Terza Dichiarazione della Selva Lacandona

Ad un anno dall'insurrezione zapatista, oggi diciamo:

La patria vive! Ed è nostra! Siamo stati disgraziati, è la verità; la fortuna c'è stata avversa molte volte, ma la causa del Messico che è la causa del diritto e della giustizia, non è stata sopraffatta, non è morta e non morirà perché esistono ancora messicani che si impegnano, nei cui cuori batte il fuoco sacro del patriottismo e, in qualunque parte della repubblica verranno impugnate le armi ed il vessillo nazionale, lì come qui, esisterà viva ed energica la protesta del diritto contro la forza.

Lo comprenda bene l'uomo incauto che ha accettato la triste missione di essere lo strumento per schiavizzare un popolo libero: il suo trono vacillante non poggia sulla libera volontà della Nazione, bensì sul sangue e sui cadaveri di migliaia di messicani che ha sacrificato senza alcuna ragione e solo perché difendevano la loro libertà ed i loro diritti.

Messicani: voi che avete la disgrazia di vivere sotto il dominio dell'usurpazione, non rassegnatevi a sopportare il giogo dell’obbrobrio che pesa su di voi. Non allucinate per le perfide insinuazioni dei sostenitori dei fatti compiuti, perché loro sono e sono sempre stati i sostenitori del dispotismo. L'esistenza del potere arbitrario è una violazione permanente del diritto e della giustizia che né il tempo, né le armi possono mai giustificare e che è necessario distruggere in onore del Messico e dell'umanità.

"Manifesto: in piedi e risoluti come quel primo giorno"
Benito Juárez, gennaio 1869, Chihuahua

Al popolo del Messico
Ai popoli e governi del mondo

Fratelli:

Il 1° gennaio 1994 abbiamo diffuso la Prima Dichiarazione della Selva Lacandona. Il 10 giugno 1994 abbiamo lanciato la Seconda Dichiarazione della Selva Lacandona. L'una e l'altra sono state animate dall'affanno di lottare per la democrazia, la libertà e la giustizia per tutti i messicani.

Nella prima abbiamo chiamato il popolo messicano a sollevarsi in armi contro il malgoverno, principale ostacolo per il passaggio alla democrazia nel nostro paese. Nella seconda abbiamo chiamato i messicani ad un sforzo civile e pacifico, attraverso la Convenzione Nazionale Democratica, per ottenere i cambiamenti profondi richiesti dalla Nazione.

Mentre il supremo governo mostrava la sua falsità e la sua superbia, noi, tra l’uno e l’altro manifesto, ci siamo sforzati di mostrare al popolo del Messico il nostro sostegno sociale, la giustezza delle nostre richieste e la dignità che anima la nostra lotta. Le nostre armi hanno taciuto allora e si sono messe da parte affinché la lotta legale mostrasse le sue possibilità... ed i suoi limiti. A partire dalla Seconda Dichiarazione della Selva Lacandona, l'EZLN ha tentato, in tutti i modi, di evitare di dover riprendere le ostilità ed ha cercato una via d’uscita politica, degna e giusta, per risolvere le rivendicazioni riportate negli 11 punti del nostro programma di lotta: casa, terra, lavoro, alimentazione, salute, educazione, giustizia, indipendenza, libertà, democrazia e pace.

Il processo pre-elettorale dell’agosto 1994 aveva portato la speranza, in ampi settori del paese, che fosse possibile il passaggio alla democrazia per la via elettorale. Sapendo che le elezioni non sono, nelle condizioni attuali, la strada verso il cambiamento democratico, l'EZLN ha comandato obbedendo, mettendosi da parte, per dare un’opportunità di lotta alle forze politiche legali di opposizione. L'EZLN ha impegnato la sua parola ed il suo sforzo, allora, nella ricerca del passaggio pacifico alla democrazia. Attraverso la Convenzione Nazionale Democratica, l'EZLN ha richiamato ad un sforzo civile e pacifico che, senza opporsi alla lotta elettorale, non si esaurisse in essa e cercasse nuove forme di lotta che includessero più settori democratici in Messico e si unisse a movimenti democratizzatori in altre parti del mondo. Il 21 agosto sono terminate le illusioni di un cambiamento immediato per via pacifica. Un processo elettorale viziato, immorale, iniquo ed illegittimo è culminato in una nuova burla alla buona volontà dei cittadini. Il sistema di partito di Stato ha riaffermato la sua vocazione antidemocratica ed ha imposto, ovunque ed a tutti i livelli, l’arroganza del suo volere. Di fronte ad una votazione senza precedenti, il sistema politico messicano ha optato per l'imposizione tagliando, così, le speranze nella via elettorale. Documenti della Convenzione Nazionale Democratico, di Alleanza Civica e della Commissione della Verità hanno portato alla luce ciò che nascondevano, con vergognosa complicità, i grandi mezzi di comunicazione: una frode gigantesca. La molteplicità di irregolarità, l'iniquità, la corruzione, il ricatto, l'intimidazione, il furto e la falsificazione, sono stati il quadro dentro il quale sono avvenute le elezioni più sporche della storia del Messico. Le alte percentuali di astensionismo nelle elezioni locali negli stati di Veracruz, Tlaxcala e Tabasco dimostrano che lo scetticismo civile tornerà a regnare in Messico. Ma, non soddisfatto di ciò, il sistema di partito di Stato è tornato a ripetere la frode di agosto imponendo governatori, presidenti municipali e parlamenti locali. Come alla fine del secolo XIX, quando i traditori fecero delle "elezioni" per avallare l'intervento francese, oggi si dice che la Nazione saluta con beneplacito la continuazione dell'imposizione e dell'autoritarismo. Il processo elettorale dell’agosto 1994 è un crimine di Stato. Come criminali devono essere giudicati i responsabili di quella burla.

D'altra parte il gradualismo e la claudicazione appaiono nelle file dell'opposizione che accetta di vedere diluita una grande frode nella molteplicità di piccole "irregolarità". Torna ad apparire la grande alternativa nella lotta democratizzatrice in Messico: il prolungamento di un'agonia nella scommessa di un passaggio "indolore" o il colpo di grazia, la cui scintilla illumini il cammino verso la democrazia.

Il caso chiapaneco è solo una delle conseguenze di questo sistema politico. Non tenendo conto degli aneliti del popolo del Chiapas, il governo ha ripetuto le dosi di imposizione e prepotenza.

Di fronte ad un'ampia mobilitazione di rifiuto, il sistema del partito di Stato ha optato per ripetere fino alla nausea la menzogna del suo trionfo ed ha esacerbato lo scontro. La polarizzazione presente nello scenario del sudest messicano è responsabilità del governo e dimostra la sua incapacità a risolvere, alle radici, i problemi politici e sociali del Messico. Mediante la corruzione e la repressione tentano di risolvere un problema che ha soluzione solo col riconoscimento del trionfo legittimo della volontà popolare chiapaneca. L'EZLN si è mantenuto, finora, al margine delle mobilitazioni popolari, nonostante stessero subendo una gran campagna di discredito e di repressione indiscriminata.

Aspettando segni di buona volontà governativa per una soluzione politica, giusta e degna, del conflitto, l'EZLN ha visto, impotente, come i migliori figli della dignità chiapaneca venivano assassinati, imprigionati e minacciati, ha visto come i suoi fratelli indigeni in Guerriero, Oaxaca, Tabasco, Chihuahua, e Veracruz venivano repressi e beffeggiati in risposta alle loro richieste di soluzione per le loro condizioni di vita.

In tutto questo periodo, l'EZLN ha resistito non solo all’accerchiamento militare ed alle minacce ed intimidazioni delle forze federali, ed ha resistito anche ad una campagna di calunnie e menzogne. Come nei primi giorni del 1994, siamo stati accusati di ricevere appoggio militare e finanziamenti stranieri, hanno tentato di obbligarci a deporre le nostre bandiere in cambio di denaro e poltrone governative, hanno tentato di togliere legittimità alla nostra lotta diluendo la problematica nazionale nella cornice locale indigena.

Nel frattempo, il supremo governo preparava la soluzione militare come risposta alla ribellione indigena chiapaneca e la Nazione sprofondava nella disperazione e nel disgusto. Ingannando con una presunta volontà di dialogo che nascondeva solo il desiderio di liquidare il movimento zapatista per asfissia, il malgoverno lasciava passare il tempo e la morte nelle comunità indigene di tutto il paese.

Nel frattempo, il Partito Rivoluzionario Istituzionale, braccio politico del crimine organizzato e del narcotraffico, proseguiva nella sua fase di decomposizione più acuta ricorrendo all'assassinio come metodo di soluzione delle sue lotte interne. Incapace di un dialogo civile al suo interno, il PRI insanguinava il suolo nazionale. La vergogna di veder usurpati i colori nazionali nello scudo del PRI continua per tutti i messicani.

Vedendo che il governo ed il paese tornavano a coprire con l’oblio ed il disinteresse gli abitanti originari di queste terre, vedendo che il cinismo e la negligenza tornavano ad impadronirsi dei sentimenti della Nazione e che, oltre ai loro diritti a delle condizioni minime di vita degna, si negava ai popoli indios il diritto a governare e governarsi secondo la loro ragione e volontà, vedendo che diventava inutile la morte dei nostri morti, vedendo che non ci lasciavano altra strada, l'EZLN si è arrischiato a rompere l’assedio militare che lo stringeva ed è andato in aiuto di altri fratelli indigeni che, venuta a meno la via pacifica, sprofondavano nella disperazione e nella miseria. Cercando in tutti i modi di evitare di insanguinare il suolo messicano con sangue fratello, l'EZLN si è visto obbligato a richiamare di nuovo l'attenzione della Nazione sulle gravi condizioni di vita degli indigeni messicani, specialmente di quelli che si supponevano avessero ricevuto l'appoggio governativo e, tuttavia, continuavano a trascinarsi nella miseria che ereditano, anno dopo anno, da più di 5 secoli. Con l'offensiva del dicembre 1994, l'EZLN ha cercato di mostrare, al Messico ed il mondo, la sua orgogliosa natura indigena e l’irresolubilità della problematica sociale locale se non viene accompagnata da cambiamenti profondi nelle relazioni politiche, economiche e sociali in tutto il paese.

La questione indigena non avrà soluzione se non ci sarà una trasformazione RADICALE del patto nazionale. L'unica forma di incorporare, con giustizia e dignità, gli indigeni alla Nazione, è riconoscendo le caratteristiche proprie della loro organizzazione sociale, culturale e politica. Le autonomie non sono separazione, ma integrazione delle minoranze più vilipese e dimenticate nel Messico contemporaneo. Così l'ha inteso l'EZLN dalla sua formazione e così l'hanno richiesto le basi indigene che formano la direzione della nostra organizzazione.

Oggi lo ripetiamo: LA NOSTRA LOTTA È NAZIONALE.

Ci hanno criticato dicendo che noi zapatisti chiediamo molto che dobbiamo accettare le elemosine che ci ha offerto il malgoverno. Colui che è disposto a morire per una causa giusta e legittima, ha diritto di chiedere tutto. Noi zapatisti siamo disposti ad offrire l’unica cosa che abbiamo, la vita, per esigere democrazia, libertà e giustizia per tutti i messicani.

Oggi riaffermiamo: PER TUTTI TUTTO, NIENTE PER NOI!

Alla fine del 1994, è esplosa la farsa economica con cui il salinismo aveva ingannato la Nazione e la comunità internazionale. La patria del denaro ha accolto nel suo seno i grandi signori del potere e della superbia, che non hanno tentennato nel tradire la terra ed il cielo nei quali lucravano col sangue messicano. La crisi economica svegliò i messicani dal dolce ed abbruttente sogno dell'entrata al primo mondo. L'incubo della disoccupazione, della carestia e della miseria sarà ora più acuto per la maggioranza dei messicani.

Quest’anno che finisce, il 1994, ha appena mostrato il vero viso del sistema brutale che ci domina. Il programma politico, economico, sociale e repressivo del neoliberalismo ha dimostrato la sua inefficacia, la sua falsità e la crudele ingiustizia che è la sua essenza. Il neoliberalismo come dottrina e realtà deve essere gettato via, già da ora, nella discarica della storia nazionale.

FRATELLI:

Oggi, in mezzo a questa crisi, è necessaria l'azione decisa di tutti i messicani onesti per ottenere un cambiamento reale e profondo nei destini della Nazione.

Oggi, dopo avere chiamato prima alle armi e poi alla lotta civile e pacifica, facciamo appello al popolo del Messico affinché lotti CON TUTTI I MEZZI, A TUTTI I LIVELLI E OVUNQUE, per la democrazia, la libertà e la giustizia, attraverso questa...

TERZA DICHIARAZIONE DELLA SELVA LACANDONA

Con la quale chiamiamo tutte le forze sociali e politiche del paese, tutti i messicani onesti, tutti quelli che lottano per la democratizzazione della vita nazionale, alla formazione di un MOVIMENTO PER LA LIBERAZIONE NAZIONALE includendo la Convenzione Nazionale Democratica e TUTTE le forze che, senza distinzione di credo religioso, razza o ideologia politica, sono contro il sistema del partito di Stato. Questo Movimento per la Liberazione Nazionale lotterà di comune accordo, con tutti i mezzi ed a tutti i livelli, per l'instaurazione di un governo di transizione, una nuova costituente, una nuova costituzione e la distruzione del sistema di partito di Stato. Richiamiamo la Convenzione Nazionale Democratica ed il cittadino Cuahtémoc Cárdenas Solórzano a capeggiare questo Movimento per la Liberazione Nazionale, come fronte ampio di opposizione.

LANCIAMO UN APPELLO AGLI OPERAI DELLA REPUBBLICA, AI LAVORATORI DEL CAMPO E DELLA CITTÀ, AI CITTADINI, AGLI INSEGNANTI ED AGLI STUDENTI DEL MESSICO, ALLE DONNE MESSICANE, AI GIOVANI DI TUTTO IL PAESE, AGLI ARTISTI ED INTELLETTUALI ONESTI, AI RELIGIOSI COERENTI, AI MILITANTI DI BASE DELLE DIFFERENTI ORGANIZZAZIONI POLITICHE a coloro che, nel loro ambito e con le forme di lotta che considerino possibili e necessarie, lottino per la fine del sistema di partito di Stato unendosi alla CONVENZIONE NAZIONALE DEMOCRATICA se non militano in un partito, ed al Movimento per la Liberazione Nazionale se militano in qualcuna delle forze politiche di opposizione.

Pertanto, in adempimento allo spirito di questa TERZA DICHIARAZIONE DELLA SELVA LACANDONA, dichiariamo che:

Primo. Si toglie al governo federale la custodia della Patria.

La Bandiera del Messico, la legge suprema della Nazione, l'Inno Messicano e lo Scudo Nazionale saranno custoditi dalle forze della resistenza fino a che la legalità, la legittimità e la sovranità siano restaurate in tutto il territorio nazionale.

Secondo. Si dichiara valida la Costituzione Politica originale degli Stati Uniti Messicani, approvata il 5 febbraio del 1917, includendo le Leggi Rivoluzionarie del 1993 e gli Statuti di Autonomia includente per le regioni indigene, e si decreta la sua osservanza fino a che si instauri la nuova costituente e si emani una nuova costituzione.

Terzo. Si chiama alla lotta per il riconoscimento del “governo di transizione alla democrazia" del quale si doteranno da se stesse le diverse comunità, organizzazioni sociali e politiche, mantenendo il patto federativo contemplato dalla costituzione del 1917, ed unendosi, senza distinzione di credo religioso, classe sociale, ideologia politica, razza o sesso, nel Movimento per la Liberazione Nazionale.

L'EZLN appoggerà la popolazione civile nel compito di restaurare la legalità, l'ordine, la legittimità e la sovranità nazionali, e nella lotta per la formazione e l’instaurazione di un governo nazionale di transizione alla democrazia con le seguenti caratteristiche:

1. che liquidi il sistema del partito di Stato e separi realmente il governo dal PRI.

2. che riformi la legge elettorale in termini che garantiscano: pulizia, credibilità, equità, partecipazione cittadina non di partito e non governativa, riconoscimento di tutte le forze politiche nazionali, regionali o locali, e che convochi nuove elezioni generali nella federazione.

3. che convochi una costituente per la creazione di una nuova costituzione.

4. che riconosca la particolarità dei gruppi indigeni, il loro diritto all'autonomia includente e la loro cittadinanza.

5. che dia un nuovo orientamento al programma economico nazionale, mettendo da parte la simulazione e la menzogna, favorendo i settori più diseredati del paese, gli operai ed i contadini che sono i principali produttori della ricchezza di cui altri si appropriano.

FRATELLI:

La pace verrà dalla mano della democrazia, della libertà e della giustizia per tutti i messicani. Non può il nostro passo trovare la pace giusta che i nostri morti reclamano se è a costo della nostra dignità messicana. La terra non ha riposo e cammina nei nostri cuori. La beffa ai nostri morti esige la lotta per lavare la loro pena. Resisteremo. L'obbrobrio e la superbia saranno sconfitte.

Come con Benito Juárez dinnanzi all'intervento francese, la Patria marcia ora a fianco delle forze patrioti, contro le forze antidemocratiche ed autoritarie. Oggi diciamo:

La Patria vive! Ed è nostra!

Democrazia!
Libertà!
Giustizia!

Dalle montagne del Sudest Messicano
CCRI-CG dell'EZLN
Messico, Gennaio 1995


(traduzione del Comitato Chiapas di Torino)

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