartiene al Dipartimento del Governo...È sempre così? No, ogni tanto c'è il tocco finale con una marcia di protesta dei campesinos. Stanco? Vuoi tornare indietro? Va bene. Altri posti? Luoghi differenti? In quale paese? Messico? Vedrai le stesse cose. I colori cambieranno, le lingue, le campagne, i nomi, ma la gente, lo sfruttamento, la povertà e la morte rimarranno le stesse. Osserva attentamente ogni stato della Repubblica. Bene, buona fortuna... E se hai bisogno di una guida turistica ti prego di farmelo sapere. Sono al tuo servizio. Oh, una cosa ancora. Non sarà sempre così. Un altro Messico? No, lo stesso... Sto parlando di qualcosa d'altro, di altri venti che stanno cominciando a soffiare, come se un altro vento si stia alzando...

Capitolo Secondo

Questo capitolo racconta la storia del Governatore, apprendista del vicerè, e la sua eroica lotta contro il clero progressista, e le sue avventure con i signori feudali che gestivano affari, bestiame e caffè. Racconta inoltre di altre storie ugualmente fantastiche.

C'era una volta un viceré fatto di cioccolata, con una arachide al posto del naso. L'apprendista del viceré, il governatore Patrocinio Gonzàlez Garrido, alla maniera dei vecchi monarchi che venivano nominati dalla corona spagnola durante la Conquista, riorganizza la geografia del Chiapas. L'assegnamento degli spazi alle comunità rurali ed urbane è un esercizio del potere piuttosto sofisticato, ma quando gestito dall'ottusità del signor Gonzàlez Garrido, raggiunge sensibili livelli di stupidità. Il viceré decide quindi che le masse si trovano bene all'aperto, esposte al vento ed al brutto tempo, e che meritano solo spazio nelle prigioni, che non smettono mai di essere scomode. A causa di questo, il viceré decide di costruire le prigioni nelle periferie delle città in modo che la vicinanza delle indesiderate masse di delinquenti non disturbi i ricchi. Prigioni e caserme militari sono i principali lavori promossi da questo governatore in Chiapas. La sua amicizia con proprietari terrieri e potenti faccendieri non è un segreto per nessuno. Nemmeno la sua animosità nei riguardi delle tre diocesi che regolano la vita cattolica dello stato.

La diocesi di San Cristóbal, guidata dal vescovo Samuel Ruiz, è una costante minaccia al programma di riorganizzazione di Gonzàlez Garrido. Nella speranza di modernizzare l'assurdo sistema di sfruttamento e privilegi di casta che prevalgono in Chiapas, Patrocinio Gonzàlez si scaglia contro la tenacia delle personalità religiose e laiche che supportano e predicano la scelta del cattolicesimo a favore dei poveri.

Con l'ipocrita appoggio di Aguirre Franco, vescovo di Tuxtla Gutierrez e la tacita approvazione del vescovo di Tapachula, Gonzàlez Garrido sostiene e promuove le cospirazioni di proprietari terrieri e faccendieri contro i membri della diocesi di San Cristòbal. Il "gruppo di Don Samuel", come viene chiamato da alcuni, non è composto da inesperti creduloni; prima ancora che Patrocinio Gonzàlez Garrido abbia persino sognato di diventare governatore dello stato, la diocesi di San Cristóbal de Las Casas predicava il diritto alla libertà ed alla giustizia.

Per una delle più arretrate borghesie del paese, la borghesia agricola, questo significa solo una cosa: ribellione. Questi proprietari terrieri e faccendieri "patrioti" e "seguaci" sanno come prevenire la ribellione; l'esistenza di gruppi armati paramilitari, finanziati da privati ed addestrati dall'Esercito Federale, la polizia di Sicurezza Pubblica e le leggi dello stato sono cose ben conosciute dai campesinos che subiscono le loro minacce, torture e colpi di fucile.

Pochi mesi fa, padre Joel Padròn della parrocchia di Simojovel veniva arrestato. Accusato dai proprietari terrieri della regione di aver cominciato e preso parte alle occupazioni delle terre, padre Joel veniva arrestato dalle autorità dello stato e rinchiuso nella prigione della capitale Cerro Hueco.

La mobilitazione dei membri della diocesi di San Cristóbal (era evidente l'assenza di quelli di Tuxtla Gutierrez e Tapachula) ed un compromesso federale riuscivano ad ottenere la libertà per il parroco Padròn.

Mentre migliaia di campesinos marciavano dentro Tuxtla Gutierrez per chiedere la liberazione di Padròn, i proprietari terrieri di Ocosingo mandavano le loro forze paramilitari per far piazza pulita delle loro proprietà. Quattrocento uomini, armati dai proprietari terrieri, distruggevano e bruciavano case, picchiavano donne Indigene ed assassinavano un campesino, Juan, sparandogli in viso. Dopo l'espulsione, le forze paramilitari, composte principalmente da lavoratori delle fattorie e piccoli proprietari orgogliosi di prendere parte alle scorrerie insieme ai giovani proprietari terrieri, percorrevano le strade della regione a bordo di autocarri forniti dai loro padroni. Mostrando ostentatamente le armi, ubriachi ed esaltati, urlavano: "I proprietari delle terre sono i padroni!" ed ammonivano tutti che sarebbe stato solo l'inizio. Per nulla intimidite, le autorità locali di Ocosingo ed i soldati presenti nella regione guardavano passivamente la trionfante parata dei banditi armati.

A Tuxtla Gutierrez quasi 10.000 campesinos marciavano a favore della liberazione di padre Padròn. In un angolo di Ocosingo, la vedova di Juan seppelliva suo marito, vittima degli orgogliosi proprietari terrieri. Non c'è stata alcuna marcia o petizione di protesta per la morte di Juan. Questo è il Chiapas.

Recentemente, viceré Gonzàlez Garrido è stato protagonista di un nuovo scandalo venuto allo scoperto grazie alla stampa che ha riportato la vicenda.

Con l'approvazione del viceré, i signori feudali di Ocosingo organizzavano il Comitato di Difesa dei Cittadini, un appariscente tentativo di istituzionalizzare le loro forze paramilitari neo-porfirista per mantenere l'ordine nelle campagne del Chiapas. Sicuramente non sarebbe successo niente se non fosse stato scoperto un tentativo di assassinio ai danni del parroco Pablo Ibarren, della suora Marìa del Carmen e di Samuel Ruiz, vescovo di San Cristóbal. Il complotto veniva riportato dall'onesta stampa del Chiapas, che tuttora esiste, e raggiungeva dimensioni nazionali. Ci furono ritrattamenti e dinieghi; il viceré dichiarava di mantenere buone relazioni con la Chiesa e nominava una commissione speciale per investigare sulla vicenda. Le indagini non condussero ad alcun risultato e le acque ritornarono al loro corso.

Durante gli stessi giorni, le agenzie governative riportavano alcune orribili statistiche: nel Chiapas 14.500 persone muoiono ogni anno, il tasso di mortalità più alto nel paese. Le cause? Malattie curabili quali infezioni respiratorie, enteriti, parassiti, ameba, malaria, salmonellosi, scabbia, tubercolosi polmonare, tracheite, tifo, colera e morbillo. Molti sostengono che la cifra effettiva sia oltre 15.000 in quanto i decessi nelle zone più remote che costituiscono la maggioranza dello stato, non vengono riportati...

Durante i quattro anni di governo di Gonzàlez Garrido sono morti più di 60.000 abitanti del Chiapas, la maggior parte povere. La guerra contro le genti, diretta dal viceré e commissionata dai signori feudali, è fatta di metodi più subdoli che non i bombardamenti. Non c'è alcuna menzione nella stampa di questa congiura mortale che costa vite e territori come nei giorni della Conquista.

Il Comitato per la Difesa dei Cittadini continua il suo lavoro di proselitismo, tenendo riunioni per convincere i ricchi ed i poveri della città di Ocosingo a organizzarsi ed armarsi per impedire ai campesinos di entrare nella città e di distruggere tutto, senza rispettare ricchi o poveri. Il viceré sorride d'approvazione.

Capitolo Tre

Questo capitolo racconta come il viceré ha una brillante idea e la mette in pratica. Racconta anche come l'Impero decreta la morte del socialismo ed assume il compito di sancire questa fine, con grande gioia dei potenti, l'angoscia dei deboli e l'indifferenza della maggioranza. Racconta di Zapata e di come si dice che sia ancora vivo. Racconta anche di altri eventi sconcertanti.

Il viceré è preoccupato. I campesinos rifiutano di applaudire al saccheggio istituzionale sancito nel nuovo Articolo 27 della Costituzione. Il viceré è arrabbiato. I poveri non sono contenti di essere sfruttati. Si rifiutano di accettare umilmente la carità che Pronasol sparge attorno le campagne del Chiapas. Il viceré è disperato. Consulta i suoi consiglieri. Loro gli raccontano una vecchia verità: prigioni e caserme non bastano per assicurare la dominazione continua. È anche necessario controllare i pensieri della gente. Il viceré è inquieto. Cammina per il suo palazzo. Ad un certo punto si ferma e sorride.

XEOCH: Rap e bugie per i campesinos.

Da Ocosingo a Palenque, da Cancue a Chilòn, da Altamirano a Yajalòn le genti Indigene festeggiano. Un nuovo regalo dal governo supremo ha reso la vita un po' più felice ai peoni, piccoli proprietari terrieri, campesinos senza terra, ed abitanti impoveriti degli ejidos. Hanno ricevuto una stazione radio locale che raggiunge gli angoli più isolati del Chiapas dell'est. La programmazione si addice alla situazione: marimba e rap music proclamano le buone notizie. Le campagne del Chiapas sono in fase di modernizzazione. XEOCH trasmette dal territorio di Ocosingo e si trova sui 600 Mhz AM dalle 4.00 sino alle 22.00.

Le notizie abbondano di menzogne, riportano il "disorientamento" che lazzaroni "sovversivi" spargono fra i contadini, l'abbondanza di crediti in aiuto che non sono mai stati ricevuti dalle comunità Indigene e l'esistenza di lavori pubblici che non sono mai stati effettuati. Il viceré ha spazio nella radio per ricordare con minacce alla popolazione che non tutto è bugia e rap music; ci sono anche prigioni e basi militari ed un codice penale che è il più repressivo della repubblica. Il codice penale punisce ogni espressione di malcontento. Le leggi contro le manifestazioni, ribellione, incitamento a disordini, ecc., dimostrano come il viceré sia attento a mantenere tutto in ordine.

Non c'è alcuna ragione per lottare. Il Socialismo è morto. Lunga vita alla conformità ed alla riforma, al mondo moderno ed al capitalismo ed a tutte le crudeltà che si portano dietro!

Il viceré ed i signori feudali danzano e sorridono euforicamente nei loro palazzi. La loro gioia sconcerta le poche menti libere che vivono nella zona. Persino loro non riescono a comprendere. Sono senza speranza. È vero che bisogna lottare, ma il livello delle forze non è favorevole, adesso non è il momento. Dobbiamo aspettare ancora, forse anni.

Dobbiamo metterci in guardia dagli avventurieri. Dobbiamo assicurarci che niente succeda nelle città o nelle campagne, che tutto continui come sempre. Il Socialismo è morto. Lunga vita al capitalismo! La radio, la stampa e la televisione proclamano tutto questo. E tutto questo viene ripetuto da alcuni ex-socialisti che sono adesso sensazionalmente cambiati.

Non tutti sentono le voci dello sconforto e della conformità. Non tutti sono stati presi dallo sconforto. Ci sono milioni di persone che continuano senza sentire le voci del potere e dell'indifferenza. Loro non possono sentire: sono assordati dai pianti e dal sangue che la morte e la povertà gridano nelle loro orecchie. Ma quando c'è un momento di riposo, sentono un'altra voce. Non sentono la voce che viene dall'alto; sentono la voce che proviene dal basso, che viene trasportata a loro dal vento, una voce nata nei cuori Indigeni delle montagne.

Questa voce parla a loro di giustizia e libertà, parla a loro di socialismo, di speranza...la sola speranza che esiste nel mondo. Il più anziano fra gli anziani delle comunità Indigene racconta che c'era una volta un uomo di nome Zapata che si sollevò con la sua gente e che urlò "Terra e Libertà!". Questi vecchi campesinos dicono che Zapata non morì, che dovrà ritornare. Questi vecchi campesinos raccontano anche che il vento e la pioggia ed il sole dicono ai campesinos quando coltivare la terra, quando piantare e quando raccogliere.

Loro dicono che anche la speranza viene seminata e raccolta. Dicono anche che il vento e la pioggia ed il sole stanno adesso comunicando qualcosa di diverso: che con tanta povertà è arrivato il tempo di raccogliere ribellione invece di morte. Questo è quello che dicono i vecchi campesinos. Il potere non sente; loro non possono sentire, sono assordati dalle brutalità che l'Impero urla nelle loro orecchie. "Zapata", insiste il vento, il vento dal basso, il nostro vento.

Il Secondo Vento: Il Vento Dal Basso

Capitolo Quattro

Questo capitolo racconta di come nel sudest dignità e sfida si uniscono e di come i fantasmi di Jacinto Pèrez attraversano gli altopiani. Racconta anche di una sopportazione che si è esaurita e di altri avvenimenti che sono stati ignorati, ma hanno avuto pesanti conseguenze.

Questa gente nasce ribelle e dignitosa, fratelli e sorelle del resto delle persone sfruttate nel Messico. Non sono solo il prodotto dell'Atto di Annessione del 1824, ma di una lunga catena di atti ignobili e di ribellioni.

Sin dal tempo in cui la tonaca e l'armatura conquistavano questa terra, dignità e sfida vivono e si propagano sotto queste piogge.

Il lavoro collettivo, il pensiero democratico ed l'adeguamento alle decisioni prese dalla maggioranza sono più che tradizioni nelle zone Indigene. Sono l'unico mezzo di sopravvivenza, resistenza, dignità e sfida. Queste "cattive idee", come vengono viste dai proprietari di terre e faccendieri, vanno contro il mandato capitalista "molto nelle mani di pochi".

Si sostiene erroneamente che la ribellione in Chiapas non ha equivalenti, che si trova al di fuori della esperienza nazionale. Questa è una bugia. La specialità degli sfruttati Chiapaneco è la stessa delle genti sfruttate di Durango, Veracruz, o dell'altopiano nel nord del Messico: lottare e perdere.

Se le voci di coloro che scrivono la storia hanno parlato molto è perché la voce degli oppressi non parla...ancora. Non vi è calendario storico, nazionale o regionale che riporti tracce di ribellioni contro il sistema, costate sangue e fuoco attraverso tutto il territorio nazionale.

Nel Chiapas, questa voce ribelle si sente solo quando scuote il mondo dei proprietari terrieri e uomini d'affari. Infatti, il fantasma della barbarie Indigena colpisce i muri delle sedi governative e guadagna terreno con la rivoluzione, stratagemmi e minacce. Se la ribellione nel sudest dovesse perdere, come hanno perso le ribellioni nel nord, centro ed ovest, non è il risultato di una cattiva scelta di tempo, ma perché il vento è frutto della terra; esso arriva in tempo e matura nei petti di coloro che non hanno nulla tranne dignità e ribellione. E questo vento dal basso, quello della ribellione e della dignità, non è solo una risposta al vento dall'alto. Non è soltanto una risposta arrabbiata o la voglia di distruzione di un sistema ingiusto ed arbitrario. Esso porta con se un nuovo proposito, una speranza di convertire la ribellione e la dignità in libertà e dignità.

Come potrà questa nuova voce farsi sentire in queste terre e lungo il paese?

Come soffierà questo vento nascosto, questo vento che ora soffia solo nelle montagne e nelle gole senza arrivare ancora nelle valli dove governano le bugie e le regole del danaro? Questo vento verrà dalle montagne. Questo vento soffia già sotto gli alberi e sta cospirando per un nuovo mondo, così nuovo che è appena un'intuizione nel cuore comune di chi lo ispira...

Capitolo Cinque

Questo capitolo racconta di come la dignità della gente Indigena cercò di farsi sentire, ma la sua voce durò poco. Racconta inoltre di come le voci che parlavano nel passato parlano ancora oggi e che gli Indigeni avanzano ancora una volta, ma questa volta con passi solidi. Essi camminano insieme ad altre genti spodestate per riprendere ciò che gli appartiene. La musica della morte che sino ad ora suonava solo per coloro che non possiedono nulla, adesso suona per tutti. Racconta anche di altre cose spaventose che sono successe e, gli Indigeni dicono, devono ancora succedere.

La marcia Indigena verso XìNich, fatta da campesinos provenienti da Palenque, Ocosingo, e Salto de Agua, dimostra l'assurdità del sistema. Questa gente Indigena dovette camminare per 1.106 Km per farsi sentire. Dovettero andare nella capitale della repubblica in modo che il potere organizzasse una riunione con il viceré. Essi arrivarono a Città del Messico mentre il capitalismo disegnava una spaventosa tragedia nei cieli di Jalisco. Arrivarono nella capitale dell'antica Nuova Spagna, ora Messico, esattamente 500 anni dopo che l'incubo straniero si impose nell'oscurità di questa terra. Essi arrivarono e tutti i nobili, alcuni dei quali tuttora esistono, li ascoltarono, e li ascoltarono anche le voci che tuttora li opprimono nel sudest, nord, centro ed ovest di questo paese. Gli Indigeni tornarono indietro , altri 1.106 Km, i loro bagagli riempiti di promesse. Una volta ancora, niente venne ottenuto da tutto ciò...

Nella sede municipale di Simojovel, alcuni campesinos appartenenti all'organizzazione CIOAC vengono attaccati da persone pagate dai locali proprietari di terre. I campesinos di Simojovel decidono di smettere di subire e rispondono alle loro minacce. I campesinos circondano la sede municipale.

Niente e nessuno entra od esce senza il loro consenso. L'esercito federale si rinchiude nelle caserme, la polizia si ritira, ed i signori feudali dello stato chiedono l'utilizzo delle armi nel tentativo di ripristinare ordine e rispetto. Le Commissioni per i Negoziati vanno e vengono. Il conflitto sembra si sia risolto. Ma la causa persiste.

Apparentemente, la calma sembra essere tornata.

A Marquès de Comillas, nella provincia di Ocosingo, alcuni campesinos per sopravvivere tagliano legna. Gli ufficiali giudiziari li arrestano e confiscano il legname per il loro comandante. Gli Indigeni decidono di smettere di subire e si impadroniscono dei veicoli e prendono gli agenti in ostaggio.

Il governo manda la Polizia di Pubblica Sicurezza che viene presa in ostaggio allo stesso modo. Gli Indigeni si aggrappano agli autocarri, legname ed ostaggi. Lasciano andare gli ostaggi. Non c'è risposta. Marciano verso Palenque per chiedere una soluzione e vengono schiacciati dall'esercito che prende in ostaggio i loro capi. Si aggrappano quindi ai veicoli. Il conflitto sembra si sia risolto. Ma la causa persiste. Apparentemente, la calma sembra essere tornata.

Nella sede municipale di Ocosingo, 4.000 campesinos Indigeni appartenenti all'organizzazione ANCIEZ marciano da diversi punti della città. Tre cortei convergono di fronte all'edificio municipale. Il sindaco non comprende la causa della protesta e fugge. Sul pavimento del suo ufficio rimane un calendario che riporta la data: 10 aprile 1992.

Fuori, campesinos indigeni provenienti da Ocosingo, Oxchuc, Huixtàn, Chilòn, Yajalon, Sabanilla, Salto de Agua, Palenque, Altamirano, Margaritas, San Cristòbal, San Andrès e Cancuc ballano di fronte ad una immagine gigantesca di Zapata dipinta da uno di loro, recitano poesie, cantano e discutono. I proprietari terrieri, affaristi, ed ufficiali giudiziari sono barricati nelle loro case e negozi, il presidio federale appare deserto. I campesinos gridano che Zapata vive e la lotta continua. Uno di loro legge una lettera indirizzata a Carlos Salinas de Gortari [Presidente del Messico, 1988--presente] nella quale lo si accusa di aver annullato le conquiste della Riforma Agraria ottenute sotto Zapata, di svendere il paese tramite la North American Free Trade Agreement e di riportare indietro il Messico ai tempi di Porfirio Dìaz. Dichiarano energicamente che non riconosceranno le riforme presenti nell'articolo 7 della Costituzione. Alle 2 del pomeriggio la manifestazione si disperde, in apparente ordine, ma la causa persiste.

Apparentemente, la calma sembra essere tornata.

Abasolo è un ejido indigeno nella provincia di Ocosingo. Per anni, i campesinos vengono sottratti della terra che legalmente appartiene a loro. Tre capi di questa comunità vengono messi in prigione e torturati dal governatore. Gli Indigeni decidono di smettere di subire e prendono la strada fra San Cristóbal e Ocosingo. I capi vengono rilasciati. Il conflitto sembra si sia risolto. Ma la causa persiste. Apparentemente, la calma sembra essere tornata.

Antonio sogna di possedere la terra su cui lavora, sogna che il suo sudore venga pagato con giustizia e verità, sogna che ci sia una scuola che elimini l'ignoranza e medicine che allontanino la morte, sogna di avere l'elettricità nella sua casa e che la sua tavola sia imbandita, sogna che il suo paese sia libero e che tutto questo venga dal governo della gente, e sogna di essere in pace con se stesso e con il mondo. Sogna che deve lottare per realizzare questo sogno, sogna che ci deve essere morte per ottenere vita. Antonio sogna e quindi si sveglia...Adesso sa cosa fare e vede sua moglie accovacciata vicino al fuoco, ascolta suo figlio che piange. Guarda verso il sole che si sta alzando ad est e sorridendo afferra il suo machete.

Antonio si sveglia, si alza e si incammina per incontrare gli altri. Qualcosa gli dice che il suo sogno è quello di molti altri e si incammina in cerca di loro.

Il viceré sogna che la sua terra è agitata da un terribile vento che scuote ogni cosa, sogna che tutto gli viene sottratto, la sua casa distrutta ed il suo regno abbattuto. Sogna e non dorme. Il viceré si reca dai signori feudali i quali gli confidano di aver fatto lo stesso sogno. Il viceré non riesce a riposare. Così va dal suo dottore ed insieme decidono che si tratta di una sorta di maledizione Indigena da cui saranno liberati solo col sangue. Il viceré ordina assassinii e rapimenti e costruisce altre prigioni e caserme.

Ma il sogno continua e lo fa rigirare nel letto e gli impedisce di dormire.

Tutti dormono in questo paese. Adesso è ora di svegliarsi...

La tempesta è qui. Dallo scontro di questi due venti nascerà la tempesta, il suo tempo è arrivato. Ora domina il vento dall'alto, ma il vento dal basso sta arrivando...

La profezia è questa. Quando la tempesta cesserà, quando la pioggia ed il fuoco lasceranno in pace il paese, il mondo non sarà più lo stesso, ma qualcosa di migliore.

Selva Lacandona, agosto 1992


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