...SUGLI ACCAMPAMENTI CIVILI PER LA PACE
Dalla lettera di Marcos alla solidarietà
internazionale - 17/03/95:
"Per un anno la legge degli zapatisti ha governato nelle
montagne del Sud-Est messicano. Gli zapatisti siamo noi, quelli
senza volto, senza nome né passato, di maggioranza indigena
anche se ultimamente nelle nostre file entrano fratelli di altre
terre e altre razze. Siamo tutti messicani.
Quando abbiamo governato queste terre abbiamo azzerato l'alcolismo,
questo grazie alle donne che con determinazione hanno imposto
il divieto, denunciando il fatto che il bere serviva solo a rendere
gli uomini violenti verso le donne ed i bambini. A beneficiare
di più sono state le donne ed i bambini ed i più
pregiudicati sono stati i commercianti ed il governo.
Con l'appoggio delle cosiddette organizzazioni non governative
, nazionali e straniere, si sono realizzate campagne per la salute
e si è elevata la speranza di vita della popolazione civile,
anche se la sfida del governo ha ridotto la speranza di vita di
noi combattenti. Le donne, cominciarono a vedere applicate le
loro leggi imposte a noi uomini. Sono la terza parte delle nostre
forze combattenti, sono armate e forti e partecipano alla direzione
civile e militare della nostra lotta, noi uomini non abbiamo nulla
da eccepire.
Si è proibito il taglio degli alberi e si sono varate leggi
per proteggere i boschi, si è proibita la caccia agli animali
selvatici, anche se del governo, e si è proibita la coltivazione,
il consumo ed il traffico di droghe. Tutto questo è stato
rispettato.
Il tasso di mortalità infantile si è ridotto notevolmente.
Le leggi zapatiste sono state applicate in modo paritario, indipendentemente dalla posizione sociale e dal livello economico.
Tutte le decisioni più importanti o "strategiche"
della nostra lotta, le prendiamo attraverso il metodo detto del
"referendum" e del "plebiscito".
Abbiamo chiuso con la prostituzione, la disoccupazione e il mendicare. I bambini hanno conosciuto dolci e giocattoli.
Abbiamo commesso molti errori e mancanze, ma abbiamo fatto anche
quello che nessun governo al mondo, di qualsiasi veste politica,
è capace di fare onestamente: cioè di riconoscere
gli errori e prendere le misure necessarie per rimediarli.
E' questo che stavamo imparando, quando sono arrivati i carri armati, gli elicotteri, gli aerei e le molte migliaia di soldati, che dicevano di venire a difendere la sovranità nazionale e noi abbiamo detto loro che la violavano negli Usa e non nel Chiapas e che la sovranità nazionale non si difende calpestando la dignità ribelle degli indigeni chiapanecos.
Ma loro non sentivano perché il rumore delle loro macchine
da guerra li ha resi sordi, loro venivano da parte del governo
e per il governo il tradimento è la scala attraverso la
quale si arriva al potere mentre per noi la lealtà è
il progetto ugualitario che aneliamo per tutti.
La legalità del governo è venuta armata di baionette e la nostra legalità si basava sul consenso e la ragione. Noi vogliamo convincere, il governo vuole vincere.
Noi diciamo che una legge che ha bisogno di ricorrere alle armi
per essere rispettata non può chiamarsi legge, è
solo una arbitrarietà, per quanto si copra dietro la legalità;
colui che accompagna la legge con la forza armata è un
dittatore anche se dice che è stato eletto dalla maggioranza.
Così ci hanno cacciato dalle nostre terre. Con i carri
armati è arrivata la legge del governo e se ne è
andata la legge degli zapatisti.
E dietro i carri armati del governo sono arrivati nuovamente la
prostituzione, l'alcolismo, il furto, la droga, la distruzione,
la morte, la corruzione, la malattia e la povertà."
Moltissime sono state le proteste, a livello nazionale ed internazionale,
moltissime le azioni intraprese per fermare la guerra, tra queste
gli:
In un Comunicato dell'EZLN del 25 marzo 95 Marcos si augura che molti siano coloro che li visitano e vi si fermano e dice: "... presenti in diversi paesi dello Stato del Chiapas, hanno reso possibile ai nostri fratelli civili il ritorno alle loro case". La presenza stabile nei villaggi indigeni di osservatori e volontari messicani e stranieri pone un freno alla repressione militare, consente il flusso dei rifornimenti di generi di prima necessità (viveri, medicine, coperte...), permette la raccolta e la divulgazione di informazioni e denunce sulle violazioni dei diritti umani.
L'appello che le organizzazioni della società civile messicana
lanciano a livello nazionale ed internazionale è chiarissimo:
la presenza civile permanente nella regione è, in questo
momento, urgente ed indispensabile per evitare il genocidio.
Dal Comunicato del Consiglio di Governo di Transizione in Ribellione
dello Stato del Chiapas, rappresentante l'Assemblea Statale Democratica
del Popolo Chiapaneco - 20/3/95:
"Nei popoli fratelli che ci hanno ricevuti, che ci hanno
visti passare, che ci hanno accompagnati, abbiamo trovato calore,
fraternità, appoggio, dignità, rispetto. Una volta
di più abbiamo sperimentato la vera solidarietà
come l'espressione più profonda della tenerezza dei popoli.
Questi popoli fratelli sono stati per noi come una brezza soave che ci ha rinfrescato nella nostra stanchezza e ci ha dato respiro nel nostro cammino.
E' stato come un vento dolce e delicato, come il vento che si
va formando a poco a poco dal basso, tra il calore della terra
e la pioggia del cielo, ed annuncia segni di speranza.
A questo popolo fratello, alle organizzazioni, gruppi e settori
che ci hanno accolti con tanto affetto offriamo il nostro più
profondo riconoscimento e consegnamo nelle loro mani il nostro
cuore riconoscente.
Siamo nelle loro mani.
Al popolo, ai popoli del Messico e del mondo diciamo:
Ottobre 1996
Questa è la richiesta di una azione urgente poco comune.
Non chiediamo lettere, fax, né firme... niente di tutto
ciò, chiediamo gente.
Nelle ultime settimane, dopo la sospensione del dialogo per la
pace, la tensione che si vive nelle comunità della cosiddetta
zona di conflitto si è incrementata significativamente.
Ci sono denunce di varie comunità, di come l'esercito federale
messicano fa pressione sulle popolazioni, posizionandosi in montagna
e provocando maggiori tensioni. Quando i villaggi non sono accompagnati
dai volontari degli Accampamenti Civili per la Pace, si sentono
abbandonati e con molta tristezza nei loro cuori (soprattutto
le donne ed i bambini).
In questo momento molte comunità hanno necessità dell'accompagnamento.
Ed altrettante ancora ci chiedono di aprire degli Accampamenti
Civili per la Pace.
Di fronte a questa situazione lanciamo un appello urgente alla
società civile nazionale ed internazionale affinché
venga ad accompagnare le comunità all'interno della zona
in conflitto, in questo cammino verso la pace con giustizia e
dignità.
Chiediamo solamente che i volontari dispongano di quindici giorni come minimo, che parlino lo spagnolo e che giungano con una lettera di accredito di una qualche organizzazione non governativa.
Che, per favore ci avvisino alcuni giorni prima dell'arrivo per
poterli programmare bene.
Il lunedì, il mercoledì o il venerdì nel
pomeriggio facciamo una piccola chiacchierata di presentazione.
Qui, nell'ufficio del Centro per i Diritti Umani "Fray Bartolomè de Las Casas", Francisco Leo'n, 46, possiamo darvi più informazioni.
Potete pure comunicare con noi al telefono (967) 83548 o al Fax 83551.
o per posta elettronica: cdhbcasas@laneta.apc.org
Grazie molte.
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