Sull’EPR, il Guerrero e la violenza armata Carlos Montemayor rilascia un’intervista
per la rivista Angelus Novus (gennaio 1997)

QUALI INTERESSI SI NASCONDONO DIETRO QUESTO CAPARBIO COMPORTAMENTO DI VOLER CONTINUARE A MANTENERE QUESTE ZONE NELL’ISOLAMENTO, NELL’EMARGINAZIONE E NELLA REPRESSIONE?

L’apparizione dell’Esercito Popolare Rivoluzionario ha favorito molte congetture e una violenta campagna di militarizzazione, scatenando l’aggressività delle autorità giudiziarie nello stato del Guerrero.
Credo che l’ora delle congetture non sia la più utile per il Messico in questi giorni e che dovremmo rianalizzare alcuni aspetti della nostra politica sociale ed economica per rendere più tangibile e più sottile l’analisi.

Nel Guerrero si sono applicate tutte le misure politiche, sociali, militari ed economiche necessarie per produrre lo scontento popolare, per accentuare la diseguaglianza economica e sociale e per riaffermare l’emarginazione e l’isolamento di un’ampia regione della Sierra Guerrerense che si è distinta da secoli per la sua grande capacità di resistenza guerrigliera e di eroismo.
Questa forza combattiva della Sierra del Guerrero si è manifestata dalla Guerra d’Indipendenza con Vincente Guerrero e, durante l’invasione francese, con i gruppi guerriglieri di Juan Alvarez.
La stessa zona è stata un importante scenario della guerriglia zapatista durante la rivoluzione, come pure durante i governi di Madero e di Carranza, durante gli anni ’60 e ’70 delle lotte agrarie di Genaro Vazquez Rojas e in particolare di Lucio Cabaña, che hanno marcato in maniera profonda i processi politici e militari che il Messico ha vissuto in questo periodo.

A metà degli anni ’70 le misure militari prese dal governo messicano sono state decisive per soffocare l’organizzazione guerrigliera della zona; stupisce però che dopo aver preso delle misure militari non si sia proseguito prendendo pure decisioni nel terreno educativo, della salute, delle comunicazioni, delle infrastrutture stradali, di produttività, acqua potabile, energia elettrica.
Come spiegare questa assenza di presa di decisioni politiche per trasformare a fondo questa regione?
Che interessi si nascondono dietro questa persistente intenzione di mantenere queste zone nell’isolamento, nell’emarginazione, nella repressione?
All’isolamento poi si deve aggiungere il narcotraffico, il rafforzamento ogni volta sempre più dei caciques locali, le repressioni brutali, come il massacro di Aguas Blancas, e le farse politiche come quelle che sono state organizzate intorno a questo massacro dal governo federale, dal potere legislativo della repubblica, così come dal governo statale e dal parlamento locale.
Ciò che stupisce è che non ci sia stata una decisione politica per migliorare questa situazione!
Inoltre farebbe stupire se ci fosse un solo gruppo armato nello stato del Guerrero, di fronte a condizioni sociali, politiche ed economiche così esasperanti come quelle che si vivono nel Guerrero.

I gruppi armati sono solamente la fase finale di un lungo processo di violenza non armata esercitata da un ordine sociale ingiusto, da un ordine economico disuguale e da un ordine politico repressivo.
La violenza armata non origina conflitti sociali.
La violenza armata è la fase finale di una violenza sociale che istituzionalizza la fame, la miseria, l’isolamento, l’abbandono e la repressione sociale.
Non tutte le espressioni di scontento e nemmeno i reclami per rivendicazioni sociali si effettuano attraverso organismi già integrati nel sistema politico ufficiale.
Molti dei reclami sociali prendono forma in modo non regolamentato né ufficializzato.
La resistenza ad ascoltarli, la resistenza a dialogare con questi settori del paese provoca una lunga catena di tensioni sociali che vanno dal fatto di non ascoltare fino alla realtà del provocare, affrontare, perseguitare.

La violenza, che il narcotraffico e il caciquismo produce nelle zone emarginate come quelle della Sierra del Guerrero, accentuata da un atteggiamento ostile dei corpi giudiziali dello stato e delle stesse autorità, produce in modo naturale, nuclei di autodifesa contadina che si armano di fronte a tutte le svariate possibili contingenze poliziesche o caciquiles.

Le organizzazioni armate dapprima sorgono come meccanismo di autodifesa sociale e quindi crescono in misura proporzionale alla persecuzione politica delle autorità politiche o poliziesche.
Stiamo parlando cioè di una conflittualità che non ha un’origine militare ma sociale, perciò non possiamo ricorrere all’esercito messicano per risolvere conflitti la cui natura è sociale, o politica o economica.

La militarizzazione e la mobilitazione della polizia giudiziaria dello stato, così come gli arresti di leader contadini a cui si vuole dare la colpa per il sorgere dell’EPR, mostra lo stato di miopia politica in cui le autorità messicane hanno abbandonato, dal 1974 ad oggi, questo stato e particolarmente questa regione.
Parlo del 1974 perché è stato l’anno in cui è stato ucciso in uno scontro armato Lucio Cabañas.
I governi dello stato del Guerrero e i governi della repubblica hanno avuto dal 1974 ad oggi tempo più che sufficiente per impegnarsi nella trasformazione profonda dello stato del Messico.
Però non l’hanno fatto.
Chi c’è dietro a quest’assenza di decisioni?
Chi ha impedito questi cambiamenti?
A quali interessi obbedisce continuare a tenere i contadini della Sierra del Sud nell’emarginazione, perseguitati politicamente e stretti fra il narcotraffico e la miseria?

Insisto, l’EPR non deve essere visto come motivo per una congettura politica né come pretesto per la militarizzazione e la violazione massiccia dei diritti sociali ed umani, ma come un campanello d’allarme per modificare non solo una politica nociva per questa zona specifica del Guerrero ma pure, per l’intero paese.

E’ ora di cambiare e di aggiustare in termini regionali concreti un modello economico che ha impoverito il paese e che continua a debilitarci e ci polarizza facendoci scontrare fra di noi. E’ ora che il presidente Zedillo scenda dal suo ottimismo basato su grafici macroeconomici e metta i piedi in terra sul suolo reale della miseria del Messico che non può più disegnarsi attraverso grafici che capiscono solo i laureati in economia e non certamente i messicani che guadagnano sempre meno, né i messicani che di giorno in giorno perdono il loro impiego e vedono allontanarsi sempre più la possibilità di recuperarlo.

Il sorgere dell’EPR dovrebbe provocare una riunione immediata dei gabinetti economici e politici per prendere la decisione di trasformare profondamente nella politica e nell’economia il paese invece di continuare ad accelerare una militarizzazione che non può risolvere alla radice i problemi sociali del Messico.

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Credo che un atteggiamento persecutorio e tenacemente cieco delle autorità statali e federali sia alla base del non voler riconoscere le rivendicazioni agrarie ed economiche delle organizzazioni della Sierra del Sud.
Queste qui non sono organizzazioni ufficiali, non sono integrate nel sistema ufficiale e neanche sono integrate dl tutto nel PRD.
Siamo di fronte ad organizzazioni contadine con profonde radici popolari e con una profonda radice regionale.
E’ stata costante la sfiducia in queste organizzazioni, è stato persistente l’atteggiamento a non ascoltarle e ad aggredirle, così come l’eliminazione violenta dei suoi partecipanti è stata attuata con molte modalità, come ad esempio il brutale massacro di Aguas Blancas del 28 giugno 1995.
Poche organizzazioni hanno dovuto sopportare una persecuzione politica e un’aggressione tanto brutale come quella dell’Unione delle Organizzazioni Contadine della Sierra Sud, ora che contro questa si rivolgono pure le versioni di colpa o di responsabilità per il sorgere dell’EPR, possiamo vedere il completo processo di come un atteggiamento ostile e cieco delle autorità possa accelerare, propiziare o costringere organizzazioni popolari a pensare alla propria autodifesa in maniera sempre più violenta.
Non credo che l’Organizzazione Contadina della Sierra Sud disponga delle risorse necessarie per la formazione di un gruppo armato così ben rifornito come sembra essere l’EPR.

Se abbia o meno rapporti con l’EPR, credo che in questo momento faccia parte del terreno delle congetture; ciò che non fa parte del terreno delle congetture è l’atteggiamento tangibile di aggressione e persecuzione dimostrato dall’autorità statale e dal governo federale.
Questo sì che non è nel terreno delle congetture, questo è nel terreno dell’ingiustizia sociale, della cecità politica, della repressione.

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C’è un risveglio politico, culturale, sociale, educativo dei popoli indigeni in molte zone del Messico.
Un aspetto di questo sviluppo può essere l’organizzazione in cooperative in al cune zone del paese, l’autodifesa politica, la letteratura, l’EZLN come organizzazione armata, i 500 Anni di Resistenza Indigena in Guerrero che hanno poggiato su una importante e nuova organizzazione regionale che abbraccia le zone di Tlapanecos, Nahuas, Amuscos e Mixtecos, le cui armi non sono state i fucili ma gli strumenti musicali.
Ci sono stati raduni in Chilpancingo e in Città del Messico di varie bande musicali delle comunità che suonando insieme i distinti pezzi musicali di ciascuno ed hanno prodotto con così tanta potenza la loro musica che chissà sono stati più persuasivi di un R-15 o di un AK-47.

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)


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