Epr, i dinosauri della rivoluzione

GIANNI PROIETTIS - SAN CRISTO'BAL DE LAS CASAS

C OME NON BASTASSERO la crisi economica, il difficile processo di pace con gli zapatisti, la disoccupazione e la criminalità in aumento, le pressioni statunitensi per imporre la legge Helms-Burton, giovedì mattina il Messico si è svegliato con un incubo in più: l'Ejercito popular revolucionario - definito "una farsa" appena due mesi fa, in occasione della sua prima apparizione in pubblico - ha sferrato una quindicina di attacchi a sorpresa a installazioni militari, caserme di polizia, uffici della procura e centrali idroelettriche.

Il bilancio provvisorio di queste azioni armate, scatenate simultaneamente in sei stati differenti (Guerrero, Oaxaca, Mexico, Puebla, Chiapas e Guanajuato) è di sedici morti e venticinque feriti.

In una sola notte, l'Epr ha smentito i tentativi di ridimensionamento delle dichiarazioni governative e si è affermato come una temibile forza militare.

L'intervista concessa da due suoi comandanti a un cronista del quotidiano La Jornada domenica scorsa, va letta oggi con altri occhi; più che di un "bluff" propagandistico, si trattava del preludio a questa impressionante prova di forza.

Un arsenale impressionante

L'arsenale esibito in quell'occasione con un orgoglio da parata militare - Ak-47, mitragliette Uzi, fucili R-15, carabine 30 M-1, pistole Browning e Beretta calibro 9 - era solo la punta dell'iceberg. Il repertorio ideologico piuttosto consunto - il "movimento armato rivoluzionario", il "Messico socialista", l'instaurazione della "autentica repubblica" - suona ora come una miscela esplosiva di vecchie concezioni, che sembravano ormai sepolte dalla storia, e nuovi fanatismi.

Qui in Chiapas, in realtà, non si è sparato neanche un colpo. Mercoledì sera, Jorge Lopez Arevalo, preside della facoltà di Scienze sociali di San Cristòbal, ha notato distrattamente dei volantini sparsi in varie aule. Nel testo, con aria di proclama, si associavano le sigle dell'Ezin e dell'Epr e si lanciava un appello alla rivolta. "Un delirio di studenti estremisti", ha pensato, senza neanche raccoglierne uno.

Poco più tardi, Luis Jimenez, un autista della linea Cristobal Colon che faceva l'ultima corsa tra Tuxla e San Cristobal, si è trovato di fronte a un'improvvisato sbarramento di pietre e pezzi di vetro, quasi a metà strada. "I soliti posti di blocco dei campesinos", ha detto ai pochi passeggeri, già abituati a questi "pedaggi della miseria", ormai frequenti sulle strade del Chiapas. Ma quando qualcuno gli ha fatto notare degli uomini incappucciati sul ciglio della strada e gli striscioni che inneggiavano all'Epr, ha fatto dietrofront per tornare a tutta velocità indietro verso Tuxtla Gutierrez.

Intransigente e opportunista insieme, la nuova formazione sta bene attenta a non scontrarsi, neanche verbalmente, con gli zapatisti. Sa che questo la renderebbe immediatamente impopolare e non risparmia gli elogi e i riconoscimenti all'Ezln, a cui tenta anzi di vincolarsi. Il sub-comandante Marcos si è sottratto finora alle imbarazzanti dimostrazioni d'affetto distanziandosi da questi "dinosauri della rivoluzione".

L'Epr adotta la stessa tattica nei confronti del Prd, il Partito rivoluzionario democratico, la principale formazione dell'opposizione di sinistra, fingendo di ignorare che è stato proprio Cuauhtémoc Càrdenas, il suo leader storico, a inventarsi l'etichetta di "pantomima" per definirlo.

Molti interrogativi

Sulla natura e le intenzioni di questo gruppo armato, nato nel clima di brutale repressione che colpisce da un trentennio tutte le organizzazioni di indios e campesinos dello stato di Guerrero, pesano più interrogativi che certezze.

Intanto, la sua apparizione sembra dare ragione all'ex governatore di Guerrero, Ruben Figueroa, allontanato dal potere per le sue evidenti responsabilità nella strage di Aguas Blancas, in cui, un anno fa, diciassette campesinos che andavano ad una manifestazione furono trucidati. La tesi difensiva di Figueroa si basava proprio sull'esistenza di formazioni armate nella regione e sulla necessità della "mano dura".

Il comandante Oscar

Quando poi l'Epr, per bocca del comandante Oscar, parla di "dare una risposta politica alla militarizzazione e alla repressione incrementata dal governo", sembra ignorare che la loro recente offensiva armata è destinata a provocare una reazione altrettanto cruenta e sta già leggittimando una maggiore presenza dell'esercito messicano su tutto il territorio e la disarticolazione di molte organizzaizoni indigene e contadine.

Un altro effetto, non meno drammatico, è quello di influire negativamente sul processo di pace, già così laborioso, fra il governo e gli zapatisti. Intanto, la borsa sta andando a picco, il turismo, in ripresa, è di nuovo in fuga, gli aeroporti di Acapulco, Puerto Escondido e Tuxtla sono stati trasformati in bunker.

Zedillo assicura

Artuno Nunez, sottosegretario agli interni, ha definito l'Epr "un gruppo terrorista". Il portavoce della Cocopa - la Commissione interparlamentare di mediazione fra l'Ezln e il governo - ha sottolineato la profonda differenza fra le due organizzaizoni armate.

Il presidente Zedillo, alla vigilia dell'annuale rapporto alla nazione, ha anticipato che l'apparizione dell'Epr non modificherà la posizione del governo nel dialogo di pace con gli zapatisti. Vedremo se sarà così.

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