Stralci d'intervista al comandante Francisco del Comando Generale dell'Esercito Popolare Rivoluzionario nello stato di Oaxaca

da La Jornada 15 settembre 1996

Il comandante Francisco, ha sostenuto che l'EPR si trova in una tappa di autodifesa e che si potrebbe optare per la dispersione tattica delle unità per intensificare l'organizzazione sociale se la persecuzione del governo aumenta, perché "sarebbe un suicidio sociale" il confronto diretto, visto che le differenze di armamento sono notevoli e l'Esercito Federale lo sa.

In caso che il governo messicano accetti l'appoggio degli Stati Uniti per combattere l'EPR, "non pensiamo che principale sia l'uso delle armi, della lotta armata, diciamo che ora è principale la lotta politica che, insieme a quella armata, formano quella che è la lotta rivoluzionaria".

"Dovremo crescere non solo come organizzazione, ma pure come popolo, per mettere insieme ancor più lo sforzo del popolo messicano intorno alla lotta armata, a quello che è la lotta politica, per confrontarci in questa fase".

Ha detto che la campagna d'autodifesa continuerà: "I nostri combattenti non sono soldati professionisti, abbiamo dei limiti ad affrontare questo tipo di campagne per le forze di carattere popolare che abbiamo. Il tipo di armamento che abbiamo non può sopportare un attacco; non possiamo confrontarci con i loro elicotteri e questo l'Esercito lo sa".

Ha aggiunto che cercano di presentarli come se "noi fossimo superarmati perché abbiamo AK-47, che non sono niente rispetto al tipo di armamento che loro hanno. Per noi la cosa più importante sono i combattenti, col loro coraggio, la loro decisione e la loro determinazione a scontrarsi con i blindati. Non è assolutamente vero che i loro attacchi siano vigliacchi, questo l'Esercito lo sa, però l'uso politico che ne fa lo Stato è un'altra cosa; dovremmo allora accusare di vigliaccheria tutti i guerriglieri della storia del Messico, cioè quelli che hanno dato forma e corpo a quella che oggi è la nostra nazione".

I due comandanti presenti, Francisco e Ruben, hanno affermato che: "mentre il governo ha trascorso molti anni cercando di eliminare il Partito Rivoluzionario Operaio Clandestino Unione del Popolo (Procup), ha lasciato che lentamente si consolidasse il resto delle tredici organizzazioni che hanno dato vita al gruppo armato".

Hanno puntualizzato che il Procup è solo un pezzo dell'EPR, perché l'esperienza storica ha fatto sì che "i compagni, che avevano più esperienza, condividessero le stessa responsabilità con gli altri, insomma siamo e ci comportiamo come un gruppo democratico".

In questa quarta conferenza stampa del gruppo guerrigliero, dalla loro apparizione in Aguas Blancas, i due rappresentanti hanno confermato la cattura di due dei loro combattenti, che ora sono prigionieri nel carcere di massima sicurezza di Almoloya de Juárez.

Le loro attività militari sono finanziate dalla loro base sociale, che li appoggia con mangiare e vestiti, per cui, non essendo sufficiente, senz'altro sono responsabili del sequestro di qualche "oligarca", però non di tutti quelli di cui li si accusa.

Il comandante Francisco ha aggiunto che nonostante che nell'EPR ci siano le condizioni per la partecipazione delle donne, il grande peso culturale del maschilismo lo impedisce, ed ha puntualizzato che rispetto a questo "esistono avanzamenti straordinari, forse non avranno il coraggio di combattere, però ci aiutano a preparare il mangiare, a conseguire vestiti, scarpe; questo è davvero un esercito popolare".

- Come mai attaccate i poliziotti che sono pure parte del popolo e che, a maggioranza, sono lì per necessità economiche e non per convinzione?

- Chi s'incarica di esercitare la repressione contro le comunità? non solo quelli che stanno ne Los Pinos (casa presidenziale), loro la decidono e la pianificano, però chi la sta eseguendo è quella polizia che sta lì nel villaggio, quel poliziotto e magari proprio quello che ti ha maltrattato in un posto di blocco, o quello che ha oltraggiato tua figlia o tua moglie e questo non appare tutti i giorni sui quotidiani. Vi rendete conto di ciò che ha fatto la Polizia Motorizzata in Aguas Blancas, e quante Aguas Blancas ci sono in piccolo? Mille, piccole Aguas Blancas in tutto il paese. Ammazzano, ne ammazzano un altro, mettono in carcere altri... e questi sono poliziotti, che sono lì, quelli che realizzano queste attività. Naturalmente ci si rende conto che molti di loro, sono lì, per necessità economica e non per una causa politica o ideologica.

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Nella città di Oaxaca l'EPR ha reso noti quattro comunicati, di cui uno è diretto all'EZLN. In questo afferma di limitare la propria azione in Chiapas alla diffusione di propaganda, al fine di non interferire nel dialogo fra zapatisti e governo federale, però avverte che le "loro unità" sono nello stato di "massimo allarme" data la situazione critica che si vive in quella regione".

L'EPR sostiene che "continuando la scalata repressiva contro il popolo chiapaneco" e la minaccia alle proprie unità militari, che si ricominci o no il dialogo, si vedrà "nella necessità" di dover rispondere con l'autodifesa armata ai governi federale e locale.

Dirigendosi all'EZLN, l'EPR afferma: "Rispettiamo la vostra decisione di stabilire che non volete appoggio da parte della nostra organizzazione. Come pure la vostra decisione di non cadere nella trappola governativa, che tenta di promuovere rivalità fra le nostre organizzazioni".

Il comunicato è firmato dal comandante ribelle Francisco, e aggiunge che condivide la percezione dell'EZLN che queste organizzazioni siano ben differenti, però non contrarie.

"Non abbiamo bisogno di raccontare che abbiamo pure combattenti e simpatizzanti in Chiapas, gli amici lo sanno, il nemico lo sospetta. Abbiamo bisogno, però sì, di difenderci da questa crudele guerra che porta avanti l'antipopolare e antidemocratico governo messicano contro il nostro popolo, incluso nel Chiapas, dove abbiamo pure avuto dei morti.".

Aggiunge che gli zapatisti hanno reso già nota l'esistenza dell'accerchiamento militare ed "è un fatto che mentre lo Stato dialoga con voi, estende le sue reti di spionaggio militare, importa armamento, le sue forze speciali si allenano contro la guerriglia, consigliati dagli stranieri e contemporaneamente reprime le organizzazioni democratiche".

E aggiunge: "E' un fatto che mentre Bernal, Del valle e gli altri si sedevano con le orecchie sorde e con prepotenza al tavolo dei negoziati di fronte alla delegazione zapatista, la repressione contro il popolo chiapaneco continuava e la lotta sociale è giunta in qualche momento ad una reale guerra civile. Ci siamo decisi ad agire, la guerra era già in atto, le azioni del nemico non sono responsabilità nostra. Se qualcuno interferisce nel vostro dialogo di pace è lo Stato, che non dimostra nessuna intenzione di cambiare il suo progetto economico né di avere la volontà politica di raggiungere una pace giusta e degna."

L'EPR riconosce che è stato un errore riferirsi a questioni interne dell'EZLN e dichiara che l'allusione alla poesia "non voleva assolutamente squalificare o misconoscere il talento letterario". Conclude con la frase "Bene?", caratteristica degli scritti del subcomandante Marcos.

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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